SPECIALE LEOPARDI


«Interminati spazi. Leopardi e L’infinito». In dialogo con Alberto Folin

L'intervista al prof. Alberto Folin, massimo studioso di Leopardi, verte su Interminati spazi. Leopardi e L’infinito (Donzelli, 2021), volume da lui curato con scritti di grandi specialisti delle più svariate discipline (dalla letteratura alla filosofia, dall’antropologia all’astrofisica, dall’orientalistica alla teologia, dalla matematica alla musicologia), in cui fanno sentire la loro voce sulla celeberrima lirica del Recanatese che, perpetuando il suo fascino, «si presta a scavi semantici estremamente diversi sia sotto il profilo metodologico che disciplinare». Di Giusy Capone e Afrodita Cionchin.



Con Luigi Capitano su Leopardi, Cioran e i significati del nichilismo

Luigi Capitano è insegnante, saggista e studioso di Leopardi. Sul grande poeta è incentrata, all’interno dei rapporti tra filosofia e letteratura, la sua ultima vasta monografia Leopardi. L’alba del nichilismo (Orthotes, 2016, prefazione di A. Folin, pp. 982), in cui scandaglia il pensiero leopardiano all’interno del nichilismo europeo visto nell’ottica della «crisi dei valori della metafisica, a partire dal concetto stesso di verità» Leopardi, ammirato da Cioran, preannuncia, ben prima di Nietzsche, il fenomeno nichilista con tragico disincanto.  A cura di Giusy Capone e Afrodita Cionchin.



L’infinito tra poesia, filosofia e sentire

L’Infinito di Leopardi, il canto «misterioso e sottile», interpretato dalla critica nel corso del tempo sotto angolature tra le più diverse, da quelle mistiche a quelle laiche, è tema per un’analisi proposta da Loretta Marcon che unisce poesia e filosofia. Citando filosofi come Bertrand Russell e Kant, l’autrice ci invita ad avvicinarci al celebre componimento del Recanatese da «gentili anime», così desiderava il poeta che fossero i suoi lettori, per «percepirne il tremito», per sentirlo più che ascoltarlo, per coglierne insomma il grande mistero unendo alla ragione il cuore.



Reggere il disincanto. Novella Bellucci rilegge le «Operette» di Leopardi

«Leopardi insegna a pensare criticamente, a fare del dubbio uno strumento conoscitivo indispensabile. Le sue Operette sono essenzialmente morali perché indicano modi per sostenere il peso del disincantamento moderno». Questa e altre prospettive ermeneutiche sostanziano l’intervista-dialogo che Smaranda Bratu Elian intrattiene con Novella Bellucci, docente di letteratura italiana alla «Sapienza» di Roma e illustre specialista dell’opera di Giacomo Leopardi. Sua, tra l'altro, l'introduzione alla recente traduzione in romeno delle Operette morali per i tipi di Humanitas.



Leopardi e il mito. Il Nulla come verità assoluta

Nel suo contributo la poetessa Alina Monica Turlea ci porta dentro le sue riflessioni su due concetti-chiave del grande poeta di Recanati – il mito e il Nulla – che ritornano e si intrecciano nell’opera leopardiana offrendo agli studiosi e ai suoi esegeti nuovi spunti di riflessione. Dal mito come dato «clandestino» della società moderna al Nulla come «l’origine e la fine di tutte le cose», fulcro dell’idea di Leopardi del pensiero occidentale, l’autrice ne traccia il dotto percorso in questa sua meditata sintesi. A partire da Nietzsche, per il quale Leopardi è un «ultra platonico».








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