In dialogo con Doina Ene sulle orme di Brukenthal

Nel numero di maggio abbiamo annunciato l’uscita del volume Samuel von Brukenthal e la collezione di arte italiana in Hermannstadt/Sibiu, presso la casa editrice Rediviva di Milano in collaborazione con il Museo Nazionale Brukenthal. 
L’opera tratta la figura del governatore illuminista della Transilvania Samuel von Brukenthal (1721-1803) e la sua vasta collezione lasciata in eredità a Sibiu. La ricerca è centrata sulla collezione di arte italiana e costituisce un lavoro inedito in Italia. Il volume è stato presentato allo Stand della Romania organizzato dall'Istituto Culturale Romeno di Bucarest nell'ambito del Salone Internazionale di Torino. In questa occasione abbiamo intervistato l’autrice, Doina Ene. Critica e storica dell’arte, plurilaureata, Doina è originaria di Constanța, sul Mar Nero. Vive e lavora a Bergamo dal 1999.


Il volume pubblicato con Rediviva riprende la tua tesi di laurea magistrale con il titolo Samuel von Brukenthal e la collezione di arte italiana in Hermanstadt/Sibiu, discussa nel 2019 alla Statale di Milano. Come ti è venuta l'idea di questa ricerca e quali sono state le sfide sul tuo cammino?

Si, è stata la tesi di laurea magistrale in Storia e Critica dell’arte presso l’Università degli Studi di Milano, la Statale, con l’aggiunta di altri due nuovi capitoli. L’idea di portare Brukenthal è scaturita dal desiderio di trattare un argomento legato alla mia terra. Stavo frequentando il IV anno e sostenni un esame di Storia dell’Arte Moderna con il prof. Agosti. Ricordo che dopo l’esame, scoprendo che ero romena, mi chiese delle informazioni sul Museo Nazionale Brukenthal dicendomi che purtroppo in Italia non si avevano informazioni né sulla collezione d’arte italiana né sul collezionista. Un anno più tardi ho pensato quindi di intraprendere questa ricerca sul Museo Nazionale Brukenthal, sostenendo la tesi proprio con il prof. Agosti. Ho preso i vari appuntamenti a Sibiu col Museo, con gli Archivi di Stato di Sibiu, con il Centro di Dialogo e cultura “Casa Teutsch” e i vari studiosi del museo andati in pensione che mi hanno aiutato moltissimo nel ritrovare il materiale in parte non più disponibile. In Italia invece ho collaborato con la Fondazione di Storia dell’Arte Roberto Longhi a Firenze, con il Comando dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e molti altri archivi. È stata una lunga ricerca, effettivamente, perché si è svolta durante tutto il periodo del Covid, dunque è stato molto complicato fare le ricerche e non solo. Nel frattempo, nel 2019, avevo anche vinto il concorso della Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici sempre presso il medesimo Ateneo; il che mi ha fermato completamente nel proseguire il lavoro per questo libro. Ho dovuto accantonare tutto perché la Scuola era con obbligo di frequenza; avevamo superato il concorso solo in quattro storici dell’arte sui trenta che si erano presentati. Oltre alla frequenza obbligatoria ho iniziato a studiare anche un altro argomento, sempre legato alla Storia dei dipinti del Museo Brukenthal.

Hai appena presentato la tua ricerca al Salone del Libro, come è stato ricevuto il tuo volume in Italia?

Essendo molto presto, specialmente trattandosi di un libro specialistico, devo ancora organizzare delle presentazioni in diverse città, compresa la presentazione a Sibiu su invito del Direttore Generale del Museo Nazionale Brukenthal; infatti, oltre all’editore Rediviva il libro è stato pubblicato come co-editore dal Museo stesso. Si tratta di un libro inedito, essendo la prima volta che viene condotta una ricerca in Italia sulla figura di questo collezionista e sulla sua collezione di arte italiana.

Potresti descrivere in breve la collezione di arte italiana che si trova nel Museo Brukenthal?

