Dantedì versus Festa di Dante

Trovare modi per celebrare la figura del Sommo Poeta che non siano scontati o ripetitivi è davvero un’impresa, soprattutto nell’anno dell’anniversario del settimo centenario della sua morte. E tutto questo è dovuto alla perenne contemporaneità di quanto ci ha svelato e ci ha fatto comprendere con il suo viaggio nel mondo dell’aldilà.
Dante, «il poeta che inventò l’Italia» [1], fonda la lingua italiana e in questa lingua parla di un viaggio che è quello il viaggio di ognuno di noi. In un mondo sempre più secolarizzato in cui molti non credono all’esistenza di Dio o a un aldilà in cui si possa essere puniti o premiati, Dante con la sua chiara intenzione di cambiare la vita degli uomini racconta che cosa accade dopo la morte, ci parla dell’immortalità dell’anima, di libero arbitrio e della responsabilità dell’uomo nella piena determinazione del proprio destino. Egli ci ha dato un’idea di noi stessi, esseri umani, in quanto poeta universale, e del «bel Paese», terra unita dalla cultura e dalla bellezza, destinata ad avere un ruolo globale perché raccoglie l’eredità dell’Impero Romano e del mondo classico ed è la culla della cristianità e dell’umanesimo.
Il viaggio di Dante, attraverso luoghi diversi e mediante l’incontro con personaggi provenienti da ogni tempo, diventa un simbolico passaggio dell’umanità dal buio alla luce è il viaggio della conoscenza. Leggendo Dante veniamo a contatto con un’idea di poesia e di letteratura che è abbastanza diversa da quella comune perché lui è un poeta con un messaggio, un poeta che vuole cambiare la realtà, che vuole trasformarla, che ama, odia e si vendica dei nemici scrivendo la Commedia. Dante non canta solo per sé ma canta per tutti noi [2].
La Commedia trascende il contesto storico del Trecento, così l’esperienza biografica e personale dell’esilio vissuto e sofferto da Dante diventa motivo di meditazione universale. Dante non teme di raccontarci le sue paure, i propri turbamenti, non teme di piangere. Egli è sempre attuale e la sua contemporaneità è dovuta alla forza della sua poesia che incarna la storia di un viaggio verso l’amore ancorato in una forte realtà politica.
E poi la storia dell’amore diventa un amore che porta però verso Dio entrando così in una dimensione anche religiosa. Quindi politica, amore, religione-conoscenza del divino, tre cose fondamentali che danno senso alla nostra vita quotidiana e ci confermano quanto Dante continui a essere tra noi con la sua parola, il suo pensiero, la sua anima. In questo modo la sua Commedia, considerata la summa del pensiero medievale, ci offre sempre una chiave per affrontare i temi sempre attuali e disperatamente umani come: l’amore, la fede, la politica, il peccato, la redenzione, il libero arbitrio.

E per celebrare ogni anno la sua presenza tra di noi, dal 2021 gli è stata dedicata una giornata tutta sua che non è di nascita ma di rinascita in quanto compito nostro ogni anno a celebrarlo e a rendere il 25 marzo una vera festa.
L’idea del Dantedì è nata da un editoriale del giornalista Paolo Di Stefano apparso sul Corriere della Sera il 19 giugno 2017, nel quale si proponeva, un modello analogo a quello esistente che celebrava altri grandi autori come per esempio: il 23 aprile, nella Giornata mondiale del libro, si celebrano William Shakespeare e Miguel de Cervantes; il 6 giugno è invece il #BloomsDay, dal nome del profondo e ironico Ulysses contemporaneo nato dal genio di James Joyce.

Il 24 aprile 2019 in un corsivo dal titolo Dante è la nostra identità. Istituiamo la sua Giornata, Paolo Di Stefano ha invitato sia i ministeri sia le varie istituzioni che si occupano del Sommo Poeta a farsi carico della questione e a fissare un «Dante Day / Dantedì» in vista delle celebrazioni, nel 2021, dei settecento anni dalla morte dell’autore in quanto «Dopo sette secoli — scriveva Di Stefano — sembra il momento di uno scatto d’orgoglio tutto italiano» [3].
La proposta ha raccolto una grande adesione dall’Accademia della Crusca alla Società Dante Alighieri, dalla Società dantesca all’Associazione degli italianisti e in seguito a una chiacchierata tra il linguista Francesco Sabatini e lo stesso Di Stefano il 4 luglio 2019 a Milano, nella sala Buzzati del Corriere, durante un evento organizzato dalla Fondazione Corriere è arrivato il nome Dantedì, in quanto è parola italiana:

benché un po’invecchiata ma da risuscitare, presente nei nostri giorni della settimana (lunedì, martedì e così via, nati sulle forme latine lunae dies, martis dies, ecc) o in altre espressioni come oggidì, buondì. Una parola nuova, italiana, che presto ha iniziato a viaggiare per il nostro Paese e per il mondo. (Francesco Sabatini) [4]

