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L’Ascensione di Cristo nella pittura dei maestri italiani
Nel Nuovo Testamento, l’Ascensione è l'ultimo episodio della vita terrena di Gesù Cristo, che quaranta giorni dopo la sua morte e risurrezione, ascese al cielo. Celebrato in tutte le confessioni cristiane, quest’episodio rappresenta, insieme alla Pasqua e alla Pentecoste, una delle solennità più importanti del calendario ecclesiastico. Secondo i Vangeli e gli Atti degli Apostoli, Gesù salì al cielo alla presenza dei suoi apostoli, per sedersi accanto al Padre e per restarvi fino alla Sua seconda venuta sulla Terra, alla così detta parusia, o l’ultimo giorno dell’umanità, quando vi sarà il Giudizio Universale. Nei Vangeli l’Ascensione è descritta con poche parole.
Marco [1] scrive: «Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio». e Luca [2] aggiunge: «Poi [Gesù] li (scil. i discepoli) condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse. Mentre li benediceva, si staccò da loro e fu portato verso il cielo. Ed essi, dopo averlo adorato, tornarono a Gerusalemme con gran gioia e stavano sempre nel tempio lodando Dio».
Giovanni [3] accenna anche alla presenza di Maria Maddalena: «Gesù le disse: "Non trattenermi, perché non sono ancora salito al Padre; ma va' dai miei fratelli, e di' loro: "Io salgo al Padre mio e Padre vostro, al Dio mio e Dio vostro"». Negli Atti degli Apostoli [4] appaiono più dettagli: «Egli (Gesù) si mostrò ad essi (agli apostoli) vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio (…) Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n'andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: "Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato tra voi e che fu assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo"».
Quest’antica festività del IV secolo fu descritta con solennità da Sant’Agostino, da Giovanni Crisostomo e da Gregorio di Nissa. L'Ascensione di Cristo fa parte del Simbolo niceno-costantinopolitano, chiamato Credo, che è la principale dichiarazione di fede del cristiano che riconosce l’unicità di Dio Onnipotente, la natura divina di Gesù e l’unione della Santa Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo. Nel testo Peregrinatio Aetheriae [5] si parla della festa celebrata nella grotta di Betlemme dove, secondo la tradizione, sarebbe nato Gesù. La data dell’Ascensione (quaranta giorni dopo la Pasqua, dunque dopo la Resurrezione) fu stabilita dal Concilio di Elvira (circa 300-313); essa non poteva coincidere con la celebrazione né della Pasqua, né della Pentecoste, conformemente al racconto degli Apostoli. Come per la Pasqua, anche la data dell'Ascensione cambia ogni anno. In latino la parola Ascensio (Ascensione) significa «salita». Nella Chiesa cattolica tre giorni prima di questa «festa di precetto», che rappresenta la dodicesima delle quattordici stazioni della Via Crucis e anche il secondo dei misteri gloriosi del Santo Rosario [6], viene celebrato il «triduo» (o le «Rogazioni»). [7]
Nella Chiesa ortodossa l'Ascensione è una delle dodici grandi feste, la cui data viene stabilita dalla Pasqua. Conosciuta con il termine greco Analepsis («salire su»), o con quello di Episozomene («salvezza») – quest'ultimo riferito al completamento della redenzione di Gesù con il Suo ritorno al Padre eterno [8] – è seguita da otto giorni di celebrazioni. La prima domenica è detta «dei Padri della Chiesa» del primo concilio ecumenico di Nicea, il quale ha formulato il Credo, in cui si afferma: «(Gesù) è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine».[9]
Nella Bibbia il luogo dell'Ascensione non viene specificato, ma dagli Atti degli Apostoli (1.12) esso risulta essere stato l'orto degli ulivi, poiché dopo l'ascensione i discepoli «ritornarono a Gerusalemme dal monte detto degli Ulivi, che è vicino a Gerusalemme quanto il cammino permesso in un sabato». Questo luogo è diventato «il Monte dell'Ascensione», perché i primi cristiani si riunivano qui in una grotta, per paura delle persecuzioni. Dopo l'editto di Costantino del 313, la prima chiesa fu costruita proprio qui da Poimenia, una devota romana. [10] Secondo Eusebio di Cesarea [11] invece, questa sarebbe stata fatta costruire da Costantino I nel 333, su desiderio di sua madre, Elena. Il nome Eleona Basilica deriva dalla parola greca elaíon, che significa «olivo», ma anche da eléison, che significa «pietà, misericordia». [12] Sulla roccia nel santuario, venerata dai cristiani, c’è l'orma del piede destro di Gesù nel momento della Sua ascesa al cielo. La chiesa costruita dai Crociati è stata trasformata in una moschea che, a causa dei molti pellegrini cristiani, non viene usata.
