Francesco Griselini e il «Paese del Banato»

Poiché quest’anno ricorrono il 305° anniversario della nascita dello studioso italiano Francesco Griselini, nonché il 235° anniversario del suo passaggio all’eterno sonno, ho deciso di dedicargli questo modesto studio, comprensivo di dati biobibliografici e una breve presentazione delle sue straordinarie opere sul Banato.
Figlio di un tintore e tessitore di teleria nativo di Schio, Francesco Griselini è nato il 12 agosto 1717, a Venezia, località in cui ha seguito i studi teologici per avviarsi alla carriera ecclesiastica. Ma dopo pochissimo tempo rinuncia a tale carriera dedicandosi agli studi umanisti e alle scienze della natura soddisfacendo quindi la sua straordinaria inclinazione di ricercatore. «Nessun campo delle lettere o delle scienze della natura è rimasto straniero, nessun dettaglio discusso nell’ambito dell’emulazione intellettuale del tempo è stato evitato dal suo spirito perspicace e dalla sua curiosità creativa, caratteristiche della gente di cultura dal secolo delle luci» [1].
I suoi concittadini veneziani apprezzavano la sua erudizione, considerandolo «un’enciclopedia ambulante». Si è affermato molto bene in vari campi, come ad esempio: geografia, cartografia, botanica, zoologia, teoria letteraria, incisione, agronomia, economia, storia, filosofia.
All’età di 23 anni ha debuttato come disegnatore di carte geografiche, facendo una presentazione dettagliata del Mar Adriatico, lavoro seguito poco dopo, nel 1740, dall’elaborazione dei piani di Venezia e delle vicinanze della sua città natale [2]. Il doge Marco Foscarini, il quale apprezza la sua competenza cartografica, gli affida il restauro delle carte geografiche dal secolo XVI, dipinto su tela e collocato nella Sala dello Scudo a Palazzo dei Dogi [3].
Negli anni a seguire assurge a notorietà con la pubblicazione di certi lavori, audaci per quel periodo, come ad esempio uno studio sull’elettricità. Ma si afferma particolarmente con la pubblicazione di certi studi nei campi della botanica, della zoologia, della paleontologia [4] e della geografia [5].
Lo storico Alexander Krischan [6] sottolinea che Griselini ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo della stampa letteraria e scientifica italiana, e in questo senso il suo apporto segna il culmine dell’evoluzione del giornalismo in Italia. Nella premessa citata Costin Feneșan ritiene che: «nell’arco di solo tre anni, ha contribuito decisivamente alla fondazione simultanea di tre riviste letterarie nella sua città natale: “Giornale della generale letteratura d’Europa e principalmente dell’Italia” (3 libri, 1766-1767), “Il Corriere Letterario” (3 libri, 1767-1768) e“Magazzino italiano” (2 libri, 1767-1768)». È stato il primo editore e redattore della famosa rivista «Giornale d’Italia spettante alla scienza naturale e principalmente all’agricoltura, alle arti ed al commercio» (libri I-XII, 1760-1776) [7].
Con la pubblicazione del «Giornale d’Italia…», Francesco Griselini – stabilitosi nel periodo 1774-1777 nel Banato Timișano – ha sottolineato vari dettagli che hanno attirato la sua attenzione in questo territorio romeno, al centro delle ricerche. I suoi articoli (pubblicati sotto forma di lettere nel «Giornale d’Italia» e «Nuovo Giornale d’Italia» [tra gli anni 1774-1779]) hanno costituito il materiale che sta alla base dell’elaborazione dell’edizione italiana della monografia del Banato. Ma, prima di fare una breve presentazione di questo lavoro ricordiamo altri dettagli importanti dell’attività şcientifica di Griselini per poter avere un’immagine concludente sul suo complesso profilo di ricercatore erudito. Come editore di riviste si è fatto notare anche con la pubblicazione, sotto la sua guida, delle pubblicazioni mediche «Gazzetta Medica d’oltremonti» (1762-1763) e del famoso «Giornale di Medicina»(1763-1776, 1776).
