Relazioni albano-romene, politica e cultura. Prima, durante e dopo la Grande Guerra

Bucarest, «la piccola Parigi del cuore» [1], come è storicamente chiamata dalla comunità albanese stanziata in Romania, ha avuto un ruolo importante nell’affermazione dell’identità nazionale dello Stato albanese. Per quasi un secolo ha costituito il fulcro di gran parte delle attività politiche e culturali dei patrioti albanesi in esilio influenzando sensibilmente la formazione dell’identità nazionale e culturale dell’Albania. Sono riconducibili ad essa attività cardine della lingua, della storia e della cultura albanese come: l’elaborazione dell’alfabeto nazionale – elemento fondamentale dell’identità linguistica, la nascita e la diffusione dell’inno nazionale scritto sulle note del compositore romeno Ciprian Porumbescu, la pubblicazione di numerosi libri che costituiscono oggi il perno dell’identità letteraria albanese, nonché la pubblicazione e la distribuzione di testi scolastici al fine di diffondere in Albania l’istruzione in madrelingua.



Brevi cenni storici

I rapporti tra i due popoli hanno delle radici molto profonde, prima ancora che nessuno dei due avesse affermato la propria identità nazionale. I primi rapporti documentati risalgono al XVI secolo con l’emigrazione di una consistente comunità albanese verso le terre della Romania alla ricerca della prosperità economica e della libertà religiosa. All’epoca la Romania godeva di uno stato di liberà religiosa maggiore rispetto all’Albania e anche dal punto di vista economico si presentava notevolmente più sviluppata, tanto che per gli albanesi rappresentava il luogo della fortuna, dell’oro e della ricchezza. Alcuni studiosi, nel tentativo di presentare una visione alquanto dettagliata di quello che la Romania dell’epoca raffigurava per gli albanesi, l’hanno paragonata all’America di oggi. La persecuzione ottomana in Albania e la realtà politica ed economica che si presentava contemporaneamente in Romania costituivano le ragioni principali che rendevano tale paese una mèta molto ambita per gli emigranti albanesi.
La complicità emersa tra i due popoli, le affinità in termini di carattere e di mentalità, nonché lo spirito nazionalistico che li accumunava hanno intensificato ulteriormente i loro rapporti nel corso dei secoli [2].
Il sostegno del popolo romeno da un lato e la dedizione e la fedeltà degli albanesi comunità albanese dall’altro hanno creato un terreno fertile per l’integrazione di questa comunità in esilio nel contesto sociale e culturale del paese di accoglienza. Infatti al suo interno spiccano personaggi noti che hanno dato il loro contributo nella storia, nella letteratura e nell’arte dello Stato romeno. A partire dalla metà del XVII secolo, fino alla metà del XIX secolo, per quasi duecento anni, la Romania è stata governata da due importanti dinastie di origine albanese [3], la Dinastia di Vasile Lupu [4] e la Dinastia della famiglia Ghika [5]. Queste due dinastie hanno segnato uno dei periodi più gloriosi e prosperi che la Romania abbia conosciuto. Si distingue in particolar modo il periodo del dominio della dinastia Gjika, durante il quale una considerevole attenzione è stata dedicata all’organizzazione interna della popolazione e alla sua istruzione. Infatti, sono stati avviati innumerevoli investimenti specialmente nell’istituzione di scuole, di accademie e di tipografie dove sono stati stampati libri religiosi tradotti in lingua romena.
Nell’ambito letterario, invece, il personaggio che spicca maggiormente è Elena Ghika [6], meglio conosciuta con lo pseudonimo di Dora D’Istria. Le radici albanesi hanno indotto la nota scrittrice a sostenere fortemente il popolo albanese nella sua lotta verso la conquista della libertà e l’affermazione della propria identità nazionale. Insieme a noti esponenti patriottici albanesi quali, Naim Frashëri, Jani Vreto e Naum Veqilharxhi, stanziati in Romania la prima metà dell’800, Elena Ghika ha intrapreso una serie di iniziative culturali volte a conservare e diffondere la cultura albanese e sostenere la lotta per l’indipendenza [7].
La seconda ondata di immigrazione degli albanesi verso la Romania è avvenuta nei primi anni dell’800. Il trascorso storico e i pacifici rapporti tra i due popoli hanno dato la certezza alla comunità albanese che si stesse muovendo verso un territorio amico e la prosperità economica in cui viveva la Romania consolidava la visione di un futuro migliore. Infatti, senza deludere le aspettative degli immigranti albanesi, la Romania e principalmente Bucarest, divenne il pilastro cardine per l’evoluzione e la diffusione del movimento nazionalistico albanese.
Lasgush Poradeci, noto scrittore albanese, inquadrava cosi i rapporti albano-romeni dell’epoca: «Gli albanesi devono essere grati al popolo romeno per il costante aiuto e sostegno che ha dato alla nostra questione nazionale. Senza il nobile sostegno dello Stato romeno non sarebbe stato possibile l’istituzione e l’operato delle associazioni politico-culturali albanesi a Bucarest. Nessun altro popolo e governo Balcanico ha dato un simile sostegno all’Albania» [8].


