Raccontare la storia di vicinato tra due paesi: italiani e valonesi

Introduzione

La storia secolare delle relazioni tra Italia e Albania è una storia di intense relazioni politiche, economiche, culturali e sociali. La vicinanza geografica è un fattore importante nei rapporti tra due paesi. Gli eventi storici e politici hanno fatto sì che Italia e Albania condividano interessi reciproci e le loro due popolazioni nutriscano dei sentimenti positivi che li hanno aiutati e continuano ad aiutarli a sviluppare un buon vicinato.
L'Italia è il paese dell'UE che sostiene fortemente lo sviluppo economico dell'Albania e il suo percorso verso l'Unione Europea. L'Italia è il primo partner commerciale, uno dei più potenti investitori in Albania, nonché il paese che ha accolto e dove attualmente vivono e lavorano circa 500 mila emigrati albanesi. La storia dei due popoli è una storia di scambi e influenze reciproche e in certi periodi storici caratterizzata da diffidenze e pregiudizi. Tali scambi e soprattutto la presenza della popolazione italiana in Albania e viceversa l’emigrazione degli albanesi in Italia, ha influenzato il modo di vivere i contatti tra la cultura italiana e la cultura albanese. È diventata importante una conoscenza reciproca rispettando le diversità culturali, la convivenza civile e l’integrazione sociale.
Questo contributo si focalizzerà sulle relazioni della comunità italiana e quella della popolazione albanese di una delle città albanesi storicamente distinte per uno speciale approccio culturale verso l'Italia: Valona [1]. Qui si analizzeranno alcuni aspetti connessi alla presenza storica degli italiani a Valona in rapporto alla presenza della lingua e cultura italiana in questa città, riflettendo su come la lingua e la cultura italiana hanno influenzato la vita sociale di Valona.
Valona è la città più importante dell’Albania del Sud e il secondo porto del paese dopo quello di Durazzo. Geograficamente, è la città albanese più vicina all'Italia ed è vicina a essa anche dal punto di vista linguistico e culturale. Distante circa 70 mila miglia da Brindisi, Valona è sempre stata luogo di scambio e confronto con l’Italia. 
Valona condivide con l’Italia un passato di scambi commerciali e culturali, e un presente di collaborazioni e rapporti eccellenti. L’appartenenza comune alla cultura mediterranea, un passato di frequenti scambi commerciali e culturali e le prime presenze degli italiani a Valona ci spingono a fermarsi inizialmente su alcune vicende storico-sociali riguardanti l’interesse economico e politico dell’Italia verso Valona e di conseguenza la penetrazione della cultura italiana a Valona.


Rapporti Italia e Valona, background storico-sociale.

