Il Battesimo di Cristo in alcune pitture italiane dal Trecento al Seicento

Gesù Cristo: «Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo,
ma chi non crederà sarà condannato». [1]


L'episodio del Battesimo di Gesù Cristo nel Giordano nel racconto degli evangelisti

Secondo i racconti evangelici e la tradizione cristiana, intorno all’età di trent’anni [2] Gesù lasciò la casa di famiglia a Nazaret, dove era cresciuto «in sapienza e grazia davanti a Dio e agli uomini», per iniziare la sua ‘vita pubblica’. Il primo atto di questa è proprio il Battesimo che avvenne nel Giordano per opera di Giovanni il Battista, figlio di Zaccaria ed Elisabetta, cugini di Gesù, così come viene narrato da Marco e dagli altri due evangelisti: Marco [3]: «In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”».
Tutte le narrazioni concordano su molti particolari di questo episodio, presentato come una vera e propria ‘manifestazione’ (epifania) di Cristo, un riconoscimento della sua natura divina, di Figlio di Dio. Secondo la Bibbia, dopo il Battesimo, Gesù pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano e si ritirò nel deserto per quaranta giorni in meditazione, prima di iniziare la sua vita pubblica, in Galilea. [4] D’allora, questo rito sacramentale (il primo dei sette), che consiste nell’infusione o nell’aspersione dell’acqua nella Chiesa Occidentale e nell’immersione nell’acqua, nella Chiesa Orientale dei cristiani, è accompagnato dalla formula trinitaria: «Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo» pronunciata dal sacerdote quando rende cristiano il bambino o l’adulto che sarà perdonato dal peccato originale dell’uomo. Con la cerimonia del battesimo si dà anche il nome al nuovo fedele. In Occidente, il battesimo rappresentò nei primi secoli la registrazione ufficiale delle nascite dei bambini negli archivi parrocchiali. Abbandonata in seguito, questa pratica fu ripresa dal XV secolo, divenendo legge con il Concilio di Trento. [5]

Il Battesimo di Gesù nell'iconografia cristiana


Nell’iconografia cristiana il Battesimo di Gesù nel fiume Giordano è stato trattato in tutte le arti e anche in diversi film sulla vita di Cristo. Nelle arti figurative e in particolar modo nella pittura fu un argomento prediletto per gli artisti di tutti i tempi e in stili e maniere diversi, in cui le figure di Gesù e di San Giovanni Battista sono state presentate da sole o con angeli, santi o altri personaggi accanto; la scena si svolge all’aria aperta. Inizialmente Gesù era raffigurato immerso nell’acqua, poi fu presentato seminudo, con il Battista che gli versava dell’acqua sulla testa.

Giotto

L’affresco di Giotto [6] che rappresenta il Battesimo di Cristo fa parte del ciclo della Cappella degli Scrovegni a Padova. La scena è compresa nelle Storie di Gesù del registro centrale superiore, nella parete sinistra guardando verso l'altare.

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Giotto, Il Battesimo di Cristo, 1303-1305, affresco, 200x185 cm,
Padova, Cappella degli Scrovegni


Gesù, al centro della scena, immerso fino a metà del busto nel Giordano, riceve il battesimo da Giovanni Battista che si trova su una rupe. Dietro di lui, un santo anziano e un giovane senza aureola, aspettano di essere battezzati. Dall'altra parte quattro angeli tengono i vestiti di Cristo, già pronti a ricoprirlo quando uscirà dall’acqua. In alto, in un'esplosione di luce, Dio Padre, con un libro nella mano sinistra, si sporge per benedire con la destra Suo Figlio. Le rocce dello sfondo, a forma di V lasciano aperto uno spazio propizio per attirare l'attenzione dello spettatore verso il fulcro centrale della scena. Impressionano per chiarezza i volti di Cristo e del Battista, come anche quelli dei due discepoli dietro di lui. L’acqua che copre solo Cristo e non gli altri presenti è un elemento stilistico della tradizione iconografica medievale, per non mostrare il Cristo completamente nudo. L’armonia cromatica (il blu del cielo nel centro dei dolci colori tenui dei vestiti e degli asciugamani, inquadrati tra le chiare rocce) sono gli elementi che impressionano gli spettatori come in tutte le pitture di Giotto.
L’importanza di Giotto, nell’arte, non solo gotica, è paragonata«per la creazione delle grandi strutture culturali del mondo occidentale, a quella di Dante Alighieri per la letteratura». [7]