Si ritiene che, nel campo dell’agronomia, Griselini abbia realizzato studi fondamentali, dedicati particolarmente alla cultura del riso, del gelso e a nuovi problemi – in quel tempo – concernenti l’economia agraria. Una gran fama hanno avuto all’epoca tre lavori sull’opera di Fra Paolo Sarpi, noto umanista italiano del XVI secolo. La sua visione culturale enciclopedica è evidente anche nei cinque volumi del Dizionario delle arti de mestieri, delle fabbriche e delle manifatture, opera eccezionale, continuata da Marco Fossadoni (18 volumi, Venezia, 1768-1778). Nel campo letterario si è affermato con lo studio Della commedia italiana e delle sue regole ed attinenze considerate in riflesso al secolo nostro (Venezia, 1752). Influenzato dai suoi amici, Goldoni e Molière, ha scritto alcune commedie, le quali però non sono rilevanti artisticamente.
L’eccezionale attività scientifica di Griselini – particolarmente gli studi nel settore dell’agronomia e dell’economia agraria – lo ha fatto affermare nel mondo degli scienziati del suo tempo che, apprezzandolo, gli ha conferito vari premi; è stato eletto membro di più accademie e società di scienza: la Società Economica di Berna, la Società Regale di Scienze di Londra, la Società Regale di Lyon, l’Accademia dell’Istituto di Scienze di Bologna, la Società di Agricoltura di Gorizia e Lubiana, la Società di Olmutz (l’odierna Olomouc, Repubblica Ceca), l’Accademia dei Geografici (Accademia di Agricoltura) di Firenze, l’Accademia di Storia delle Scienze della Natura di Cortona, Mantova e Roma, l’Accademia Enciclopedica di Pistoia, la Società di Milano per la promozione dell’Agricoltura e delle Arti, delle Manifatture e del Commercio (è stato segretario della stessa) e altre. È interessante menzionare che in segno d’apprezzamento nel mondo scientifico del suo tempo, nel 1776, a una pianta ornamentale, nativa d’America di Sud, è stata dato il nome di Griselinia [8].

Francesco Griselini è partito per il Banato (paese sotto il governo austro-ungarico) il 24 agosto 1774, passando per Monfalcone, Trieste – dove lo aspettava il barone Giuseppe di Brigido (1733-1817), il nuovo presidente (governatore civile) dell’Amministrazione del Banato (funzione svolta tra il 1774 e il 1778) –, Lubiana, Varaždin, Kanjiža, Pécs, Osijek, Petrovaradin, Novi Sad, Bečej e Kikinda. Insieme al suo protettore, Giuseppe di Brigido, nella notte del 21/22 settembre 1774, è arrivato a Timișoara. Costin Feneșan scrive: «Il viaggio da Venezia a Timișoara (12 giorni effettivi di viaggio e 21 giorni di fermata) è riportato da Griselini – in forma di lettera – nell’edizione italiana della monografia del Banato (Le lettere I-VIII). In un’altra lettera sono descritte la città e la fortezza di Timișoara (Lettera IX). Questa parte dell’edizione italiana non è stata inclusa nella traduzione tedesca della monografia» [9].
In poco tempo, le ricerche di Griselini nel Banato si sono concretizzate in studi approfonditi concernenti l’antichità romana e la storia naturale locale, lavori che sono stati pubblicati nel periodo 1776-1779 nel «Giornale d’Italia...» e nel «Nuovo Giornale d’Italia». Lo affascinavano le realtà di questo paese e avrebbe voluto approfondire le ricerche degli stessi, ma a causa di obblighi indifferibili è dovuto ritornare più presto in Italia. La ragione principale è stato il fatto che nel dicembre del 1776 è stato nominato segretario della Società Patriottica di Milano ed è stato chiamato a prendere il nuovo carico. Probabilmente alla fine del gennaio 1777, ha lasciato il Banato. È sicuro che all’inizio di marzo dello stesso anno, Griselini era a Venezia, dove è stato accolto in udienza dall’Imperatrice Maria Teresa, alla quale ha dedicato poi l’edizione italiana della monografia del Banato.
Dopo tre anni d’attività a Milano, Griselini si è pensionato, e nella seconda metà del 1787 è deceduto, in seguito a una malattia mentale. Dopo un tempo relativamente breve in Italia è quindi scomparso, ma è rimasta la fama dello scienziato, autore di quasi cento lavori, con meriti scientifici insigni al tempo della loro pubblicazione.