Come segno di buona volontà, nel 1200 il Saladino ordinò la costruzione di una seconda moschea e di un «mihrab» [13] nei pressi della basilica, per consentire ai pellegrini cristiani di visitare la «roccia dell'Ascensione». [14]
Il tema dell’Ascensione di Gesù Cristo e della celebrazione liturgica di questo mistero ebbe molte raffigurazioni: nelle miniature di codici famosi [15], in mosaici e avori a partire dal sec. V e altrove. Esso appare sui timpani sopra le porte delle chiese romaniche e gotiche, come nella cattedrale di Chartres. Nelle arti figurative è stato trattato con gran maestria artistica da Giotto, nella Cappella degli Scrovegni a Padova. Sono da ricordare poi un affresco di Buffalmacco (XIII sec.) nel Camposanto di Pisa, una terracotta di Luca Della Robbia al Museo Nazionale di Firenze, un affresco di Melozzo da Forlì (ora nel Palazzo del Quirinale a Roma), una tavola del Mantegna nella Galleria Uffizi di Firenze, una pala del Perugino (ora nel Museo di Lione), un affresco del Correggio (nella cupola della Chiesa di S. Giovanni a Parma) e l’affresco del Tintoretto nella Scuola di S. Rocco a Venezia, tutte queste opere create tra il 1400 e il 1560. In un’ampolla del tesoro del Duomo di Monza, Cristo ascende in cielo, secondo una tipica iconografia orientale, assiso in trono; in altri dipinti Egli ascende al Cielo fra uno stuolo di Angeli, di fronte agli sguardi estatici degli Apostoli e della Vergine. [16]
Grandiosa conclusione della permanenza visibile di Dio fra gli uomini, l’Ascensione di Gesù inizia la storia della Chiesa e dà origine alla diffusione del Cristianesimo nel mondo. Secondo la concezione universale dalla Bibbia, Dio abita in un luogo superiore e per incontrarlo, l’uomo deve elevarsi, salire. L’idea dell’avvicinamento a Dio è legata all’immagine del monte.
Nell’Esodo (19,3), a Mosè è proibito salire verso il Sinai, cioè avvicinarsi al Signore: «Delimita il monte tutt’intorno e dì al popolo: non salite sul monte e non toccate le falde. Chiunque toccherà le falde sarà messo a morte». Il comando di Iavhè non si riferisce tanto a una salita fisica, quanto a una comunione spirituale; per poter udire la sua voce bisogna prima purificarsi e raccogliersi in meditazione. Perché abita in alto, Dio ha scelto anche per le sue dimore sulla terra dei luoghi elevati, accessibili solo ‘salendo’. Questo verbo viene riferito prima ai vecchi santuari e poi a Gerusalemme, dove le folle dei pellegrini ‘salgono’ con gioia al Monte Santo. Gesù sale dal Padre Eterno per poter mandare in seguito la sua grazia in terra, così come spiega Giovanni (16, 5-7): «Se non vado non verrà a voi il Consolatore, se invece vado ve lo manderò».
Il catechismo della Chiesa Cattolica dà questa definizione all’Ascensione di Cristo: «Dopo quaranta giorni da quando si era mostrato agli Apostoli sotto i tratti di un’umanità ordinaria, che velavano la sua gloria di Risorto, Cristo sale al cielo e siede alla destra del Padre. Egli è il Signore, che regna ormai con la sua umanità nella gloria eterna di Figlio di Dio e intercede incessantemente in nostro favore presso il Padre. Ci manda il suo Spirito e ci dà la speranza di raggiungerlo un giorno, avendoci preparato un posto». [17]Questo momento fu raffigurato dagli artisti plastici con tutta l’atmosfera di gran mistero in cui si produsse alla presenza degli apostoli che dovevano comprendere il completamento del messaggio divino per la gloria della cristianità. L’argomento è uno dei più generosi nell’arte pittorica universale, ma il contributo portatoci dalle opere dei maestri italiani è stato il più cospicuo.
GIOTTO
Giotto di Bondone rappresenta una ‘summa’ della cultura figurativa del Medioevo. Già i suoi contemporanei lo apprezzarono come grande pittore, architetto e scultore, considerandolo come «artefice principale del rinnovamento della pittura».
Nella sua opera dedicata all’Ascensione di Gesù e che fa parte del ciclo degli affreschi padovani, l’artista presenta il Figlio di Dio mentre ascende ai cieli sospinto da una nuvola, con le mani in alto, andando oltre la cornice del dipinto.
Giotto, L’Ascensione di Gesù, affresco, 1304-1306, 200x185 cm,
Padova, Cappella degli Scrovegni
Due angeli gli stanno sotto, forse per spiegare l’importanza del momento agli apostoli e a Maria, il cui volto è più grande e più espressivo di quelli degli altri. [18] Ai lati di Cristo ci sono due file simmetriche di angeli e di santi che salutano, con le mani levate verso il cielo, l’arrivo di Gesù. I colori del dipinto sono chiari, dorati nelle vesti degli apostoli e degli angeli, che sullo sfondo azzurro ricordano i colori del paradiso.
Beato Angelico,
L’Ascensione di Cristo, affresco, 1291-1295, 500x400 cm,
Basilica Superiore d’Assisi
Giotto ha dipinto anche nella Basilica superiore d’Assisi un affresco dedicato a questo tema, databile al 1291-1295 (nella fascia superiore della controfacciata). La scena, nella lunetta sinistra, è danneggiata soprattutto nella parte centrale degli astanti ivi presenti. Si vede un angelo che sovrasta la folla e il Cristo che, portato da una nuvola, si protende in diagonale verso una serie di nimbi concentrici che simboleggiano il Paradiso.