Aspetti culturali nei rapporti albano-romeni

All’inizio dell’800, quando un considerevole numero di immigrati albanesi si stanziarono in Romania alla ricerca di un futuro migliore si trovarono a dover affrontare insieme alla popolazione locale uno dei periodi storici più importanti della Romania, la lotta per l’indipendenza. Affascinata dallo spirito nazionalistico romeno e nella piena consapevolezza di avere davanti un nemico comune, l’impero ottomano, la comunità albanese si unisce al movimento patriottico romeno e partecipa attivamente alla Rivoluzione del 1821. Uno dei nomi più significativi collegati a tale arruolamento è quello di Naum Veqilharxhi [9], noto studioso e letterato albanese che, a qualche anno di distanza dalla Rivoluzione, ha elaborato l’alfabeto della lingua albanese cristallizzando cosi l’identità linguistica del proprio popolo [10].
La lotta nazionalistica del popolo romeno ha influenzato notevolmente la coscienza identitaria e patriottica della comunità albanese di Bucarest. Essa era composta da persone semplici [11], artigiani, lavoratori, persone costrette ad abbandonare la propria terra per motivi economici andando alla ricerca di un futuro migliore; solo pochi si erano rifugiati in Romania per servire esclusivamente la causa nazionale albanese. Ma grazie all’esperienza romena e al sostegno della popolazione locale e del governo romeno, a partire dalla metà dell’800 anche la comunità albanese avviò una serie di attività culturali e politiche finalizzate a risvegliare e intensificare il sentimento nazionalistico albanese e sostenere la lotta per l’indipendenza del proprio popolo. L’Albania era un paese piccolo e non aveva né i mezzi culturali e né quelli economici per sostenere autonomamente la lotta per l’indipendenza, per cui risultava pressoché fondamentale il sostegno delle comunità in esilio. La comunità di Bucarest era quella più attiva nella lotta indipendentista. Essa operava in un territorio amico e con la popolazione romena condivideva lo stesso spirito nazionalistico che ha ispirato anche le attività culturali e patriottiche della comunità albanese. Nonostante le forti pressioni provenienti dalla Sublime Porta, il governo romeno e la popolazione locale hanno fortemente sostenuto, moralmente ed economicamente, le iniziative intraprese dalla comunità albanese nel loro percorso nazionalistico.
Infatti, è stata inaugurata a Bucarest, nel 1886, la prima tipografia albanese [12] con la pubblicazione dell’opera Il vero desiderio degli albanesi di Naim Frashëri. In seguito furono pubblicate anche una serie di altre opere che hanno fondato e consolidato l’identità letteraria albanese.
Le pubblicazioni iniziali riguardavano principalmente dei periodici scritti in albanese, in romeno e in francese, il cui scopo era quello di manovrare, attraverso leve culturali, il movimento indipendentista sollecitando il risveglio dello spirito nazionalistico albanese in tutti i luoghi dove questi periodici potessero giungere. Il primo giornale albanese a sostegno di tale lotta pubblicato a Bucarest nel 1888 è «Shqiptari» [13].



