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Alla memoria di Adriana Lăzărescu, nota italianista e traduttrice romena
Il 9 dicembre 2024, a un’età riservata dal Signore a quelli che devono restare ancora in terra per compiere un destino particolare, è andata nel mondo del silenzio e della pace una signora che, per quanto brava e piena di eccezionali dotti spirituali, è sempre stata una persona modesta e generosa. Moglie del noto italianista George Lăzărescu, con il quale ha lavorato redigendo dizionari e manuali di grammatica italiana, ha reso in veste romena capolavori della letteratura universale scritti da grandi autori italiani, riuscendo a lasciarne ottime traduzioni, pubblicate da varie case editrici di Romania e d’Italia.
Con emozione cerco di presentare la sua figura di bravissima italianista, mettendo in pagina un saggio che le avevo dedicato anni fa analizzando la sua traduzione del primo romanzo di Luigi Pirandello, L’esclusa, saggio pubblicato in Italia. [1]
La versione romena del romanzo L’esclusa di Luigi Pirandello
(Il destino di una traduttrice)
Ad Adriana Lăzărescu si deve la traduzione in romeno di un gran numero di opere della letteratura italiana. [2]
Nel 1962 esordisce con la traduzione di due volumi di novelle: Povestiri din Roma [3] (Racconti romani) di Alberto Moravia e Cu limuzina in paradis [4] (Chi parte all’alba) di Carlo Montella, che rappresentano un approccio importante alla letteratura occidentale per i lettori romeni nell’epoca del totalitarismo. L’area della sua attività di traduttrice si allarga, includendo opere di gran valore, classiche e moderne: Mulatrul [5](Il mulatto) di Enzo Maizza, Printre munţii neclintiţi [6] (Oggi è sabato, domani è domenica) di Nino Palumbo, Fiecăruia ce i se cuvine [7] (A ciascuno il suo) di Leonardo Sciascia, Ciociara [8] di Alberto Moravia, Logodnica lui Bube [9] (La ragazza di Bube) di Carlo Cassola – caratterizzata dal grande italianista e accademico Alexandru Balaci con queste parole: «è notevole la nitidezza della forma artistica del libro di Cassola ridata nella fluidità e nella finissima forbitezza della traduzione di Adriana Lăzărescu» [10] – e poi Daniele Cortis di Antonio Fogazzaro [11], Călugăriţa di Monza (La Monaca di Monza e La colonna infame) [12] di Alessandro Manzoni, Cele două oraşe (Le due città) [13] di Mario Soldati, Trenul din Brennero (La tradotta del Brennero) [14] di Ruggero Zangrandi, Medicul săracilor (Il medico dei poveri – «Novelle scelte» di Luigi Capuana) [15], Din dragoste adevărată («Dal vero amore» – Il prato in fondo al mare) [16] di Stanislao Nievo e altre ancora.
Un posto particolare spetta alla trasposizione in romeno delle opere di Gabriele D’Annunzio, nel tentativo di riportare un grande scrittore all’attenzione del pubblico romeno, dopo un periodo d’interdizione: Focul (Il fuoco) [17] e Inocentul (L’innocente) [18], al quale l’accademico Alessandro Balaci faceva riferimento accennando alla «virtuosità stilistica della traduttrice, capace di conservare nella lingua d’arrivo tutta la sottilità del sondaggio psicologico e di equivalere – per esempio – l’esuberanza lessicale e la musicalità della frase di D’Annunzio». [19]
Oltre alle famose opere dei classici italiani, ha tradotto tre celeberrime monografie scritte da Luigi Ugolini: Lorenzo Magnificul (Lorenzo il Magnifico) [20], Caravaggio (Il Romanzo del Caravaggio) [21] e Divina nebunie (La divina follia – Il romanzo di Filippo Brunelleschi) [22], seguite dal libro di Maria Bellonci Secretele familiei Gonzaga [23] (I segreti dei Gonzaga).
Un lavoro documentatissimo e pieno di passione ha necessitato la trasposizione in romeno dei monumentali volumi di Sabatino Moscati, Vechi Imperii ale Orientului [24] (Antichi Imperi d’Oriente) e Lumea Fenicienilor [25] (Il mondo dei Fenici), quest’ultimo caratterizzato dall’accademico Dan Grigorescu con queste parole: «la traduzione di Adriana Lăzărescu ha saputo rilevare le qualità dell’originale, il carattere lapidario e la sottigliezza dello stile, che tocca, a volte, l’intensità della poesia». [26]
Molto pregiata è stata anche la traduzione in forma riassuntiva delle «Memorie» di tre personaggi celebri della cultura e civiltà italiana: Benvenuto Cellini, uno dei più rinomati artisti orafi di tutti i tempi, Vittorio Alfieri, prosatore, poeta e drammaturgo, insigne rappresentante dell’Illuminismo e classicismo europeo e Giacomo Casanova, avventuriero e scrittore di fama mondiale. [27]
Libri di storia e di politica, che trattano problemi delle nostre società degli ultimi decenni, come Mafia şi stupefiantele [28] (Mafia e droga) di Michele Pantaleone, Condiţia literaturii [29] (Condizione della letteratura) di Silvio Guarnieri, Dilema iubirii [30] (Un ebreo nel fascismo) di Luigi Preti godettero altrettanto successo presso il pubblico romeno.
Altro genere scelto da Adriana Lăzărescu è stato la drammaturgia, dalla quale ha scelto pezzi di gran successo, anche per il teatro, per la radio e la TV: Arta comediei (L’arte della commedia), Eu, moştenitorul (L’erede) di Eduardo de Filippo, Cazul Pinedus (Il labirinto) di Paolo Levi, Don Raffaele Trombone di Peppino de Filippo e A cui e vina (Tutto ciò non è vero) di Paolo di Vincenzo), testi che si trovano ormai negli archivi dei teatri e della radio-televisione.