Nel «Giornale d’Italia» il tipografo di Timișoara, Joseph Matthaus Heimerl, ha pubblicato un annuncio – quando Griselini si trovava a Timișoara – secondo cui sarebbe stata stampata la sua opera sul Banato, scritta in italiano [10]. Ma per vari motivi l’opera di Griselini non è stata stampata a Timișoara, ma a Milano, nel 1780, con il titolo Lettere odeporiche ove i suoi viaggi e le sue osservazioni spettanti alla storia naturale, ai costumi di vari popoli e altri interessanti oggetti si descrivono, giuntevi parecchie memorie dello stesso autore, che riguardano le scienze e le arie utili tomo I (Milano, 1780), X+VI1I+330 p.+ 12 pl. Il volume II non è più uscito.
Si suppone che una copia del manoscritto in italiano sia stata data dall’autore a lgnaz von Bom, in occasione del suo passaggio a Vienna, quando tornava dal Banato a Milano. La traduzione in tedesco in due edizioni negli anni 1779 e 1780 dimostra che questo lavoro era molto ricercato all’epoca. Ma le sue traduzioni in romeno [11] e serbo [12] mostrano che l’interesse per quest’opera si è manifestato anche più tardi fin quasi nella nostra epoca.



Copertina I della prima edizione critica in romeno
dell'opera di Francesco Griselini (a cura di Costin Feneșan)



Costin Feneşan, l’ultimo traduttore, dal tedesco al romeno, di questo lavoro sottolinea «anche l’interesse mostrato dalla pubblicistica [13] e dalla ricerca di specialità [14] per vari aspetti della scrittura griseliniena» [15]. In conformità all’originale tedesco del lavoro di Griselini, la struttura della versione romena, publicata nel 1984, è la seguente:

PARTE PRIMA. Storia politica del Banato Timișano. I moravi e i costumi dei popoli viventi in questo paese. Le antichità che sono ancora qui e nei paesi ravvicinati tanto dal tempo dei romani quanto dal tempo dei barbari. I lettera, indirizzata all’onorato conte, Giovanni de Soro [16], generale-maggiore cesareo regale, comandante della città e della fortezza Timișoara e cavaliere dell’alto Ordine militare Maria-Theresia ecc. Comprende la storia del Banato dal tempo in cui era provincia romana, una parte di «Dacia Ripensis», fino al 1456 dopo Cristo. II lettera, indirizzata allo stesso signore generale maggiore. La continuazione della storia politica del Banato fino all’anno 1553. III lettera, indirizzata allo stesso signore generale maggiore. La continuazione della storia politica del Banato fino al 1695. IV lettera, indirizzata allo stesso signore generale maggiore. La continuazione della storia politica del Banato fino al 1716. V lettera, indirizzata a Sua Eccellenza, signor conte Giacomo de Durazzo [17], comandante dell’ordine regale di Santo Stefano, mandato dalle loro Maestà Apostoliche Imperiali e Regali presso la Serenissima Repubblica Venezia. Le cose più memorabili che avvennero nel Banato dalla conquista [18] fino al 1776, il modo in cui questa provincia si alzò man mano sotto il glorioso scettro austriaco [19] all’attuale situazione, più felice, tanto dal punto di vista materiale quanto dal punto di vista dei moravi. VI lettera, indirizzata al molto onorato barone Joseph de Sparges [20], cavaliere dell’Ordine di Santo Stefano, consigliere aulico delle loro Maestà Imperiali e Regali referente del dipartimento degli affari italiani. La popolazione del Banato, il numero dei paesi così come si vede dalla carta topografica allegata, le nazionalità che vivono nel Banato. Qui c’è l’inizio della storia degli zingari, i cosiddetti nuovi concittadini del Banato: le occupazioni, i moravi e l’origine degli stessi. VII lettera, indirizzata a Sua Eccellenza, molto onorato barone Pompei de Brigido [21], signore de Bresoviza e Marenfels, delle Loro Maestà Imperiali e Regali, usuraio, consigliere intimo e presidente dell’Amministrazione del Paese nel Banato Timișano. Sui romeni che vivono nel Banato. VIII lettera, indirizzata all’insegnato signore abate Girolamo Tiraboschi [22] bibliotecario del duca di Modena. Sulla lingua romena; la sua parentela con quella italiana e con altre, che erano formate dal latino volgare. IX lettera, indirizzata a Sua Eccellenza, molto onorato conte dell’Impero e signore Carlo de Firmian [23], signore de Vronmetz, Meggel e Leopoldskron, Cavaliere dell’alto ordine del Toson d’Oro delle Loro Maestà Cesareo Regali consigliere intimo, grande generale delle poste d’Italia, vice governatore dei ducati Mantova e Sabionetta ecc, ministro plenipotenziario presso Lombarda austriaca. Sui vestigi delle antichità romane e barbare che si trovano ancora nel Banato Timișano, e una parte sono state portate in altri posti, nonché su quelli trovati sul lato destro del Danubio, nella vicina Serbia.