Il periodico «Shqiptari», Bucarest, agosto 1888


Tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 uscirono anche altri periodici tra cui: «Ylli i Shqipërisë» (La stella d’Albania), «Rilindja Shqiptare» (Rinascita albanese) e «Flamuri» (La bandiera) che veniva pubblicata a Costanza. Questi periodici, insieme alle associazioni culturali corrispondenti istituite a Bucarest, Drita (Luce), Dituria (Saggezza), e Shpresa (Speranza) [14] divennero l’arena del pensiero rinascimentale albanese diffondendo e sollecitando lo spirito nazionalistico e indipendentista del proprio popolo e ponendo contemporaneamente le basi per l’edificazione dell’identità letteraria albanese. Su iniziativa di tali associazioni e con i finanziamenti dei patrioti albanesi (provenienti in particolar modo dalla città di Korça), tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 sono stati pubblicati nella tipografia albanese 12 mila testi scolastici in madrelingua [15] distribuiti gratis in tutte le scuole istituite all’interno del territorio albanese. Nelle varie città romene, invece, dove si avvertiva la presenza di immigranti albanesi, si organizzavano frequentemente conferenze culturali volte a sensibilizzare e mantenere vivo lo spirito nazionalistico tramite attività letterarie. Le stesse avevano una notevole impronta politica, ma per evitare le incursioni legali che si potessero creare con il governo romeno su forti pressioni della Sublime Porta, si presentavano in via formale come attività culturali [16].
Bisogna precisare, però, che i casi in cui il governo romeno ha presentato degli ostacoli allo svolgimento di attività politico-culturali della comunità albanese sono pressoché inesistenti. Anzi, esso seguiva e sosteneva costantemente le iniziative esordite dalla comunità albanese, sia dal punto di vista politico che da quello economico. Questo elemento ha caricato di maggiore peso e responsabilità la comunità di Bucarest in merito alle questioni nazionali.
Ecco cosa scriveva Sami Frashëri, importante esponente patriottico-letterario, in merito all’operato di tale comunità: «Solo la comunità di Bucarest ha servito fedelmente la causa del patriottismo albanese. Grazie al loro lavoro la nostra lingua si scrive e la nostra letteratura si arricchisce» [17].
Bucarest, la capitale romena è diventata così anche la capitale dell’operato nazionalistico albanese.
Uno dei nomi più noti di tale comunità è quello di Nikolla Naço [18] al quale è legato non solo la pubblicazione del primo periodico «Albanezul», ma anche l’istituzione della prima scuola albanese a Bucarest inaugurata nel 1892. Egli era noto e stimato per il suo temperamento vulcanico e per la notevole dedizione alla causa albanese. In tutto il suo percorso e nelle attività culturali e patriottiche è stato fortemente sostenuto dai suoi due amici romeni: Kostandin Gr. Lahovari, segretario dell’associazione «Ileana» e I. K. Petrescu, segretario generale del re Carol I [19].
Ecco cosa scriveva Maria Dobrescu nella sua opera Cinque decenni di Diplomazia nelle relazioni romeno-albanesi: «È un fatto innegabile che Nikolla Naço, (leader della comunità albanese in Romania), dopo essersi insediato a Bucarest nel 1884, ha influenzato e rivitalizzato attraverso la sua attività il movimento albanese nella capitale della Romania. Le sue relazioni, con esponenti politici e studiosi romeni a Bucarest – V. A. Urechia, B. P. Hașdeu, D. Butulescu, N. Lahovari ecc. – si sono rafforzati attraverso il sostegno degli stessi alla questione albanese».
La scuola era dotata di un convitto proprio e di un corpo pedagogico composto da noti studiosi romeni tra cui V. Gr. Borgovan (teologo e professore), T. Speranția (dottore in filosofia e letteratura), A. Colorian (dottore in fisica) e l’accademico B. P. Hașdeu il quale rivestiva anche il ruolo di Preside della scuola. Molte figure che hanno segnato la storia e la cultura letteraria albanese sono strettamente legate a questa scuola la quale costituisce le fondamenta della loro formazione. Possiamo menzionare: Mihal Grameno, Aleksandër Stavër Drenova (Asdreni, autore dell’inno nazionale albanese), Thoma Avrami, Kristo Luarasi ecc. Valutando dai nomi sopracitati e dal peso che hanno avuto nella pubblicistica albanese è possibile comprendere l’importanza e l’influenza del contesto romeno nella formazione dello spirito nazionalistico-letterario dei giovani scrittori albanesi.


