Alexandru Marcu (1894-1955). I valori devono sopravvivere

Per molto tempo il nome del professor Alexandru Marcu è rimasto sconosciuto, pur trattandosi forse del più importante italianista romeno, certamente uno dei primi grandi esperti e assidui divulgatori degli studi di italianistica, autore prolifico, dotato di talento e sensibilità, insegnante con vocazione e dono, in una parola un vero e appassionato Studioso con un’immensa capacità di lavoro. La causa della sua caduta nell’oblio è legata alla decisione, nel 1946, di ritirare dalla circolazione le sue opere, perché l’Autore aveva subito una condanna politica (in quanto presunto simpatizzante del governo italiano fascista di quei tempi).
Alexandru Marcu è nato a Burdujeni, nella regione di Botoșani, in una famiglia di antica nobiltà moldava. Dopo aver completato il primo anno di scuola a Iași «sotto la guida di Gh. Asachi, il mio grande predecessore italianizzante», come avrebbe confessato più tardi, proseguì gli studi di seconda inferiore a Craiova e quelli universitari a Bucarest, dopodiché frequentò per due anni (1923- 1924) la Scuola romena di Roma, l'attuale Accademia di Romania in Roma, sotto la diretta supervisione di Vasile Pârvan. Nella capitale italiana svolse ricerche in numerosi archivi e biblioteche, elaborando diverse opere di chiara importanza per dimostrare la latinità del popolo romeno e la conoscenza dei legami secolari che uniscono i due Paesi, Italia e Romania. Tra gli studi ad rem ricordiamo Riflessi di storia romena in opere italiane dei secoli XIV e XV, pubblicato in una delle due riviste della scuola, «Ephemeris dacoromana»; Romanticii italieni și latinitatea noastră in «România literară» n. 69, 10 giugno 1933; Il Rinascimento romeno e l’Italia, in «Il Soldato», n. 76, del 9 giugno 1942. In realtà, le opere pubblicate da Alexandru Marcu in oltre 20 anni di attività accademica, consistono in: I. Volume. Studi II. Antologie. Corsi universitari. Dizionari. III. Contributi alle enciclopedie. IV. Introduzioni. Prefazioni. Presentazioni. V. Edizioni commentate. VI. Traduzioni (in e dall’italiano) VII. Recensioni. Segnalazioni. Cronache. Note – raggiungono l'impressionante cifra di 522 scritti. [1] Dall’elenco completo emerge l’interesse dell’autore per i giovani romeni inviati a studiare nelle università italiane: Simion Bărnuțiu, Al. Papiu Ilarian și Iosif Hodoș, la studii în Italia, in «Armsr», così come per i romenisti italiani, come Giovenale Vegezzi Ruscalla, un amico dimenticato o Marc Antonio Canini, in «C.L.», 1927, settembre-ottobre.

La più importante opera di Alexandru Marcu, letta anche oggi con successo, è Il Valore dell’arte nel Rinascimento, Bucarest, Casa Școalelor, 1943, riedita in una nuova edizione a Bucarest dalla Casa Editrice Meridiane, nel 1984, 444 pp. (Introduzione di Alexandru Balaci, Prefazione di Manole Neagoe). In questo libro l’autore ha intuito il senso autentico del Rinascimento in tutte le sue sfaccettature, giungendo a conclusioni raffinate e tuttora valide. Seguendo le orme di Giovanni Papini, ci ricorda che l’arte è una trasfigurazione estetica del mondo, così come la scienza è una descrizione e una spiegazione del mondo visibile. Il Rinascimento ha offerto ciò che mancava al Medioevo: un pensiero superiore in grado di dominare, armonizzare, creare la legge e il metodo, il senso della misura, l’equilibrio e il buon gusto. L’autore insiste sull’ideale etico ed estetico della bellezza assoluta: «L’Italia», sottolinea, «fu il paese in cui si sviluppò di più il culto della Madonna, spirituale e plastico. Ciò significa la santificazione della bellezza umana nel suo aspetto più delicato ed espressivo: il volto femminile.» Tra tante altre cose, il professore tratta anche delle due visioni: apollineo-classica e dionisiaco–romantica, ma anche del problema lanciato dallo stesso Papini riguardo al «dramma dell’opera incompiuta» di cui Michelangelo e Leonardo spesso si lamentavano. Il fenomeno artistico che prevale in questa enorme opera è una creazione dell’uomo nuovo dell’epoca, sostiene l’autore. In questo nuovo essere umano si sviluppano due grandi qualità eccezionali: lo spirito di emulazione e il rilascio di una formidabile energia: «Si sente in questi uomini nuovi», sottolinea il professore, «un’anima spesso inquieta, una vita interiore che crea un pathos di bellezza, ma spesso anche di dolore: nella vaga malinconia di Botticelli, nella crisi di Pico della Mirandola, nella lucida amarezza di Machiavelli, nella grandiosità selvaggia e feroce di Michelangelo, nella follia di Torquato Tasso, nelle tormentate ricerche di Leonardo da Vinci, che in realtà era il più vicino a Dio e che esprimeva un infinito ineffabile nella miracolosa bellezza delle piccole cose – mani o fiori – così come nella strana proposta di cose non finite, nella magia di sorrisi misteriosi» [2]. Marcu ha dedicato al Rinascimento molti altri volumi, tra i quali non possiamo non ricordare quello dedicato ad alcune delle donne più notevoli dell’epoca: Figure femminili nel Rinascimento italiano, București, Cartea Românească, 1930. Si tratta di Alessandra dei Bardi, «bellissima e venustissima di corpo», di Isotta, moglie di Sigismondo Malatesta di Rimini, e di Parisina, moglie di Niccolò, signore di Ferrara [3].