Per molti anni la traduttrice ha svolto un’attività sostenuta anche per far conoscere in Romania la letteratura italiana per i bambini, con personaggi come Bertoldo e Bertoldino [31] – la famosa leggenda italiana alla quale ha aggiunto più di cento pagine di fantasiose avventure e d’originali giochi – e fiabe introdotte in diverse antologie [32]. Così videro più volte la stampa il famosissimo Cuore [33] di Edmondo de Amicis, Povestea unui căţel răsfăţat [34] (Cani poveri e cani ricchi) e Un copac povesteşte [35] (Matusa racconta) di Lydia Ugolini e Gian Burrasca [36] (Il giornalino di Gian Burrasca), il capolavoro di Luigi Bertelli Vamba, accanto a O poveste siciliană (Domani dopodomani) di Renée Reggiani [37] e a Fra Diavolo di Luigi Ugolini, un libro dedicato agli adolescenti [38].
Non si deve omettere l’apertura spirituale della traduttrice verso i valori dell’arte e della cultura universale. Da questo spirito di vera umanista sono nati i testi selezionati e rielaborati nei volumi: Din basmele popoarelor [39] («Dalle fiabe dei popoli»), Umorul oamenilor celebri [40] («L’umorismo degli uomini celebri»), caratterizzato dal critico Lucian Avramescu come una «scintilla di buon umore nell’austerità di una sobria biblioteca»[41] e Fiziologia gustului [42] («La fisiologia del gusto»), trasposizione del famosissimo libro aforistico dell’autore francese Brillat-Savarin sulla psicologia umana legata alla gastronomia, che offrono veramente una lettura dilettevole sia per gli spiriti eletti, sia per i lettori comuni.
In collaborazione con George Lăzărescu, il suo compagno di vita e di lettere, ha tradotto in italiano il volume di poesie: Respira il crepuscolo (Respiră amurgul) di Cristina Purdescu, apparso in edizione bilingue [43].
La sua passione per la promozione della lingua italiana risulta anche dalle numerose edizioni di dizionari, guide di conversazione, compendi di grammatica e altri lavori, come Morfologia della grammatica italiana, scritta insieme a George Lăzărescu e arricchita nel volume Învăţaţi singuri limba italiană («Imparate da soli la lingua italiana») [44]. I dizionari romeno-italiano e italiano-romeno [45] (medio) e poi le guide di conversazione italiano-romena [46] e romeno-italiana firmati Adriana Lăzărescu sono da molti anni tra i più pregiati libri di questo genere sui mercati dei due paesi affratellati per le loro lingue, storie e culture.
Un contributo veramente importante fu portato da Adriana Lăzărescu alla «Fortuna di Pirandello in Romania». A lei si deve la traduzione dei volumi comprendenti ognuno due romanzi, Giustino Roncella e Bătrâni şi tineri [47] (Giustino Roncella nato Boggiòlo; I vecchi e i giovani) e Exclusa [48] (L’esclusa e Il turno).
Abbiamo fatto questa presentazione dell’attività di una delle più pregiate italianiste romene, come preambolo ad un’analisi testuale di uno dei romanzi pirandelliani da lei tradotto ed il cui successo spiega il perché della sua ristampa in varie edizioni: Exclusa [49] nella casa editrice Eminescu, Exclusa [50], nella Casa Editrice Niculescu e Exclusă şi stigmatizată [51] (“Esclusa e stigmatizzata”), nella Casa Editrice Agora.
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In Romania, come in tutto il mondo, le opere dello scrittore novecentesco di Girgenti, considerato tra i precursori del teatro dell’assurdo sono molto conosciute e apprezzate dai lettori che, trovandole nelle biblioteche (delle università, scuole, e teatri), in quelle private, le hanno potuto leggere in diverse versioni tradotte lungo il tempo, o addirittura in originale. In più, gli studiosi romeni hanno scritto molti saggi e libri di riferimento sulle opere e sulla personalità del gran siciliano, mentre gli attori e i registi hanno messo in scena in maniera classica e moderna le sue pièce.
Per concludere, usando la formula ormai consacrata della «fortuna di Luigi Pirandello in Romania», si può affermare che questa è stata veramente grande, forse perché i romeni, sia di ieri, sia di oggi, si sono ritrovati in gran parte nei suoi personaggi, così mutevoli nei loro sentimenti e pensieri, nei loro modi d’agire.
Doveva però nascere nella ricchissima isola di cultura antica del bacino mediterraneo, lo scopritore degli effetti di convessità o concavità che si producono quando si guardano nello specchio individui soli o insieme ai membri della loro famiglia, o nell’ambito di tutta una comunità, per osservare le paradossali conseguenze avute in seguito a un confronto tra queste complicatissime entità. Un tale confronto tra uomo e società rivela l’esistenza di due immagini, una vera e una finta, come se ci fossero due specchi in cui guardarsi, uno giusto, normale, e uno guasto. Il carattere mutevole dei comportamenti dei personaggi dell’autore si deve al rovesciamento di diverse situazioni in un mondo governato da leggi non stabili o facilmente interpretabili.
L’esclusa, il primo romanzo che lo scrittore terminò nel 1893 (ma che fu pubblicato solo nel 1908), ha – con la sua struttura narrativa espressa in maniera veristica e naturalistica – un andamento di opera drammatica, quello che spiega la ripresa del suo argomento nella futura commedia pirandelliana L’uomo, la bestia e la virtù, messa in scena nel 1919. L’azione si svolge in una cittadina della Sicilia degli ultimi anni dell’800, dove sotto un impero di preconcetti le persone, facilmente esposte a critiche maliziose, arrivano a vivere destini a volte addirittura tragici, per errori poco gravi o mai commessi, che le fanno diventare delle vittime innocenti. E tutto questo a causa dello stato d’arretratezza e d’ignoranza in cui si trova da secoli una popolazione che per varie ragioni economiche (la povertà) e socio-politiche (oppressioni, mancanza della libertà nazionale, e altre) non ha avuto il coraggio di manifestare o di esprimere la sua propria volontà.