PIERO DELLA FRANCESCA


Piero della Francesca, Il Battesimo di Cristo, 1445,
tempera su tavola, 167x116 cm, National Gallery, Londra


L’approfondita conoscenza dell’arte fiorentina dei primi decenni del Quattrocento – «il limpido e rigoroso ordine compositivo, l’alta luminosità dei colori, le nitide strutture spaziali delle opere di Beato Angelico e di Domenico Veneziano» [8] – hanno fatto di Piero della Francesca uno dei migliori rappresentanti dell’arte umanistica e prerinascimentale. L'abbazia camaldolese di Sansepolcro, città natale e residenza del pittore, ha commissionato la scena del Battesimo all’artista per la Pala d'altare [9]. A forma di un rettangolo con un semicerchio sovrapposto a esso, il pittore ha voluto darle in questo modo una struttura geometrica molto precisa e proporzionale. La composizione della scena è perfettamente equilibrata, con le figure inserite in modo simmetrico. Per esempio, a San Giovanni Battista corrisponde un albero, e alle tre figure alate un uomo che si prepara a entrare nell’acqua. Al centro si trovano Cristo, con i piedi immersi nel Giordano e San Giovanni Battista che lo sta battezzando mentre alla sua destra c'è un albero (simbolo forse della nuova vita cristiana) dietro il quale stanno tre angeli che si tengono per mano (simbolo della Trinità [10]). Sopra il Figlio di Dio vola la colomba, emblema dello Spirito Santo. L'albero che è un noce, richiamo alla leggenda sulla fondazione della città di Sansepolcro. Sullo sfondo si possono vedere questa e un uomo che si prepara a essere battezzato. [11]




ANDREA DEL VERROCCHIO, LEONARDO DA VINCI


Andrea del Verrocchio, Leonardo da Vinci e altri, Il Battesimo di Cristo,
1475-1478, olio e tempera su tavola, 177x151 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze


Andrea di Francesco di Cione, detto il Verrocchio, famoso scultore e pittore, la cui bottega era la più importante di Firenze, realizzò (con la collaborazione di Leonardo da Vinci e di altri due aiuti, secondo la tradizione del tempo) alcuni dipinti, dei quali il più celebre è il Battesimo di Cristo. La genesi dell'opera realizzata per il monastero vallombrosano di San Salvi [12] viene raccontata dal Vasari nel suo gran libro. [13] Verrocchio è l’autore della composizione e delle figure di Cristo e di San Giovanni, le cui mani furono invece dipinte, insieme a quelle di Dio, alla colomba e alla palma, da un pittore mediocre. A Botticelli si deve forse l'angelo rivolto a sinistra, mentre a Leonardo, l'angelo di profilo [14], lo sfondo paesaggistico e l'unificazione atmosferica della scena, riconosciuti dai primi storiografi, di cui Vasari, come elementi di grande novità artistica. Questi affermò che Verrocchio, dopo aver visto l'angelo di Leonardo, si demoralizzò al punto che non volle mai più dipingere. [15]


L’Angelo di Leonardo: Dettaglio


Leonardo dipinse il dolce volto dell'angelo di profilo, con «il suo caratteristico stile sfumato”, ma anche «le velature trasparenti a olio che unificarono i piani del paesaggio in profondità e addolcirono il corpo del Cristo». Suo, inoltre, è il velato paesaggio sulla sinistra. Se lo stile di Verrocchio è caratterizzato da linearismo e contorni netti che indagano le anatomie e le espressioni, quello dei suoi alunni, Leonardo e Botticelli è pieno di delicatezza e di naturalismo. La precisione dei dettagli deriva dall'influsso della pittura fiamminga e dalla pratica dell'oreficeria. [16] L'opera ha una composizione triangolare, con al vertice la ciotola nella mano di san Giovanni Battista e come base la linea che collega i piedi suoi e di Cristo con quello dell'angelo inginocchiato. Nel centro, la figura del Cristo dà alla scena anche «un movimento rotatorio», accentuato dalla posizione degli angeli, a sinistra e di Giovanni Battista a destra. In alto, le mani di Dio Padre inviano la Colomba dello Spirito Santo circondata da raggi divini. Il paesaggio sullo sfondo è aperto su di un'ampia valle percorsa da un fiume e con delle rocce rozzamente squadrate. I due uccelli in volo rappresentano, in un netto contrasto, una colomba bianca (lo Spirito Santo, la forza del bene) ed un uccello rapace nero (la forza del male).



