Suor Orsola Maddalena Caccia, pittrice religiosa

1Questo articolo si propone di far conoscere la vita e l’attività pittorica di una «Signora del Barocco»: Suor Orsola Maddalena Caccia. L’artista è stata appena celebrata nel dicembre scorso in una mostra dedicatale proprio nella sua città – Moncalvo (Asti) – organizzata al Museo Civico dall’Associazione Aleramo Onlus.
Grazie all’interesse sempre più ampio verso l’arte al femminile, numerose sono state le apparizioni di Maddalena Caccia in varie mostre degli ultimi vent'anni più che altro in ambito piemontese e lombardo. L’artista vanta più di cento opere fra pale di altare, quadri devozionali e nature morte, introdotte proprio da lei in Piemonte.

(Nell'imagine, La Madonna con Bambino, 1630-1640)

Dimenticata dai posteri, Suor Maddalena è stata riscoperta in tempi recenti, nel 1964, quando si è avviata una ricerca sistematica sulla sua figura e sulle sue opere, nelle chiese e nei conventi del Monferrato, nei musei torinesi e alessandrini, e anche in collezioni private. Per anni è stata eclissata dalla figura del padre, il famoso Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo, oppure soprannominato il Raffaello del Monferrato, per aver dipinto la galleria di Carlo Emmanuele I insieme a Federico Zuccari (1608 circa).  Maddalena Caccia è un esempio di religiosa che ha esercitato l’arte pittorica in un’epoca in cui la donna era meno considerata dell’uomo.


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Orsola Maddalena Caccia, Natura morta, collezione privata

Dipinto orizzontale di singolare bellezza che raffigura una specie di sottobosco con vari tipi di fiori tra cui gigli (allude all’Annunciazione e alla purezza), gelsomini (associati alla Vergine Maria sono valori controriformati e conventuali), tulipani, ibisco (simbolo di transitorietà perché sfiorisce in un giorno), fiori di melograno (amore ardente e fertilità), funghi manina dorata (forse la Resurrezione come simbolo di fermentazione-decomposizione organica-morte), rose; frutti come albicocche e pere; uccelli come l’upupa (associato al peccato in quanto secondo la tradizione vivrebbe nel proprio sterco) e il cardellino (uno sei simboli storici della Passione di Cristo).


La bottega dei Caccia nel Monferrato tra il ’500 e ’600

La pittrice Maddalena Caccia fu la secondogenita di nove figli, nata da Guglielmo Caccia e da Laura Oliva, nel 1596 a Moncalvo. Il suo nome di battesimo era Theodora e aveva cinque sorelle e tre fratelli. Figlia d’arte si potrebbe dire oggigiorno, perché alla sua nascita il padre vantava già la bottega più feconda del Monferrato e il nonno materno, Ambrogio Oliva, fu uno degli esponenti più importanti della scuola di Trino. È plausibile che fin da tenera età Theodora avesse sviluppato talento e capacità artistiche alle quali sicuramente l’ambiente famigliare ha contribuito notevolmente. Theodora aveva nove anni quando il padre fu chiamato a Torino a dipingere la Grande Galleria di Carlo Emmanuele insieme a Zuccari. Probabilmente nei trasferimenti del padre per varie commissioni in Lombardia e Piemonte, Theodora ha avviato la sua carriera artistica alle dipendenze della bottega di famiglia. Peccato che, a differenza di Sofonisba Anguissola per esempio (vedi link), non abbiamo nessun ritratto dei Caccia arrivato fino a noi. Il Piemonte del Seicento era una cornice temporale piena di conflitti. Il Monferrato non apparteneva al ducato sabaudo, ma a quello dei Gonzaga che detenevano anche il ducato di Mantova. Carlo Emmanuele I divideva il territorio con il marchesato di Saluzzo e quello del Monferrato, appunto scelto dall’impero asburgico come «via delle Fiandre» – un collegamento utile per trasferimenti di soldati, merci e armi. La capitale del Monferrato dei Gonzaga era a Casale, dove arrivavano le influenze lombarde milanesi e i più importanti committenti religiosi. La bottega di Guglielmo Caccia rappresentava un laboratorio affermato per i lavori religiosi crescenti dall’avvento del Concilio della Riforma Cattolica (1563) e con la presenza della famiglia Borromeo: il cardinale Carlo diventato santo che nel 1578 accolse la Sindone a Torino come simbolo della nuova capitale ducale (quando Carlo Emmanuele scambiò Chambéry per Torino). Il Monferrato era teatro di scontro per la lotta di successione nel ducato, con guerre sanguinose e lunghi assedi. Nonostante questo contesto e grazie al rinnovamento controriformistico della chiesa, i Caccia conducevano una bottega fiorente.