Pirandello presenta al lettore una collettività che accetta i falsi valori imposti da una morale formale, non sincera, che si è consolidata nell’ambito di questa società, in cui secondo gli usi e i costumi il matrimonio impone la completa subordinazione della moglie al marito, in cui mancano il dialogo aperto ed egualitario tra i coniugi, i veri sentimenti d’affetto e il consenso. L’impossibilità di comunicare tra loro (tra genitori e figli, fratelli e sorelle) in un mondo ormai alienato, distrugge le vite degli uomini, come nel caso della protagonista del romanzo, Marta Ayala. Biasimata da tutti, persino dal proprio padre che si spegne rifiutando di credere alla sua innocenza, essa dovrà lasciare il paese natale in cui è ormai condannata a restare per sempre una «esclusa» e di cercare un altro luogo per sopravvivere. A Palermo Marta riprenderà le sue forze lavorando come maestra dopo aver continuato gli studi interrotti a causa del matrimonio, per sostenere la sua famiglia – la madre e la sorella – ingiustamente condannate come lei, allo stesso ripudio.
Cacciata via di casa da Rocco Pentagora, suo marito, sotto l’accusa d’averlo tradito con l’avvocato Gregorio Alvignani (alle cui lettere inoffensive lei non aveva mai risposto), Marta non avrà la possibilità di discolparsi o, meglio, di giustificarsi né a lui né a un’altra persona, e, giudicata dalle apparenze, dovrà portare il peso di un peccato mai commesso. La sofferenza provocata dalla morte nello stesso giorno del suo bambino appena nato e di suo padre, pena amplificata dal disprezzo con cui viene trattata dalla gente, è condensata nelle tre parole scritte in latino in una delle sue lettere dall’avvocato Alvignani e che il marito geloso non riuscirà mai a comprendere: “NIHIL – MIHI – CONSCIO” («ho la coscienza tranquilla») (Prima parte, alla fine del II capitolo). Paradossalmente, Marta sarà perdonata da Rocco proprio quando, riconosciuta e confessata la sua ulteriore infedeltà, verrà accettata, anzi pregata da questo di restargli accanto, pur se incinta col figlio del suo amante.
Al valore artistico del romanzo si aggiunge quello morale, perché come in tutte le sue opere narrative e drammatiche scritte dopo, l’autore condanna la società corrotta che corrompe, la società viziata che fa dall’innocente una vittima e dal colpevole, una persona onorevole, perdonata e «amnistiata». È questo il «vero gioco delle parti» che il genio di Pirandello ha saputo decifrare come meccanismo perpetuo della società, che sta cambiando spesso il bene per il male. Con il suo sorriso amaro, ovvero con il suo «umorismo», egli ci ha svelato questa triste dinamica dell’alternativo mascheramento e smascheramento dei suoi personaggi, «veri» o «falsi». Diventati ormai celebri nelle pagine delle sue opere e sui cartelloni dei teatri del mondo, essi saranno sempre «in cerca del loro autore», che li ha immortalati sia nei romanzi, sia nelle sue tantissime novelle e opere drammatiche.
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La traduzione romena di questo capolavoro narrativo (il romanzo L’esclusa) che potrebbe essere considerato come una chiave di volta della creazione del gran siciliano, è veramente all’altezza dell’originale, perché la traduttrice è riuscita a rendere con accuratezza il contenuto del testo di partenza, conservando anche la sua struttura stilistica e grammaticale. È sempre il merito del traduttore se il nuovo «Gestalt» [52] (per citare i romantici tedeschi, considerati i veri fondatori della scienza del tradurre) da egli trovato trasmette integralmente al lettore straniero l’intento dell’autore, con le sue emozioni, con la sua minuta osservazione.
Per sapere se i lettori romeni abbiano ricevuto lo stesso messaggio come gli italiani dopo la lettura dell’opera nella loro madrelingua («come se l’avessero letto proprio in italiano», per citare Herder [53], proponiamo un’analisi a confronto d’alcuni brani del romanzo, in originale e nella versione tradotta.
Il primo testo è proprio l’inizio del racconto, in cui viene presentata la famiglia di Rocco Pentagora. (Prima parte, cap. I):
Testo n. 1
Testo di partenza Testo d’arrivo
Antonio Pentàgora s'era già seduto a tavola tranquillamente per cenare, come se non fosse accaduto nulla.
Illuminato dalla lampada che pendeva dal soffitto basso, il suo volto tarmato pareva quasi una maschera sotto il bianco roseo della cotenna rasa, ridondante sulla nuca. Senza giacca, con la camicia floscia celeste, un po' stinta, aperta sul petto irsuto, e le maniche rimboccate sulle braccia pelose, aspettava che lo servissero.
Gli sedeva a destra la sorella Sidora, pallida e aggrottata, con gli occhi acuti adirati e sfuggenti sotto il fazzoletto di seta nera che teneva sempre in capo. A sinistra, il figlio Niccolino, spiritato, con la testa orecchiuta da pipistrello sul collo stralungo, gli occhi tondi tondi e il naso ritto. Dirimpetto era apparecchiato il posto per l'altro figlio, Rocco, che rientrava in casa, quella sera, dopo la disgrazia. |
ANTONIO PENTAGORA SE AŞEZASE liniştit la masă ca să cineze, ca şi când nimic nu s-ar fi întâmplat.
La lumina lămpii care atârna din tavanul nu prea înalt, chipul său, ciupit de vărsat, semăna cu o mască sub albul-trandafiriu al pielii revărsate pe ceafă. Fără haină, cu cămaşa albastră mototolită, uşor decolarată, deschisă pe pieptul păros, cu mânecile suflecate pe braţele păroase, aştepta să fie servit.