ANDREA DI VANNI
Nella pittura di Andrea Vanni si sente l’influenza di Simone Martini e di Ambroglio Lorenzetti; a Siena egli condusse una bottega, insieme a Bartolo di Fredi. Lavorò anche con suo fratello Lippo Vanni. Come Martino di Bartolomeo e Gregorio di Cocco, fece sopravvivere, senza rinnovarla, la tradizione pittorica bizantina.
Andrea di Vanni, L’Ascensione di Cristo, 1355-1360, tempera su legno, 156x42 cm,
Museo Ermitage, Sankt Petersburg
Nella sua opera dedicata all’Ascensione, tra i santi e i profeti sta la Madonna con le mani sul petto, guardando molto pia in alto, insieme ai santi partecipi all’ascesa di Gesù. Il corpo del Redentore, fusiforme, in una posizione mossa, ricorda un uccello in volo e anche un pesce, simbolo biblico della cristianità.
La pittura ha una forma piramidale, al vertice della quale si trova l’immagine del Creatore che dispiega un rotolo di carta sul quale sono scritte le parole che attestano la natura divina di Gesù.
GUARIENTO D’ARPO
Nella Cappella dei Carraresi di Padova Guariento d’Arpo dipinse affreschi con scene bibliche, tavole con la Madonna e il Bambino, gli Evangelisti e le gerarchie angeliche e nella chiesa degli Eremitani il Giudizio Finale e le Storie dei Santi Filippo, Giacomo e Agostino.
Guariento di Arpo, L’Ascensione di Cristo, 1340, pittura su tavola, 28x20,8 cm,
Collezione Cini, Venezia
La sua Ascensione di Cristo raffigura il Redentore mentre sale, sospinto da due angeli, verso i cieli, dove sarà accolto dai Beati. La Madonna e gli apostoli, rimasti sulla terra, stanno inginocchiati, con le mani giunte in preghiera guardando la Sua ascesa. La scena sembra essere vista dal quadro nero di una finestra, dietro la quale lo sfondo è tutto dorato. Il nero del vestito della Madonna insieme al nero delle ali degli angeli, dà molta drammaticità a questo momento. La terra sembra ridotta, le colline appena si vedono con i loro pochi alberi, perché grandi sono adesso solamente i santi.
Lo stile di Guariento ricorda alcuni elementi presenti nelle opere di Giotto a Padova per le sfumature gotiche e per la parte emozionale della narrazione.
ANDREA MANTEGNA
Andrea Mantegna, Il Trittico degli Uffizi, 1460, tempera su tavola, Firenze,
Galleria degli Uffizi
Andrea Mantegna ha dipinto il Trittico degli Uffizi (dal nome del museo che lo ospita), di cui l’Ascensione di Cristo, nonostante lo schema rigido e severo adoperato, esprime il senso mistico del momento. Insieme all’Adorazione dei Magi e alla Circoncisione, quest’opera è un’altra «prova di fusione tra iconografia bizantina, tradizione gotica e visione prospettica rinascimentale che caratterizza lo stile dell’artista nei primi anni del suo soggiorno mantovano». [19]
Il Cristo che ascende al cielo, inserito in una mandorla [20] formata da «cherubini rossi alternati a nuvole azzurre, ripete il gesto benedicente del Pantocratore bizantino, mentre le forme allungate, le pose dinamiche dei personaggi e la minuziosa descrizione dei particolari rivelano una ripresa del gusto tardogotico». [21]
Andrea Mantegna, L'Ascensione, 1460, tempera su tavola, 86 x 42,50 cm,
Galleria degli Uffizi, Firenze
Nella parte inferiore si vedono la Madonna e gli Apostoli che stanno intorno al sepolcro di Cristo, guardando pieni di turbamento come il Figlio del Signore sia portato – nella parte superiore del dipinto – da una nuvola verso il cielo. Gesù tiene nella mano sinistra la bandiera con la croce (simbolo del trionfo della cristianità) e mentre si alza verso il cielo, fa il gesto della benedizione su tutti i presenti. Il paesaggio roccioso e deserto ricorda quello della Crocifissione del Louvre.
BENVENUTO DI GIOVANNI
Lo stile di Benvenuto di Giovanni è considerato molto originale, caratterizzato da un’eleganza figurativa, da una grande cura nei particolari, dalla solennità compositiva e da un plasticismo nitido, che però con il passare del tempo tenderà verso una ricerca di forme stilizzate. [22] L’artista che incominciò a lavorare nella sua città intorno al 1455, all'interno del battistero di San Giovanni, con le Storie di sant'Antonio da Padova, creò più pitture dedicate all’Annonciazione. Quelle che si rovano nella chiesa di San Gerolamo e nella chiesa dell'Osservanza, dimostrano una già raggiunta maturità artistica.
Benvenuto di Giovanni, L’Ascensione di Cristo, 1491,
Pinacoteca Nazionale, Siena
Nell’Ascensione di Cristo dalla Pinacoteca di Siena,il Redentore, uscito dalla mandorla, ha le braccia aperte nella preghiera rivolta al Padre ed è circondato da schiere di santi, serafini e cherubini. Sotto i suoi piedi si trovano la Madonna e gli Apostoli che lo ammirano nel suo splendore mentre, ormai sopra le nuvole, Egli sembra già arrivato nel regno dei Beati. La grandezza del Suo corpo in rapporto alle altre figure del dipinto simboleggia il potere conferitogli da Dio, secondo il Credo.
