N. 4/APRILE 2023 - IN COSTANTE AGGIORNAMENTO, SEGUITECI!


OMAGGIO ORIZZONTI

Virginia Zeani, la stella italo-romena che brillò con Karajan e Pavarotti

Il 20 marzo 2023 ci ha lasciati, all'età di 97 anni, il grande soprano romeno Virginia Zeani. I fans la chiamavano L’Assoluta, in un’epoca in cui Maria Callas era La Divina e Renata Tebaldi L’Angelo. Nata nel 1925 in un villaggio della Transilvania, Virginia Zeani si stabilì nel 1943 in Italia, poi negli Stati Uniti. Una storia bellissima, esplorata in presa diretta nel libro-intervista a cura di Sever Voinescu, uscito anche in italiano con il titolo «Canta che ti passa». Virginia Zeani. Talento e bellezza (Zecchini, 2015, traduzione di Afrodita Cionchin), di cui pubblichiamo qui l'introduzione.




INCHIESTA SCRITTORI ITALOFONI MIGRANTI

«Male a est», segnalato al Premio Strega. Dialogo con Andreea Simionel

Nell'ambito dell’inchiesta a cura di Afrodita Cionchin, Andreea Simionel (n. 1996), scrittrice italo-romena, trasferitasi in Italia nel 2007 con la famiglia, ci parla di Male a est (Italo Svevo Edizioni, 2022), il suo primo romanzo, segnalato per il Premio Strega 2023. Vi si «racconta la lacerazione dell’emigrazione» in una «lingua nuova che si misura e combatte con la lingua madre, anche se il romeno ha la stessa radice latina dell’italiano» che per lei, che si considera italofona, resta comunque componente preziosa di sé pur avendo lottato duro per poter scrivere in italiano a livello letterario.




SPAZIO PONTIGGIA

Il gambetto dello scrittore. Pontiggia, Nero Wolfe e gli scacchi

Nel nostro apposito Spazio, lo scrittore e critico letterario Roberto Barbolini racconta come il suo incontro con Giuseppe Pontiggia sia avvenuto «sotto il segno di Nero Wolfe», il celebre investigatore creato dal giallista americano Rex Stout, il cui romanzo, Nero Wolfe contro l’FBI, pubblicato da Mondadori nel 1975, recava prefazione e postfazione firmate dallo scrittore. L’episodio sembrerebbe banale, in realtà Barbolini, allievo di Luciano Anceschi, con cui Pontiggia collaborava, scoprì che a legarlo «a lui c’era anche una perversione in comune: la passione per i romanzi polizieschi di Rex Stout».



La mobile lucidità di Giuseppe Pontiggia

Pontiggia ci ha lasciato anche poesie, poche, eppure era poeta anch’egli, afferma David Fiesoli, laureato in psicologia e attualmente ricercatore e studioso di letteratura. Era ‘poeta’ in quella accezione di cui lo scrittore lombardo «coltivava la dote principale: la sublime necessità del distacco. Una distanza artemidiana, che si misura sull’arco della letteratura, da cui scoccano parole come frecce: non una di più, non una di meno. L'arma dei poeti/scrittori immortali». Ecco quindi che per celebrarne il ventennale della morte è quanto mai utile ricorrere anche ai poeti più sublimi.



Antologia Giuseppe Pontiggia: da «Le sabbie immobili»

Per l'Antologia Pontiggia, pubblichiamo per gentile concessione degli Eredi e dell'Editore Mondadori il testo Bella, ma infedele tratto da Le sabbie immobili (Il Mulino, 1991; Mondadori 2007), Premio Satira Politica di Forte dei Marmi 1992, «una raccolta di detti, aforismi, definizioni, brevissimi apologhi che sotto l’aria ironica e un po’ sorniona dipingono un ritratto feroce e graffiante della società italiana di fine ‘900». Qui Pontiggia afferma che una traduzione non può essere bella e infedele: «Come potrà una traduzione che voglia essere fedele non cercare di essere anche bella?».




FOCUS EVENTI

Invito alla collaborazione rivista «Translationes» 2023

Pubblichiamo l’Invito alla collaborazione per il n. 14/2022-2023 della rivista «Translationes»; l’argomento di questo numero è incentrato su Percorsi e tendenze della ricerca traduttologica contemporanea e si propone di esplorare temi e problemi della traduttologia odierna attraverso un approccio analitico e comparativo, con particolare attenzione verso tre direzioni principali: dal rapporto fra tradizione e innovazione, alla relazione tra intraduction ed extraduction e alle connessioni fra traduttologia e altre discipline umanistiche e scientifiche.