În dreapta lui stătea sora sa, Sidora, palidă şi încruntată, cu ochii ageri înfuriaţi şi ascunşi sub basmaua de mătase neagră pe care o ţinea mereu pe cap. În stânga fiul său, Niccolino, cu privirea rătăcită, cu un căpşor urecheat, de liliac, pe un gât prea lung, cu ochii foarte rotunzi şi nasul drept. În faţă, era pus tacâmul pentru celălalt fiu, Rocco, care se întorcea acasă chiar în seara aceea după nenorocirea avută. |
Questa è una traduzione interlinguistica [54] e semantica [55], specifica nel caso delle opere letterarie, perché rende integralmente (secondo il vecchio principio aristotelico della «fedeltà», sia dell’originale, sia dell’opera tradotta) non solo le idee del testo di partenza, ma anche l’intento dell’autore nella costruzione del suo discorso narrativo. In questo caso il testo d’arrivo trova una perfetta adeguatezza a quello di partenza, sia al livello lessicale («pareva quasi una maschera – părea aproape o mască», «con la testa orecchiuta da pipistrello – cu un căpşor urecheat, de liliac, ecc.»), sia al livello grammaticale, come nell’esempio: «s’era già seduto a tavola tranquillamente per cenare, come se non fosse accaduto nulla – se aşezase liniştit la masă ca să cineze, ca şi când nimic nu s-ar fi întâmplat.», dove il «mai mult ca perfect» romeno corrisponde al trapassato prossimo italiano, e il periodo consecutivo espresso con il congiuntivo nelle due lingue, viene introdotto dalla stessa locuzione congiuntiva: «come se» (it.) – «ca şi când» (rom.). L’aggettivo italiano «tarmato» riferito al volto di Rocco viene trasposto molto bene nella lingua d’arrivo con l’espressione «cu chipul ciupit de vărsat»(cioè con la pelle butterata); ugualmente, l’aggettivo «spiritato» (riferito al vero stato d’anima del personaggio), al quale la traduttrice ha trovato come giustissimo corrispondente, l’espressione romena «cu privirea rătăcită» («con lo sguardo sperduto»), così come indicano i più accurati dizionari.
Testo n. 2 (Prima parte, cap. II)
Testo di partenza Testo d’arrivo
- Scusa, Bill, se vengo così tardi, - disse Rocco, con faccia cadaverica. - Ho bisogno di te.
Bill ripeteva quasi sempre le ultime parole del suo interlocutore, come per agganciarvi la risposta:
- Di me? un momento. È mio dovere di rimettere prima le scarpe.
E guardò, sconcertato, la ferita su la fronte dell'amico.
- Ho avuto una lite.
- Non capisco.
- Una lite! - urlò Rocco, additando la fronte.
- Ah, una lite, benissimo: a strife, der Streite, une mêlée, yes, capito benissimo. Si dice lite in italiano? Li-te, benissimo. Che cosa posso io fare?
- Ho bisogno di te.
- (Li-te). Non capisco.
- Voglio fare un duello!
- Ah, un duello, tu? Benissimo capito.
- Ma non so, - riprese Rocco, - non so proprio nulla di... di scherma. Come si fa? Non vorrei farmi ammazzare come un cane, capisci?
- Come un cane, benissimo capito. E allora qualche... coup? Ah, un colpo - si dice? Sì, infallible, io te lo insegnare. Molto semplice, sì. Subito? |
- Iartă-mă, Bill, dacă vin aşa târziu, spuse Rocco, cu chip cadaveric. Am nevoie de tine.
- Bill repeta aproape întotdeauna ultimele cuvinte ale interlocutorului său, de parcă ar fi vrut să-şi agaţe de ele răspunsul:
- De mine? Un moment. E de datoria mea să-mi pun întâi pantofii.
- Şi privi mirat rana de pe fruntea prietenului său.
- M-am încăierat cu cineva.
- Nu îmţeleg.
- Încăierat! – urlă Rocco, arătându-i fruntea.
- Ah, o încăierare, foarte bine: a strife, der Streite, une mêlée, yes, am înţeles foarte bine. Se spune lite în italiană? Li-te, foarte bine. Ce pot să fac eu?
- Am nevoie de tine.
- Li-te. Nu înţeleg.
- Vreau să provoc pe cineva la duel!
- Ah, un duel, tu? Foarte bine, am înţeles.
- Dar nu ştiu, nu cunosc deloc scrima. Ce trebuie să fac? Nu aş vrea să mă las omorât ca un câine, înţelegi?
- Ca un câine, foarte bine, am înţeles. Şi atunci câteva coup? Ah, o lovitură se zice? Da, infallible, eu învăţ pe tine. Foarte simplu, da. Acum? |
Questo brano è interessante dal punto di vista traduttivo perché introduce, nell’intento dell’autore di disegnare meglio i ritratti dei due personaggi, l’argomento dell’acutissima necessità di comprendere esattamente ognuno di questi il discorso del suo interlocutore, partendo, come qui, da ogni elemento linguistico e lessicale. Le parole d’origine straniera che Madden (il professore irlandese, arrivato, non si sa come in un paesino sperduto della Sicilia, dove insegna francese, tedesco e inglese) usa per chiarire questo concetto, fanno ridere, per la loro comicità. Volendo rendere quest’effetto nella lingua d’arrivo, la traduttrice ha conservato, conformemente allo stesso principio della fedeltà semantica del testo tradotto, i morfemi scritti con caratteri italici che mortificano Madden quando sono pronunciati da Rocco, perché non li capisce in italiano: «lite» e «infallibile». Qui Adriana Lăzărescu ha operato «una traduzione intratestuale», perché ha riprodotto «le citazioni interne nella lingua originale, con rimandi alla tessitura di una poetica autoriale» [56]. È proprio divertente come l’irlandese cerca di trovare dei giusti corrispondenti lessicali per le parole usate nelle tre lingue che egli conosce meglio dell’italiano: «a strife, der Streite, une mêlée, un coup».
Testo n. 3 (continuazione del testo n. 2)
Testo di partenza Testo d’arrivo
- …. Ebbene, che si fa? Ecco, voglio saper tutto, con ordine.