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Sindone sorretta da angeli, attribuita a Orsola Caccia, cappella di Santa Caterina, chiesa di San Domenico, Chieri (Torino)


Theodora è diventata Suor Orsola Maddalena

Sicuramente Theodora ha incominciato il suo apprendistato presso la bottega del padre insieme ad altri collaboratori del Caccia a partire dal 1611. Data la vicinanza al suo maestro probabilmente Theodora lo sostituiva nei lavori mentre il padre viaggiava per il Piemonte nelle numerose commissioni di affreschi, com’è successo a Torino, Novara o Pavia, ma anche in Lombardia a Milano. Gli studiosi affermano che in questo periodo lo stile della figlia deve essere riconducibile a quello del padre, fedele nei disegni e nell’imitazione. Probabilmente Theodora dipingeva gli sfondi, gli elementi di natura o i panneggi. Non aveva un suo stile personale che sviluppò in seguito alla morte del padre quando iniziò a discostarsi dagli stilemi del Caccia padre.
Nel 1620 la giovane prese i voti nel convento delle Orsoline di Bianzé (Vercelli) e Theodora diventò Suor Orsola Maddalena. Non si sa se per vocazione o per volere del padre che era molto devoto. Nel convento c’erano altre tre sue sorelle: Laura Margherita, Agata Rosanna e Cristina Serafina.


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Immacolata tra San Carlo Borromeo e San Girolamo, Chiesa di Santa Giulia, Monastero Bormida (Asti).
Composizione ricca di personaggi e simboli ben definiti, corredata di fiori e paesaggio, firmata da Orsola Maddalena


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Sant'Antonio da Padova con Gesù Bambino, Chiesa Sant'Andrea Apostolo, Castelnuovo Don Bosco (Asti)
Si osserva lo stile «fiorito» tipico di Maddalena Caccia con inserto un vaso di fiori e uccelli – sua ‘firma’ e sullo sfondo un paesaggio leonardesco.


Nel 1625 Guglielmo Caccia chiese al vescovo di Casale, Monsignor Scipione Agnelli, il permesso di fondare un convento delle Orsoline a Moncalvo per trasferire le figlie. Iniziò a proprie spese le pratiche per l’edificazione delle stanze attigue alla casa famigliare e alla bottega. L’intenzione di Guglielmo Caccia era di ottenere un permesso per la continuazione dell’attività pittorica per sua figlia, in accordo con l’osservazione della vita monastica di clausura. Data le precarie condizioni di salute del maestro, una volta trasferite, le figlie avrebbero avuto il compito di portare a termine i lavori che erano stati commissionati al padre. Nel 1625 Guglielmo Caccia morì e lasciò in usufrutto alle figlie Orsola Maddalena e Francesca un lungo elenco di oggetti e materiale da lavoro che comprendeva non solo colori e disegni, ma anche tele in fase di lavorazione che il pittore aveva incominciato. I termini del testamento erano di usufruire di tutto il materiale fino alla morte delle figlie, poi sarebbero passate nelle mani dell’erede universale Gerolamo e la sua famiglia.
In questa cornice Suor Orsola Maddalena ha avviato una nuova fase della sua vita e della sua attività pittorica, incaricata di concludere le opere paterne incompiute e di riconfermare la reputazione della bottega tramite nuove commissioni e nuove relazioni. Pur trattandosi di suore di clausura, il nuovo monastero delle Orsoline di Moncalvo, fondato da Guglielmo Caccia, è riuscito ad avere una buona rendita e a portare avanti l’opera pittorica.
Nel 1627 Suor Maddalena Caccia diventa badessa in seguito alla morte della sorella maggiore Laura Margherita che ricopriva quel ruolo dalla fondazione del convento. Maddalena esercitò la funzione fino al 1645 circa, anno dell’arrivo di Angela Cecilia della Rovere che fu la terza badessa del convento di Moncalvo.


