A Bucarest, insigniti tre Cavalieri dell’Ordine della Stella d’Italia

Nell’ambito della XXII edizione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo, l’Ambasciatore Alfredo Durante Mangoni ha consegnato l’onorificenza dell’Ordine della Stella d’Italia nel grado di Cavaliere, conferita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a Mara Chiriţescu, Afrodita Cionchin ed Elena Pîrvu. Le tre italianiste, «ambasciatrici» della lingua e della cultura italiane, operano in tre importanti centri culturali della Romania: Bucarest, Timişoara e Craiova.
Nel corso della cerimonia svoltasi all'Ambasciata d'Italia di Bucarest il 21 ottobre 2022, l’Ambasciatore Alfredo Durante Mangoni ha sottolineato il loro impegno per la valorizzazione e la promozione della letteratura italiana, anche sotto il profilo dell'avviamento all’italianistica di giovani studiosi romeni, consacrando la parte più qualificante della loro attività professionale al rafforzamento dell’immagine dell’Italia in Romania e dei legami culturali tra i due Paesi.



Mara Chiriţescu è italianista, docente, traduttrice e presidente dell’Associazione «Amici di Pavese». Nel 2008 ha fondato la casa editrice e poi la libreria Pavesiana di Bucarest. In un’ampia intervista realizzata da Anita Bernacchia e pubblicata su www.cultora.it, Mara Chiriţescu fa un bilancio della ricca attività della Pavesiana.

Come è nata Pavesiana editrice, come si è evoluta e quali sono le sue collane?

La prima attività dell’Associazione «Amici di Pavese» risale al 2008, quando abbiamo organizzato il centenario di Cesare Pavese a Bucarest insieme all’Accademia Romena e all’«Associazione Italiani della Romania», ovvero la comunità di origine italiana presente in Romania sin dal XIX secolo. È stata un’iniziativa di successo, coincisa con la pubblicazione presso l’editrice Humanitas di un’edizione bilingue della raccolta pavesiana Lavorare stanca, partendo da un volume già apparso nella loro prestigiosa collana «Biblioteca Italiana». È stato allora che ho immaginato l’attività dell’associazione in maniera molto più organica, ovvero non solo come promotrice di eventi ma anche di opere letterarie italiane per il mercato (non mi piace questa parola!)… per il pubblico bucarestino, e non solo. Al contempo ho sentito di voler trasmettere un messaggio ben preciso al pubblico italiano e mi è balenata l’idea della casa editrice. Poi l’ho abbandonata. Poi, nel 2009, in occasione dei dieci anni dalla morte di Giulio Einaudi, abbiamo organizzato una prestigiosa mostra alla fiera del libro «Gaudeamus» di Bucarest, composta da libri Einaudi pubblicati fino agli anni Ottanta. Lo scopo era illustrare l’evoluzione della grafica di copertina delle varie collane dell’editrice torinese. Quasi 500 libri, ma anche riviste, come «Il Politecnico», o «Topolino» di cui si occupò lo stesso Cesare Pavese. Tra gli invitati italiani, abbiamo avuto anche Malcolm Einaudi, nipote di Giulio, e Claudio Pavese, un vero e proprio archeologo della grafica di copertina, che ci ha presentato questa evoluzione pubblicando anche uno studio apposito. Devo dire che è stato un successo, grazie anche alla collaborazione di Malcolm e Claudio. Si trattava di un progetto che doveva essere europeo, ma che poi non è andato in porto. L’Associazione avrebbe dovuto sostenere da sola e con grande difficoltà tutto il progetto che avevamo proposto.
Sempre in quei giorni, avevamo proposto alle maggiori case editrici di Bucarest una collana di libri dedicata allo spazio culturale piemontese-torinese, ma anche alla letteratura e alla cultura italiana in generale. Tra i libri proposti figurava Frammenti di memoria, un volume di memorie di Giulio Einaudi. Dovevamo tradurlo e pubblicarlo per un’editrice bucarestina, ma a soli due mesi dalla fiera del libro siamo venuti a sapere che la pubblicazione non sarebbe avvenuta. Per portare a termine il progetto, abbiamo dovuto fare uno sforzo enorme, sia per la traduzione che a livello finanziario. Così abbiamo tradotto e pubblicato il volume,  presentandolo anche alla fiera. Non eravamo ancora una casa editrice, per ovviare al problema, ci siamo rivolti ad alcuni giovani che avevano una casa editrice universitaria, Zeta Books. Al suo interno abbiamo creato una collana che si chiamava, appunto, «Pavesiana». Dopo la fiera del libro abbiamo deciso di separarci, era solo una soluzione momentanea per poter pubblicare il libro di Giulio Einaudi. Separandoci, abbiamo pensato che l’Associazione avrebbe potuto emanare un’editrice che servisse ai suoi scopi, ovvero andare avanti con la promozione dello spazio culturale piemontese, torinese e italiano in generale.