MELOZZO DI FORLÌ
A Roma, Melozzo di Forlì, cui fa cenno il Vasari nel capitolo dedicato a Benozzo Gozzoli [23], ha dipinto nel 1480 l'affresco l'Ascensione di Cristo nella tribuna della chiesa dei SS. Apostoli, andata semidistrutta durante il rifacimento seicentesco della chiesa. È un grandioso affresco rimasto sul posto fino al 1711 quando l'abside venne distrutta per rimodernare la chiesa. Allora fu staccato e diviso in sedici parti: quattordici frammenti con Apostoli e i celebri Angeli musicanti che sono ora esposti nella sala IV della Pinacoteca Vaticana, un altro frammento di Angelo che si trova al Museo del Prado, mentre la figura del Cristo benedicente sullo scalone d'onore dell'allora Palazzo Apostolico al Quirinale, dove si trova ancora oggi. [24]
Melozzo di Forlì, Dettaglio dall'Ascensione di Cristo, ora al Quirinale
Il lavoro di Melozzo, notevole soprattutto per il magistrale uso della prospettiva da giù in su, «ebbe notoriamente influenza su Michelangelo e sugli affreschi della Cappella Sistina, in particolare per il Cristo del Giudizio Universale». [25] Il Redentore che sembra «balzare attraverso la volta» ha intorno gruppi di angeli musicanti, apostoli ed altre figure, tutte in prospettiva, «da basso in alto».
Le solenni, monumentali figure molto scorciate testimoniano la piena maturità del grande artista forlivese, seguace di Piero della Francesca. Nessun pittore è riuscito a dipingere tante schiere concentriche d’angeli intorno a Gesù in ascesa. Il color della veste di Cristo s’identifica con il color del cielo che serve da sfondo a tutta la scena.
Melozzo di Forlì, Angeli musicanti: Dettaglio dall’Ascensione di Cristo, affreschi staccati dalla Città del Vaticano
Qui la fantasia spaziale del pittore riuscì a rendere l'effetto di prospettiva aerea e di movimento ritmico. I gruppi di angioletti nella Pinacoteca Vaticana suonano quasi tutti gli strumenti: la viola, il liuto, il tamburo e il tamburello, il flauto, il triangolo, la ribeca.
GIROLAMO DEL PACCHIA
Nella Chiesa di San Niccolò del Carmine a Siena, sulla parete sinistra della navata è esposta una tela di Girolamo del Pacchia raffigurante, accanto al Martirio di san Bartolomeo, opera di Alessandro Casolani, sopra il secondo altare, la sua pala sull'Ascensione di Cristo, avvenuta sul Monte degli Ulivi, come descrissero Matteo e Luca negli Atti degli Apostoli (1,9): «…Gesù incominciò a salire in alto, mentre gli Apostoli stavano a guardare. Poi venne una nube ed essi non lo videro più».
Girolamo del Pacchia, L’Ascensione di Cristo, 1512, olio su tavola,
Chiesa di San Niccolò del Carmine, Siena
Nella metà inferiore del dipinto si trova la Vergine Maria in mezzo agli Apostoli; quasi tutti i personaggi hanno la testa e gli occhi fissi sul Cristo risorto, che occupa la metà superiore. Gesù, dentro una mandorla circondata da cherubini, ascende al Cielo da lui stesso indicato con la mano. Angeli musicanti accompagnano con accordi armoniosi il miracoloso evento, con il quale il Figlio di Dio finisce la sua vita terrena per ricongiungersi al Padre, presentato in alto al centro, con un globo in mano. La mandorla che avvolge Cristo rappresenta la comunicazione fra i due mondi, umano e divino, terrestre e celeste, dei quali il Verbo raffigurato all’interno è il solo mediatore. I corpi dei Santi sono dolcemente mossi, mentre la partecipazione in questo momento unico è molto attiva e luminosa, cosa che insieme all’armonia cromatica (in cui predomina il verde) trasmette una visione ottimistica sulla vita.
BENVENUTO TISI DA GAROFOLO
Contemporaneo e collaboratore di Dosso Dossi, Benvenuto Tisi da Garofalo fu uno dei più interessanti protagonisti del rinascimento di Ferrara, tanto da essere definito «il Raffaello ferrarese».
Benvenuto Tisi da Garofolo, L’Ascensione di Cristo, 1510-1520, olio su tela, 314x204,5 cm,
Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma
La mandorla che avvolge Cristo rappresenta la comunicazione fra i due mondi, umano e divino, terrestre e celeste, dei quali il Verbo raffigurato all’interno è il solo mediatore. Vasari ne apprezzò la particolare capacità di sintesi dell’artista definendola persino «moderna». [26] Per Santa Maria in Vado a Ferrara, chiesa alla quale egli era molto legato e dove sarebbe stato sepolto, ha dipinto una tavola di dimensioni imponenti con l'Ascensione di Cristo. Ci si nota chiaramente l'influenza della Trasfigurazione di Raffaello, mentre i colori e il paesaggio riflettono l'influsso veneto.
Le figure e gli elementi del fondo sono disposti in modo simmetrico. Tra gli Apostoli, alcuni osservano Cristo che ascende fra le nubi, altri si scambiano gesti e sguardi. Il cielo si apre a lui cambiando colore, con tutti i santi e i beati che ivi lo aspettano. Egli sembra volare con l’indice della mano destra in su, come un Cristo benedicente. Il monte sul quale è salito si trova ormai ai suoi piedi, mentre in lontananza si vedono altre colline e due paesaggi urbani, forse la stessa Gerusalemme.