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San Giovanni Battista, Chiesa Santi Martino e Stefano, Montemagno (Asti)


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Matrimonio mistico della beata Andreasi, Museo Diocesano, Mantova


L’ampia diffusione delle opere di Maddalena Caccia nelle chiese, nei santuari e nelle dimore nobiliari, attorno al monastero, dimostrano le straordinarie capacità pittoriche della monaca e una grande abilità di creare relazioni e avere nuove commissioni illustri. Di questo periodo (1643) è rimasta una corrispondenza di due lettere con la duchessa Cristina di Francia, moglie di Vittorio Amedeo I di Savoia, probabilmente per alcune commissioni di quadri con tematica religiosa, specifiche della suora. Tutto questo dimostra che la pittrice monaca aveva ottenuto un’educazione particolare e ampia: non solo aveva sviluppato le sue capacità artistiche, ma aveva anche studiato la calligrafia, e ovviamente aveva appreso a leggere e scrivere.
Questa è la fase artistica di maturità stilistica. A partire dagli anni 40 Maddalena si allontanò dallo stile tipico del periodo, aprendosi a nuove influenze pittoriche dei manieristi lombardi: utilizzava toni più freddi che davano una nota malinconica alle sue opere. Come si può osservare nei dipinti sopra, San Giovanni Battista e Il matrimonio mistico della beata Andreasi, l’incarnato è fortemente ombreggiato, l’artista ha usato il grigio fumo, il blu e il giallo per gli sfondi.
Da questo momento non si hanno più notizie o documenti che possano ricostruire la biografia di Maddalena Caccia. Nel 1665 e 1667 giunsero nel convento le sorelle Bottero, Laura e Angelica, che presero i voti e iniziarono un’attività pittorica alle dipendenze di suor Orsola Maddalena. Alcuni studiosi suppongono che all’interno del monastero si fosse creata una vera scuola di pittura. Nell’ultima parte della vita di suor Orsola è ipotizzabile una diminuzione della produzione artistica dovuta anche allo stato di salute (aveva 70 anni). Le incertezze dovute all’età fanno supporre agli studiosi che nell’ultima fase dell’attività artistica le opere del monastero fossero frutto di una collaborazione con le sorelle Bottero che sono state buone imitatrici dell’artista.
Nel 1676 suor Maddalena si spense all’età di 80 anni nel monastero di Moncalvo che era stato suo studio e luogo di devozione per tutta la vita. Cessava anche l’usufrutto dei beni lasciati dal padre per la continuazione dell’attività pittorica e il materiale passò al pronipote Angelo Francesco Caccia. Il convento è rimasto aperto fino al 1802 quando la comunità religiosa fu soppressa dagli eventi napoleonici. Oggi parte delle stanze che appartenevano al monastero delle Orsoline appartiene al Municipio di Moncalvo. Dentro vi è allocato un vero gioiello, il Museo Civico che stupisce turisti con la sua collezione.
Nel Palazzo del Municipio di Moncalvo si sono rinvenute tre tele di nature morte che nel 1964 Giovanni Romano ha ascritto alla monaca Maddalena Caccia. Lei è stata la prima vera specialista di nature morte in Piemonte. Si ipotizza che suor Orsola fosse entrata in contatto con incisioni fiamminghe, che conoscesse il Florilegium di Adriaen Collaert, oppure avesse visto la collezione di Federico Borromeo, in cui rientravano molti dipinti di Jan Brueghel. Siccome era una monaca colta è possibile anche una conoscenza della spiritualità di San Francesco di Sales, autore del Bouquet spirituel, una pratica devota che immaginava la preghiera come una raccolta di fiori da un giardino. Come afferma A. Cottino, le sue nature morte non erano a carattere puramente decorativo o per abbellire i salotti nobiliari come era abitudine del tempo, erano create appositamente come metafore sacre.