GIOVANNI BELLINI


Giovanni Bellini, Il Battesimo di Cristo, 1500-1502,
tempera su tavola, 400x263 cm, Vicenza, Chiesa di Santa Corona


Nato in una famiglia di famosi pittori veneziani, Giovanni Bellini, iniziò la sua attività nella bottega del padre Jacopo, lavorando accanto al fratello Gentile. Nei primi dipinti (anteriori al 1460 e in quelli vicini ai modi usati del padre), l’energica definizione grafica – influenza del Mantenga (che allora lavorava a Padova) – «si trasmuta in una rappresentazione dell’intimo rapporto emozionale tra le figure e il vasto paesaggio», dominato da un senso di ‘religioso silenzio’. Il Battesimo di Cristo [17] è tra le prime opere della sua produzione e mostra un'immersione pacata delle figure nello spazio che le circonda, attraversate dalla luce e dall'aria (quello che ha fatto pensare a un possibile aiuto del giovane Giorgione, allora forse allievo presso Bellini, come accennava Vasari). L’opera ha una composizione abbastanza tradizionale, con Gesù al centro rivolto verso lo spettatore, mentre Giovanni Battista, a sinistra, lo battezza da una rupe, mentre a destra aspettano tre figure angeliche dalle vesti sgargianti (allegoria delle tre Virtù Teologali); [18] in alto, tra cherubini e serafini, appare la figura di Dio Padre che invia sopra il Figlio la colomba dello Spirito Santo. Le tre figure femminili ricordano le presenze angeliche impose dalla tradizione iconografica a fianco del Cristo battezzato. La linea dorata dell'aurora mattutina sul fondo segna la frontiera tra terreno e divino. L'uomo qui non è «centro ordinatore di un universo che domina, ma fibra di un tutto con cui vive in armonia». [19] Alcuni hanno attribuito l'angelo in rosso alla mano di Giorgione. La capanna in alto a destra simboleggia il Vecchio Testamento, mentre il castello a sinistra, sulla sommità del colle, il Nuovo Testamento. Secondo la stessa tradizione iconografica, «l'acqua del fiume si ferma ai piedi del Cristo, per evitare che vi si specchi, non potendo esistere più di una figura divina». Un altro elemento simbolico è il pappagallino rosso, simbolo della Passione. La bellezza speciale della pala viene data dalla morbidezza dei toni del paesaggio e del cielo, che smorzano i contorni delle figure avvolgendole, come accadrà nelle tonalità della pittura di Giorgione e di Tiziano Vecellio. «La stessa modulazione luminosa, ora incidente, ora tenue, ora poco presente, enfatizza l'asse divino che va dalla figura scultorea di Gesù fino alla figura dell'eterno, che ne riprende posa e fisionomia». [20] Il paesaggio è ampio e riposante. Dal cielo scende una calda luce che copre le valli attorno al Giordano. La prospettiva atmosferica e gli impasti cromatici si devono al colore «che acquista la densità di un respiro che viene dal profondo». I personaggi, in dimensioni naturali, coinvolgono al massimo lo spettatore all'interno della scena, «miracolosamente in equilibrio tra lo spettacolo della natura e la contemplazione del mistero». [21]



ANDREA MANTEGNA


Andrea Mantegna, Il Battesimo di Cristo, 1506, tempera a caseina e oro su tela,
228x175 cm, Basilica di Sant’Andrea, Mantova


Il dipinto di Andrea Mantenga con il tema del Battesimo di Cristo non si è ben conservato, perché si è persa in molte zone la preparazione pittorica, sicché appare la tela bruna sottostante. Si possono vedere però i suoi personaggi: Gesù, raffigurato al centro mentre riceve il battesimo da san Giovanni Battista, in piedi, a destra su una roccia e il santo. In alto appare la colomba dello Spirito Santo. Gesù sembra fare un gesto di benedizione verso Giovanni. A sinistra un altro personaggio, probabilmente un angelo, regge la veste di Cristo sottobraccio, mentre a destra un personaggio non identificato regge un secchiello. Lo sfondo è composto da colline, con una roccia che torreggia incombente a destra e con due alberi di agrumi (arance a destra e limoni a sinistra). Impressiona «il panneggio del perizoma di Cristo, il cui chiaroscuro incisivo dona una plasticità scultorea notevole». [22]