PARTE SECONDA. La storia naturale del Banato. La costituzione della pianura. Le montagne con minerali e le loro fossili. Le acque termali e le fonti da varie parti specialmente Băi Herculane vicino Mehadia. I lettera, indirizzata al famoso signore abate Domenico Lazzaro Spallanzani [24], membro delle accademie regali di Londra e Berlino, nonché delle altre società scientifiche, professore di Storia naturale presso l’Università cesareo regale di Pavia. Sulla costituzione fisica della pianura. Natura del suolo. Le fonti e i fiume che lo attraversano. Le paludi e le acque ferme. II lettera, indirizzata allo stesso signore abate. Introduzione alla storia naturale più dettagliata delle montagne, delle colline e delle risorse naturali del Banato. Il collocamento stesso delle montagne, il legame tra di essi; valli tra le montagne, maggiori o minori. I fiumi che scorrono attraverso le montagne o che vi sgorgano. Le foreste che coprono le valli e le montagne. Le cime più alte. Caverne profonde, di cui due, le più speciali e rimarcabili, sono descritte in dettaglio. III lettera, indirizzata allo stesso signore abate. La divisione generale dei monti del Banato in tre categorie, in ciò che riguarda il posto con le caratteristiche dei materiali di cui si compongono. I prodotti dei tre regni naturali: prima i minerali, poi gli animali e le piante che si trovano nelle montagne con risorse minerarie o nelle due montagne speciali della seconda categoria. IV lettera, indirizzata allo stesso signore abate. Rapida descrizione delle più importanti ipotesi elaborate fino al presente per spiegare la costituzione fisica della crosta terrestre. L’applicazione degli studi menzionati, nonché altri, a una piccola parte di questa superficie in cui sono comprese le montagne e le pianure del Banato. Si dimostra che la loro forma attuale è dovuta alle acque del mare che avevano coperto questi paesi per molto tempo. V lettera, indirizzata allo stesso signore abate. La descrizione dettagliata delle varie specie di fossili e corpi organici del regno vegetale e animale che si trovano tanto all’interno quanto sulla superficie calcarea delle montagne e delle coline del Banato. VI lettera, indirizzata allo stesso signore abate. La storia minerale delle montagne del Banato della prima specie della seconda categoria. Si inizia dalla catena delle montagne a Oravița: minerali estratti qui, nonché altre curiosità relative agli stessi. VII lettera, indirizzata allo stesso signore abate. Il viaggio da Oravița a Dognecea. Il collocamento di questa città mineraria. Le montagne con le risorse minerarie trovate in questo distretto. Il nome e le caratteristiche delle miniere locali. La descrizione dettagliata della famosa miniera di Simion e Juda. Produzione annua. Varie rarità di campioni minerari che si trovano qui. Il viaggio da Bocșa e le ferriere di Resița. Lavori svolgenti in quella città. L’acciaio ottenuto dal fero di la. Il valico sulla montagna alta Farliug, per il ritorno a Timișoara passando per Lugoj. VIII  lettera, indirizzata allo stesso signore abate. Il viaggio sul Danubio a [Nuova] Moldova. Il collocamento di questa città e del distretto fino a Bosneac o Nuova Moldova, località dietro cui si trovano le montagne con risorse minerarie di questo distretto. I resti delle antiche miniere romane. Il nome delle montagne e delle miniere in sfruttamento; la produzione annua di rame, specie di minerali belli e rimarcabili che si trovano qui. Le miniere di piombo. IX lettera, indirizzata allo stesso signore abate. Il distretto minerario di Sasca. La struttura interna delle montagne. Prodotti minerali e le curiosità naturali degli stessi. X lettera, indirizzata allo stesso signore abate. Su un'altra miniera di piombo e rame trovata al di fuori dei limiti dei quattro distretti minerari. Le pepite d’oro che gli zingari raccolgono dalla sabbia dei vari fiumi, nonché dalla terra di ripieno in certe regioni del Banato. Le osservazioni dei signori Koczian e Dembscher sui detti problemi. Usi dei prodotti minerari nel Banato, tenendo conto del fatto che con l’utilizzo delle risorse del suolo come rame, piombo, ferro e argento si dà lavoro a una buona parte degli abitanti e si mette in circolazione una importante quantità di denaro. XI lettera, indirizzata allo stesso signore abate. Presentazione generale delle acque minerali site nel Banato. Descrizione dettagliata delle terme di Mehadia o delle famose fonti curative, note nell’antichità con il nome di ‘bagni di Ercole’. XII lettera, indirizzata al signore Gianantonio Scopoli [25], professore pubblico di botanica presso l’alta scuola cesarea regale di Pavia. Su un insetto nocivo, chiamato «musca columbaca», che produce danni ai bovini, agli ovini, ai suini e ai cavalli di Serbia, del Banato Timișano e della parte ovest della Valacchia [26].