PIETRO PERUGINO
I contemporanei di Perugino lo considerarono il più grande protagonista del rinnovamento dell'arte italiana rinascimentale per la portata delle sue innovazioni e per lo straordinario livello qualitativo della sua arte. [27]
Pietro Perugino, L'Ascensione di Cristo, 1496-1498, olio su tavola, 280x216 cm,
Musée des Beaux-Arts di Lione
L'Ascensione di Cristo da lui dipinta si trova nello scomparto centrale dello smembrato Polittico di San Pietro. Fu destinato prima alla chiesa di San Pietro a Perugia e in seguito alla distruzione della chiesa, venne smembrato in più parti. La composizione ha due registri paralleli che quasi non comunicano, con Cristo che ascende in una mandorla tra angeli (volanti, musicanti, cherubini e serafini) nella parte superiore, e un gruppo inferiore con la Madonna tra gli Apostoli immersi nel paesaggio. Il disegno è chiaro e ben definito, con linee eleganti e crea un’atmosfera serena e piacevole.
Le figure sono effigi di perfetta idealizzazione, concepite secondo un'estetica classicheggiante delle opere del XVI secolo. Questo schema, il cui prototipo fu la perduta Assunta della Cappella Sistina, fu ripreso dal pittore nella Pala di Vallombrosa dello stesso periodo e riutilizzato quasi identico anche nella Pala di Sansepolcro del 1510 circa. Viste le dimensioni maggiori, vennero amplificati alcuni elementi decorativi, come «i nastri svolazzanti tenuti dagli angeli, o la resa morbida e sfumata degli incarnati». [28]
Pietro Perugino, L'Ascensione di Cristo, 1510, olio su tavola, 332,5x266 cm,
Duomo, Sansepolcro
La composizione è impostata su due registri paralleli quasi non comunicanti, con Cristo che ascende in una mandorla tra angeli, cherubini e serafini nella parte superiore, e un «gruppo inferiore della Madonna tra gli Apostoli immersi nel paesaggio umbro, punteggiato da esili alberelli». Perugino ricorse con sicurezza a questo schema «misurato e piacevole, impostato sulle simmetrie e sulla pacatezza dei sentimenti, con colori brillanti ma sfumati con dolcezza e con un'attenzione ai particolari decorativi». [29]
TINTORETTO
Jacopo Robusti (detto il Tintoretto) si distinse per l'energia della sua pittura per cui venne anche soprannominato «Il Furioso»; inoltre per il suo uso drammatico della prospettiva e della luce, fu considerato un precursore dell'arte barocca. Egli è stato forse il più grande esponente della scuola veneziana e l’ultimo grande pittore del rinascimento italiano.
Il Tintoretto, L'Ascensione, 1579-1581, olio su tela, 538x325 cm,
Scuola di San Rocco, Venezia
L'Ascensione da egli dipinta appartiene al ciclo dei così detti Dipinti per la sala grande di San Rocco di Venezia, nella Scuola omonima, di fronte alla Resurrezione. Le due parti della tela – superiore e inferiore – sembrano far parte di due opere diverse. In alto Gesù ascende al cielo sorretto da angeli tra rametti di palme e d'olivo che simboleggiano il trionfo [30]. A sinistra si vedono delle nuvole scure. La grande figura di Cristo che si alza al cielo è ripresa frontalmente e in piena altezza, come pure la figura in primo piano collocata in basso (un evangelista con il suo libro in mano) e gli altri personaggi nei secondi piani. Sotto, a destra, si vedono raggruppati tutti gli apostoli, mentre in mezzo alla scena appaiono due figure che potrebbero essere dei missionari evangelizzatori. Questa presentazione del quadro e dei personaggi in movimento, «provoca un certo rovesciamento prospettico anche del paesaggio fantastico», visto «dall’alto». Il cromatismo crea «forti contrasti di chiaroscuro rendendo molto drammatica l’ascensione di Cristo». [31] L’opera è stata tra le ultime create dall’artista per la Sala Grande di San Rocco.
GIROLAMO MUZIANO
Girolamo (Michelangelo) Muziano dipinse nel secondo periodo romano un’Ascensione di Cristo nella Cappella omonima della chiesa Santa Maria in Aracoeli. Qui, Gesù si è appena staccato dalla terra, trovandosi ancora vicino a Maria e ai suoi undici discepoli inginocchiati, mentre ascoltano solenni le Sue ultime parole prima di prendere congedo.
