Inchiesta esclusiva sull'attuale status della letteratura al femminile (III)

La nostra rivista ha avviato, in esclusiva, un'ampia indagine sulla ricezione della letteratura romena in Italia tra decine di critici e scrittori italiani, nell’ambito delle serie Incontri critici, Femminile plurale e Scrittori per lo Strega, di cui proponiamo qui le prime articolate risultanze, divise in tre dense pagine: parte prima, parte seconda e parte terza. L'inchiesta è a cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone. Tutti i contributi sono riuniti nel nostro spazio appositamente dedicato, consultabile qui.
In questa terza parte riuniamo, in 18 interviste, gli autori e le autrici che abbiamo finora ospitato nella ricca serie Scrittori per lo Strega: Marco Amerighi, Alessandro Bertante, Francesco Carofiglio, Elisabetta Darida, Concetta D'Angeli, Costanza Di Quattro, Maddalena Fingerle, Veronica Galletta, Alberto Garlini, Simona Moraci, Sabatina Napolitano, Davide Orecchio, Benedetta Palmieri, Veronica Raimo, Eduardo Savarese, Maria Rosaria Selo, Giusy Staropoli Calafati, Alessandro Zacurri.



Dalla serie SCRITTORI PER LO STREGA


La scrittura contemporanea può annoverare letterate illuminate, vere pioniere quanto a innovazione e rispetto della tradizione.Qual è l’attuale status della letteratura esperita da donne?



MARCO AMERIGHI (intervista integrale qui)

Grazie a Dio oggi leggiamo più autrici di qualche anno fa. Ahimè, però, se scaviamo dietro le solite note Morante, Ginzburg e Maraini, troveremmo un sottobosco fittissimo di scrittrice dimenticate o addirittura guardate con sospetto. Scrittrici meravigliose come Paola Masino, Fabrizia Ramondino, Marina Jarre e Anna Banti. Credo che le nuove generazioni di scrittrici che oggi si stanno facendo conoscere, da Marta Barone a Giulia Caminito, solo per citare le prime due che mi vengono in mente, siano ben consapevoli del grande processo di riscoperta, e di divulgazione, che deve essere fatto. Perché certe grandi scrittrici tornino a parlare a tutte e a tutti.



ALESSANDRO BERTANTE (intervista integrale qui)

Ci sono molte più scrittrici, ci sono molte più lettrici, non credo ci sia un genere di letteratura femminile, perlomeno forse esiste a livello commerciale. In Italia conosco scrittrici di talento e anche però una vasta area di scrittrici mediocri che hanno anche un seguito. Io però non farei mai una questione di genere in letteratura, credo che le grandi scrittrici e i grandi scrittori facciano parte della stessa categoria, ovvero, i narratori di razza.



FRANCESCO CAROFIGLIO (intervista integrale qui)

Posso solo dire che sono un lettore da sempre attento alla cosiddetta scrittura femminile. Dico cosiddetta perché trovo questa una definizione limitativa, persino sciocca. Io sono incuriosito, interessato, appassionato, attratto dalla scrittura delle donne. Mia madre era una scrittrice, ho amato moltissimo i suoi romanzi. La scrittura che ritengo più alta nel secolo scorso è quella di una donna: Virginia Woolf.



ELISABETTA DARIDA (intervista integrale qui)

Le donne sono sempre portatrici di una sensibilità particolare nell’indagare l’animo e non voglio cadere nella banalità nel ripeterlo. Di certo questo è un momento di forte dinamismo, anche se non mi piace usare l’espressione di letteratura femminile o al femminile, perché trovo sia una categorizzazione, e come tale è riduttiva e ghettizzante. Una scrittrice è una persona che scrive e basta. E la sua letteratura è letteratura e basta. Diciamo che la scena letteraria è particolarmente ricca di autrici che con una scrittura nitida e incisiva sanno anche maneggiare la penna con durezza, scarnificando il dolore e la sofferenza senza sconti – penso a Teresa Ciabatti o Chiara Marchelli, o ancora Nadia Terranova e Giulia Caminito – o trattare temi con uno stile che a volte – e in modo stereotipato – è stato definito maschile come è il caso di Claudia Durastanti. Ma potrei citarne ancora moltissime e non solo italiane! In ogni caso, le mie scelte di lettura non sono mai determinate dal genere dell’autore. Il compito della letteratura è suscitare l’interesse e le emozioni del lettore, alimentarne la fantasia e deve portare con sé una riflessione. Indipendentemente dal sesso di chi scrive e di chi legge.