- Sì, ecco, - rispose il Madden, a cui l'ordine, parlando, piaceva, per non imbrogliarsi; e si mise a spiegargli alla meglio, a suo modo, i preliminari d'un duello.
- Nudo? - domandò a un certo punto Rocco, costernatissimo. - Come nudo? perché?
- Nudo... di camicia, - rispose il Madden. - Nudo il... come si dice? le tronc du corps... die Brust... ah, yes, torso, il torso. O puramente, senza nudo, sì... come si vuole.
- E poi?
- Poi? Eh, si duellare... La sciabla; in guardia; à vous! |
…. Ei bine, cum se face? Uite, vreau să ştiu totul, în ordine, pe rând.
- Da, uite, răspunse Madden căruia îi plăcea ordinea, când vorbea, ca să nu se încurce: şi începu să explice cât mai bine, în felul lui, preliminariile unui duel.
- Gol? – întrebă la un moment dat Rocco, consternat peste măsură. Cum gol? De ce?
- Gol … fără cămaşă, răspunse Madden. Gol … cum se spune? le tronc du corps... die Brust... ah, yes, bustul, bustul. Sau pur şi simplu fără pieptul gol, da, cum vrei.
- Şi după aceea?
- După aceea? Ei da, duelul … Spada, în gardă; à vous! |
Come sempre, nelle opere di Pirandello, il tragico lascia una finestra aperta verso il comico (quello che fa nascere il sorriso umoristico) e così anche Rocco sorprende talvolta il suo lettore con qualche atteggiamento che provoca il riso, come quando, da marito tradito, egli vuole salvare il suo onore con la scialba, che però non sa usare. Venuto da Madden per imparare tutto il procedimento in una sola lezione, resta sconcertato quando questo l'assicura che al duello si deve presentare «nudo» e riesce difficilmente a tranquillizzarsi quando va a sapere che «nudo» significava «senza camicia». Le corrispondenze lessicali e morfo-sintattiche «saper tutto – con ordine – să ştiu totul... în ordine», «si mise a spiegargli, alla meglio, a suo modo – începu să explice cât mai bine, în felul lui», rivelano una traduzione totale, con la riproduzione esatta nella lingua d’arrivo tanto dei periodi (modi e tempi verbali), quanto delle parole dallo stesso significato morfologico (verbo per verbo, nome per nome, ecc.).
Testo n. 4 (Prima parte, cap. VI)
Testo di partenza Testo d’arrivo
Finalmente una mattina, poco prima di mezzogiorno, le sopravvennero le doglie.
Gelata, con la fronte molle di sudore, si agitava per la camera, non trovava più luogo da schermire lo spasimo; e intanto guardava con terrore la vecchia levatrice e un'altra donna assistente che preparavano il letto. Un fremito di stizza la scoteva tutta a ogni sennato, placido consiglio ch'esse le rivolgevano.
…
- Mamma, muojo! Ah, mamma! ah, mamma!
E stringeva forte un braccio della madre che la sorreggeva guardandola con infinita pietà tra le lagrime che le rigavano il volto, dilaniata dai gemiti sordi o acuti, dal mugolìo continuo della figlia:
….
Improvvisamente, barcollando, urlando, con le braccia levate, furibonda dagli spasimi e dalla paura, irruppe in quella stanza Marta,
… (che)
chiamava, supplicava:
- Babbo! Apri, babbo! Non mi far morire così! Apri, babbo! Muojo, perdonami!
…
Nella camera al bujo giaceva Francesco Ajala, bocconi sul pavimento, con un braccio proteso, l'altro storto sotto il petto.
…La madre pareva impazzita: voleva a ogni costo che il marito parlasse, e l'abbracciava e gli stringeva le mani diacce, già morte. Francesco Ajala, terreo in volto, continuava a rantolare sordamente, con la bocca spalancata e gli occhi chiusi.
…….
Giunse attraverso gli usci chiusi un grido prolungato, quasi di rabbia furibonda.
…
Una lagrima solcò lentamente il volto del moribondo e si arrestò ai folti baffi grigi.
Ogni rimedio fu vano.
L'agonia durò fino a sera.
….
Sul tardi, la signora Agata pensò a Marta, e si recò alla camera di lei. Fu colpita, nell'aprir l'uscio, dall'odore dell'ammoniaca e dell'aceto. Il parto era dunque avvenuto?
Marta giaceva immobile, cerea su i guanciali, e pareva esanime. La donna assistente reggeva, china su la puerpera, una compressa, e il medico, pallidissimo, sbracciato, buttava fiocchi di ovatta insanguinata in un catino per terra.
- Di là, - diss'egli alla madre, accennando l'uscio della stanza attigua.
La signora Agata, in silenzio, prima d'entrare nell'altra stanza come un automa, guardò la figlia.
- Morto... - bisbigliò questa, come a se stessa, con voce vuota d'espressione, quasi non le fosse venuta da più lontano che dalle labbra.
La levatrice mostrò di là alla madre, un mostriciattolo quasi informe, tra la bambagia, livido, odorante di musco.
- Morto...
Dalla via sottostante giunse il suono stridulo d'un campanello e un coro nasale, quasi infantile, di donne in frettolosa processione. |
În sfârşit, într-o dimineaţă, cu puţin înainte de amiază, au apărut durerile naşterii.
Îngheţată, cu fruntea umedă de sudoare, se agita prin cameră, nemaiputându-şi potoli în nici un fel spasmele; între timp o privea cu groază pe bătrâna moaşă şi pe o altă femeie care pregăteau patul. Un tremur de mânie îi scutura întreg trupul la fiecare vorbă sau sfat pe care i-l dădeau acestea.
…
- Mamă, mor! Ah, mamă, ah, mamă!
Şi strângea cu putere braţul mamei care o susţinea privind-o cu infinită milă printre lacrimile care îi brăzdau chipul, sfâşiată de gemetele surde, de vaietul continuu al fiicei:
…
Pe neaşteptate, clătinându-se, urlând, cu braţele ridicate, furibundă din cauza durerilor şi a fricii, Marta năvăli în camera aceea
… chemând şi implorând:
- Tată! Deschide, tată! Nu mă lăsa să mor aşa! Deschide, tată! Mor, iartă-mă!