Girolamo Muziano, L’Ascensione, 1582, circa, olio su tela, Cappella dell’Ascensione,
Chiesa Santa Maria in Aracoeli, Roma
È il momento in cui assistono all’ultimo miracolo di Cristo prodotto proprio sotto i loro occhi pieni d’adorazione e della speranza di ritrovarsi nel regno di Dio. Gesù ascende con i segni della Sua Passione. Il linguaggio cromatico di questa tela è molto tenue, «i colori dei vestiti dei partecipanti sono complementari – giallo, azzurro, color rosa, arancio e verde – tutti molto chiari e il cielo che si è già aperto, invece d’essere blu, è giallo in due sfumature», forse per indurre l’idea «dell’oro del Paradiso». Dopo la ricostruzione, la pala fu nuovamente decorata con marmi policromi e stucchi e consacrata nel 1607. [32]
CONCLUSIONI
Grandiosa conclusione della permanenza visibile di Dio fra gli uomini, l’Ascensione di Gesù inizia la storia della Chiesa e dà origine alla diffusione del Cristianesimo nel mondo. E poiché, nella concezione universale dalla Bibbia, Dio abita in un luogo superiore, per incontrarlo, l’uomo deve elevarsi, dunque salire. Questotema religioso, ampiamente trattato nell’arte, nella pittura in particolar modo, ebbe molte raffigurazioni nelle miniature di codici famosi, in mosaici e avori a partire proprio dal sec. V. Nel Medioevo, questo mistero fu dipinto sulle pareti e sulle porte delle chiese romaniche e gotiche e delle cattedrali in tutta Europa. I maestri italiani del pennello hanno descritto, in maniere e colori diversi (in affresco o nella pittura su tavola o su tela), il momento più amato dai cristiani, quello in cui il Figlio risorto torna dal Padre eterno per preparare la salvezza di tutta l’umanità.
Giotto dedicò all’Ascensione di Cristo due grandi opere, quella della Cappella degli Scrovegni a Padova e quella della Basilica superiore d’Assisi. In molte tele – come quella di Andrea di Vanni – Gesù appare nella sua ascesa con un corpo fusiforme, quasi come un uccello in volo oppure un pesce, allusione quest’ultima al simbolo biblico della cristianità; nell’Ascensione dipinta da Guariento d’Arpo, il Redentore sale, sospinto da due angeli, verso i cieli, mentre la Madonna e gli apostoli stanno inginocchiati sulla terra, con le mani unite in preghiera.
L’Ascensione dipinta da Andrea Mantegna, che fa parte dal Trittico degli Uffizi, esprime il senso mistico di questo momento, con un’arte che riunisce elementi iconografici bizantini, gotici e rinascimentali. Uscito da una mandorla (che rappresenta la comunicazione fra i due mondi: umano e divino, terrestre e celeste, dei quali il Verbo raffigurato all’interno è il solo mediatore) e circondato da schiere di santi, serafini e cherubini, Cristo appare anche nella pittura di Benvenuto di Giovanni, in cui la Madonna e gli Apostoli lo ammirano mentre sta per salire al cielo.
Il grandioso affresco dedicato da Melozzo di Forlì all'Ascensione di Cristopresenta dettagliatamente i partecipanti a questa scena con una forza straordinaria d’uso dei colori e della prospettiva, nelle tantissime schiere concentriche d’angeli che circondano Gesù saliente. I gruppi d’angeli che suonano tantissimi strumenti (la viola, il liuto, il tamburo e il tamburello, il flauto, il triangolo e la ribeca) lo accompagnando con la loro dolcissima musica.
L’Ascensione dipinta da Girolamo del Pacchia per la Chiesa di San Niccolò del Carmine di Siena, presenta la Vergine Maria tra gli Apostoli che guardano Cristo mentre ascende al cielo, avvolto sempre da una mandorla e circondato da cherubini. Angeli musicanti accompagnano con accordi armoniosi l’evento miracoloso, con il quale Gesù conclude la sua vita terrena per ricongiungersi al Padre, raffigurato in alto al centro, con un globo in mano. Nell’Ascensione di Benvenuto Tisi da Garofolo, della Galleria Nazionale d'Arte Antica di Roma, le figure sono disposte in modo simmetrico, tra gli Apostoli, con Cristo benedicente che ascende verso il cielo fra le nubi, circondato da angeli.
Anche nell'Ascensione di Cristo dipinta da Pietro Perugino, che era inizialmente destinata alla chiesa di San Pietro a Perugia e che ora si trova al Musée des Beaux-Arts di Lione, Cristo è presentato quasi in volo verso il cielo, avvolto da una mandorla tra angeli (volanti, musicanti, cherubini e serafini), mentre la Madonna e gli Apostoli rimasti sulla terra lo guardano con passione. L’altra Ascensione di Cristo dipinta da Perugino e che ora si trova al Duomo di Sansepolcro ha quasi lo stesso schema della prima, lo scenario misurato e piacevole, il quale esprime la pacatezza dei sentimenti, con colori brillanti e dolcemente sfumati.
L'Ascensione creata da Jacopo Robusti (detto il Tintoretto), che appartiene al ciclo dei Dipinti per la sala grande di San Rocco di Venezia, presenta Gesù che ascende al cielo sostenuto da angeli tra rametti di palme e d'olivo che simboleggiano il trionfo. La Sua figura è ripresa frontalmente e in piena altezza, come anche le figure degli apostoli e degli altri personaggi. I forti contrasti di chiaroscuro rendono molto drammatica quest’opera.
Girolamo (Michelangelo) Muziano dipinse un’Ascensione di Cristo nella Cappella omonima della chiesa Santa Maria in Aracoeli in cui Gesù, appena staccato dalla terra, si trova ancora vicino ai suoi undici discepoli. Questi, inginocchiati, ascoltano solenni, insieme a Maria, le Sue ultime parole prima di prendere congedo, sapendo di assistere all’ultimo miracolo di Cristo, prodotto sotto i loro occhi pieni d’adorazione. Gesù ascende con i segni della Sua Passione.