Qual è la linea editoriale di Pavesiana? Come vi fate conoscere dal pubblico italiano?


Abbiamo cercato di far conoscere le nostre pubblicazioni, perché crediamo che la nostra attività possa interessare sia il pubblico italiano madrelingua che quello composto dai tanti romeni che vivono in Italia, soprattutto in Piemonte e a Torino, e non da ultimo il pubblico italiano di Bucarest. Partiamo dalla figura di Pavese, perché ci chiamiamo Pavesiana, ma anche dall’ambiente culturale torinese-einaudiano, e da quelle istituzioni che ruotano attorno a queste due grandi figure, Giulio Einaudi e Cesare Pavese. Intendo dire la Fondazione Cesare Pavese e la casa natale dell’autore a Santo Stefano Belbo, la Fondazione Giulio Einaudi e il Centro Studi Gozzano Pavese dell’Università di Torino, di cui si occupa la professoressa Mariarosa Masoero. Ovviamente, abbiamo cercato, di nuovo, di concepire il nostro progetto e i suoi vari sviluppi in maniera organica. Cosa vuol dire questo? In Italia, anche se ci sono tanti romeni e non mancano specialisti che si occupano di cultura romena, abbiamo pensato che il contesto storico attuale richiedesse un’azione più diffusa e vicina al pubblico italo-romeno, o italiano propriamente detto. Credo che questa intuizione abbia funzionato, la domanda c’è, ed è molto interessante vedere che  le nostre proposte editoriali hanno suscitato una reazione importante, pur non avendo tirature molto ampie. Questo vale per coloro che hanno partecipato alle presentazioni dei nostri libri, sia al Salone del Libro che presso l’Università di Torino, il Club Rotary in vari luoghi del Piemonte come Canelli, la Fondazione Pavese, la casa natale e le Università Roma Tre e La Sapienza di Roma. Certo, non abbiamo ancora le forze per una pubblicità più incisiva in Italia per i libri che abbiamo tradotto, anche se si tratta di pubblicazioni di una certa rilevanza. Penso a nomi di storici come Neagu Djuvara o Lucian Boia, o a libri di storia più recente firmati da Mihnea Berindei e Gabriel Andreescu, storici e politologi noti in Romania e all’estero. Ma anche a poeti come Mariana Marin e a prosatori come il grande scrittore Gheorghe Crăciun e il suo romanzo Pupa Russa. Sono proposte che, a mio parere, vanno incontro alle aspettative del pubblico italiano. Ripeto, non abbiamo ancora la forza di fare di più per la diffusione ma, d’altro canto, il pubblico italiano ci ha accolto con molto interesse. Facciamo del nostro meglio per la cultura italiana a Bucarest, quello che riusciamo a tradurre e a proporre desta interesse e abbiamo avuto sempre vicini, oltre agli italianisti, all’Istituto e al pubblico romeno, anche gli italiani che sono venuti a vivere a Bucarest dopo la rivoluzione. Mi sembra bellissimo, perché vi sono anche persone intorno agli 80 anni, non più giovani ma che vivono una specie di terza giovinezza, vengono qui ogni due settimane a vedere cosa facciamo, che libri abbiamo portato, cosa abbiamo tradotto, sono molto premurosi e attenti. Non sono tanti, ma è un pubblico veramente sensibile, che non deve essere deluso nelle sue aspettative.





Afrodita Cionchin
è italianista, traduttrice, direttrice fondatrice della rivista bilingue «Orizzonti culturali italo-romeni» e insegna alla Facoltà di Lettere, Storia e Filosofia dell’Università di Timişoara. In un primo bilancio decennale, Afrodita Cionchin racchiude in 10 parole-chiave le realizzazioni di questo ricco progetto editoriale, giunto al dodicesimo anno di pubblicazione.