FEMMINILE PLURALE

«Le indomabili». In dialogo con Daniela Musini

Nel dialogo a cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone conosciamo l’abruzzese Daniela Musini, artista versatile: oltre che scrittrice è, infatti, anche pianista, attrice e autrice teatrale, i cui spettacoli, con al centro Gabriele D’Annunzio o i monologhi dedicati a grandi artiste come Eleonora Duse e Maria Callas, hanno riscosso un successo mondiale. Ha pubblicato per Edizioni Piemme Le Magnifiche. 33 vite di donne che hanno fatto la storia d’Italia (2020) e Le indomabili. 33 donne che hanno stupito il mondo (2021), ritratti di donne di ogni epoca, «rivoluzionarie, ribelli, audaci». In Femminile plurale.




FOCUS LIBRI ROMENI

Simona Sora e il suo «Hotel Universal»: una storia senza tempo

È uscito a febbraio il romanzo Hotel Universal di Simona Sora, pubblicato da Bottega Errante, nella traduzione curata da Sara Salone, che ce ne offre qui un brano. Sorta di ombelico di un mondo alle porte dell’Oriente, sito nel vecchio centro storico di Bucarest, fitto crocevia di eventi e personaggi, Hotel Universal è abitato da tipi bizzarri che intessono una storia lunga un secolo e mezzo, con al centro la protagonista, Maia, storia «tramandata per linea matriarcale assieme alla ricetta segreta della marmellata di rose, ondeggiante tra realismo magico, memoria e premonizione».




SUB ROSA

Sub rosa: 7 poeti che svelano i segreti di Euterpe. Claudia Partole

Parte da questo numero una nuova rubrica di poesia, Sub rosa, con una selezione di versi di Claudia Partole, tradotti da Eugenia Bulat. Nata nel 1955 nella Repubblica di Moldavia, ha studiato giornalismo all’Università Statale della capitale moldava ed è membro dell’Unione degli Scrittori sia del proprio Paese che della Romania. Ha iniziato a scrivere prosa e poesia (e anche teatro) per adulti e per bambini dal 1982, e vanta già un cospicuo numero di volumi, alcuni tradotti anche in italiano. È stata altresì insignita di importanti premi letterari sia in patria che all’estero.




RECENSIONI

Vacuum vivendi: il malefico esistenziale nell'antica discendenza tragica

La traduzione in romeno, a cura di Carmen Făgețeanu, dei due primi romanzi della scrittrice abruzzese Valentina Di Cesare (n. 1982), Marta, croitoreasa (orig. Marta la sarta, Tabula Fati, 2014) e În anul în care Bartolo a decis să moară (orig. L’anno che Bartolo decise di morire, Arkadia, 2019), pubblicati dall’ed. Aius di Craiova, è l’occasione per porli a confronto rilevandone le differenze strutturali e stilistiche: il primo è giocato sui dialoghi tra la protagonista e i suoi interlocutori, il secondo sui monologhi di Bartolo intrecciati alla voce narrante. Di George Popescu.




ORIZZONTI DI TEATRO

«80 centesimi». Viaggio con l’umanità delle stazioni

Benedetta Carrara ci illustra 80 centesimi, opera scritta e interpretata da Pietro De Nova (n. 1997), uscito dall’Accademia dei Filodrammatici di Milano, in collaborazione con Maurizio Zucchi, con musiche di Stefano Errico, progetto nato con il bando Borsa di Lavoro A. Marietti, indetto dall’Accademia: requisito è che la pièce venga messa alla prova davanti a un pubblico per tre volte. È la storia-monologo di un figlio e di suo padre, che parla di speranza, di voglia di riscatto, dove il fallimento è sempre pericolosamente vicino, come gli spiccioli elemosinati per sopravvivere.




SAGGISTICA ORIZZONTI

La musa inquietante

Armando Santarelli prosegue le sue riflessioni attorno alla poesia che soffre in questi anni, almeno in Italia, di un momento di appannamento e di scarsa attenzione, se non di abbandono, da parte degli ‘addetti ai lavori’ – critici, case editrici, mondo accademico. Matteo Marchesini, critico e romanziere. arriva ad affermare che «in Italia, ormai, dei poeti si parla con imbarazzo. Oggi il poeta italiano non solo è emarginato, ma non è neanche considerato uno scrittore». Le cause sono molteplici, ma la verità è che forse la poesia odierna manca di umiltà, passione e qualità.