L’interesse economico e politico dell’Italia verso l’Albania e in particolar modo verso Valona si è manifestato lungo la storia. Durante la Prima guerra mondiale Valona viene occupata dall’esercito italiano. Una missione sanitaria sbarca a Valona seguita da un contingente di bersaglieri. Con il Trattato di Londra [2], l'Italia ottiene la piena sovranità sul porto di Valona, sull’isola di Saseno, e su un territorio sufficientemente esteso da permetterne la difesa. Nel dicembre 1915 un intero corpo di spedizione sbarca a Valona e nel 1918 arrivano i primi coloni italiani, pescatori pugliesi, che si insediano a Saseno. Gli italiani lasciano l’Albania nell’agosto 1920 e in quell’anno il paese viene riconosciuto come stato sovrano dalla Società delle Nazioni.
Per i suoi interessi geostrategici l’Italia segue gli sviluppi dell’Albania tra 1920-1939, assistendo il governo albanese con prestiti e investimenti. In questo periodo storico, molti studiosi, geografi, ingegneri, agronomi ecc. compiono delle missioni in Albania. Lo studioso e geografo Antonio Baldacci [3], nel suo libro L’Albania dedica un ampio spazio anche a Valona soffermandosi sulle risorse del territorio, sulle esigenze di questa città e sugli eventuali investimenti da parte di investitori italiani.
«Valona è situata a 3 km dalla costa, al centro di un territorio fertile e ricco di bitume, dove si alleva il bestiame e si producono sale e vallonea… Le vie di Valona sono strade allargate, livellate, pavimentate e due nuove strade sono state aperte nella zona del bazar. Gli edifici insalubri sono stati demoliti e sono stati costruiti un ospedale, un macello pubblico e un mercato coperto. Le opere di risanamento includono l’acquedotto, la rete fognaria, la bonifica delle paludi costiere che avrebbe consentito di mettere a coltura nuove terre e ampliare la città verso il porto».
Secondo Baldacci, «il futuro di Valona è legato alla possibilità che il porto possa diventare una base navale di prim’ordine, con un arsenale e diversi bacini nella zona più riparata della baia».
L’Italia, dunque, ha investito a Valona; questo ce lo dice anche lo studioso Filippo Tajani, nel suo libro L’Avvenire dell’Albania (1932): «gli italiani hanno costruito a Valona una centrale elettrica, un edificio per la Dogana, e un orfanotrofio».
Una guida del 1940 [4], descrive Valona come il centro di un ricco territorio agricolo dove si sono insediate numerose industrie italiane, alcune delle quali – come le zone bituminose di Selenizza e le saline di Narta – sono raccordate al porto dalle ferrovie a scartamento ridotto. Una mappa del Touring Club Italiano descrive così la città di Valona nel 1940:

Una grande piazza quadrangolare con i giardini pubblici – che aggrega al suo intorno la dogana, due chiese, i consolati, le Poste e la Banca Nazionale d’Albania – funge da snodo tra il viale che conduce al porto e il nuovo asse di via Vittorio Emanuele III, che attraversa il quartiere del bazar e si prolunga verso est nel tracciato della via Egnatia. Il piano di Valona della fine degli anni Trenta prevedeva lo sviluppo della città verso il porto e lo sviluppo turistico del litorale; una sorta di ‘asse civico’ perpendicolare alla costa avrebbe collegato la vecchia città, la piazza della cattedrale, il grande stadio e la piazza a forma di esedra aperta sul lungomare. Confrontando il piano con le viste satellitari e le carte attuali della città, è possibile riscontrare l’impatto del piano sullo sviluppo effettivo della città.