…
(În cameră) Pe întuneric, Francesco Ajala zăcea lungit pe podea cu un braţ întins şi cu celălalt îndoit sub piept.
…
Mama părea înnebunită; voia ca soţul ei să vorbească cu orice preţ şi îl îmbrăţişa şi îi strângea mâinile îngheţate, parcă fără viaţă. Pământiu la faţă, Francesco Ajala continua să horcăie surd, cu gura deschisă larg şi cu ochii închişi.
….
Prin uşile închise răzbi un strigăt prelung, parcă de fiară rănită şi mânioasă.
….
O lacrimă brăzdă încet chipul muribundului şi se opri în mustaţa deasă şi căruntă.
Orice încercare de salvare a fost zadarnică.
Agonia a durat până seara.
…
Târziu, doamna Agata se gândi la Marta şi se duse în camera acesteia. La deschiderea uşii o izbi mirosul de amoniac şi de oţet. Deci născuse.
Marta zăcea nemişcată, ca de ceară, pe perne, şi părea fără viaţă. Femeia care o asista, aplecată asupra ei, îi aplica incontinuu o compresă, iar medicul, peste măsură de palid, sfârşit, arunca grămezi de vată însângerată într-un lighean aşezat pe jos.
- Dincolo, spuse el mamei, arătându-i uşa camerei de alături.
Înainte de a intra în cealaltă cameră în linişte, ca un automat, doamna Agata îşi privi fata.
- Mort… - şopti aceasta, ca pentru sine, cu un glas lipsit de expresie, venit parcă nu mai de departe decât de pe buze.
Moaşa arătă mamei un mic monstru aproape fără formă, în vată, livid, mirosind a muşchi.
- Mort ..
Din stradă, ajunse până la ei sunetul ascuţit al unui clopoţel şi un cor cântat pe nas, ca de copil, deşi era de femei, aflate într-o procesiune grăbită. |
Abbiamo scelto questo brano, il più drammatico di tutto il libro, perché qui viene raggiunto l’apice del percorso narrativo dell’autore in pura maniera veristica. La descrizione dettagliata delle stanze, in cui il mobilio, le lenzuola, gli indumenti e le medicine dei malati, insieme all’atteggiamento dei partecipanti – Marta, Agata, la levatrice, i due medici e i morenti – respirano l’aria pesante dell’ansia, della paura e della disperazione generale davanti alla disgrazia che si produce – riesce a trasmettere al lettore tutte le sfumature dei colori (tra fiocca luce e buio), tutte le diverse tonalità dei rumori, dai gridi ai lamenti degli eroi. Viviamo quest’angoscia a dimensioni fantastiche, mentre assistiamo a due lotte contemporaneamente portate su due campi, in due spazi vicini (nella stanza del padre morente e in quella della figlia che deve partorire), lotte tra vita e morte, di due esseri che preferiscono il primo andare nel mondo delle tenebre, il secondo non venire al mondo delle illusioni. È strano, ma la morte sia del padre sofferente (che ha scelto da solo questa strada), sia del figlio troppo piccolo («informe») per sopravviverci, rappresenta una liberazione, la liberazione non solo di Marta, che sarà risparmiata d’essere madre di un’infelice creatura in queste tragiche condizioni, ma anche di sua madre e di sua sorella, che come lei, hanno visto falliti tutti i loro tentativi di salvare la famiglia.
Analizziamo, considerando anche le classifiche delle traduzioni operate da Peeter Torop [57], le equivalenze linguistiche e stilistiche del testo tradotto verso il testo originale: Per «le sopravvennero le doglie» in romeno è stata adoperata la forma verbale impersonale «au apărut durerile naşterii»(con il senso di: sono apparsi, venuti, hanno cominciato i dolori del parto).
La descrizione «Un fremito di stizza la scoteva tutta» ha trovato perfetta conversione nella frase: «Un tremuir de mânie îi scutura întreg trupul», con complemento indiretto in romeno («îi = le»), invece del complemento diretto dall’italiano («la»). Per esprimere lo stato d’esaurimento fisico e morale in cui si trova la signora Agata «dilaniata dai gemiti sordi», la formulazione romena «sfâşiată de gemetele surde» rappresenta una traduzione totale, parola per parola.
L’apparizione di Marta, che con forze sovrumane cerca di indurre il padre ad ascoltarla e a perdonarla prima che morisse, ricorda le eroine dell’antichità, un’Arianna o una Danae, diversa da queste, ma in lotta, benché innocente, come loro con una simile fatalità. L’enunciato «furibonda dagli spasimi e dalla paura»…, viene perfettamente espresso in romeno «furibundă din cauza durerilor şi a fricii», …. Il suo grido disperato «- Babbo! … Non mi far morire così! Muojo, perdonami!» ha la stessa intensità emozionale nella variante romena: «- Tată! Deschide, tată! Nu mă lăsa să mor aşa! Mor, iartă-mă!»
Per quanto riguarda l’espressione «bocconi sul pavimento» riferita a Francesco Ajala, che giaceva…, la traduttrice ha trovato adatta la formulazione «Francesco Ajala zăcea lungit pe podea», che è l’unico modo in cui si potesse descrivere la posizione del moribondo. Il ritratto di questo, «terreo in volto», «pământiu la faţă», mentre «continuava a rantolare sordamente» – «continua să horcăie surd», ha lo stesso effetto commuovente sul lettore, in entrambe le lingue.
