La favola in Dino Terra

1. Tra Ottocento e Novecento i confini tra fiaba e favola sono andati sfumando, e tratti del fiabesco e del favolistico sono penetrati in diversi generi letterari (dal teatro alla novella, dalla narrativa fantastica a quella realista, dal romanzo comico-umoristico a quello politico-sociale). La vivacità, la concisione, la possibilità di aprirsi al meraviglioso sono caratteristiche del favolistico che hanno permesso di raccontare il mondo in modi più eterogenei rispetto al canone realista ortodosso, di interrogare il senso delle cose da una prospettiva filosofica, di imprimere una costante tensione etica all’atto dello scrivere. [1]
Tali esigenze espressive sono le stesse di uno scrittore sui generis come Dino Terra, narratore impuro formatosi nell’ambiente artistico e occupato in giovinezza dall’impegno storico-politico, avente interessi antropologici e scientifici, più interessato a porre questioni esistenziali che a costruire trame nelle sue opere narrative e teatrali: in quest’ottica, è del tutto conseguente il suo ampio utilizzo della favola. [2]
Terra è uno di quegli autori che strutturano attorno a un numero circoscritto di nodi problematici e nuclei tematici l’intera produzione letteraria. Le sue opere successive alla guerra si configurano spesso come riprese, sviluppi e variazioni di quanto scritto tra la fine degli anni Venti e gli anni Trenta: così fanno le commedie messe in scena negli anni Cinquanta, così Una storia meravigliosa (1964) si pone in relazione a Ioni (1929) o Un uomo e l’inferno (1981) riprende Riflessi (1927), così la trilogia di romanzi Metamorfosi, Anima e Corpo e La pietra di David è riunita nel volume L’ombrellino di carta colorata nel 1967. Ebbene, dall’esordio col dramma di idee L’amico dell’angelo (1927) ai romanzi degli anni Trenta, passando dai racconti (Qualcuno si diverte, 1937; Le ricerche amorose, 1942; Gli inquieti: dodici capitoli sull’ansia d’altro, 1956), fino alle «favole per adulti» scritte negli anni Sessanta e Settanta, [3] la presenza del favolistico costituisce un ben riconoscibile filo conduttore che innerva le opere terriane di un fondo dapprima etico-filosofico, poi vieppiù didattico-pedagogico, mai però improntato al semplice moralismo.
Paolo Buchignani ricostruisce come intorno al 1926 Adriano Simonetti-Dino Terra, deluso nelle sue aspirazioni rivoluzionarie sul piano politico, si unisca ad altri reduci avanguardisti per continuare, almeno nel campo culturale, l’attività di critica antiborghese fondando l’Immaginismo, Avanguardia pensata quale sintesi di tutte le precedenti, che nel febbraio 1927 troverà il suo compimento nell’unico numero della rivista «La Ruota Dentata». [4] Per un pensatore non sistematico come Terra, la letteratura detiene un ruolo privilegiato quale mezzo di conoscenza, a patto che non si esaurisca in sé stessa e nello stile (obiettivo polemico era l’art pour l’art), ma che resti ancorata a un nucleo etico e a una dimensione civile; la sua visione si risolve in un’oeuvre «dagli ampi orizzonti di significato e diretta a esaltare la ricchezza e il mistero della stessa esperienza antropologica dell’essere umano». [5]
La favola e la fiaba, in questo programma, offrono la possibilità di uno scavo sotto la superficie del realismo sociale, in direzione di un’interrogazione che può farsi morale e metafisica, anche in virtù della loro mancata preclusione nei confronti del magico, del meraviglioso e del sovrannaturale.