 I primi italiani a trasferirsi nell'isola di Saseno di fronte a Valona nel 1918, furono i pescatori pugliesi.  Dopo l'occupazione dell'Albania nella primavera del 1939, «si radicarono a Valona coloni italiani e non solo ma anche lavoratori italiani incaricati di costruire scuole, strade e ferrovie ecc». I rapporti tra italiani e albanesi all’inizio erano accettabili. Ma l’occupazione fascista dell’Albania e la nascita del movimento comunista in Albania portarono l’ostilità degli albanesi verso gli italiani.  Per gli albanesi l’italiano era «la camicia nera», «l’invasore». Dopo la caduta del fascismo solo pochi italiani sono rimasti a Valona. Le famiglie italiane rimaste hanno vissuto l’inferno del regime comunista.  
Scritti di viaggi e memorie di italiani che hanno vissuto in Albania durante il regime di Enver Hoxha narrano storie di famiglie italiane che hanno vissuto a Valona, storie di sofferenze e solidarietà. Riportiamo qui, il libro di memorie Ritorno al Paese delle Aquile (2011) di Aldo Renato Terrusi, un italiano nato a Valona nel 1945, figlio di Giuseppe Terrusi, direttore della Banca italo-albanese di Valona in quel periodo. Nel 1993 Aldo Terrusi intraprende un viaggio in Albania, in cerca della tomba del padre, morto nelle carceri del regime. Nel viaggio lo accompagna suo zio Giacomo, anche lui italiano che aveva vissuto in Albania e aveva giocato nella squadra nazionale albanese di calcio nel 1946.  I due viaggiatori ritornano dopo 44 anni in Albania, a Valona, dove la famiglia Terrusi aveva lavorato, vissuto in armonia e goduto il rispetto della gente di Valona. Finché arrivò il dramma. Arrestarono e mandarono in carcere il padre di Aldo che morì nel 1952. Dopo tante sofferenze e sacrifici, Aldo e sua madre ritornano in Italia. Ma in Albania rimane la tomba di Giuseppe, suo padre. Nei ricordi di zio Giacomo è rimasta tra l’altro anche la solidarietà che la popolazione di Valona ha mostrato per salvare dalla miseria dei tedeschi i soldati italiani dopo la capitolazione dell’Italia nel settembre 1943. Queste non sono le uniche storie di famiglie italiane a Valona. Altre rimaste a Valona e i loro discendenti hanno potuto far rientro in Italia nel 1992.
Dopo la caduta del regime dittatoriale negli anni ’90 del secolo scorso, i valonesi, che avevano sempre sognato di vedere la loro vicina Italia, sono partiti in migliaia con le navi e i gommoni con la speranza di una vita migliore in Italia. Dal porto di Valona scappavano verso Brindisi migliaia di persone che negli anni avevano sviluppato una voglia ‘matta’ di vedere il mondo, sentirne i profumi, toccare con mano quello che avevano potuto vedere nelle poche immagini di quei posti proibiti. Ma l’Italia non era quella che i valonesi avevano visto in televisione. L’Italia e gli italiani non erano preparati e non potevano affrontare questa massa di emigrati dall’Albania. Gli sbarchi per molti anni da Valona verso l’Italia hanno creato non poche polemiche in tutti questi anni. 
Il problema dell’emigrazione albanese fu, in modo drammatico, al centro dell’attenzione di politici e   dell’opinione pubblica, particolarmente tra il marzo e l’agosto del 1991, quando sulle coste italiane sbarcarono diverse ondate di emigrati albanesi. Per il sociologo Rando Devole, «gli italiani si sono fatti cogliere impreparati, perché la maggioranza di essi non si erano posti i problemi connessi con la presenza di immigrati (di diversi paesi) nella loro società; di fatto ne avevano incontrati pochi, e occasionalmente» [5].
Intanto la situazione a Valona e in tutta l’Albania era grave, e per scoraggiare i flussi di emigrazione e aiutare il popolo albanese il governo italiano iniziò nel 1992 la missione Pellicano [6]. Questa missione umanitaria consisteva nel portare tramite il Porto di Valona e Durazzo aiuti di emergenza e farmaci per la popolazione di Valona e Durazzo. La missione Pellican, anche se un’operazione militare, fu tra i primi contatti di italiani con i valonesi dopo 45 anni di separazione.

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Una stretta di mano tra militare albanese e italiano (operazione Pellican)

Nel 1991, quando Valona e i suoi cittadini cercavano di curare le piaghe del comunismo e di riprendere una nuova vita, un’associazione culturale umanitaria chiamata «Agimi», istituita a Otranto, ha intrapreso a Valona numerosi progetti, specie di carattere culturale e sanitario. Questi progetti educativi hanno svolto un ruolo importante nella vita sociale di Valona. La Fondazione Agimi incoraggiava i gemellaggi tra comune di Valona e Otranto, ha organizzato i primi seminari di studi sulla scuola italiana e albanese (1993), ha aperto la biblioteca della Fondazione Agimi con dei titoli in italiano e albanese (1993), ha aperto i primi laboratori di lingua e cultura italiana a Valona ecc.  I disagi infrastrutturali e logistici molto evidenti in quel periodo a Valona non hanno impedito ai missionari italiani di andare anche nelle zone più lontane di Valona per assistere persone malate, bambini orfani e disagiati, strutturare scuole ecc. Il rapporto con i valonesi era ottimo.  


Valona oggi e la sua comunità italiana.