Ciò che ha significato il Banato per Griselini, nonché il fatto che lui ha aperto la strada nella storiografia di questo paese, risulta dalle sue precisazioni nella Premessa del suo lavoro: «L’Europa conta ancora molti paesi inesplorati, la cui vera descrizione, fondata sul discernimento, potrebbe servire allo scienziato come svago, offrendo soddisfazione a ogni persona desiderosa di conoscenze, e dovrebbe interessare – per l’utilità generale dei problemi – anche a coloro che detengono cariche più alte [27]. Tra questi paesi si trova pure il Banato Timișano, una provincia importante, il cui territorio confina a est con la Transilvania e la Valacchia o per meglio dire con il Banato un tempo sotto controllo del Severino, ora sotto il dominio turco; a nord e a ovest è delimitato dall’Ungheria Inferiore e dalla Slavonia, e a est dalla Serbia. Sulla situazione di questa provincia, sia nell’antichità che in epoca moderna, disponiamo solo di sparse notizie pervenuteci da alcuni geografi e rintracciabili in alcuni libri ungheresi di storia, da cui si possono acquisire poche conoscenze. In altre parole, ci manca una Storia coesa che racconti il susseguirsi degli eventi accaduti in questo paese per un così lungo periodo di tempo, finché gli eserciti vittoriosi della gloriosa casa regnante lo liberarono [28], all’inizio di questo secolo, dalla dominazione turca di cui sopportò il peso per 164 anni» [29].
Da italiano, Griselini ha sentito la soddisfazione di sottolineare che questa provincia è stata sotto dominazione romana, che i romeni sono gli eredi di una «colonia latina»: «Anche l’Europa scienziata sa ancora poco che nel territorio di Banat e le sue vicinanze (nel territorio dell’etnogenesi del popolo romeno – n.n. T.C.) si trovano non pochi vestigi della grandezza romana, che nella terra di qui si portano alla luce spesso medaglie e monete dal tempo di inizio, metà e finale dell’Imperio (romano – n.n. T.C), che, finalmente, una parte dei suoi abitanti i romeni sono eredi di una colonia latina e spostata li quanto l’Imperatore Nerva Traian [che regnò tra il 98 e il 117 d.Cr.] conquistava questo paese insieme alle altre parti della vecchia Dacia»[30].
Prima della pubblicazione dei lavori storiografici sul Banato, appartenenti ai ricercatori romeni, il lavoro di Griselini resta la storia più obiettiva di questa provincia, tanto da costituire una fonte di documentazione valida relativa a questo paese romeno.
Inoltre questa monografia, insieme al lavoro di Johann Jakob Ehrler, Das Banat von Ursprung bis Jetso (1774) [31], è importante anche per l’etnografia romena, perché offre ricche informazioni etnologiche di quell’epoca.
Infine, ma non meno importante, va ricordato che il saggio Storia politica e naturale... fu «ricevuto abbastanza rapidamente nei circoli degli intellettuali romeni in formazione» [32], dell’epoca, l’arciprete romeno e studioso del Banato «Nicolae Stoica de Hațeg (1755 -1833), autore della nota Cronaca del Banato, facendo pieno uso del libro di Griselini, che occupa un posto d’onore nella sua biblioteca» [33]. Infatti, «l’interesse dei romeni del Banato per la monografia griseliniana è sempre rimasto vivo, anche prima della sua prima traduzione in romeno, perché, infatti, l’opera del polistorico italiano ha incontrato, anche dopo un secolo di pubblicazione, tutte le qualità che lo consigliava non solo al ricercatore esperto, ma soprattutto a tutti coloro che sono interessati al passato del Banato e dei suoi abitanti» [34].