Otilia Doroteea Borcia
(n. 5, maggio 2022, anno XII)
* Il testo è tratto dal vol. Otilia Doroteesa Borcia, La Vita e la Passione di Cristo nella pittura italiana dal Trecento al Seicento, Eikon, Bucarest, 2021, pp. 311-339.
NOTE
1. Il Vangelo secondo Marco: 16, 19
2. il Vangelo secondo Luca: 24, 50 - 53
3. il Vangelo secondo Giovanni: 20, 17
4. 1, 3 - 11
5. o Pellegrinaggio di Eteria, conosciuta anche come Itinerarium Egeriae, è un testo latino degli inizi del V secolo, nel quale la monaca Egeria (o Eteria), descrive il suo pellegrinaggio in Terrasanta alle sue ‘sorelle’. La parte centrale del testo originale, ritrovata nel 1884 da Gian Francesco Gamurrini in un manoscritto dell'XI secolo, scritto nell'abbazia di Montecassino e rinvenuto ad Arezzo, venne pubblicata nel 1887 dallo stesso Gamurrini. Nel VII secolo il monaco Valerio lodava in una lettera l'autrice (Aetheria o Egeria), fornendo altre informazioni sul suo pellegrinaggio (svolto tra gli anni 381 e 384). I luoghi, i costumi e i personaggi cristiani, la liturgia sono descritti in un latino colloquiale (diverso da quello classico) e modellato sulla lingua della Bibbia, fatto per il quale questo testo è considerato una vera testimonianza dell'evoluzione del latino. Espressioni come «deductores sancti illi» («quelle sante guide», con il significato di «le sante guide») aiutano a conoscere l'origine dell'articolo definito nelle lingue romanze., cfr. Luca Serianni e Giuseppe Antonelli, Manuale di linguistica italiana. Storia, attualità, grammatica, ed. Pearson Italia - Bruno Mondadori, Milano-Torino, 2011, p. 7.
6. Le tradizioni legate alla liturgia di questa festa sono diverse, tra cui le processioni dell'Ascensione, con torce e stendardi raffiguranti Cristo risorto.
7. L'Ascensione ha una festa di vigilia, un’ottava a partire dal XV secolo, trasformata poi da Papa Leone XIII nella novena della Pentecoste. La solennità è conosciuta con il nome di «Viri Galilaei», le parole iniziali dell'Antifona d'Ingresso alla Messa della Festività, cfr. Mario Bracci, Nel seno della Trinità. Il mistero dell'ascensione di Gesù, Pisa, ETS, 2011, cfr. Wikipedia, l’enciclopedia libera
8. La solennità è celebrata con una vigilia di tutta la notte, in cui si recitano i Vespri, il Mattutino e la Prima. Il giovedì dell'Ascensione, la chiesa ortodossa commemora anche i santi martiri di Persia (XVII-XVII secolo), in Catechismo della chiesa cattolica, cfr. www.vatican.va/archive/ it/p1s2ca6_it.htm
9. Il periodo di celebrazioni termina il venerdì prima della Pentecoste. Il giorno successivo è il sabato della commemorazione dei defunti.
10. Jerome Murphy-O'Connor: The Holy Land: An Oxford Archaeological Guide from Earliest Times to 1700, Oxford University Press, 1998, cfr. Wikipedia, l’enciclopedia libera.
11. In La Vita di Costantino, meglio nota con il nome latino di Vita Constantini, è stata scritta in greco nel 337, essendo composta di quattro libri; più che una biografia, l’opera è un elogio continuo a Costantino.
12. Distrutta nel 614 dai Sasanidi guidati da Cosroe II, come il Santo Sepolcro (ma diversamente dalla chiesa della Natività di Betlemme), fu risparmiata grazie alla visione dei Magi (persiani) dipinti. Ricostruita nell’VIII secolo, e nuovamente distrutta, fu di nuovo ricostruita dai Crociati e dai Musulmani, che conservarono solamente l'edicola ottagonale, ancora presente. Questo luogo fu comprato da due emissari del Saladino nel 1198 e da allora è rimasto di proprietà del waqf islamico di Gerusalemme, cfr. Jerome Murphy-O'Connor:, op. cit.
13. dall’arabo محراب, miḥrāb, è una sorta di abside che, in una moschea o dovunque si voglia pregare, indica la qibla, ovvero l'esatta direzione di Mecca in quanto città ospitante la Ka’ba, cfr. Wikipedia, l’enciclopedia libera.
14. Gli scavi del 1959 dimostrarono che il luogo si trovava otto metri più in basso. Ancora oggi la basilica è controllata dai musulmani. Sulla cima del monte degli ulivi c’è il convento ortodosso dell'Ascensione.
15. Come l’Evangeliario siriano di Rabula nella Biblioteca Laurenziana di Firenze.
16. Antonio Borrelli, Ascensione: Santi, beati e testimoni, www.santiebeati.it/dettaglio/20263
17. idem 16.
18. Maurizia Tazartes, Giotto, Skira, Milano, 2007, p. 87.
19. Alessandra Cocchi, Ascensione geometrie fluide, in www.geometrice fluide.com
20. Forma per lo più ellissoidale che racchiude e fa da aureola a immagini sacre. Simboleggia l’apoteosi e nell’arte cristiana è riservata alle figure di Cristo e del Padre, più raramente a quella della Madonna; cfr. Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana, Sansoni per la Scuola, vol. 3 (da Michelangelo al Futurismo), Firenze – Milano, 1995 - Dizionario dei termini e delle tecniche, p. 435.