LUCA SIGNORELLI


Luca Signorelli, Il Battesimo di Gesù, 1507, tempera su tavola,
2,44x1,60 cm, Collegiata di San Medardo, Arcevia


Per la Collegiata di San Medardo di Arcevia, [23] Luca lavorò la scena centrale della pala del Battesimo di Cristo. Questa venne firmata su un cartiglio, di esecuzione raffinata, d’intenso naturalismo nel paesaggio, grazia pittorica e un poco ‘artificiosa’ del corpo nudo del Cristo e delle due figurette sullo sfondo, delle pieghe del manto rosso squillante del Battista. La scena, coronata dall'Eterno Padre, è affiancata da due colonnine con l'Annunciazione e sei santi, e la predella. Luca sembra aver tratto le due piccole figure dal Battesimo del maestro Piero della Francesca e dal celebre bronzo romano Spinario. Come nel polittico, c'è una «elegantissima commistione» fra gotico e rinascimento, fra la lussureggiante cornice dal «formosissimo arco inflesso veneziano» e il «moderno eloquio coloratissimo» di Luca. «Di grande invenzione è la bellissima sciarpa dalle strette righe multicolori diventata l'esotico perizoma di Cristo». [24]


TIZIANO VECELLIO


Tiziano Vecellio Il Battesimo di Cristo, 1511-1513, Musei capitolini, Roma


«Artista innovatore e poliedrico, maestro del colore tonale insieme al Giorgione», Tiziano Vecellio fu uno dei pochi pittori italiani titolari di una sua propria azienda, con una ricchissima produzione di ritratti dei potenti dell'epoca, i suoi maggiori committenti. La sua arte si basò sul «primato del disegno», sull'uso personalissimo del colore [25]. Tiziano usò la forza espressiva del colore materico e poi, in piena maturità, abbandonò il carattere solare e fastoso del colore del Rinascimento per assumere «il dinamismo proprio del manierismo, giocando con libertà nelle variazioni cromatiche in cui il colore era reso più duttile, più sensibile agli effetti della luce». [26] La struttura del dipinto dedicato al Battesimo di Cristo è formata da tre personaggi disposti lungo una linea diagonale: al centro Gesù, in piedi nel Giordano, con il corpo nudo e un telo bianco intorno ai fianchi, in atteggiamento devoto e umile, riceve il battesimo da Giovanni Battista, posto più in alto sulla riva del fiume, con un ginocchio a terra e i fianchi coperti da un manto violetto sotto il quale s’intravede la pelle di pecora. In basso a destra, in primo piano, all’evento assiste «un uomo vestito di nero, ritratto di profilo: i capelli e la barba sono brizzolati, quasi canuti, e porta due fedi nuziali, all'anulare e al mignolo della mano sinistra. Si tratta del committente e proprietario dell'opera, lo spagnolo Giovanni (Juan) Ram, forse un mercante, che visse a Venezia dalla fine del Quattrocento». [27] Il quadro può quindi essere datato tra la fine del 1511 e il 1513, anche sulla base del confronto con altri lavori di Tiziano [28], opere eseguite qualche tempo dopo, dove alcuni elementi del Battesimo di Cristo vengono ripresi e sviluppati.



PAOLO VERONESE


Paolo Veronese, Il Battesimo di Cristo, 1561, olio su tela,
204x102 cm, Chiesa del Santissimo Redentore, Venezia


Incline a un «classicismo reso sensibile e sottilmente pittorico dall’esperienza manierista», Veronese dipinse un mondo «decorativo e sfarzoso», in cui «gli spunti naturalistici sono sublimati in grandiosità ornamentale», come nelle molte Cene di «stupenda policromia delle folle e dei grandiosi impianti scenografici». [29] Il dipinto dedicato dal pittore al Battesimo di Cristo, conservato nella Chiesa del Santissimo Redentore a Venezia, venne realizzato su commissione di Bartolomeo Stravazzino, ritratto in basso insieme al figlio Giovanni in adorazione del suo eponimo che battezza Cristo. Originariamente si trovava in un oratorio dedicato al Battista che fu poi inglobato nella chiesa del Palladio. A seguito della demolizione della cappella la tela fu trasferita nella sacrestia della chiesa dove fu quasi dimenticata fino al recupero e alla sua piena rivalutazione da parte della critica novecentesca per il suo cromatismo. Le posture di Cristo e di Giovanni Battista sono molto eleganti: nella scena viene posto l'accento sul gesto del battesimo compiuto dal Santo, «che si staglia in controluce sulla nube luminosa che segnala la presenza dello Spirito Santo».