CONCETTA D'ANGELI (intervista integrale qui)

Temo di non essere in grado di rispondere con proprietà alla domanda, ho una conoscenza del tutto insufficiente della letteratura mondiale scritta dalle donne; posso dire, giusto per fare un esempio, che non mi piace la scrittura di Elfriede Jelinek, troppo cerebrale secondo me e anche troppo ermetica, mentre ho amato moltissimo Agota Kristof, peccato che sia morta precocemente.
Quanto a quella italiana, la mia conoscenza approfondita si ferma a Elsa Morante. Mi pare che, rispetto al passato, siano aumentate le donne che offrono scritture di qualità, ma mi sento in imbarazzo a fare nomi e, quindi, non ne farò.
Voglio però esprimere il mio parere, che è del tutto negativo, su un paio di fenomeni molto diffusi, anzi ormai imperativi, nella narrativa italiana (degli altri Paesi non so) e che riguardano indifferentemente opere di uomini e di donne; parlo dell’inflazione dei romanzi gialli e dei romanzi scritti da giornalisti e giornaliste, che spesso (non dico sempre, ma spesso) si limitano a trasformare pezzi di cronaca (a volte solo autobiografica) in forma di romanzo. Penso che sia un’operazione troppo semplicistica, che però ottiene successo di pubblico perché si avvantaggia della popolarità di cui gli autori e le autrici godono, soprattutto se compaiono spesso in televisione. Un tale fenomeno non addestra a letture più impegnative e qualitativamente migliori e rende più aspra la strada di chi, quando scrive, ricerca risultati più profondi e innovativi.




COSTANZA DI QUATTRO (intervista integrale qui)

La letteratura, in questo momento storico, è molto donna. C’è un ritorno al romanzo storico che potrebbe fungere da «historia magistra vitae». Ma c’è anche una bella classe esordiente di giovani scrittrici che si cimentano in più generi. Speriamo continui ancora questo filone al femminile.


MADDALENA FINGERLE (intervista integrale qui)

Anche l’innovazione basata sulla tradizione mi pare un tema che caratterizza molte epoche, penso in particolare al Seicento, in cui sul dialogo con la tradizione si basa gran parte del suo «superamento». Giovan Battista Marino ne è un esempio perfetto: proprio attingendo a citazioni e riferimenti intertestuali della tradizione riesce a creare una poetica estremamente moderna e nuova. Che poi anche questa sia stata imitata porta a un movimento circolare. Non vedo una differenza, in questo senso, tra scrittrici e scrittori.



VERONICA GALLETTA (intervista integrale qui)

Leggo molta letteratura scritta da donne, per la quale ho un occhio particolare, anche solo per compensare gli anni di assenza delle scrittrici dalla scena, dalle antologie, dal dibattito. Anche se non mi sento in grado, per formazione e cultura, di azzardare una riflessione più ampia, vorrei consigliare un piccolo saggio che è uscito recentemente, Lo spazio delle donne di Daniela Brogi, dove ho trovato riflessioni, specie sulle forma  della letteratura scritta da donne, davvero interessanti.



ALBERTO GARLINI (intervista integrale qui)

Credo una letteratura di grande qualità, ma la è sempre stata, basterebbe citare, che so, Woolf, o Kristof o Flannery O’Connor. Personalmente non ho mai fatto caso se il libro che leggo sia scritto da un uomo o da una donna. Sono problemi che non mi interessano, tutto sommato mi interessa il testo, se sta in piedi oppure no. E molto poco la biografia, a me sembra il testo dialoghi principalmente con altri testi, non con la biografia dell’autore (e che quando lo fa sia spesso una falsificazione). Poi è chiaro che la società è stata maschile e patriarcale fino a poco tempo fa, e che quindi l’intera situazione va riequilibrata (non solo nella letteratura ma in diverse professioni, e soprattutto nei ruoli di potere relativi alle professioni), ma credo che in pochi anni siano stati fatti enormi passi avanti e che se ne faranno ancora molti. Almeno, tutti ce lo auguriamo.



SIMONA MORACI (intervista integrale qui)

Le donne raccontano attraverso una sensibilità che rende visibile ciò che è sommerso, nascosto, annidato nell’io. Nel mio romanzo ho messo in luce un tema a me caro, quale quello della maternità, l’idea di vita legata a essa, il fantasma del figlio che dilania l’anima con il suo sguardo appena aperto su una vita negata. Credo che la forza delle donne che scrivono, che raccontano sia racchiusa in questa sensibilità, nell’idea di incanto che nasce dalla natura femminile e che si muove attraverso la scena del quotidiano, con l’infinita meraviglia di un istante che diventa inizio di un cammino straordinario.



SABATINA NAPOLITANO (intervista integrale qui)

Non credo nella letteratura femminile e non credo ci siano pioniere prima di me, anzi sostengo fortemente che quell’esibizionismo lasci vita a delle banalità perpetuate a cui viene dato il peso di un capolavoro. D’altra parte, sostengo però che molte sono le scrittrici veramente capaci, soprattutto quelle che tendono al genere biografico e saggistico. E credo che le incontrerò e ci incontreremo per intessere un rapporto di fiducia.



