100 anni di italianistica all’Università di Cluj. Gli inizi della Cattedra di italiano

Tra gli obiettivi iniziali della nuova Università romena di Cluj, già dal 1919 c’era anche la fondazione dell’insegnamento di lingua e letteratura italiana su principi moderni, secondo gli standard accademici europei. Il principale promotore di questa iniziativa è stato l’illustre linguista Sextil Pușcariu (1877-1948) che ha coinvolto nel suo progetto, seguendo le raccomandazioni di Matteo Bartoli (1873-1946) e Karl Jaberg (1877-1958), l’intellettuale italiano Giandomenico (o Giovanni Domenico) Serra (1885-1958), colui che sarebbe poi diventato l’organizzatore e il primo titolare della cattedra. Serra aveva elaborato, insieme a Pușcariu, i volumi di Studi istroromeni, pubblicati sotto l’egida dell’Accademia Romena delle Scienze negli anni 1906, 1926 e 1929.
La cattedra di lingua e letteratura italiana apparteneva, nel periodo interbellico, alla sezione di filologia della Facoltà di Lettere e Filosofia accanto alle cattedre di filologia classica, filologia romanza, lingua e letteratura romena, ungherese, tedesca, francese e inglese. All’apertura ufficiale dei corsi, tra il 1° e il 3 febbraio 1920, la cattedra de filologia romanza era tenuta dal linguista George Giuglea (1884-1967), che affrontava nei suoi corsi anche temi collegati alla lingua e alla letteratura italiana antica, ma la cattedra d’italiano e il lettorato erano vacanti. Dall’Annuario dell’Università di Cluj (per gli anni 1919-1943) risulta con chiarezza che Serra ha iniziato la sua attività all’Università di Cluj solo nell’anno accademico 1920-1921. Egli è infatti lettore d’italiano dal 1° dicembre 1920 e diventa titolare, assunto tramite contratto, nell’anno accademico 1924-1925, ma è allo stesso tempo anche direttore del seminario di lingua e letteratura italiana. La sua attività alla cattedra è stata sostenuta nel periodo interbellico anche dai lettori d’italiano Alessandro Favero (1928-1930), Mario Ruffini (1930-1931), Francesco Anelli (1931-1935), e poi dal linguista Ștefan Pașca (1936-1939). Dopo il ritorno del professor Serra in Italia, il 21 dicembre 1939, presso la cattedra di Cluj si cercherà un degno sostituto del docente italiano, E alla fine, durante gli anni di guerra, viene trovata una soluzione affidando una supplenza a Umberto Cianciòlo, assistito dal lettore, anch’egli supplente, Pimen Constantinescu.  
Giovanni Domenico Serra è nato a Locana Canavese il 4 agosto 1885 in una famiglia di modesta estrazione sociale. Sua madre faceva la maestra, di conseguenza il giovane Giovanni Domenico inizierà la sua formazione insieme a lei, per fare poi il ginnasio a Torino. La morte del padre lo ha costretto ad abbandonare gli studi e a lavorare per mantenere la famiglia. Con grandi sacrifici, è riuscito a prendere il diploma di maestro e a insegnare alla scuola elementare di Biella. Grazie all’aiuto di alcuni benefattori, per rendere onore alla memoria del padre, Serra si è iscritto alla Facoltà di Ingegneria di Torino, trasferendosi in seguito alla Facoltà di Lettere dato il suo spiccato interesse per i problemi del linguaggio umano, per le lettere classiche, per l’arabo e per il sanscrito. Si è laureato a Torino nel 1912, con una tesi sul dialetto di Locana, avendo come relatore Matteo Bartoli. Ha fatto poi, a Berna, un corso di perfezionamento con il romanista svizzero Karl Jaberg. Durante la guerra ha combattuto sul Monte Tomba, a Sabotino, Gorizia, Castagnavizza come ufficiale d’artiglieria.  Dopo la fine della Prima guerra mondiale ha insegnato per alcuni mesi presso l’Istituto Tecnico di Novara per essere poi distaccato, come già menzionato, a Cluj il 1° dicembre 1920, in quanto lettore d’italiano, diventando poi titolare nel 1924. Nel 1939 vincerà la cattedra di glottologia in Italia e insegnerà per molti anni all’Università di Cagliari. Dal 1953, alla morte di Vittorio Bertoldi, sarà chiamato, con il voto unanime della Facoltà di Lettere, all’Università di Napoli.