La disonestà è un fatto di cultura

Irina Țurcanu offre il suo spunto di riflessione squisitamente etico sul tema della disonestà e corruzione diffuse nell’ambiente politico e accademico in Italia e Romania, ma anche in altri paesi, da cui sembrerebbero all’apparenza immuni, dove il plagio di tesi universitarie o di dottorato, la falsificazione di studi e di dati e altro ancora per gonfiare in modo furbesco il proprio curriculum o per ottenere fondi e finanziamenti ‘regalano’ ogni tanto qualche scandalo in cui sono coinvolte figure pubbliche che per il loro ruolo dovrebbero invece dare l’esempio.



«Che ne sarà dell’arte in quest’età brutale e tempestosa?»

È tra cinema e letteratura l’articolo di Roberto Pasanisi, in cui accostando le due arti elabora alcune considerazioni legate alla nostra età ‘mercificata’: ecco quindi sfilare insieme From Here to Eternity (1953) di Freddie Zimmerman, dall’omonimo e celebre romanzo  di J. Jones (1951), e Asphalt Jungle, film metafora della vita come giungla del grande J. Huston, tratto dal romanzo di W. R. Burnett; tra essi si incastona un verso di O. Elìtis: «Gli uccelli verdi fendono i miei sogni / Parto con un’occhiata /  Occhiata larga dove il mondo si rifà / Bello da capo a misura del cuore».




ORIZZONTI FILOSOFICI

La tradizione patristico-medievale nella filosofia di Nae Ionescu (II)

La filosofia di Nae Ionescu (1890-1940), nota come esperienzialismo (trăirism), si è nutrita, oltre che di spunti provenienti dalle avanguardie filosofiche del Novecento, del consistente apporto di riferimenti alla tradizione patristico-medievale. Nella seconda parte dello studio di Igor Tavilla vengono messi a tema: la dialettica tra cristianesimo d’oriente e d’occidente, che fa da sfondo all’intera riflessione ioneschiana, la questione del male, che ne costituisce il punto di partenza imprescindibile, e il realismo quale suo paradigma epistemologico.




ORIZZONTI D'ARTE

Sublime, sublimazione, sublimalismo nell'opera di Constantin Brâncuși

George Dan Istrate si addentra nella visione e concezione artistica del grande scultore romeno Constantin Brâncuși (1876-1957) e ci fa scoprire la sua moderna e rivoluzionaria maniera ‘mimetica’ e ‘sublimata’ di raffigurare il mondo, con lo sguardo rivolto all’insegnamento degli antichi da cui attinge la concezione filosofica che imitare significa anche costruire la realtà, ovvero superare l’aspetto esteriore per far vedere ciò che non si vede. «In altre parole, lo scultore si fa filosofo e si chiede: l'uomo è solo un corpo? L'aspetto esteriore è l'unica realtà che lo caratterizza?».



Intervista all’artista Salvatore Ravo, a cura di Maurizio Vitiello

Maurizio Vitiello dialoga con l’artista napoletano Salvatore Ravo (n. 1959). Formatosi all’Istituto «L. Da Vinci» del capoluogo partenopeo, esordisce giovanissimo come pittore e disegnatore tessile allestendo la sua prima mostra a Napoli a soli 17 anni. Dalla fine degli anni ’70 è vissuto e ha esposto in molti paesi, dalla Spagna, a Cuba, alla Polonia, stabilendosi infine a Orvieto. Ha usufruito di borse di studio che l’hanno portato in Spagna, Inghilterra e India, contribuendo ad affinare la sua sensibilità in cui il colore, più della forma, è tema centrale della sua pittura.



Renoir. L’alba di un nuovo classicismo

Liana Corina Tucu ci parla della mostra su Pierre-Auguste Renoir (1841-1919) intitolata Renoir. L’alba di un nuovo classicismo, inaugurata a Rovigo a Palazzo Rovella il 25 febbraio 2023, che resterà aperta fino al 25 giugno. L’esposizione «si propone di rifare in maniera immaginaria il viaggio di Renoir in Italia e mettere la sua opera al confronto con gli artisti del periodo del ‘realismo magico’ o del modernismo» italiano. Al contempo, «la mostra mette in luce il ritorno alla classica bellezza del maestro francese, dopo il viaggio fondamentale e formativo del 1881-1882 in Italia».








Rivista online edita
dall’Associazione Orizzonti Culturali Italo-Romeni.

Promuove
il dialogo interculturale,
con particolare interesse
verso la traduzione letteraria come opera di mediazione.













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