Recentemente Valona attraversa un periodo di crescita economica ed è considerata come attrazione turistica da molti stranieri, tra loro molti italiani. Valona è una città ricca di storia, con molte risorse naturali e turistiche. Gli italiani che visitano Valona sono attratti dalle spiagge e dalle bellezze naturali, ma anche da attrazioni culturali e storiche.  Valona ha tanto da offrire ai turisti, grazie all’immensa generosità della natura, della storia, della cultura e di molto altro ancora che la rendono una perla del turismo albanese. 
Gli italiani che visitano Valona avvertono subito una sensazione di familiarità, malgrado l’iniziale diffidenza verso questa città e i suoi abitanti, inculcata dalla stampa, dalla tv e da varie leggende metropolitane. L’influenza mediatica, si sa, è subdola e difficilmente la si abbatte: così ogni tanto torna a fare capolino, magari in situazioni di non immediata gestibilità, quanto meno all’apparenza. Certo che si manifestano sia in ambito lavorativo, sia sul piano turistico. Ma gli italiani di Valona sono come a casa. Non smettono di parlare delle sue bellezze naturali, archeologiche e paesaggistiche, sulla genuinità della sua cucina, sulla fiera riservatezza della sua gente, sull’incredibile abilità linguistica dei giovani, soprattutto in italiano.
Franco Romano [7], docente di lingua e cultura italiana, all’Università per Stranieri di Perugia, racconta una sua esperienza personale a Valona, offrendo una testimonianza del buon cuore e della disponibilità degli abitanti di Valona.

«Quando per la prima volta arrivai, solo e spaesato, a Valona vent’anni fa (la strada tra la capitale e questa cittadina di mare era all’epoca accidentata, buia e piena di curve e tornanti), era già sera. Volevo comunicare a casa il mio arrivo e non essendo ancora il cellulare divenuto aggeggio massificato, anzi trattavasi senz’ombra di dubbio di apparecchio affatto alieno, mi aggiravo per le strade semideserte del centro nella speranza di trovare un telefono pubblico. Dall’albergo non mi era stato possibile chiamare: non c’erano cabine e alla ricezione non disponevano di un sistema per il conteggio degli scatti. Quando avevo già iniziato a perdere la speranza di farmi vivo con i miei, ho incontrato nel corso principale un gruppo di uomini a passeggio, mi sono fatto coraggio e ho chiesto dove potessi effettuare una telefonata. Come per magia, uno del gruppo, che peraltro capiva l’italiano pur senza parlarlo, ha estratto dalla tasca un... cellulare, mi ha composto il numero, mi ha lasciato parlare e poi, con estrema naturalezza, ha rinfilato in tasca il suo minuscolo parallelepipedo smussato, non senza lasciar trasparire un pizzico di altezzosa e al contempo compiaciuta sufficienza. Come a dire: voi italiani ci denigrate per la nostra arretratezza e andate in giro ancora privi di telefonino! In che modo e per quali vie potesse un albanese all’epoca essere più modernizzato di me (e di milioni di altri italiani) è rimasto un gaudioso, anche se gioioso, mistero. Gli occidentali, che in quegli anni disponevano di un cellulare, si contavano davvero sulla punta delle dita. L’albanese ‘telefonizzato’, inutile dirlo, non solo non volle essere pagato, ma declinò persino i miei inviti a bere qualcosa insieme. E con lui i suoi amici. Mi salutò invece cordialmente, raggiunse gli accompagnatori e si dileguò insieme a loro tra le brume serali e la polvere della strada battuta dal vento novembrino».