Il ritratto dello studioso italiano all'età di 64 anni (realizzato nel 1781),
incisione conservata al Museo Correr di Venezia e riprodotto da Alexander Krischan





Medaglione raffigurante Francesco Griselini
(particolare sulla facciata del Teatro Jacquard di Schio)



Tiberiu Ciobanu
(n. 9, settembre 2022, anno XII)




NOTE

[1] Costin Feneşan, Prefazione a Una prova di storia politica e naturale del Banato Timișano, Casa Editrice Facla, Timișoara 1984, p. 6. L’autore della premessa menziona che le informazioni principali sulla vita e l’attività di questo scienziato hanno avuto «il più completo studio bio-bibliografico consacrato a Griselini» (fino alla sua edizione critica nel 1984), appartenente a Alexander Krischan, Franz Griselini - ester Historiograph des Banats. Von Venedignach Temeswar anno 1774, in Deutsche Forschungen in Ungarn, anno 8 (1943), Budapest-München, 1980, p. 127- 186.
[2]   Costin Feneşan, op. cit., p. 6; Alexander Krischan, op. cit., p.130.
[3]   Alexander Krischan, op. cit., p. 131 e seguenti (cf. Costin Feneşan, op. cit., p. 6).
[4] Concernente gli studi di questi campi, Costin Feneşan cita Giovanni Battista de Toni con il lavoro Francesco Griselini, Viaggiatore e naturalista veneziano del secolo XVIII, in «Archivio di storia della scienza», volume I (1919-1920), n. 1, Roma, 1920, p. 1-27.
[5] Per gli studi di Griselini nel campo della geografia, Costin Feneşan rimanda al lavoro di Adriano Augusto Michielo, I lavori geografici di Francesco Griselini, in «Rivista di Venezia», anno 13, Venezia, 1934, p. 45-50.
[6]Alexander Krischan, op. cit., p. 136.
[7] Costin Feneşan, op. cit., p. 6-7.
[8] Alexander Krischan, op. cit., p. 150.
[9] Costin Feneşan, op. cit., p. 10.
[10] Giuseppe Matteo Heimerl, Prospetto del «Saggio di Storia Civile e Naturale del Banato di Temeswar» scritto in italiano dai Signor Francesco Griselini, nel «Nuovo Giornale d'Italia», anno I, Venezia, 1777, p. 173-174, cf. Costin Feneşan, op. cit., p. 12.
[11] La prima traduzione – parziale – del testo tedesco in romeno è dell’arciprete di Timișoara Melentie Drăghici (1814-1891), pubblicata, per la prima volta, nel giornale «Luminatorul» di Timișoara (anno I, no. 17-21, no. 46-50, n. 52-65, 1880; anno II, n. 56-58, 1881) sotto il titolo Descrizione del Banato di Griselini. Traduzione in estratto, poi in volume Descrizione del Banato di Griselini, tradotta da Melentie Drăghici, Timișoara, 1882, 102 p. Melentie Drăghici voleva che il lavoro di Griselini, nella seconda parte del secolo XIX, «rispondesse alla necessità di combattere con argomentazioni ben fondate le opinioni ostili, non scientifiche (di alcuni oppositori stranieri), in merito alla romanità dei romeni, alla latinità della loro lingua e alla loro continuità nella terra dei loro avi. (cf. Costin Feneşan, op. cit., p. 13). Sotto l’egida dell’Associazione Culturale del Banato, nel 1926, a Bucarest, è apparsa la prima traduzione integrale in romeno di questo lavoro, intitolata Storia del Banato Timișano di Francesco Griselini. Traduzione dal tedescodi Nicolae Bolocan. Questi aveva pubblicato, poco tempo prima, la traduzione del prologo dell’opera di Griselini, intitolata Rapporto introduttivo sulla storia del Banato Timișano di Francesco Griselini. Traduzione, ed è pubblicata in «Gemina» (Bollettino del Museo del Banato Timișano), anno I, Timișoara, 1923, p. 57-60. Un’edizione critica della monografia in causa è apparsa oltre un secolo fa: Francesco Griselini, Prova di Storia politica e naturale del Banato Timișano [Prefazione, traduzione e note di Costin Feneşan], Casa Editrice Facla, Timișoara, 1984.