2. «Francamente mi sembrano ben meschini quei dotti cristiani, i quali riconoscendo il dualismo dell’individuo e la Divina Provvidenza, non si peritano di deridere le manifestazioni magiche»: [6] per bocca del protagonista di Fuori tempo (1938), il suo romanzo col maggior grado di fiabesco, Terra rivendica così la legittima appartenenza del magico al più vasto campo della spiritualità. Analogamente a quanto sostenuto da Joseph Maxwell, [7] la magia è per Terra in continuità non soltanto col sentimento religioso, ma anche con la scienza e con la letteratura stessa, tanto più nelle sue forme più – appunto – fiabesche. In modi diversi, il meraviglioso assurge quindi a elemento fondamentale per interpretare il mondo, con il favolistico che – lungi dal costituire un’occasione di fuga – serve a illuminare la realtà. Se, infatti, nell’esordio L’amico dell’angelo (1927) esso si ritrovava soprattutto nell’economia dei mezzi espressivi, nell’assenza di coordinate spazio-temporali e nella struttura bipolare della trama, [8] a partire dall’ibrido tra dramma e prosa di Riflessi, e più ancora nei successivi romanzi, la cifra distintiva dell’autore è quella di far irrompere il colore fiabesco entro i confini opachi del reale, dove i personaggi borghesi si incontrano e si scontrano con il soprannaturale: così troviamo il demone che tira le fila della vicenda di Ioni, il tribunale dei morti di Profonda notte, la strega, il mago e le creature fantastiche di Fuori tempo, le ninfe e il gufo magico de La Grazia. Il romance fiabesco viene così innestato nel novel realistico, la “favola” entra nel “mondo vero” («È mai possibile credere, in questo 1937, nella capitale d’Italia, ai rapporti con gli esseri delle favole?» [9]) in un gioco speculare di riflessi per comprendere la realtà sotto più dimensioni rispetto al modello verista e naturalista, la cui persistenza Terra riteneva essere un peso per la letteratura italiana. [10]
Ha valenza generale quanto scritto da Antonio R. Daniele a proposito di Qualcuno si diverte, ossia che Terra non racconta favole, bensì intesse la trama del favolistico entro il realismo degli anni Trenta, con un’operazione opposta a quella dell’amico-rivale Alberto Moravia, che teneva separata la pratica dei due generi. [11] Lo spazio all’interno del quale si manifesta il favoloso è quello della borghesia contemporanea all’autore [12] una borghesia i cui rappresentanti non si mostrano all’altezza delle sfide dagli alti significati poste dal meraviglioso. Così fallisce il sogno d’amore di Ramik e Jone in Ioni; così Riccardo di Fuori tempo si rivela protagonista pavido e conformista, che nel finale sfugge alle proprie responsabilità per amor del quieto vivere. [13] Il tema prettamente novecentesco dell’Inettitudine si incontra, in quel romanzo, con l’eterno dilemma tra Libero arbitrio e Provvidenza, così come questione etiche della massima importanza vengono poste nelle altre opere per tramite del fiabesco: senso del limite e della morale nel rapporto con sé e con gli altri (anche con risvolto politico, data l’evocazione della dittatura), responsabilità individuale e determinismo biologico, istinto e uso della ragione, liberazione sessuale e frammentazione degli affetti, confine tra umano e animale.
Leopardianamente, Terra si assume la responsabilità di cercare la verità contro ogni falsa morale e credenza, [14] in un’interrogazione antropologica e metafisica che non si ferma all’interpretazione del quadro storico e sociale. È grazie alla profonda osservazione della molteplicità garantita dal favolistico che si arriva a esprimere un realismo ulteriore e multidimensionale.


Alessandro Viti
(n. 7-8, luglio-agosto 2024, anno XIV)