Vita e speranza. La rivista nasce da un’idea in cui abbiamo sempre creduto, quella di offrire uno spazio di incontro e di dialogo tra gli intellettuali italiani interessati alla cultura romena e gli intellettuali romeni che si dedicano alla cultura italiana. Siamo riusciti in questa impresa: abbiamo decine di collaboratori in entrambi i Paesi, una vera e propria rete di comunicazione in continuo sviluppo. E dalle nostre affinità sono nati dei legami durevoli e delle vere amicizie anche a distanza. È così che, dopo dieci anni di attività, possiamo dire citando il grande uomo di cultura Octavian Paler che «fondamentalmente la cultura è oppure dovrebbe essere una determinata forma di amare la gente e di sperare».

Interculturalità, mediazione, doppia promozione. La rivista ha un concetto editoriale che rappresenta un unicum nel panorama editoriale sia italiano che romeno, grazie ai due siti, www.orizzonticulturali.it e www.orizonturiculturale.ro, e alle due edizioni linguistiche, distinte (ognuna vive di vita propria) e correlate (ognuna riprende, quando è il caso, i contenuti dell’altra), attraverso le quali realizziamo contemporaneamente una doppia promozione, della cultura romena in Italia e della cultura italiana in Romania. Sempre, e comunque, la promozione della loro reciproca conoscenza e dialogo, di cui tutti conosciamo la necessità.
Per fare riferimento, a titolo esemplificativo, solo ad alcune delle realizzazioni di questi anni, nell’edizione italiana abbiamo creato una ricca sezione di Italianistica che contiene diverse sottosezioni tematiche di notevole interesse, Tra queste, le serie di interviste Incontri critici, Scrittori per lo Strega e Femminile plurale, a cura di Afrodita Cionchin e Giusy Capone. La serie Interviste italo-romene apre molteplici prospettive sulla cultura italiana e sulle relazioni italo-romene. La sottosezione Italianisti e traduttori tra Romania e Italia presenta, mediante studi, interviste e rievocazioni, le personalità dell’italianistica romena, a partire da Alexandru Marcu ad Alexandru Balaci e Marian Papahagi, fino ad oggi, accanto alle personalità dell’italianistica italiana, da Ramiro Ortiz, Giandomenico Serra e Silvio Guarnieri a Tullio De Mauro, Marco Santagata, fino ai nostri giorni.
Abbiamo inoltre avviato delle serie speciali dedicate ai più importanti eventi culturali in Italia, serie che restano aperte a nuovi contributi nei rispettivi ambiti tematici: Centenario Pasolini, Speciale Silvio Guarnieri, Speciale Dante tra Italia e Romania, Centenario Fellini, Speciale Leopardi, Spazio Marian Papahagi.
Alla produzione editoriale degli italianisti romeni e italiani sono dedicate le sezioni Italianistica studi e saggi e Italianistica recensioni.
L’ampia sezione Orizzonti d’arte / Orizonturi de Artă è destinata a promuovere gli artisti romeni in Italia e gli artisti italiani in Romania.
La sezione di Romenistica propone, tra l'altro, le nostre antologie online che vengono costantemente aggiornate: Narrativa e saggistica romena (62 autori e 71 opere inedite in italiano) e Antologia di 66 poeti romeni di tutti i tempi. Aggiungiamo qui anche le nostre serie tematiche: Spazio Cioran, dedicata agli studiosi dell’opera del pensatore di Răşinari, Focus libri romeni tradotti in italiano, Focus scrittrici romene e Focus sulla scrittura romena (libri inediti in italiano). Particolare attenzione viene poi riservata anche agli scrittori migranti romeni ai quali è dedicata la sezione Letteratura migrante

Interdisciplinarietà. Tra le nostre molteplici direzioni di interesse, merita di essere segnalata quella che riguarda l’attuale comunità italiana in Romania, nonché la memoria storica delle comunità di italiani stabilitesi in passato sul territorio romeno. A tale scopo abbiamo avviato il progetto editoriale Presenza italiana nel Banato, a cura di Afrodita Cionchin, iniziato in collaborazione con lo storico Ionel Cionchin, con il duplice obiettivo di reinserire nel circuito culturale alcuni importanti contributi già esistenti e produrre nuovi studi sull’argomento.