Subito dopo il suo arrivo a Cluj, Serra ha ritenuto sé stesso un missionario dell’Italia in Romania, integrandosi rapidamente in un ambiente propizio per il suo sviluppo scientifico e culturale. La sua intensa corrispondenza con gli intellettuali di Cluj, così come le testimonianze di quelli che lo hanno conosciuto, permettono di delineare una personalità dinamica, con interessi molteplici. Conosceva il greco e il latino, l’arabo, il sanscrito, l’inglese, il tedesco, il francese, lo spagnolo e il romeno, animava con passione il corso d’italiano all’Università di Cluj, svolgeva importanti ricerche di onomastica, accanto ai membri della scuola linguistica di Cluj, come Sextil Puşcariu o altri specialisti del Museo della Lingua Romena di Cluj (tra cui N. Drăganu, G. Giuglea, G. Kisch, Em. Panaitescu, S. Puşcariu, ma anche Yves Auger, Şt. Bezdechi, G. Daicovici, P. Grimm, T. A. Naum e molti altri). Inoltre aveva l’abitudine di trasmettere le sue conoscenze non solo durante i corsi tenuti alla facoltà, ma anche a casa, dove riceveva sempre tutti quelli che avevano bisogno di lui, dando loro consigli scientifici o incoraggiandoli nelle loro ricerche.  Accanto a lui, sua moglie, Maria, teneva gratuitamente dei corsi di conversazione con gli studenti di Cluj. Era di conseguenza un professore e un ricercatore generoso, competente e grande amante della scienza, che ha subito amato la città di Cluj e i suoi abitanti e ha favorito la conoscenza reciproca delle culture romena e italiana attraverso la diffusione della lingua e della letteratura italiana a Cluj o semplicemente inviando giovani romeni a studiare in Italia. L’intellettuale italiano ha partecipato da Cluj alla vita culturale romena e internazionale, dimostrando così il proprio valore scientifico e le sue qualità intellettuali, pubblicando innumerevoli articoli in riviste specialistiche. Lavorando con pazienza e con molto entusiasmo scientifico, ha costruito la sua fama internazionale nel campo della linguistica, acquistando simpatie e amicizie in tutto il mondo.  
La principale difficoltà con cui si è confrontato il docente all’arrivo a Cluj è stata quella di portare a un livello accademico studenti che non conoscevano per niente o molto poco la lingua italiana. Il suo piano didattico conteneva un corso propedeutico di storia e geografia dell’Italia, un corso generale di letteratura, uno monografico e uno di grammatica storica (fonetica, morfologia, lessicologia, fraseologia). Negli ultimi anni trascorsi a Cluj organizzerà pure incontri di lectura Dantis. Dalle testimonianze dei suoi studenti, tra cui anche Viorica Lascu (1919-2015), risulta che il docente insisteva in modo specifico sull’analisi e l’interpretazione dei testi, fatto confermato altresì dai documenti d’archivio, specie dai corsi che sono stati conservati. I primi corsi di cui siamo a conoscenza sono quelli dell’anno accademico 1921-1922 quando il professore insegna l’italiano come lingua straniera (corso inferiore), ma fa anche un corso di storia della letteratura (corso superiore) in cui presenta agli studenti una selezione di brani della letteratura italiana moderna e contemporanea. A questi si aggiunge un corso di storia della cultura ed esercizi sui testi dialettali e letterari del periodo degli inizi della letteratura italiana. Ogni anno il docente cambierà il contenuto dei corsi e i temi dei suoi seminari, introducendo a volte nuovi corsi, come quelli di onomastica o toponomastica, legati ai suoi interessi scientifici.  I corsi monografici saranno dedicati ai grandi autori italiani: Ludovico Ariosto, per fare un esempio, sarà uno dei primi autori proposti all’arrivo a Cluj, accanto ad Angelo Poliziano. Negli anni trascorsi nell’ateneo transilvano si occuperà poi anche di Dante Alighieri, Francesco Petrarca, Giacomo Leopardi, Alessandro Manzoni, Giosuè Carducci, Gabriele D’Annunzio, Giovanni Pascoli. Ai corsi teorici venivano affiancati corsi pratici di interpretazione di testi e letture critiche, specialmente dalla Storia della letteratura italiana di Francesco de Sanctis, ma non solo. Al seminario, il professore analizzava già dai primi anni di insegnamento passi della letteratura italiana, affrontando temi fondamentali, spesso in una prospettiva comparatistica. Negli anni 1923-24 si soffermerà, per esempio, su frammenti tratti dall’Orlando Furioso, insistendo sull’ottava d’oro di Ariosto; sugli Inni sacri di Manzoni, che avrebbe poi commentato con gli studenti in relazione all’innologia cristiana; su alcune liriche di Leopardi, esaminando la loro metrica; ma anche frammenti dell’Estetica di Croce. Ovviamente il docente faceva anche traduzioni con i suoi studenti, sia da passi tratti da vari autori romeni sia dalla poesia e dalla prosa italiana, compresa la Divina Commedia.