[12] Istoricesko opisanie Banata po Grizelinu, in «Banatski Almanah», anno I (Timișoara, 1827), p. 84-104, anno II (Timișoara, 1828), p. 95-127, anno III (Timișoara, 1829), p. 95-127 (si tratta della presentazione degli eventi fino al 1456. Dall’uscita del libro, si è interrotta anche la pubblicazione della serie della traduzione in serbo. Costin Feneşan menziona (op. cit., p. 13) che: «Il testo apparso in ‘Banatski Almanah’ è stato ripubblicato più tardi in ‘Tamisvarski Kalendar’», II (Timișoara, 1854), p. 1-23, IV (Timișoara, 1857), p. 1-39, V (Timișoara, 1858), p. 1-39, con integrazioni agli eventi tra gli anni 1716 şi 1777».
[13] Sever Secula, Descrizione del Banato a opera di Griselini, in «La Chiesa e la Scuola», anno XXXIII, n. 46, Arad, 1909, p. 2; Idem, Il Banato e gli abitanti del Banato visti da un straniero, in «Banatul». Rivista di cultura, anno 1, n. 8-9, Timișoara, 1926, p. 11-16; N. Grivu, Uno scienziato del secolo XVIII sui Valacchi del Banato, in «Vestul», anno XI, n. 2411, Timișoara, di 24 Agosto 1940, p. 1-2, e in «Voința Banatului», anno XX, n. 36, Timișoara, di 1 Settembre 1940, p. 1-2; L. Böhm, Erinnerung an Franz Griselini, in «Temeswarer Zeitung», anno XIX, n. 173, Timișoara, 31 luglio 1870, p. 1; N. Hubert, Ein Gelehrter sicht das Banat, in «Banater Deutsche Zeitung», anno XXII, n. 207, Timișoara, 13 Settembre 1940, p. 2-4; F. Libhard, Griselini – Der erste wissenschaftliche Erforscher des Banats, nel volume Banater Mosaik. Beitrage zur Kulturgeschichte, volume I, Bucarest, 1976, p. 235-245; E. Jakabffy, Grof Soro és Griselini, in «Krasso-Szorenyi Lapok», anno LIX, n. 98, Lugoj, 24 Dicembre 1937, p. 4-5, e nel rapporto «Temesvari Hirlap», XXXV, n. 292, Timișoara, 25 Dicembre 1937, p. 23; Idem, Az elszalasztott Griselini, in «Deli Hirlap», anno XIX, n. 297, Timișoara, 24 Dicembre 1943, p. 3.
[14] I(oachim) M(iloia), Timișoara vista da Francesco Griselini nel 1774, in «Analele Banatului», anno I. Fascicolo 1, Timișoara, 1928, p. 65-74 (presentazione delle informazioni della Lettera IX dell’edizione italiana non compresa nella versione tedesca); V. Brate, Informazioni medico-storiche e di etnografia medica di «Storia del Banato Timișano» di Griselini, Cluj, 1935 (dissertazione nella Biblioteca dell’Istituto di Medicina e Farmacologia di Cluj Napoca). E. Coşeriu, Griselini, das Rumänische und das Vulgärlatein, nel volume Stimmen der România. Festschrifi fur W. Theodor Elwert zum 70. Gehurtstag, in Wiesbaden, 1980, p. 537-549. P. Oallde, Francesco Griselini sul romeno, in «Limba română», anno XXXII, n. 1, București, 1983.
[15] Costin Feneșan, op. cit., p. 14.
[16] Giovanni de Soro (1730-1809), italiano, per lungo tempo condannato nella fortezza e nella città di Timișoara (tra 1767-1791).
[17] Giacomo de Durazzo (1717-1794), mandato imperiale presso la Repubblica di Venezia, che ha contribuito di più al collegamento dei legami tra Griselini e Giuseppe di Brigido, il protettore dell’insegnamento italiano durante la sua permanenza nel Banato (cf. Costin Feneşan, op. cit., p. 15).
[18] Conquista da parte degli austriaci nell’anno 1716.
[19] Costin Feneşan sottolinea che «il lavoro di Griselini è attraversato da una parte all’altra da accenti panegirici, atti a glorificare la corte imperiale» viennese (Francesco Griselini, Prefazione all’opera Prova di storia politica e naturale del Banato Timișano [edizione critica curata da Costin Feneșan], Casa Editrice Facla, Timișoara, 1984, p. 22).