Da vero psicologo e conoscitore dei vari stati d’animo nei momenti più importanti della nostra vita, Pirandello ha saputo evocare anche le ultime lagrime apparse sul volto del suo povero personaggio: «Una lagrima solcò lentamente il volto del moribondo e si arrestò ai folti baffi grigi.», perfettamente tradotta in romeno con: «O lacrimă brăzdă încet chipul muribundului şi se opri în mustaţa deasă şi căruntă». Lo stato d’incertezza della madre che, mortole il marito, va a vedere che cosa succede nella stanza della figlia nelle doglie, espresso dall’autore in forma interrogativa: «Il parto era dunque avvenuto?», ha lo stesso significato nella formulazione affermativa con il periodo romeno conclusivo: «Deci născuse.»(cioè «aveva partorito»).
Infine, lo scioglimento di questa scena unica per le tensioni emozionali contenuteci, espresso in stile più che lapidario, con la sola parola «- Morto...», «bisbigliata» da Marta - «come a se stessa, con voce vuota d'espressione, quasi non le fosse venuta da più lontano che dalle labbra.», trova perfetta equivalenza stilistica e lessicale nella frase romena: «- Mort… - şopti aceasta, ca pentru sine, cu un glas lipsit de expresie, venit parcă nu mai de departe decât de pe buze» in cui la parola «parcă» (forse) è usata per l’italiano «quasi», per rendere l’idea di parere, d’incertezza, di osservazione fatta da una persona estranea, ma non indifferente alla sofferenza della povera donna. Interessante è stata anche la traduzione del nome alterato «mostriciattolo quasi informe», - «un mic monstru aproape fără formă» (un piccolo mostro quasi senza forma), perché la categoria dei nomi alterati in romeno non è così ricca e frequentemente usata come in italiano.
Conclusioni
La traduzione romena del romanzo L’esclusa di Luigi Pirandello può essere considerata una traduzione testuale, perché segue scrupolosamente l’epos dell’originale, precisa, perché la forma stilistica e la forma sintattica del prototesto sono completamente appropriate al metatesto, essendo descrittiva (come pure il testo di partenza) ed espressiva, perché rende molto bene i particolari psicologici dei personaggi.
La traduttrice ha offerto al pubblico romeno la possibilità di leggere un’opera in una lingua straniera, come nella propria lingua, facendo diventare i lettori romeni, italiani, o l’autore italiano, romeno. E questo è l’ideale nel caso della traduzione, soprattutto di quella letteraria, semantica e pure comunicativa, perché il traduttore, che è non solo un conoscitore della lingua straniera in cui opera, è anche un mediatore tra due lingue, due culture e due civiltà (le sue e quelle di contatto). In questa situazione egli gode una posizione privilegiata, di abitante di due spazi geografici, storici e culturali, quello che lo aiuta a materializzare meglio le sue opzioni traduttive. Ma paradossalmente, questo posizionamento, nel punto d’interferenza tra queste, lo fa diventare quello che alcuni traduttologi chiamano abitante del «paese di nessuno» («no man’s land»), proprio perché da lettore (del testo da tradurre) egli diventa autore (del nuovo testo, che tradurrà).
Con la variante romena del romanzo L’esclusa e con tutte le opere che durante più di cinquant’anni ella è riuscita a tradurre, Adriana Lăzărescu ha contribuito in modo significativo alla promozione della lingua e letteratura italiana in Romania.
Otilia Doroteea Borcia
(n. 1, gennaio 2025, anno XV)
NOTE
1. Otilia Doroteea Borcia, La versione romena del romanzo L’esclusa di Luigi Pirandello, în «Cultura e Prospettive, trimestrale di poesia, Arte e Cultura, organo ufficiale dell'Accademia Internazionale Il Convivio», Castiglione di Sicilia (Italia), nr. 14, gennaio / marzo 2012, ISSN 2039-8255, pag. 9-27.
2. Nata il 26 aprile del 1926, è stata figlia unica di Natalia (nata Iarca) e di Dumitru Grigorescu, noto neurologo, autore della prima “Neurologia pratica” di Romania, premiata dall’Accademia Romena. Dopo aver seguito i corsi del Collegio per le ragazze “Sant’Elena”, sostiene il baccalaureato al Liceo “Spiru Haret” di Bucarest. Iscrittasi alla Facoltà di Lettere e di Filosofia dell’Università dalla capitale romena, passa nel 1948 l’esame di Laurea in lingua e letteratura italiana con la tesi «Storia ed arte nel teatro di Goldoni». Nel 1950, in pieno periodo del nuovo potere comunista, è arrestata insieme ad altri intellettuali romeni che frequentavano l’Istituto italiano di cultura, considerato un luogo dei «nemici del regime». Viene liberata dopo quattro mesi di detenzione, senza essere stata processata. Questo periodo lascerà tracce profonde nella vita e nella coscienza della giovane traduttrice. Sposata nel 1957 con il grande italianista George Lăzărescu, il suo compagno di vita e di lettere si è dedicata insieme a lui, alla diffusione dei valori della letteratura e cultura italiana. È membro dell’Unione degli scrittori di Romania, dell’Accademia Internazionale di Propaganda Culturale di Roma e dell’Accademia Internazionale «Il Convivio» di Castiglione di Sicilia.
3. Edizione bilingue realizzata insieme a George Lăzărescu, EPLU Editura pentru literatura universală - Casa Editrice per la letteratura universale), Bucarest, ristampata dalla Casa Editrice OSCAR PRINT, Bucarest, 2001.
4. EPLU Editura pentru literatura universală (Casa Editrice per la letteratura universale), Bucarest
5. Editura Tineretului (Casa Editrice per la Gioventù), Bucarest, 1964
6. Casa editrice Meridiane, Bucarest, 1967
7. EPLU, Bucarest, 1967.
8. BPT (Biblioteca per tutti), Bucarest, 1970.
9. Casa editrice Eminescu, Bucarest, 1973.
10. «România liberă» – Cele mai valoroase cărţi traduse (I più valorosi libri tradotti), 2.07.1947.