Una volta concordato il nome rimaneva un quesito: quale data scegliere? Purtroppo, come noto, non si sa quando Durante di Alighiero degli Alighieri sia venuto alla luce, mentre si conosce il giorno in cui fu battezzato, il 26 marzo del 1266, un anno dopo la sua nascita, presumibilmente avvenuta tra il maggio e il giugno del 1265. La Società Dante Alighieri, da più di un secolo, aveva scelto simbolicamente il 29 maggio per la sua Giornata della Dante [5] e poteva essere una data da proporre, come anche il 13 o il 14 settembre, in quanto data della sua morte dell’anno 1321 oppure le date deducibili, sulla base di complessi calcoli matematici, dalla struttura cronologica della Commedia il25 marzo e l’8 aprile, ad esempio, che segnano, secondo due differenti ipotesi, l’inizio del viaggio oltremondano rievocato nel capolavoro.
Tutti concordavano che il primo Dantedì avrebbe dovuto aver luogo nel 2021, nel settecentesimo anniversario della morte dell’Alighieri, e celebrare non solo il padre della lingua italiana [6], ma anche uno degli intellettuali più affascinanti, complessi e attuali della storia universale dell’Uomo. Invece sulla data

Fino all’ultimo – svelava Franceschini – c’era una alternativa tra due giorni: il 14 settembre, data di morte del poeta e il 25 marzo, che gli studiosi riconoscono come possibile inizio del viaggio nell’aldilà della Divina Commedia [7].

Ha prevalso la seconda anche per la sua collocazione più felice all’interno dell’anno scolastico. Comunque, la data scelta non è per niente casuale perché, secondo gli studiosi, sarebbe la data d’inizio del viaggio nel Divino oltretomba. Il primo canto dell’Inferno, infatti, dovrebbe collocarsi nella notte tra giovedì 24 e venerdì 25 marzo del 1300, anno in cui Dante Alighieri aveva 35 anni. «Nel mezzo del cammin di nostra vita» ci indica l’età del poeta, 35 anni, perché secondo il Salmo XC.10, «I giorni dei nostri anni arrivano a settant’anni e per i più forti a ottanta».
Una volta decisa la data, venerdì 17 gennaio 2020 nella seduta del Consiglio dei ministri, su proposta del titolare del dicastero della Cultura, Dario Franceschini, è stata approvata la direttiva che istituiva la data per la giornata dedicata al poeta Dante Alighieri in vista dei 700 anni dalla sua scomparsa celebrati nel 2021. «L’aspetto che più mi rende felice – spiegava il ministro al Corriere – è che il Dantedì resterà immutabile nel calendario anche dopo la conclusione delle celebrazioni» [8].
Alla fine di luglio 2020 la mozione è stata depositata in Parlamento e alla sua causa si sono appassionati diversi portavoce.
Il Dantedì è stato pensato come la giornata che celebra l’identità culturale italiana, nel nome della poesia e della bellezza, inevitabilmente simboleggiate dal padre della lingua italiana. Una vera e propria

festa per gli italiani e per quanti guardano con simpatia al “mondo italiano” in tutto il suo spessore – esclamava Andrea Riccardi – che coinvolga scuole, teatri, biblioteche, cinema, piazze e luoghi di incontro, e si estenda oltre le frontiere [9].