Contemporaneamente a questa prodigiosa attività pubblicistica, Marcu svolse anche una brillante attività didattica presso il Dipartimento di Lingua e Letteratura Italiana dell’Università di Bucarest. Tatiana Slama-Cazacu [4] ha scritto con profonda sensibilità dei corsi e dei seminari svolti da «questo sapiente, erudito e perspicace professore». L’autrice, che fu sua studentessa, ricorda l’interesse che il Maestro riusciva a suscitare tra gli studenti per l'analisi dei testi poetici e, soprattutto, per la Lectura Dantis [5], caratterizzata da «un’atmosfera di relativa distinzione che regnava in aula, a cominciare dal Professore che, parlando sempre dalla sua sedia, era, se non elegante, comunque molto curato nel modo di vestire, nel linguaggio, nelle espressioni e nell’intonazione».
Sempre animato dal desiderio di essere utile alla cultura romena e italiana, fondò la rivista «Studi italiani», pubblicata lungo 10 anni (1933-1943). «Il suo contenuto», scrive George Lăzărescu, «era sempre impressionante per quanto riguarda la varietà dei temi, tutti relativi alle relazioni italo-romene nel corso dei secoli: affinità, parallelismi, coincidenze tematiche, documenti o lettere inedite, ed era dotato di Miscellanea, Recensioni e un Notiziario in cui venivano presentate informazioni sullo sviluppo dell’insegnamento della lingua italiana nelle università e nei licei del nostro Paese, ecc.». I collaboratori della rivista erano gli studenti della sezione di italiano e, ovviamente, famose personalità della cultura dell’epoca: G. Călinescu, Dan Simonescu, N.N. Condeescu, A. Sacerdoțeanu, Umberto Cianciolo, Al. Ciorănescu, C.H. Niculescu, ecc.
Anche se non tutti possono apprezzare il valore di una cultura vasta e profonda come quella di Alexandru Marcu, egli rimane tra coloro che hanno contribuito in modo sostanziale e per un lungo periodo di tempo sia allo sviluppo delle discipline umanistiche, sia alla formazione di uomini e donne di scienza e di coscienza.



Eleonora Cărcăleanu

Traduzione di Astrid Oprişa, III anno, Università dell’Ovest di Timişoara
A cura del prof. Lorenzo Marmiroli

(n. 4, aprile 2024, anno XIV)




NOTE

1. La lacuna di informazioni a cui ho accennato nelle prime righe di questo articolo, è stata coperta da un’ampia monografia di Viorica Turcuș: Alexandru Marcu (1894-1955) și cultura italiană în România interbelică (Profil bio-bibliografic) [Alexandru Marcu (1894-1955) e la cultura italiana nella Romania interbellica (Profilo bio-bibliografico)], Editura Presa Universitară Clujeană, 1999. A lei si deve la tabella delle opere pubblicate.
2. Apud George Lăzărescu, Alexandru Marcu – Militant al raporturilor culturale româno-italiene [Alexandru Marcu – militante dei rapporti culturali rumeno-italiani], p. 162, in Prezențe românești în Italia, Editura didactică și pedagogică, Bucarest, 1995.
3. Parisina, il cui vero nome era Laura Malatesta, fu accusata dal marito di adulterio e decapitata insieme all’amante Ugo, figlio legittimo di Niccolò (il dramma fu rievocato da Byron e D’Annunzio).
4. Si veda Tatiana Slama-Cazacu, Alexandru Marcu, cărturar și profesor cu vocație. Evocare în Un secol de italienistică la București I. Ctitorii [Alexandru Marcu, studioso e insegnante di vocazione. Evocazione in Un secolo di studi italiani a Bucarest I. I fondatori], Editura Universității din București, 2009.
5. Dopo George Coșbuc, è Marcu il secondo importante traduttore della Divina Commedia (1934-1939).