Valona, è oggi una città sicura, tranquilla e molto dinamica, soprattutto dal punto di vista commerciale.  Molto ben collegata con l’Italia tramite il porto di Brindisi, Valona rappresenta per l’Italia una porta d’ingresso non solo per l’Albania ma anche per i Balcani.  Gli italiani sono stati tra i primi investitori stranieri a Valona. La città è veramente aperta agli italiani su tutti settori e in tutti i campi, in particolare alle imprese; va anche tenuto conto del fatto che la stragrande maggioranza delle grandi imprese, dei negozi e dei vari esercizi commerciano già con le aziende italiane, si riforniscono dall’Italia i prodotti di vario genere, dagli alimentari ai prodotti elettrodomestici, alla tecnologia e ai macchinari industriali.
Negli ultimi anni si è verificato un gran flusso ‘migratorio’ di cittadini italiani a Valona. Imprenditori che hanno scelto di delocalizzare a Valona le proprie aziende e il loro modello di attività economica. Trent’anni fa, nessuno aveva mai immaginato che i cittadini italiani, in particolare gli uomini d'affari italiani, avrebbero rivolto gli occhi all'Albania, non solo per visitare le attrazioni culturali, o visitare spiagge e bellezze naturali, ma anche per viverci e lavorare. Ma quali sono le ragioni? Cosa vedono e trovano i cittadini italiani nella città di Valona? Quali ambienti di business hanno trovato a Valona?
Una risposta lo troviamo nelle parole del sindaco attuale di Comune di Valona, il dott. Dritan Leli il quale, nella sua presentazione durante l’incontro organizzato da Confindustria Vlora [8], descrive «la città di Valona come un punto principale di incontro tra Italia e Albania, con il porto, con i giovani, con le risorse interne di Valona, la quale offre una gran opportunità agli investitori italiani per fare industria insieme ai produttori albanesi».
Confermano questa descrizione, gli stessi imprenditori italiani e altri cittadini italiani che si sono trasferiti a Valona. Per chi fa business, Valona offre grandi opportunità. Grandi investimenti, anche italiani, sono in corso a Valona.  L’Albania è uno dei paesi non appartenenti all’Unione europea, anche se i negoziati sono in corso, dove è più conveniente delocalizzare il sistema italiano d’impresa. Per esempio, nel settore dei call center. Lasciandosi attrarre da un sistema fiscale favorevole, da manodopera in maggior parte di giovani che parlano italiano e quasi sempre meno costosa e meno tutelata dal punto di vista sindacale, i call center gestiti da italiani a Valona sono numerosi.
A Valona trovi oggi non solo imprenditori, ma anche medici, tecnici, costruttori, architetti, cuochi, ecc. Nelle nostre interviste alla domanda «come si sentono a Valona», subito con un sorriso, ti rispondono che si sono adattati bene, che «Valona è una città semplice per vivere». A qualcuno sembra «di essere nell’Italia degli anni Ottanta», perché a «Valona si trova un’energia che in Italia ora non si trova più». Qualcun altro ti dice che «è venuto per sfida». Ma alla fine si è trovato bene. «Qui ci si sente veramente amati», dice un altro. «Valona attualmente è un cantiere di costruzioni e i prezzi degli immobili sono bassi. Ho comprato un appartamento qua». «Il paesaggio è quasi simile a quello italiano». Queste testimonianze e molte altre, sono la conferma dei sentimenti di vicinanza e comunanza tra albanesi e italiani a Valona.
A loro fianco, come sostegno e assistenza, c’è il Consolato Generale di Italia, il quale è presente come impegno dell’Italia a Valona. Attraverso le sue numerose attività Il Consolato Generale d’Italia di Valona ha dato un forte impulso alla diffusione della cultura italiana.


La lingua italiana come mezzo di comunicazione tra italiani e valonesi.

Quando si parla della lingua, si pensa innanzitutto alla sua funzione sociale come mezzo di comunicazione tra le persone. Nella vita sociale la lingua, il linguaggio umano hanno un ruolo determinante. Le ricerche italiane moderne di sociolinguistica, evidenziano gli aspetti sociali del linguaggio, considerando la lingua come parte inalienabile della società, in cui essa (la lingua) viene inserita nella sua multiforme globalità.