Il 2021 è tutta una festa in quanto sono numerose e diverse le iniziative della ricorrenza del poeta e vanno dall’Italia, che ha coinvolto tutto quanto il suo territorio, tramite le regioni o le istituzioni pubbliche nazionali, la televisione e ai tanti paesi di tutto il mondo, rendendoci orgogliosi di quanto sia forte lo spirito italiano nel mondo e di quanto identitario si riconfermi Dante.
Dante è un elemento portante, forse il principale, dell’identità italiana, linguistica, letteraria e anche civile. Il Dantedì permette di ravvivare ogni anno la memoria del Poeta, il cui ricordo è vitale per la sopravvivenza dell’identità nazionale italiana.
Anche il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, intervistato dal Corriere della Sera riflette sul messaggio e la statura, pur invitando a non attualizzarlo a tutti i costi, perché

«la grandezza di Dante è nella sua capacità di trascendere il suo tempo e di fornire indicazioni, messaggi e insegnamenti validi per sempre. E la sua universalità e bellezza vanno ricercate nella particolare attitudine di penetrare nel profondo dell’animo umano descrivendone in modo coinvolgente sentimenti, emozioni. I vizi che Dante descrive, la tendenza al peccato, secondo la sua concezione filosofica e religiosa, sono gli stessi dall’inizio della storia dell’uomo: avidità, smania del potere, violenza, cupidigia. E la Commedia ci attrae, ci affascina, ci interroga ancora oggi perché ci parla di noi, dell’essenza più profonda dell’uomo, fatta di debolezze, cadute, nobiltà e generosità» [10].

Riscoprire Dante, tutti insieme, sarà un modo per restare uniti attraverso il filo conduttore della poesia, per mettere insieme senza confine anagrafico o geografico o temporale le persone interessate dalla memoria del Poeta universale e del suo capolavoro diventato patrimonio dell’umanità [11], ma anche dalla salvezza della propria anima.


Nicoleta Silvia Ioana
Università Nazionale d’Arte di Bucarest
(n. 12, dicembre 2023, anno XIII)



NOTE

[1] Dante «il poeta che inventò l’Italia» è stato l’appellativo attribuito al più grande Poeta nella storia dell’umanità da Aldo Cazzullo nel suo libro intitolato A riveder le stelle. Dante, il poeta che inventò l'Italia e pubblicato in occasione della celebrazione del settecentesimo centenario della morte di Dante.
[2] Dante è attuale perché è eterno, è fuori dal tempo, fuori da quello che sono i costumi degli uomini che vanno, vengono, si modificano negli anni: a lui interessa l’essenza dell’uomo, che è sempre la stessa, non muta; ed è questa la ragione per cui anche l’uomo d’oggi vi può trovare risposta alle grandi domande della vita.
[3] https://www.agenziacult.it/politica/dante-luned-alla-camera-esame-delle-mozioni-per-listituzione-di-una-giornata-celebrativa-del-sommo-poeta/
[4] https://gazzettadelsud.it/articoli/cultura/2021/03/25/il-di-di-dante-perche-litalia-ricordi-il-suo-sommo-poeta-a-colloquio-con-i-creatori-della-giornata-93d7b4cb-6fc6-4227-875d-d1062b1968aa/
[5] L’Annuale mostra le attività dei suoi oltre 400 Comitati sparsi nel mondo e dal 2021 anche a Bucarest.
[6] Tullio De Mauro sosteneva che il 60% del lessico italiano corrente deriva da Dante.
[7]https://www.corriere.it/cultura/dantedi-giornata-dante-alighieri/notizie/dantedi-sara-25-marzo-f9876dc0-3912-11ea-9ce1-c716cef22a3b.shtml
[8] https://www.corriere.it/cultura/dantedi-giornata-dante-alighieri/notizie/dantedi-sara-25-marzo-f9876dc0-3912-11ea-9ce1-c716cef22a3b.shtml
[9] https://blog.dante.global/tutti-pronti-per-il-danted%C3%AC
[10]https://www.corriere.it/cultura/21_marzo_25/mattarella-dante-lezione-coerenza-per-tutti-politici-inclusi-fcdb9cde-8cc8-11eb-9a35-ae00f9335e99.shtml
[11] La Commedia è stata tradotta in oltre sessanta lingue tra Europa, Asia, Africa e Americhe. Oltre a essere tradotta è stata fonte riscritta, rappresentata in varie forme da fumetti a cartoni animati, film, realtà aumentata, e tutti quanti hanno riconosciuto il suo valore e del suo autore. Per esempio nel 1966, Witold Gombrowicz in un delizioso breve testo che termina con un’ardente invocazione: «Spiegaci, o Pellegrino, come dobbiamo fare per giungere a te?», s’interrogava: «O, Divina Commedia, cosa sei dunque?/ Opera maldestra del piccolo Dante? / Immensa del grande Dante? / Opera mostruosa del perfido Dante?»