21. Idem 19.
22. Le muse, enciclopedia di tutte le arti; Novara; 1964; De Agostini, p. 193.
23. «Questo pittore fu molto studioso delle cose dell’arte, … come si può vedere in un fregio tirato in prospettiva … Ma ciò si vede più apertamente nell’Ascensione di Gesù Cristo in un coro d’angeli che lo conducono in cielo, dove la figura di Cristo scorta tanto bene, che pare che buchi quella volta; e il simile fanno gli angeli, che con diversi movimenti girano per il campo di quell’aria. Parimente gli apostoli che sono in terra scortano in diverse attitudini… Fu lodato dagli artefici che molto hanno imparato dalle fatiche di costui». In Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di Jacopo Recupero, Rusconi, Roma, 2002, p. 344.
24. Melozzo Da Forlì, L’Ascensione di Cristo, i frammenti dei nove «Angeli musicanti» in Le Muse – La Galleria dell’arte nel mondo, Roma, Italia (Europa), venerdì, il 2 gennaio 2015.
25. Idem 24.
26. In Anna Maria Fioravanti Baraldi, Il Garofalo. Benvenuto Tisi pittore (1476-1559). Catalogo generale, Rimini, Luisè Editore, 1998.
27. Giorgio Vasari nelle Vite del 1568 scrisse come la sua pittura «tanto piacque al suo tempo, che vennero molti di Francia, di Spagna, d'Alemania e d'altre province per impararla», in Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004, p. 89.
28. Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004, op. cit., p. 91.
29. Idem 27.
30. Presentazione di Carlo Bernardi, L'opera completa del Tintoretto, Milano, Rizzoli, 1970, p. 120.
31. Idem 29.
32. Gli affreschi ad olio sulla calotta furono eseguiti da Benedetto Piccioli a partire dal 1624 (San Coprete, Sant’Alessandro e San Patermuzio), in Le opere d'arte della Chiesa Nuova, per presentare i misteri di Cristo in catechesi, cfr. www.gliscritti.it› blog.
Bibliografia e sitografia
Il Vangelo secondo Matteo, Marco, Luca e Giovanni, Arnoldo Mondadori Editore, 1958
Atti degli Apostoli, San Paolo Edizioni, a cura di Gerard Rossé, 2010:
Marco (16.19 – 16.20, Luca (24.50 – 24.53), Giovanni (20.17).
Giulio Carlo Argan, Storia dell’arte italiana, Sansoni per la Scuola, vol. 3 (da Michelangelo al Futurismo), Firenze – Milano, 1995 - Dizionario dei termini e delle tecniche.
Anna Maria Fioravanti Baraldi, Il Garofalo. Benvenuto Tisi pittore (1476-1559). Catalogo generale, Rimini, Luisè Editore, 1998
Carlo Bernardi, Presentazione all'Opera completa del Tintoretto, Milano, Rizzoli, 1970.
Miklos Boskovits, Dizionario Biografico degli Italiani, in Enciclopedia italiana Treccani, vol. 55, 2001.
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Mario Bracci, Nel seno della Trinità. Il mistero dell'ascensione di Gesù, Pisa, ETS, 2011.
Alessandra Cocchi, Ascensione geometrie fluide, in www.geometrice fluide.com.
Melozzo Da Forlì, “L’Ascensione di Cristo”, i frammenti dei nove “Angeli musicanti” in Le Muse – La Galleria dell’arte nel mondo, Roma, Italia (Europa), venerdì, 2 gennaio 2015.
Jerome Murphy-O'Connor: The Holy Land: An Oxford Archaeological Guide from Earliest Times to 1700, Oxford University Press, 1998.
Luigi Lanzi, Storia pittorica dell’Italia, Piazzini, Firenze 1834.
Vittoria Garibaldi, Perugino, in Pittori del Rinascimento, Scala, Firenze 2004.
Maurizia Tazartes, Giotto, Skira, Milano, 2007.
Giorgio Vasari, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti, a cura di Jacopo Recupero, Rusconi, Roma, 2002.
Luca Serianni e Giuseppe Antonelli, Manuale di linguistica italiana. Storia, attualità, grammatica, ed. Pearson Italia - Bruno Mondadori, Milano-Torino, 2011.
*** Enciclopedia dell’Arte Garzanti, Italia, 2009
*** “Le muse”, De Agostani, Novara, 1964, vol. II
*** L’Evangeliario siriano di Rabula nella Biblioteca Laurenziana di Firenze
*** Treccani.it l’Enciclopedia italiana – Dizionario biografico degli italiani
*** Le muse, enciclopedia di tutte le arti; Novara, 1964, De Agostini.
Ascensione di Gesù. Arte sacra. Pittori dal XVI al XVI secolo (1300 – 1600)
Arte: Arte sacra: pittori italiani e stranieri. Ascensione di Gesù. mauriziobianchi.blogspot.com
www.geometrice fluide.com.
www.santiebeati.it/dettaglio/20263
Catechismo della chiesa cattolica, cfr. www.vatican.va/archive/it/p1s2ca6_it.htm
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