Serra sarà interessato anche alla creazione di una biblioteca del seminario d’italiano in cui non mancheranno i classici della letteratura italiana, ma soprattutto le più moderne fonti critiche. Ovviamente il professore organizzava anche conferenze invitando personalità italiane a Cluj, come quella dell’anno accademico 1937-38, con il noto linguista Giacomo Devoto, docente di Glottologia dell’Università di Firenze, sul tema Idee nuove sugli antichi Traci. Allo stesso tempo, partecipava anche a convegni organizzati all’estero dove parlava spesso anche della cultura romena.  Potremmo ricordare in questo senso la conferenza sostenuta davanti ai membri del Primo Convegno Piemontese di Archeologia e Belle Arti dal titolo Aspetti folcloristici nella vita rurale della Transilvania, illustrata con innumerevoli diapositive fornite dal Museo Etnografico di Cluj e dal rettore Nicolae Drăgan.
In quanto docente non si è limitato a trasmettere delle conoscenze, a insegnare corsi di qualità corredati da bibliografie aggiornate, ma era inoltre interessato alla propria formazione scientifica. Serra partecipava infatti, accanto ad altri specialisti, alle riunioni settimanali del Museo della Lingua Romena, diretto da Pușcariu, elaborando relazioni scientifiche, pubblicate poi nel bollettino del Museo, Dacoromania, allargando così il proprio orizzonte di studio verso il mondo della romanità in Dacia. Le principali direzioni di ricerca saranno l’onomastica e la toponomastica, dato che Serra era affascinato anche dalla vita medievale, riflessa e conservata in forme linguistiche. Alcuni dei suoi contributi sono stati raccolti con il titolo Ceneri e faville in tre raccolte, due pubblicate in Dacoromania, il terzo nell’Archivio Glottologico Italiano.
Nel 1959, un anno dopo la sua morte, sotto l’egida dell’Istituto di glottologia dell’Università degli Studi di Napoli, è stato pubblicato un volume di studi in onore di G. D. Serra, Ioanni Dominico Serra ex munere laeto inferiae, in cui sono presenti gli interventi dei maggiori linguisti e discepoli del docente italiano, con un’impressionante tabula gratulatoria in cui ritroviamo nomi come quello del suo ex maestro,  Karl Jaberg – che firma d’altronde uno degli studi presenti nella raccolta –, o di Bruno Migliorini, Rosa del Conte, Leo Spitzer, Aurelio Roncaglia e di molti altri (più di 150 linguisti e filologi da tutto il mondo) fino alle più importanti università o istituti di linguistica e filologia romanza italiani o europei (più di 35 istituti). Sempre qui troviamo raccolta con acribia la bibliografia dei suoi studi più importanti, tra cui più di un terzo sono stati scritti e pubblicati negli anni trascorsi a Cluj, dimostrando che in Romania c’era una scuola di qualità, un ambiente propizio per il perfezionamento intellettuale, specialisti in grado di dirigere queste scuole, ma soprattutto di nobilitarle con il prestigio del loro nome e delle loro opere. Giandomenico Serra ci ha lasciato più di 130 pubblicazioni, studi di onomastica, toponomastica, ricostruzioni di alcuni aspetti culturali, analisi etimologiche e lessicali, necrologi e recensioni. Sono lavori che testimoniano la molteplicità di interessi scientifici, la sua intelligenza, la sua conoscenza storica precisa, ma anche l’oggettività della sua critica e il rigore del suo metodo scientifico. Ricordiamo qui solo alcuni dei suoi titoli: La genesi della parola (Torino, 1907); Sulla voce italiana medaglia (Cluj, 1923); Per la storia del cognome italiano. I. Cognomi canavesani e piemontesi di forma collettiva in -aglia, -ata, -ato (Cluj, 1924); questa serie continuerà con un secondo studio Per la storia del cognome italiano. Sulla continuità dell’onomastica latino-romanza nei nomi propri canavesani e piemontesi (Cluj, 1926); Per la storia del cognome italiano III. Nomi personali femminili piemontesi da nomi di paesi e città famose nel medioevo (Cernăuți1927); Contributo toponomastico alla descrizione delle vie romane e romee nel Canavese (Cluj, 1927); Ceneri e faville. Etimologie. I (Cluj, 1928); Da Altino alle Antille. Appunti sulla storia e sul mito del nome Altilia, Attilia, Antilia (Bucarest, 1935); Contribuție la istoria terminologiei profesionale medievale. Despre tipul morfologic lat. volg. panatarius, sp. panadero, port. padeiro, cat. panater, provenz. panatier, fr. panetier, it. panattiere-panettiere (Bucarest, 1936); Per la storia dei nomi locali lombardi e dell’Italia superiore (Halle, 1937); Della denominazione di cime alpine dalle ore del giorno e della divisione medievale per horas del territorio cittadino e rurale nell’Italia superiore (Berlino, 1938); Ceneri e faville. II. Note etimologiche e lessicali di dialettologia italiana (Cluj, 1936-1938); Lignes méthodiques et Fragments d’une illustration topoanthroponimique de l’Italie Occidentale, Piemont et Ligurie (Parigi, 1938); Tracce di un’antica voce Peregal «mora di sassi» lungo le antiche vie romane e romee dell’Italia occidentale (Zurigo, 1939); Ceneri e faville. III. Note etimologiche e lessicali di dialettologia italiana (Torino, 1942); Aspetti della toponomastica ligure. I. Tocedo (Bordighera, 1943); Continuità e sviluppo della voce latina «civitas» nel sardo medievale (Coimbra, 1950); Tracce del culto dell’olmo e del tiglio nella toponomastica e negli usi civili dell’Italia medioevale (Lovanio, 1951); Etruschi e Latini in Sardegna (Gotemburgo, 1952); Bibliografia Onomastica: Italia, 1951 (Lovanio, 1952); Appunti d’Onomastica Sardo-Bizantina (Parigi, 1953); Appunti sull’elemento punico e libico nell’onomastica sarda (Bern, 1953); Antichi rapporti della Sardegna col mondo mediterraneo (Barcellona, 1953); Appunti sulla storia linguistica del disboscamento in Italia. A proposito delle voci cetina e cesina e affini (Amburgo, 1957); Contributo alla storia dei derivati di Burgus: Borgale, Borgaria, Borgoro (Torino, 1958) fino al lavoro di sintesi Lineamenti di una storia linguistica dell’Italia medioevale (Napoli, 1958) e molti altri.
Giandomenico Serra ha pubblicato i suoi studi nelle più importanti riviste di linguistica del suo tempo. La sua attività scientifica ha goduto di vari riconoscimenti, e ne sono prova i titoli ricevuti da parte di innumerevoli università e accademie. Serra è stato decorato con l’Ordine «Coroana României» in grado di Cavaliere, è stato socio dell’Accademia Lunigianese, socio corrispondente dell’Accademia di Barcellona, dell’Accademia Spoletina, dell’Accademia Reale Svedese, socio dell’Accademia Mediterranea, socio straniero dell’Accademia delle Scienze di Gotemburgo, socio della Società Accademica del Ducato di Aosta e molti altri. Ha ricevuto inoltre la «Medaglia d’oro dei Benemeriti della Scuola, della Cultura e dell’Arte».
Data la sua profonda dimensione scientifica, dopo la partenza da Cluj, il 21 dicembre 1939, i docenti transilvani hanno continuato a richiedere la sua collaborazione alle riviste dirette da loro, anche se gli interessi di Serra sono cambiati al rientro in Italia e si sono indirizzati verso la zona della Sardegna, del Piemonte e della Liguria. Gli ex colleghi romeni gli hanno chiesto inoltre il parere su un successore alla cattedra d’italiano dell’ateneo di Cluj. La sua corrispondenza con i docenti transilvani mostra l’amore di Serra verso la Romania e verso la cultura romena, confessando con sincerità di aver avuto due patrie, quella in cui è nato e quella che l’ha adottato, ha amato entrambe e le ha difese con l’amore di un vero figlio.
Serra è morto il 23 febbraio 1958 ed è rimasto nella memoria di tutti come un docente generoso, uno scienziato rinomato e un punto di riferimento delle relazioni culturali italo-romene. L’Università di Cluj ha deposto sulla tomba dell’intellettuale italiano, nel maggio del 1966, in segno di grande stima, una medaglia di bronzo con un’iscrizione piena di gratitudine, adatta, secondo noi, anche per concludere il nostro intervento sugli inizi della Cattedra d’italiano a Cluj: IOANNI DOMINICO SERRA MAGISTRO INCOMPARABILI UNIVERSITAS DACOROMANA NAPOCENSIS MEMOR ET GRATA.















Prof. Serra con i suoi studenti nel 1939


 


Otilia Ștefania Damian
(n. 12, dicembre 2020, anno X)



* Il presente articolo ripropone e amplifica una parte dei seguenti lavori, in cui è presente anche una bibliografia selettiva sull’argomento: Otilia Ștefania Damian, Catedra de Limba și literatura italiană e O. Șt. Damian, Giandomenico Serra (1885-1958), entrambi in Ioan-Aurel Pop, Simion Simon, Ioan Bolovan, Universitatea din Cluj în perioada interbelică, III, Facultatea de Litere și Filosofie, a cura di Ana-Maria Stan, Presa Universitară Clujeană, Cluj-Napoca, 2019, pp. 60-64 e pp. 340-344.