La Galleria d’arte Europea è la collezione più conosciuta del barone ed è forse anche la più importante collezione di arte barocca dell’Est Europa. Il numero delle opere presenti nella collezione italiana è di circa 220 opere, comunque inferiore rispetto a quello delle altre scuole presenti nella pinacoteca, quelle fiamminga, olandese, tedesca e austriaca, che assommano a oltre 450 pezzi. D’altronde in quell’epoca il reperimento sul mercato di dipinti delle scuole italiane era molto difficoltoso. Facevano parte di collezioni già formate presso le maggiori corti europee o presso i collezionisti dell’aristocrazia. In particolare, la presenza nella collezione di un numero ridotto di opere del Rinascimento italiano era dovuta all’assenza in quegli anni di questo genere sul mercato soprattutto viennese. Sono rappresentate le scuole italiane più importanti, tra le quali la scuola veneta con il numero più alto di opere, seguita da quelle bolognese, lombarda, genovese, fiorentina, romana e infine napoletana. La loro qualità e importanza è elevatissima, così come tra gli autori spiccano nomi di primo livello come Antonello, Tiziano, Lotto, Veronese, Caroto, ecc. Sono tuttavia presenti anche opere dei loro migliori allievi, come Lamberto Sustris e Paris Bordone.

Nella parte finale del tuo volume racconti di eventi particolari legati alla collezione italiana. Ce ne potresti raccontare alcuni?

Nella notte tra il 26 e 27 maggio 1968, il museo subì il più grande e misterioso furto di opere del patrimonio nazionale avvenuto durante tutto il periodo comunista. Il Museo Brukenthal fu derubato di otto dipinti: Ritratto femminile col cagnolino di Rosalba Carriera, Ecce Homo di Tiziano, Uomo con la pipa alla finestra di Frans van Mieris il Vecchio, Ritratto d’uomo con teschio/Autoritratto diAlbrecht Bouts, Morte di Cleopatra di Anton van Dyck, Ritratto maschile di Jörg Breu, Ritratto maschile di Cristoph Amberger e Ritratto maschile con la pelliccia di Anonimo tedesco del XV secolo. I primi quattro dipinti sono stati ritrovati trent’anni dopo negli Stati Uniti d’America, a Miami, e portati in Romania con grande enfasi. Le opere vennero consegnate il 18 luglio del 1998 al presidente dello stato romeno, a quell’epoca Emil Constantinescu, in occasione della sua visita ufficiale a Washington. Furono quindi esposti a Bucarest al Museo Nazionale d’Arte della Romania, e in seguito ricollocati a Brukenthal. Un ulteriore fatto di cronaca che ha sconvolto la vita del Museo avvenne durante la rivoluzione del 1989, quando ancora le diciannove opere più prestigiose di Sibiu si trovavano al Museo di Arte Nazionale di Bucarest. Nel corso della rivolta furono sparati colpi di mitragliatrice e anche di cannone contro l’edificio museale che attraversarono le vetrate e colpirono circa 200 dipinti di varie scuole. Anche altri capolavori provenienti dal Museo Nazionale Brukenthal, come l’Uomo col cappello blu di Jan van Eyck, rischiarono di essere danneggiati dai numerosi proiettili che penetrarono all’interno delle gallerie del Museo. Altre opere furono salvate dai custodi del museo che riuscirono prontamente a rimuoverle dalle pareti e a proteggerle sotto i propri corpi, per poi metterle al sicuro negli interrati del museo.

Da questa ricerca ne è scaturita un'altra, argomento per il Diploma di Scuola di Specializzazione in Beni storico-artistici sempre a Milano. Si tratta del carteggio fra Roberto Longhi e Teodor Ionescu. Ci puoi dire di cosa si tratta?

Come per tutte le ricerche si individua una pista ma a un certo punto se ne aprano molte altre, il che ti obbliga a seguirle e capire quale sia la direzione da seguire. Anche in questo caso ho voluto portare un argomento legato alla mia nazione e così ho continuato con l’attribuzione dei dipinti del Museo Brukenthal. Il materiale riguarda un carteggio inedito tra il più importante storico dell’arte italiano, Roberto Longhi, e Teodor Ionescu direttore della Galleria d’arte europea del Museo Brukenthal, carteggio durato circa dieci anni. È una ricerca che ho condotto questa volta a Firenze presso la Fondazione di Storia dell’Arte Roberto Longhi. Si tratta di una settantina di lettere manoscritte e dattiloscritte oltre alla moltitudine di fotografie custodite nella fototeca della Fondazione stessa. Tutte le lettere sono state da me trascritte e commentate. Oltre al carteggio di Longhi e Ionescu, ho scoperto altri archivi collegati in Italia e con i quali ho iniziato una collaborazione e studiato altro materiale. Spero l’anno prossimo di pubblicare anche questa laboriosa e interessante ricerca.


A cura di Irina Niculescu
(n. 7-8, luglio-agosto 2024, anno XIV)