«[..] non c'è attività e rapporto sociale di una certa importanza – così Berruto e Berretta – che non si basi almeno in qualche misura sull'impiego della lingua come parte integrante del suo attuarsi. Usiamo la lingua lavorando, facendo l'amore, giocando; usiamo la lingua per fare la spesa, per incitare la nostra squadra, per rimproverare nostro figlio, per ringraziare l'amico; usiamo la lingua per tutto». [9]

Uno dei veicoli più determinanti dell’espansione dell’italiano a Valona è la storica eredità della presenza di Italia a Valona. Negli anni ‘20 del 1900, la presenza a Valona di pescatori pugliesi, operai italiani, tecnici, ingegneri, militari, ecc. ha imposto la necessità di comunicare con la popolazione locale. Abbiamo in questo periodo una situazione di italofonia spontanea. Negli anni ’30, a Valona fu istituita la scuola italiana elementare che puntava all’insegnamento di tutte le materie in italiano. La foto che vi mostriamo è della scuola italiana elementare di Valona.

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La scuola italiana elementare di Valona [10]


Dopo la Seconda guerra mondiale, si sono interrotti tutti i legami politici, economici e culturali tra Albania e Italia.  Il regime ha chiuso i confini ma non ha potuto impedire ai valonesi di riferirsi all’Italia, la quale aveva rappresentato sempre una finestra verso la modernità, la democrazia e verso un mondo migliore.  La radio, il cinema e la televisione hanno potuto mantenere vivo l’interesse per la lingua e la cultura italiana. Nell’Albania comunista, il regime aveva provocato l’interruzione di tutti i legami con la cultura occidentale. Il regime aveva vietato tutto. Aveva tentato anche di disturbare il segnale televisivo della RAI, l’unica finestra occidentale per gli albanesi. A Valona però, la città più italiana dell’Albania, di nascosto, si seguiva la radio italiana, e per chi era più fortunato, la televisione italiana. La musica italiana trasmetteva la cultura e la mentalità degli italiani. Nei cinema della città, i film italiani erano i più distribuiti, soprattutto i film del neorealismo, sulla mafia, i film sugli eroi mitologici. Con quei pochi libri italiani che giravano di nascosto si apprendeva l’italiano. La lingua italiana si considerava come lingua di espressione di una grande cultura.  In compenso, la letteratura classica italiana era tra le più tradotte in quel periodo in Albania. 
La radio e la televisione italiana, l’unico veicolo linguistico-culturale in quell’epoca, ha influenzato il modo di pensare e di vivere dei valonesi. La realtà italiana della televisione non era però sufficiente dopo gli anni ’90, quando per i valonesi si sono riaperte le porte di comunicazione con gli italiani. Predisposti allo studio della lingua italiana, loro hanno cominciato a studiare l’italiano nelle scuole e nei corsi di lingua.
Visto il crescente interesse della popolazione di Valona per lo studio della lingua italiana, nel 1995 l’Istituto Italiano di Cultura di Tirana [11], organizzò i suoi corsi di lingua e cultura italiana a Valona. Attualmente i corsi dell’Istituto sono suddivisi nei vari livelli di competenza previsti dal Quadro Comune Europeo di Riferimento. Il numero di studenti per classe va da un minimo di 8 a un massimo di 18. Per il posizionamento degli allievi nel livello di competenza adeguato è previsto un test d’ingresso; alla fine di ogni livello si sostiene un esame di progresso, che permette l’ammissione al livello successivo. Per il superamento di ciascun livello di competenza viene rilasciato, su richiesta dello studente, un attestato di frequenza. In convenzione con l’Università per Stranieri di Perugia, l’Istituto organizza ogni anno gli esami relativi all’ottenimento del Diploma CELI (Certificazione Europea della Lingua Italiana). In convenzione con l’Università per Stranieri di Siena, l’Istituto organizza ogni anno gli esami relativi all’ottenimento del Diploma CILS (Certificazione di Italiano come Lingua Straniera) e DITALS, (Certificazione di Competenza in Didattica dell’Italiano a Stranieri).   