NOTE

[1] Nell’ormai ampia bibliografia su questi temi si rimanda almeno a Favola, fiaba, fantastico, scelta e introduzione di G. Bonaviri, Roma, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, 1999; le introduzioni e gli apparati a cura di D. Marcheschi ne «I Meridiani» di C. Collodi (Milano, Mondadori, 1995) e G. Rodari (Milano, Mondadori, 2020). Si vedano poi gli atti dei seminari organizzati dal CISESG di Seravezza (Lucca): La Favola nella Letteratura dell’Otto-Novecento, a cura di C. Tommasi, Voghera, Libreria Ticinum Editore, 2016; La favola nelle Letterature Europee. Atti del 2° seminario internazionale, a cura di D. Marcheschi in collaborazione con C. Tommasi, Pistoia, petite plaisance, 2018; Antonio Gramsci e la favola. Un itinerario tra letteratura, politica e pedagogia, a cura e con introduzione di A. Panichi, Pisa, ETS, 2019; La favola in Enrico Pea e Giovannino Guareschi, a cura di D. Marcheschi in collaborazione con C. Tommasi, Pisa, ETS, 2021. In continuità con questi lavori è da vedere anche Tonino Guerra e la favola. Atti del convegno di studi, a cura di G. Conti e D. Marcheschi, Rimini, Guaraldi, 2021.
[2] La questione è analizzata nei saggi che compongono il volume Dino Terra e la favola (Pisa, ETS, 2021), a cura di chi scrive, di cui il presente intervento è debitore. Ma numerosi spunti sul favolistico in Dino Terra erano già emersi nei lavori promossi dall’omonima Fondazione lucchese, inaugurati da La figura e le opere di Dino Terra nel panorama letterario ed artistico del ‘900, a cura di D. Marcheschi, Venezia, Marsilio-Fondazione Dino Terra, 2009. Nella stessa collana Marsilio-Fondazione Dino Terra, si vedano al proposito anche le Introduzioni alle riedizioni di Ioni (2014, a cura di D. Marcheschi); Profonda notte (2015, a cura di L. Marinho Antunes); L’amico dell’Angelo. Riflessi (2016, a cura di S. Calderoni); Qualcuno si diverte (2019, a cura di A.R. Daniele); Fuori Tempo (2021, a cura di G. Cascio); da ultimo, La Grazia (2023, a cura di C.A. Palumbo).
[3] Su queste ultime si rimanda a D. Marcheschi, La figura e le opere di Dino Terra: originalità e complessità di un protagonista del Novecento letterario, in La figura e le opere di Dino Terra nel panorama letterario ed artistico del ‘900, cit., pp. 7-38: 32.
[4] P. Buchignani, La rivoluzione di Simonetti-Terra: dal giacobinismo all’«Immaginismo», in La figura e le opere di Dino Terra nel panorama letterario ed artistico del ‘900, cit., pp.103-139: 129-135.
[5] D. Marcheschi, La figura e le opere di Dino Terra: originalità e complessità di un protagonista del Novecento letterario, cit., p. 8. Sulla figura di Terra come intellettuale, anziché narratore o letterato in senso stretto, cfr. anche F. Finotti, Dino Terra, ultimo e primo, in La figura e le opere di Dino Terra nel panorama letterario ed artistico del ‘900, cit., pp. 85-96: 92-96.
[6] D. Terra, Fuori tempo, con Introduzione di G. Cascio, 2021, cit., p. 36.
[7] J. Maxwell, La magia. La Forma e i procedimenti della magia. Le evocazioni, la forza magica e le basi psicologiche della magia. La magia moderna, con Introduzione e traduzione di E. Nobile, Bari, Laterza, 1932. Copia annotata del volume si trova nella biblioteca privata di Terra (cfr. D. Marcheschi, Dino Terra: Ioni e la magia della letteratura, in Dino Terra e la favola, a cura di A. Viti, cit., pp. 27-38: 35).
[8] Cfr. S. Calderoni, Dino Terra: aspetti e funzioni di mito e favola, in Dino Terra e la favola, cit., pp. 51-64: 54-55.
[9] D. Terra, Fuori tempo, cit., p. 24.
[10] D. Terra, A Milano non fa freddo, in «Il Giornale della Sera», 15 giugno 1949; cfr. D. Marcheschi, Collaborare ai giornali: Dino Terra, l’impegno di uno scrittore, in Letteratura e giornalismo, a cura di Ead., Venezia, Marsilio 2017, pp. 19-40: 31-32.
[11] Cfr. A. R. Daniele, Dino Terra e le forme della favola in Qualcuno si diverte, in Dino Terra e la favola, cit., pp. 65-79: 75-76.
[12] Ivi, p. 70.
[13] Cfr. G Cascio, Introduzione, in D. Terra, Fuori tempo, cit., p. XXIV.
[14] Cfr. D. Marcheschi, Introduzione, in D. Terra, Ioni, con Introduzione di D. Marcheschi, cit., 2014, p. XVIII.