[20] Joseph de Sparges (1725-1791), consigliere aulico ed esperto nei problemi italiani ma nello stesso tempo storico e animatore dell’insegnamento superiore in Lombardia (de.wikipedia.org/wiki/Joseph_von_Sperges).
[21] Pompei de Brigido (1729-1811) che ha seguito suo fratello Giuseppe Brigido, nella carica di presidente (governatore civile) dell’Amministrazione del Banato, funzione tenuta negli anni 1778-1779 (de.wikipedia.org/wiki/Pompejus_Brigido_von_Bresowitz).
[22] Girolamo Tiraboschi (1731-1794), noto linguista e autore di una monumentale storia della letteratura italiana in 16 volumi (it.wikipedia.org/wiki/Girolamo_Tiraboschi).
[23] Carlo Giuseppe de Firmian (1716-1782) fu un nobile e politico austriaco che visse dal 1716 al 1782 e prestò servizio come Ministro Plenipotenziario della Corte di Vienna nella Lombardia asburgica, essendo un abile diplomatico appassionato ricercatore dei vestigi archeologici (en.wikipedia.org/wiki/Karl_Joseph_von_Firmian).
[24] Lazzaro Spallanzani (1729-1799), erudito fisiologo e fisico, tra i suoi lavori figura un’interessante descrizione della terra romena, in seguito a un viaggio, nell’anno 1785, in questo territorio (ro.wikipedia.org/wiki/Lazzaro_Spallanzani).
[25] Gianantonio Scopoli (1723-1788) botanico prestigioso, professore presso l’Università di Pavia, a cui Griselini ha donato la collezione di minerali e fossili raccolti da lui nel Banato (en.wikipedia.org/wiki/Giovanni_Antonio_Scopoli).
[26] Francesco Griselini, op. cit., p. 27-322. Per questa lettera Griselini annota: «Scritta a Timișoara il 18 gennaio 1777» (Ibid., p. 316).
[27] Così come è successo con le sue ricerche sul Banato, che sono state appoggiate dal barone Giuseppe de Brigido, nominato, nel mese maggio dell’anno 1774, presidente dell’Amministrazione del Banato e dal conte Giovanni de Soro, comandante della fortezza e della città Timișoara. La stessa Imperatrice Maria Teresa, a cui Griselini ha dedicato il lavoro sul Banato in italiano, ha apprezzato le ricerche dell’insegnamento italiano nella provincia che apparteneva alla monarchia asburgica. Il ricercatore ha ricevuto, da parte dell’imperatrice, una ricompensa di 400 fiorini, con la promessa di un nuovo sostegno finanziario, con il quale l’autore aveva intenzione di pubblicare il volume II del lavoro (Costin Feneşan, op. cit., p. 12; Giovanni Battista de Toni, op. cit., p. 11).
[28] Vedi la nota 19, alla quale aggiungiamo l’integrazione di Costin Feneşan: "Monografia polistoro italiano – come a tutte le scritture dal secolo XVIII dovute a certi serventi di affidamento della monarchia absburgica – calcola la campagna (austriaca) anti-turca di rilascio di certi territori trovati sotto la dominazione dell’Impero turco. Nel caso del Banato si tratta solo del cambio del padrone, e non un rilascio, il posto delle autorità turche essendo preso dall’amministrazione absburgica, molto più rigorosa in tutti i casi" (Francesco Griselini, Prefazione, în op. cit., p. 22).
[29] Ibid..
[30] Ibid, p. 23.
[31] Johann Jakob Ehler, Il Banato dalle origine fino a oggi (1774). Das Banat vom Ursprung bis jetso. Edizione bilingue a cura di Costin Feneşan e Volker Wollman, Casa Editrice Ovest, Timișoara, 2000. Il lavoro di J. J. Ehler è rimasto nel manoscritto fino l’anno 1982, quando è apparso presso la Casa Editrice Facla di Timișoara, in traduzione romena di Costin Feneşan.
[32] Damaschin Mioc, nello studio introduttivo a Nicolae Stoica de Hațeg, Cronaca del Banato, 2a edizione, Casa editrice Facla, Timișoara, 1981, pp. 36-37; Costin Feneşan, op. cit., p. 14.
[33] Ibid; Dimitrie Cioloca, Biblioteca dell'arciprete di Mehadia Nicolae Stoica de Hațeg nel 1821, in «Altare del Banato», anno II, no. 11-12, Timișoara, 1945, pp. 346-354.
[34] Costin Feneşan, op. cit., p. 14.