Dinamismo e innovazione. Oltre alla produzione editoriale propriamente detta, abbiamo creato una serie di progetti di database in continuo aggiornamento che offrono uno strumento operativo centralizzato online. A tutt’oggi è l’unico esistente, di grande utilità sia agli addetti ai lavori che al più largo pubblico: Scrittori romeni in italiano: 1900-2022, Scrittori romeni italofoni, Cioran in italiano, Italianistica traduzioni: 1990-2022, Italianistica studi: 1998-2022.

Biblioteca-online. Il format online della rivista permette l’accesso permanente sia agli articoli del numero del mese in corso sia a tutti gli articoli dei numeri finora pubblicati (Archivio dei numeri / Arhiva numerelor), costituendo così una vera e propria «biblioteca» bilingue che siamo felici di offrire ai nostri lettori di entrambi i Paesi. A tutti i nostri amici, lettori e collaboratori, buona lettura e grazie di cuore per la fiducia, la collaborazione e l’interesse costante nel tempo!




Elena Pîrvu è italianista, professoressa ordinaria alla Facoltà di Lettere dell’Università di Craiova, dove insegna lingua italiana e storia della lingua, e coordina il rinomato Convegno Internazionale di Italianistica giunto quest’anno alla sua dodicesima edizione. In un bilancio realizzato nell’intervista a cura della prof.ssa Smaranda Bratu Elian, pubblicata sulla nostra rivista, la prof.ssa Elena Pìrvu ha ampiamente presentato il concetto e l’importanza di tale convegno per l’italianistica romena.

Egregia Professoressa, cara Elena, inizio con ringraziarti per quello che fai per l’italianistica romena, per l’organizzazione perfetta di tanti convegni e per la cordialità che ispiri ai partecipanti. Ma cominciamo dagli esordi: come è nato il convegno coordinato da te?

Ero capocattedra di Lingue moderne (dove erano comprese le specialità italiano, tedesco, spagnolo, russo, ossia le lingue straniere che alla Facoltà di Lettere dell’Università di Craiova costituivano la seconda specializzazione). Il latino – studiato pure come seconda specializzazione, ma appartenente allora a un’altra cattedra – aveva cominciato a organizzare una serie di convegni e i colleghi dell’italiano hanno desiderato che organizzassimo pure noi un tale convegno. Li ho pregati di darmi tempo e di lasciarmi capire come si mette in piedi un simile progetto. L’impulso è scattato il 2 novembre 2009 quando l’ambasciatore d’Italia di allora, Mario Cospito, venne per la prima volta a Craiova per la nomina del titolare del viceconsolato onorifico italiano a Craiova, il dott. Marco Oletti. In quell’occasione ho comunicato a Sua Eccellenza il nostro intento e un primo disegno del progetto. Sua Eccellenza ha accolto con gioia la nostra idea e l’ha subito trasmessa al viceconsole che immediatamente ha manifestato la disponibilità ad aiutarci. Verso la fine di gennaio 2010 avevamo già il concetto del convegno ma ci mancavano il tema e il titolo. I colleghi ne proponevano parecchi, ma tutti attinenti alla letteratura... Io, che non insegnavo letteratura ma lingua, semantica e storia della lingua italiana, desideravo un tema che comprendesse tanto la letteratura quanto la linguistica. Il professore, mio maestro e grande linguista, Francesco Bruni dell’Università di Ca’ Foscari, mi aveva proposto un titolo ma esso richiedeva una non brevissima preparazione. Nel frattempo, però, il professore di letteratura italiana Alfredo Luzi dell’Università di Macerata – che avevo rincontrato nel novembre del 2009 al Convegno Internazionale di Italianistica Fortuna labilis studia perennia di Bucarest, organizzato da te – ci propose un convegno su Giorgio Bassani, dato che nel 2010 si commemoravano dieci anni dalla scomparsa del grande scrittore ferrarese. Allora ci siamo decisi a cominciare e abbiamo fissato subito anche la data: 14-15 aprile 2010. Le cose poi si sono precipitate. A questo primo convegno, organizzato dal Dipartimento di Lingue classiche e moderne, risultato dalla riorganizzazione della Facoltà di Lettere, abbiamo avuto 30 partecipanti: 10 stranieri e 20 romeni. È venuto benissimo, benché il tempo a disposizione fosse molto breve. All’inaugurazione del convegno ha partecipato anche l’ambasciatore Mario Cospito, arrivato a Craiova apposta per questo evento. Dopo ci siamo fatti coraggio e, nell’intervallo 18-19 ottobre 2010, in occasione della Settimana della Lingua Italiana nel Mondo abbiamo organizzato un secondo convegno, sul tema proposto dal professor Bruni. Questa volta abbiamo avuto 49 partecipanti: 29 romeni e 20 stranieri. Il resto è venuto da sé: perché ormai molti colleghi chiedevano quando ci sarebbe stata la prossima edizione. E noi non potevamo dire che non l’avremmo fatta.