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Vaso di fiori con giglio bianco, Moncalvo, Museo Civico
Elegante vaso cesellato con giglio simbolo dell’Annunciazione, hemerocallis che alludono alla caducità, dal greco “bellezza di un giorno”; due pappagalli disposti simmetricamente su due rametti di ribes, mentre il delphinium era considerato un messaggio d’amore.


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Vaso di fiori e peonia rossa, Moncalvo, Museo Civico
La peonia al centro è un celebre simbolo mariano, come i garofani. Simmetria con i due gruccioni sopra i manici del vaso. Un terso gruccione tenta di beccare una fragolina, forse simbolo della Passione di Cristo.


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Vaso di fiori con girasole giallo, Moncalvo, Museo Civico
Ritmo tripartito nell’alto con le peonie il gelsomino che sembra il mistero della trinità. Il girasole rappresenta l'obbedienza; il Filadelfo o fiore degli angeli; le bacche di ribes dal succo rosso sono la Passione di Cristo. Non mancano gli uccellini e i frutti simbolo del peccato.


Fino a oggi i critici e gli studiosi della figura della monaca pittrice hanno riconosciuto una dozzina di quadri di fiori e frutta riconducibili al pennello di Orsola, forse negli anni a venire saranno scoperti altri dipinti di uguale valore. Per Maddalena dipingere le nature morte era una forma di preghiera molto intima e un modo di vedere il creato con gli occhi di Dio.
Per ricostruire l’arte e il pensiero di Orsola Maddalena Caccia basta fare un tour nei paesini piemontesi, con le loro chiese antiche traboccanti di opere. Oggi chi si inoltra ancora a piedi nei borghi monferrini potrebbe sentirsi immerso in un tempo lontano, con colline silenziose, dove la natura è rimasta immutata.


Irina Niculescu
(n. 3, marzo 2023, anno XIII)





Bibliografia / Sitografia

Caretta Paola, studio Orizzonti figurativi e riferimenti culturali nell’opera di Orsola Maddalena Caccia in Artiste nel chiostro. Produzione artistica nei monasteri femminili in età moderna, numero speciale di Memorie Domenicane, 46, 2015, pp. 179-189

Cottino Alberto, studio Metafore dipinte: le nature morte devote di Orsola Maddalena Caccia in Catalogo mostra Orsola Maddalena Caccia, a cura di P. Caretta, D. Magnetti – Miradolo, Savigliano 2012

Le Signore dell’Arte, Storie di donne tra ‘500 e ‘600, Skira 2021, a cura di Annamaria Bava, Gioia Mori e Alain Tapiè

Dizionario biografico degli italiani di G. Romano: http://www.marchesimonferrato.it/2017/02/01/caccia-orsola-maddalena/

Pubblicazione Associazione Guglielmo Caccia: http://www.guglielmocaccia.it/news/libro-le-chiese-di-moncalvo-e-i-capolavori-di-guglielmo-e-orsola-madddalena-caccia/

Antonella Chiodo in Archivi e Storia 21-22 gennaio 2003, Orsola Maddalena Caccia, Note in margine alla vita e alle opere di una monaca pittrice: http://www.guglielmocaccia.it/wp-content/uploads/2018/05/a._chiodo_-_orsola_maddalena_caccia_-_2003.pdf

Start Gallery Chieri, Il Moncalvo e la sua scuola: https://www.startgallerychieri.it/il-moncalvo-e-la-sua-scuola/

 

Mostre Video

Castello di Miradolo – Fondazione Cosso – San Secondo di Pinerolo: https://www.youtube.com/watch?v=80p6scioUyo

Vittorio Sgarbi racconta Maddalena Caccia esposta a Bellaggio: https://www.youtube.com/watch?v=UIvVGVLzREQ