GUIDO RENI


Guido Reni, Il Battesimo di Gesù, 1623, olio su tela,
263,5x186,5 cm, Vienna, Kunsthistorisches Museum


Il dipinto di Guido Reni con la scena del Battesimo di Cristo si sviluppa su tre piani ben distinti. Nella parte anteriore, Cristo si inchina sotto la coppa battesimale, che Giovanni il Battista versa su di lui con la mano destra alzata. In piedi sulle rive del Giordano, il Battista ha un ginocchio un po’ piegato, come per prepararsi a inginocchiarsi. Sotto l'arco formato da queste due figure di fronte all'altro in umiltà, si vedono due angeli che tengono in mano i vestiti di Cristo. Dietro alle figure, gli alberi, le nuvole e il cielo blu profondo si combinano per creare «un senso di distanza indefinibile da cui lo Spirito Santo galleggia in forma di colomba». L'intera scena, nella sua struttura e colori, è di una totale semplicità. L'atto di battesimo è del tutto privo di colori vivaci. «La luminosità scintillante delle due figure nude le fa distinguersi chiaramente contro la terra e lo sfondo, in cui tutto è dominato dalla purezza solenne dei tre colori primari, rosso, giallo e blu». Nello stesso tempo, tutte le figure sono strettamente collegate in quanto «espressione della completa devozione spirituale che Reni riesce a trasmettere come nessun altro artista». [30]

 

FRANCESCO ALBANI

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Francesco Albani, Il Battessimo di Gesù, 1620, olio su tela,
428,5x224,5 cm, San Giorgio, Cappella Cingari e Fabbri


Eseguita per la chiesa di San Giorgio, la grande pala [31] fu ceduta all'Accademia di Belle Arti nel 1823 dai proprietari della cappella, le famiglie Cingari e Fabbri; fa parte dei capolavori della pittura sacra di Albani, esemplificativo della solenne impostazione classica appresa nel lungo soggiorno romano grazie allo studio diretto dell'antico e alla visione delle opere mature di Annibale Carracci e di quelle di Domenichino. Il critico d’arte Malvasia [32] la chiamava: «tavola del più squisito fare moderno, che servisse mai di norma e di modello ad ogni altro» riportando l'ammirazione di Cantarini, quasi prevedendo la fortuna che quel modello avrebbe goduto nella seconda metà del secolo e nei primi decenni del Settecento presso Pasinelli, Creti e Graziani.
Nel primo piano del quadro si trova Gesù sulle rive del fiume Giordano, prostrato davanti a San Giovanni Battista che lo battezza con l’acqua. Sopra i due protagonisti appare la colomba, simbolo dello Spirito Santo. Più in alto, i cieli si aprono per far vedere Dio che si compiace del suo figlio prediletto. Intorno a Gesù e San Giovanni Battista ci sono diversi cori di angeli assistenti Dio Padre. Il quadro è arricchito da una cornice in legno dorato.

 