La scuola di base, da parte sua, è diventata uno dei settori più importanti per la diffusione dell’italiano a Valona. L’insegnamento della lingua italiana nelle scuole di Valona è stato sostenuto e si sostiene dal Programma Illiria, un progetto del Governo Italiano, il quale dal 2002 promuove e sviluppa l’insegnamento dell’italiano come prima lingua straniera in Albania. Quattro scuole dell’obbligo a Valona, due elementari e due medie superiori, sono parte di questo programma. La formazione degli insegnanti albanesi d’italiano, la fornitura di materiale didattico per biblioteche e laboratori delle scuole, il miglioramento dei sillabi e dei testi di base sono nel focus del progetto. Tramite questo programma gli studenti albanesi hanno la possibilità di avvicinarsi, quasi fin dall’inizio del percorso scolastico, alla lingua e alla cultura italiana.  Nel Nuovo Memorandum di Intesa [12] tra il Ministero degli Affari Esteri di Italia e il Ministero della Scienza ed Educazione di Albania sul Programma Illiria  per l’insegnamento della lingua italiana nel sistema scolastico albanese, convengono a estendere e forzare l’insegnamento della lingua italiana in Albania tramite il programma Illiria, il quale «nel promuovere e rafforzare l’insegnamento della lingua italiana, farà riferimento all’ambito delle politiche europee, utilizzando gli strumenti disponibili come QCER( Quadro Comune di Riferimento delle Lingue), Il Portfolio Europeo delle Lingue, il PEFIL ( Portfolio Europeo per la Formazione degli insegnanti delle lingue) e  il Quadro Albanese di Qualificazione» [13].
Il programma Illiria è risultato efficace e ha migliorato la qualità dell’insegnamento della lingua italiana.  Secondo i dati del Portale della lingua italiana nel mondo [14], realizzato dal Ministero degli Affari Esteri Italiano e della Cooperazione Internazionale, «l'Albania è il paese con una maggiore presenza di studenti di italiano, distribuiti in particolare nelle scuole locali grazie al Programma Illiria, che a partire dal 2002 ha portato all'attivazione di sezioni bilingui italo-albanesi e corsi di italiano curricolari nelle scuole dell’obbligo, elementari e medie inferiori, e negli istituti secondari superiori».
I corsi universitari di lingua italiana presso l’Università «Ismail Qemali» di Valona, stimolano di più la crescita civile e la formazione degli studenti. Il lettore italiano presso l’Università di Valona come una figura importante per la diffusione della lingua e cultura italiana Valona lavora in stretta collaborazione con i docenti titolari della cattedra di italiano.
Un’ultima considerazione. L’italiano è oggi una lingua di lavoro per i valonesi. Le aziende italiane a Valona danno lavoro a centinaia di valonesi. È per questo che, le istituzioni scolastiche stanno lavorando per potenziare l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole professionali di Valona. L’italiano è uno strumento utile per la formazione professionale dei giovani. 


Frosina Qyrdeti
(n. 9, settembre 2023, anno XIII)