E riguardo agli atti dei vostri convegni, i volumi sono cresciuti quantitativamente e qualitativamente, così che ora, quando vengono pubblicati dalla casa editrice Cesati, sono di un’eleganza e di un’accuratezza che farebbero onore a qualunque università di prestigio. In che momento e come è iniziata la collaborazione con questa casa editrice?

Subito dopo il convegno Bassani, l’editore Franco Cesati, dietro proposta dei proff. Francesco Bruni e Alfredo Luzi, mi ha scritto e si è offerto di pubblicare gli atti Bassani con una somma modica per quella data. Ovviamente ho accettato con gioia la sua proposta. Poi abbiamo ripreso la collaborazione con questo editore nel 2013 – e mi fa piacere ricordarlo – la proposta è venuta di nuovo dall’editore. Nel frattempo le nuove regole nazionali della promozione dei docenti nelle università mettevano un accento speciale sulle pubblicazioni apparse all’estero, così che una tale collaborazione presentava un vantaggio in più e una maggiore visibilità. Dico in più perché Franco Cesati Editore è una casa editrice di grande rispetto: verifica accuratamente tutto quello che pubblica, ha i suoi professionisti, ha una grafica eccellente e una visibilità internazionale invidiabile. Ora questa collaborazione è costante e, come hai detto anche tu, la professionalità e l’eleganza caratterizzano l’intera serie dei nostri atti. Poi, la qualità di questi volumi ci ha procurato un riconoscimento internazionale. Per fare un solo esempio: gli atti del convegno Bassani figurano in almeno 80 biblioteche universitarie del mondo, nella Biblioteca del Congresso Americano e nella bibliografia di due concorsi universitari stranieri, all’Université Aix-Marseille nell’anno accademico 2014-2015  e a Paris Sorbonne nel 2014.

Negli ultimi anni il vostro convegno è organizzato con la collaborazione dell’Università per Stranieri di Perugia. Quando è cominciata questa collaborazione e in che cosa consiste?

La mia collega e cara amica Francesca Malagnini, docente presso l’Università per Stranieri di Perugia, la conosco sin dal 2002, quando ci siamo incontrate all’Università Ca’ Foscari di Venezia. Al convegno del 2015 ha presentato una bella relazione in seduta plenaria. Nel 2014, se non sbaglio, la nostra università aveva firmato un contratto di collaborazione con l’Università per Stranieri di Perugia e un contratto Erasmus, dunque i contatti con questa università erano ormai più stretti e costanti. In questo contesto abbiamo deciso di lavorare insieme anche in questo campo e dal 2016 l’Università per Stranieri di Perugia è diventata co-organizzatrice dei convegni di italianistica di Craiova. Insieme stabiliamo il tema, lo svolgimento e le condizioni richieste ai partecipanti e, naturalmente, insieme assicuriamo la loro diffusione fra gli italianisti di tutto il mondo.

Che cosa, in questo progetto ti ha procurato più gioia?

Più gioia mi ha dato la qualità delle relazioni presentate, soprattutto dai giovani. Molti fra i dottorandi che hanno partecipato ai convegni di Craiova sono diventati nomi consacrati dell’italianistica non solo romena. E dal punto di vista umano, mi danno gioia i messaggi dei colleghi che, non potendo prender parte a un’edizione, ci scrivono per ringraziarci e per augurarci successo. Credo che tu abbia partecipato già a sette delle edizioni del nostro convegno. E ci sono tanti altri che quest’anno si trovavano da noi la quinta, la sesta o la settima volta.





(n. 11, novembre 2022, anno XII)