CONCLUSIONI

Dal gotico all’umanistico e rinascimentale, al manierismo e barocco, con metodi e stili diversi, i pittori italiani hanno creato numerose opere dedicate al Battesimo di Gesù, che si possono ancora ammirare nelle cappelle e nelle cattedrali, nei palazzi in Italia e nei musei del mondo. L’importanza di questo momento della vita del Redentore nella storia del cristianesimo e della civiltà spiega il gran numero di artisti che l’hanno descritto in opere celeberrime. Giotto dipinse questa scena insieme alle altre che fanno parte dalla Legenda aurea sulle pareti della Cappella Scrovegni a Padova. La luminosità che egli diede ai volti di Cristo e Giovanni Battista appare anche nella pittura di Pietro della Francesca; nella scena dipinta da Verrocchio insieme ai suoi alunni, la dolcezza del viso che Leonardo diede con il suo sfumato all’angelo seduto accanto a Gesù, continua a impressionare ancora oggi. All’iconografia tradizionale nella pittura di alcuni pittori si aggiunsero le influenze dell’arte fiamminga, con risultati straordinari nell’armonia cromatica e spaziale dei ricchi scenari creati da Giovanni Bellini. L’impronta drammatica del chiaroscuro di Mantegna e del dinamico manierismo nelle variazioni cromatiche di Tiziano, sono solo alcune delle qualità evidenti di queste opere pregiatissime. La pala dipinta da Luca Signorelli è di un’esecuzione raffinata, d’intenso naturalismo nel paesaggio e grazia pittorica del corpo nudo del Cristo e delle due figurette sullo sfondo, come del manto rosso squillante del Battista. Paolo Veronese ha messo in posture eleganti sia Gesù sia Giovanni Battista. Le figure dei protagonisti della scena del Battesimo godono una luminosità scintillante nella tela di Guido Reni, come pure in quella di Francesco Albani, autore – per citare il critico Malvasia – della «tavola del più squisito fare moderno, che servisse mai di norma e di modello ad ogni altro».


Otilia Doroteea Borcia
(n. 1, gennaio 2022, anno XII)



* Il testo è tratto dal vol. Otilia Doroteesa Borcia, La Vita e la Passione di Cristo nella pittura italiana dal Trecento al Seicento, Eikon, Bucarest, 2021, pp. 114-120; 134; 141-150 .


NOTE

1. Nel Vangelo di Marco (16,16)
2. Luca dice testualmente «Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent’anni»
3. Mc 1,9-11
4. Antonio Borrelli, Santi, beati e testimoni, www.santiebeati.it/dettaglio/20160
5. In Italia, la registrazione negli uffici parrocchiali funzionò finché non venne istituito l’Ufficio dello ‘stato civile’ da parte del Regno d’Italia.
6. Il famoso pittore e architetto trecentesco formatosi nella bottega di Cimabue, attivo a Firenze, a Roma, a Padova, ad Assisi, che ha lasciato capolavori imperituri in tante cattedrali, chiese e musei.
7. Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana, 1, Sansoni Editore, Firenze, 1988, p. 326
8. Enciclopedia dell’arte Garzanti, Italia, 2002.
9. Cioè un dipinto che deve essere posto al centro e sopra un altare di Chiesa o di Cappella, avente come tema un soggetto, un evento o una scena religiosa.
10. Simboli e allegorie, Dizionari dell'arte, ed. Electa, 2003, p. 112.
11. Pietro Allegretti, Piero della Francesca, collana I classici dell'arte, Milano, Rizzoli/Skira, 2003, pp. 90-91.
12. Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Mondadori Arte, Milano 2007, p. 46.
13. Che è stata confermata dalle radiografie del 1954.
14. Dove si nota il suo caratteristico stile sfumato, ma anche le velature trasparenti a olio che unificarono i piani del paesaggio in profondità e addolcirono il corpo del Cristo. Suo, inoltre, è il velato paesaggio sulla sinistra.
15. «[Per] Andrea del Verrocchio [...che stava] facendo una tavola dove San Giovanni battezzava Cristo, Lionardo lavorò un Angelo, che teneva alcune vesti; e benché fosse giovanetto, lo condusse di tal maniera che molto meglio de le figure d'Andrea stava l'Angelo di Lionardo. Il che fu cagione ch'Andrea mai più non volle toccar colori, sdegnatosi che un fanciullo ne sapesse più di lui. Giorgio Vasari, Le vite de' più eccellenti pittori, scultori e architettori, Vita di Lionardo da Vinci pittore e scultore fiorentino (1568).
16. Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004, p. 286.
17. Conservato nella chiesa di Santa Corona a Vicenza e firmato sulla roccia in basso "IOANNES / BELLINVS".
18. Il Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini prestato dalla città di Vicenza alla mostra delle Scuderie del Quirinale dedicata al grande pittore veneziano – Comune di Vicenza.
19. Chiesa di Santa Corona, Vicenza, Guida storico-artistica, Antiga edizioni, 2013, p. 87.
20. Simona Ciofetta, Il Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini in Santa Corona a Vicenza. Patronato e devozione privata, in Venezia Cinquecento, 2, 1992, pp. 61-63.
21. ibidem 20.
22. Alberta De Nicolò Salmazo, Mantegna, Electa, Milano 1997, p. 46.
23. Arcevia (un comune italiano della provincia di Ancona nelle Marche) città di storia (notissima dal XVI secolo per la sua inespugnabile rocca, la signoria dei Chiavelli, di Braccio da Montone e Francesco Sforza, ricordata come «Propugnaculum Ecclesia») è anche città d'arte (per conservare capolavori rinascimentali come il Polittico di San Medardo e il Battesimo di Cristo di Luca Signorelli, opere di Giovanni, Andrea e fra Mattia della Robbia, e tra gli altri di Simone Cantarini, Giovanni Battista Salvi detto «Il Sassoferrato» e altri.). Famose le chiese come quella di San Medardo (rifatta nel 1634) e i castelli (di Nidastore, Piticchio e il Castello di Loretello), cfr. Wikipedia, enciclopedia libera.
24. «La pala di Luca Signorelli» - Recensioni - Arte - Repubblica.it.
25. Cecilia Gibellini (a cura di), Tiziano, I Classici dell'arte, Milano, Rizzoli, 2003, p. 128
26. Enciclopedia dell’arte Garzanti, ed.2002, p. 1215.
27. Mauriziobianchi.blogspot.com, Battesimo di Gesù – pittori del XVII secolo (1600).
28. l'Allegoria delle Tre età dell’uomo (Edimburgo, National Gallery of Scotland), un dipinto del 1512 dove il personaggio a sinistra è analogo al Battista, il Noli me tangere (Londra, National Gallery) e l'Amor Sacro e Amor Profano (Roma, Galleria Borghese).
29. Enciclopedia dell’arte Garzanti.
30. Mauriziobianchi, op. cit.
31. Commissionata dal mercante Matteo Gnetti che nel 1617 si era assicurato il patronato della cappella e nel 1619 concordava con i padri Serviti il soggetto da raffigurare.
32. Cesare Carlo Malvasia, autore nel 1678 di una storia dell'arte e degli artisti bolognesi alla luce dell’opera di Vasari. Scrisse un libro apparso con dedica a Luigi XIV che inviò all'Académie Royale e a corte, apprezzato in Francia, ma non in Italia, dove provocò molte polemiche per le correzioni fatte a Vasari e per il ridimensionamento della maniera "romana" di Annibale Carracci in favore dell’arte bolognese. cfr. il Dizionario Biografico – Treccani.



BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

Il Vangelo di s. Marco, s. Matteo, s. Luca
Pietro Allegretti, Piero della Francesca, collana I classici dell'arte, Milano, Rizzoli/Skira, 2003.
Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana, 1, Sansoni Editore, Firenze, 1988.
Daniele Benati,Annibale Carracci, Catalogo della mostra Bologna e Roma 2006-2007, a cura di Benati D. e Riccomini E., Milano, Mondadori Electa, 2006.
Antonio Borrelli, Sfinți, fericiți și martori (Santi, beati e testimoni), www.santiebeati.it/dettaglio/2016.
Simona Ciofetta, Il Battesimo di Cristo di Giovanni Bellini in Santa Corona a Vicenza. Patronato e devozione privata, in Venezia Cinquecento, 2, 1992.
Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 2, Bompiani, Milano, 1999.
Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze, 2004.
Cecilia Gibellini, Tiziano, I Classici dell'arte, Milano, Rizzoli, 2003.
Milena Magnano, Leonardo, collana I Geni dell'arte, Mondadori Arte, Milano, 2007.
Alberta De Nicolò Salmazo, Mantegna, Electa, Milano, 1997.
Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di Jacopo Recupero, i Classici Rusconi, 1966.
Stefano Zuffi, Il Cinquecento, Electa, Milano, 2005.

*** Simboli e allegorie, Dizionari dell'arte, ed. Electa, 2002.
*** Dizionario Biografico – Treccani.
*** Chiesa di Santa Corona, Vicenza, Guida storico-artistica, Antiga edizioni, 2013.
*** Enciclopedia dell’arte Garzanti.

http://it.wikipedia.org/wiki/Battesimo_di_Cristo.
http://www.lorenzolottomarche.it/il-battesimo-di-cristo-154449/
www.repubblica.it. La pala di Luca Signorelli - Recensioni - Arte - Repubblica.it.
Mauriziobianchi.blogspot.com, Battesimo di Gesù – pittori del XVII secolo (1600).