NOTE

1. Valona sorge nella parte sud-occidentale dell'Albania, sulle rive del mar Adriatico e del mar Ionio, nel distretto omonimo. Il porto, che si affaccia sul canale d'Otranto, è il più vicino all'Italia: dista poco più di 55 miglia nautiche (circa 90 km) dalla punta Palascìa, il punto più orientale della costa salentina, mentre la distanza tra punta Palascìa e il capo Linguetta (Kepi i Gjuhëzës) è di 71 km (45 miglia) circa. È protetto dall'isola di Saseno (Sazan) e da capo Linguetta (Kepi i Gjuhezes), il punto più settentrionale dei monti Acrocerauni (Karaburun). https://it.wikipedia.org/wiki/Valona
2. Accordo tra Francia, Russia, Gran Bretagna ed Italia, firmato a Londra il 26 aprile 1915.
3. Antonio Baldacci, L’Albania, Pubblicazioni dell’Istituto per l’Europa Orientale, Roma, 1929.
4. ALBANIA, con 6 carte geografiche e 7 piante di città e 2 piante di edifici; Guida d’Italia della consociazione turistica italiana; Milano 1940 (XVIII); prima edizione di 10000 esemplari. pp. 101-105.
5. Devole 1996, p. 44.
6.  Compito della missione era quello di distribuire ai magazzini di Stato albanesi gli aiuti di emergenza inviati dall'Italia dai porti di Durazzo e di Valona e l'assicurazione dell'assistenza sanitaria generica nonché‚ la distribuzione di farmaci alla popolazione albanese delle due città. 
Nella prima fase di svolgimento (settembre 1991- marzo 1992), i mezzi dell'Operazione «Pellicano» hanno assicurato il trasporto di 90.659 ton. di generi vari inviati dall'Italia. La seconda fase della missione è consistita nella distribuzione di aiuti inviati dalla Comunità Economica Europea (marzo-settembre 1993), seguiti da una ulteriore tranche di aiuti italiani (Pellicano 3 settembre-dicembre 1993). 
7. Franco Romano, docente di lingua e cultura italiana a stranieri dell’Università per Stranieri di Perugia. Presso il suddetto ateneo, nonché in svariate sedi estere, ha tenuto numerosi corsi di aggiornamento e di formazione di insegnanti di italiano come L2. Ha contribuito per un decennio circa (1999–2010) alla stesura delle prove scritte e orali CELI (certificato di conoscenza della lingua italiana), effettuando numerose missioni in Grecia e Albania per la somministrazione dei suddetti esami.
8. Incontri Business to business tra aziende Italia e Albania, 19-20 Aprile 2016.
9. G. Berruto, M. Berretta, Lezioni di sociolinguistica e linguistica applicata, Napoli, Liguori, 1988, p. 27.
10. La foto è presa dall’archivio della città di Valona.
11. Obiettivo dell'Istituto Italiano di Cultura di Tirana, organismo ufficiale dello Stato Italiano, è di promuovere e di diffondere la lingua e la cultura italiana in Albania attraverso l'organizzazione di eventi culturali per favorire la circolazione delle idee, delle arti e delle scienze. 
12. https://ambtirana.esteri.it/resource/2013/01/23254_f_MemorandumIlliria_2012.pdf
13. Articolo 2 del Memorandum Illiria 2012.
14. https://www.linguaitaliana.esteri.it


Bibliografia


Berruto G., Berretta M: Lezioni di sociolinguistica e linguistica applicata, Napoli, Liguori, 1988; p. 27
Boriani Maurizio, Macchiarella Gianclaudio: Albania e Adriatico Meridionale; Studi per la conservazione del patrimonio culturale (2006-2008), Firenze, Alinea, 2009.
Vehbiu Ardian, Devole Rando, La scoperta dell'Albania: gli albanesi secondo i mass media, Milano, Edizioni Paoline, 1996. 
Longo Maurizio: La lingua Italiana in Albania: caso di bilinguismo? Éducation et Sociétés Plurilingues, n°22-juin 2007.
Longo Maurizio: Livello raggiungibile nella conoscenza dell’italiano tramite la televisione. Un'analisi dell’italiano parlato in Albania, Éducation et Sociétés Plurilingues, n°27-décembre 2009.
Montanelli Indro, Albania una e mille, Torino, Paravia, 1939.
Turano Giuseppina, Rapporti storici nell’Adriatico Meridionale: Albania e Italia, una storia antica, in M. Boriani, G. Macchiarella, Albania e Adriatico meridionale, Firenze, Alinea, vol. 1, pp. 100-101.
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Mariani L., (2009), Saper apprendere. Atteggiamenti, motivazioni, stili e strategie per insegnare a imparare, Learning Paths – Tante vie per insegnare, www.learningpaths.org