11. Daniele Cortis, EPLU, Bucarest, 1975.
12. Uscita con il titolo romeno di Doamna din Monza e comprendente le due novelle, BPT, Bucarest, 1977.
13. Casa editrice Eminescu, Bucarest, 1979.
14. Casa editrice Junimea, Iaşi (Iassy), 1975.
15. Casa editrice Minerva, Bucarest, 1984.
16. Casa editrice Niculescu, 1994.
17. Casa editrice Minerva, 1979.
18. Casa editrice Univers, Bucarest, ristampata da Casa editrice Doris, Bucarest, nel 1994.
19. Dicţionarul general al literaturii române –DGLR (il Dizionario generale della letteratura romena) in VII volumi, coordinatore accad. Eugen Simion, Casa editrice Univers Enciclopedic (Casa Editrice Universo enciclopedico), Bucarest, 2004 - 2009 vol. IV, p. 28.
20. Casa Editrice Meridiane, Bucarest, 1971.
21. Casa editrice Meridiane, Bucarest, 1977.
22. Introduzione di George Lăzărescu, Casa editrice Cartimex, Bucarest, 1993.
23. Casa editrice Univers, Bucarest, 1979.
24. Casa editrice Meridiane, Bucarest, 1982.
25. Casa editrice Meridiane, Bucarest 1975.
26. «Contemporanul» (Il Contemporaneo), Bucarest, 19.02.1977.
27. Memorii, Casa editrice enciclopedică, 1983.
28. Editura Politică (Casa Editrice Politica), Bucarest, 1971.
29. Casa editrice Univers, Bucarest, 1986.
30. Casa editrice Niculescu, Bucarest, 1994.
31. Casa editrice Ion Creangă, Bucarest, 1984, premiato con il Diploma d’onore al concorso «I più bei libri del mondo» di Lipsia, ristampato in Casa editrice Niculescu, Bucarest, 2002.
32. Basme nemuritoare («Fiabe imperiture»), Basme din întreaga lume («Fiabe di tutto il mondo»), Din basmele popoarelor («Dalle fiabe dei popoli»), Casa editrice Ion Creangă, Bucarest, 1980, 1984, ristampate da Casa editrice Niculescu, Bucarest, 1991.
33. Casa editrice Ion Creangă, Bucarest, 1971 e numerose altre edizioni.
34. Casa editrice Ion Creangă, Bucarest, 1976.
35. Casa editrice Ion Creangă, Bucarest, 1976, ristampata dalla Casa editrice Hyperion, Chişinău, 1994.
36. Casa editrice Ion Creangă, Bucarest, 1992, ristampato in Casa editrice Niculescu, Bucarest, 2001.
37. Casa editrice Vizual, Bucarest, 1994.
38. Casa Editrice Tedit, Bucarest e Chişinău, 1998.
39. Dal folclore di vari paesi di tutti i continenti – Casa editrice Niculescu, Bucarest, 2001
40. Casa editrice universitară, Colecţia Timp liber, Bucarest, 2007.
41. «Scînteia tineretului» (il giornale «La scintilla della gioventù»), Bucarest, 25.05 1981.
42. Casa editrice Convexus, Bucarest, 2000.
43. Casa editrice Libra, Bucarest, 2003.
44. Casa editrice Niculescu, Bucarest, 2004.
45. Casa editrice Meteor Press, Bucarest, 2003.
46. Editura Ştiinţifică, Bucarest, 1965, Casa editrice Sport şi Turism, Bucarest, 1977, Casa editrice Abeona, Bucarest, 1988, Casa editrice Niculescu, Bucarest, 1998, … 2011.
47. Casa editrice Eminescu, Bucarest, 1988, ristampata con il titolo Iubirea lui dalla Casa editrice Hyperion, Craiova, 1994.
48. Casa editrice Eminescu, Bucarest, 1983, ristampato …
49. Casa editrice Eminescu, Bucarest, 1983.
50. Casa editrice Niculescu, Bucarest, 1993.
51. Casa editrice Agora, Bucarest, 2006.
52. Otilia Doroteea Borcia, Percorsi cognitivi traduttologici – la traduzione delle varietà diatipiche e diafasiche, Ed. Oscar Print, Bucarest, 2009, p. 17.
53. Per il teorico tedesco qualsiasi lettura era una «traduzione»; l’opera di Omero si doveva leggere «diventando Greco», cioè come «se tu l’avessi ascoltata già tradotta», in F. Apel, Il Manuale del traduttore letterario, a cura di E. Mattioli e R. Novello, Milano, Marcos y Marcos, 1997, p. 101, cfr. Bruno Osimo, Manuale del traduttore, Editore Ulrico Hoepli, Milano, 1989, p. 4 e cfr. O. D. Borcia, op. cit., p. 15.
54. o la traduzione propriamente detta, secondo la classifica di Roman Jakobson in traduzioni endolinguistiche (o riformulazioni), interlinguistiche e intersemiotiche (o trasmutazioni), in On Translation, Cambridge, Mass., Harvard Univ. Press, 1959, cfr. O. D. Borcia, op. cit., p. 33.
55. che riguarda di più l’autore e segue il suo pensiero, cercando di conservare nella LA (lingua d’arrivo) quanto meglio possibile la forma della LP (lingua di partenza), in Peter Newmark, A Textbook on Translation, Pretince Hall International UK Ltd, Pergamon Press, Oxford, 1988, cfr. O. D. Borcia, op. cit., p. 37.
56. a differenza della traduzione intertestuale, nata dal contesto di un altro testo, in P. Torop, La traduzione totale, Università di Tartu, 1995, trad. B. Osimo, in Corso telematico di traduzione, www.logos.it.
57. secondo i rapporti intercorsi tra il testo tradotto e quello originale, lo scienziato russo fa la distinzione fra: traduzioni testuali e traduzioni metatestuali; la prima viene suddivisa in intralinguistica (cioè con elementi metatestuali come allusioni, citazioni, voci dalle enciclopedie...) e interlinguistica (cioè il cui metatesto rappresenta solo una parte del testo d’arrivo), in P. Torop, La traduzione totale, cfr. O. D. Borcia, op. cit., p. 40.
58. Il volume comprende anche il romanzo Rândul (Il turno).
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