DAVIDE ORECCHIO (intervista integrale qui)

Leggiamo sempre più scrittrici autorevoli, importanti e di successo. Certamente di più rispetto a dieci, venti, trenta o quarant’anni fa. Quindi, ottimo. Questa domanda sullo status dovremmo però rivolgerla a loro, alle scrittrici, non a me, che sono pur sempre un maschio con meno occhio e sensibilità rispetto alle permanenze del patriarcato. Se posso suggerire un punto di partenza per rendersi conto della situazione attuale: Daniela Brogi, Lo spazio delle donne, Einaudi 2022.



BENEDETTA PALMIERI (intervista integrale qui)

Ho qualche remora sulla questione della letteratura divisa per sessi. Ma, per restare più strettamente sulla domanda, mi sembra che in Italia sia piuttosto forte una rappresentanza molto battagliera sui temi proprio del femminile, in un’ottica soprattutto politica. Non so dirne l’efficacia e rispetto le scelte altrui, ma non mi sentirei di fare ugualmente.


VERONICA RAIMO (intervista integrale qui)

È una domanda troppo vasta. Rispetto al passato ci sono ovviamente sempre più donne che hanno ottenuto un loro riconoscimento in ambito letterario, ma ad esempio si deve fare ancora molto per rielaborare un nuovo canone, sempre che un canone sia necessario.



EDUARDO SAVARESE (intervista integrale qui)

Mi sembra che ci siano splendide esperienze di scrittura di donne. Il mio pensiero va subito a Benedetta Palmieri e al suo Emersione, anch’esso presentato allo Strega. Non parlerei di status unitario, in generale, ma di voci (alleluia!) diversificate, di esperienze ed elaborazioni anche molto distanti l’una dall’altra. Ma accade anche per gli scrittori «maschi», non le pare?



MARIA ROSARIA SELO (intervista integrale qui)

Le donne hanno sempre sperimentato la scrittura, a partire da Mary Shelley, per continuare con Virginia Woolf, Elsa Morante, Anna Maria Ortese e tante altre autrici di varie epoche e pensiero. Oggi, con la sudata e guadagnata libertà, c’è una forza letteraria che porta ai margini del concetto femminile, scandaglia le personalità ed esalta le sfaccettature di noi, donne. La difesa del proprio corpo, la lotta contro il femmicidio e altri temi scottanti del nostro tempo hanno spinto le scrittrici a tirare fuori le proprie inclinazioni e renderle pubbliche, condividerle, per comunicare all’altro il proprio pensiero. Un esempio di scrittura femminile difensiva ed esplicativa è il capolavoro di Clarissa Estés, Donne che corrono coi lupi. Qui si narrano storie che mettono in moto la vita interiore di donne che si impegnano a recuperare l’istinto e la creatività in genere soffocate da schemi, limiti culturali e sociali. La donna di oggi ha dimostrato di primeggiare in ogni ambito lavorativo, e questo vale anche per le opere letterarie, che abbracciano ogni stile, dal classico, al memoir, fino al giallo, al gotico e al fantasy. Per cui si può dire che la donna cavalchi il tempo, da sempre.



GIUSY STAROPOLI CALAFATI (intervista integrale qui)

Non ho mai avuto la necessità di fare differenze di genere, in letteratura soprattutto. Essa non ha sesso ed è un non luogo in cui tutti si riconoscono, uomini e donne. Anche se ad oggi, proprio queste ultime, è proprio vero hanno dato alla letteratura un impulso davvero importante. In Italia, in Europa, in tutto il mondo. E sono tante le «donne di carta» a cui si può fare riferimento. C’è, infatti, un fermento culturale al femminile che fa luce sul grigiore dell’umanità. Un nuovo tracciato letterario la cui potenza stravolge finanche le vecchie stagioni del pensiero.



ALESSANDRO ZACCURI (intervista integrale qui)

Samuel Butler era convito che «l’autrice dell’Odissea» fosse una fanciulla siciliana per molti aspetti simile a Nausicaa, più di recente Harold Bloom ha sostenuto la tesi che nel Pentateuco ci sia la mano di una principessa della corte di Salomone. Senza dimenticare Saffo, Christine de Pizan, Vittoria Colonna. La letteratura femminile non è meno antica di quella maschile, è solo meno percepita e frequentata. Oggi, per certi aspetti, è diventata addirittura preponderante. L’essenziale, secondo me, è che conservi una sua libertà di sguardo, una sua capacità di interpretare il mondo in chiave anticonvenzionale.


In precedenza, la prima e la seconda parte della nostra inchiesta



A cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone

(n. 6, giugno 2022, anno XII)