L’influenza romena nella letteratura albanese

Oltre al contesto politico-nazionalistico, l’influenza romena si percepisce forte e imponente anche nella formazione culturale e letteraria albanese.
Questo è dovuto principalmente al fatto che molti scrittori che costituiscono oggi i pilastri della letteratura albanese, si sono formati in Romania, sotto la notevole influenza e ammirazione verso gli scrittori romeni dell’epoca. Infatti, nelle loro opere appare in maniera evidente e spontanea il bagaglio culturale acquisito nel luogo di formazione. Inoltre, le affinità riguardo al percorso storico dei due paesi, alle questioni nazionali, politiche e sociali, nonché il carattere balcanico che accomuna i due popoli, hanno contribuito a rafforzare l’impatto della cultura letteraria romena su quella albanese. La letteratura romena era piena di tutti quegli elementi che a distanza di pochi decenni avrebbero caratterizzato anche quella albanese. Essa esprimeva in maniera, pressoché fedele, tutte quelle problematiche che affliggevano anche i giovani scrittori albanesi dell’epoca. È stato un passaggio naturale ispirarsi alla stessa e cercare di renderla propria con i suoi elementi nazionalistici, romantici, filosofici e mistici.
Gli scrittori maggiormente influenzati dalla letteratura romena, ovvero da autori quali Vasile Alecsandri, Mihail Eminescu, Alexandru Macedonski e Tudor Arghezi, sono: Aleksandër Stavër Drenova [20] (Asdreni), Mitrush Kuteli [21], Lasgush Poradeci [22] e tanti altri che hanno avuto modo di vivere a stretto contatto con la cultura letteraria romena e di apprezzarne la particolarità e la profondità di pensiero.
L’ Inno nazionale è l’elemento simbolo che rappresenta maggiormente la forte influenza del contesto romeno sia nell’ambito letterario che in quello storico-nazionalistico. Esso nasce inizialmente come una canzone patriottica romena dedicata all'unione dei Principati di Moldavia e Valacchia nel 1859. Il titolo originale della canzone è Pe-al nostru steag e scris unire con testo di Andrei Bârseanu e musica del noto compositore Ciprian Porumbescu [23]. Le similitudini delle circostanze storico-politiche tra i due popoli, lo spirito nazionalistico della canzone espresso anche attraverso il richiamo della bandiera e dell’unione, quali elementi cruciali per l’affermazione dell’identità nazionale, hanno coinvolto, al pari del popolo romeno, la comunità albanese di Bucarest.
Ecco cosa scriveva Luigj Gurakuqi in merito all’inno nazionale: «Il nostro Inno nazionale è nato a Bucarest. Alcuni membri della comunità hanno chiesto ad Asdreni di fare una canzone sulle note di Ciprian Porumbescu per cantarla nella loro cerchia. Asdreni non ha esitato ad adempiere il loro desiderio e ha presentato un testo albanese adattato al testo romeno, con alcune aggiunte originali fatte da lui. Il direttore del coro, Ionescu, mise le parole albanesi sulle note musicali di Ciprian e insegnò ai membri della comunità a cantarla. Un vero successo! Senza sapere come, in breve tempo, la canzone fatta solo per i membri della comunità di Bucarest si è diffusa in tutta la Romania. Alcuni giovani lo portarono anche a Korça!»[24]
Secondo le memorie di Lasgush Poradeci, il testo non fu scritto per essere l'inno nazionale albanese, ma fu così amato dal popolo che venne adottato come tale nel 1912, durante la proclamazione dell'indipendenza [2
5].


Inno nazionale albanese vs Pe-al nostru steag e scris unire [26]

 

Rapporti storico-politici tra la Romania e l’Albania

Le due guerre balcaniche e gli appetiti dei paesi confinanti con l’Albania hanno messo ulteriormente [27] a repentaglio l’indipendenza e l’integrità territoriale della stessa. La Romania, che aveva seguito da decenni la causa albanese e aveva sostenuto costantemente la comunità di Bucarest ha costituito ancora una volta l’epicentro di gran parte degli eventi collegati alla proclamazione dell’indipendenza. Il 5 novembre del 1902, su richiesta di I. Qemali [28], è stata tenuta nella capitale romena, presso l’hotel Continental la riunione dei patrioti albanesi in merito al coordinamento degli eventi riguardanti la proclamazione dell’indipendenza. Il segretario della riunione, Asdreni, importante esponente della comunità di Bucarest, scrisse nel verbale della riunione:
«Documentul de mai jos, care prevede independența Albaniei, este primul document important în care a fost consemnată dorința cea mai aprinsă a patrioților albanezi din cele patru zari, în care se exprimă pe deplin și acțiunea politică a coloniei de la București, care s-a arătat demnă în acest moment critic, când împreună cu Ismail Qemali, a sosit de la Istanbul și Luigj Gurakuqi, la începutul lunii noiembrie 1912. Întâlnindu-se cu membrii acestei colonii, ei s-au consultat, au discutat și după lungi dezbateri au decis să facă primul pas pentru declararea independenței Albaniei. În această colonie au găsit tot sprijinul și toată ospitalitatea, ca singura colonie care avea o organizare și un spirit patriotic sincer în slujba acestui ideal, în mod special în aceste vremuri în care patria era amenințată din toate direcțiile, datorită faptului că aliații balcanici se înțeleseseră între ei să împartă Albania, sub considerentul că era teritoriu turcesc». [29]
La scelta dello Stato romeno per questo evento storico non fu casuale, anzi, l’operato della comunità di Bucarest era ben noto a tutti i patrioti albanesi e il consolidato sostegno che il governo romeno aveva mostrato nei suoi riguardi rappresentava un’ulteriore garanzia per il raggiungimento degli obiettivi che si sarebbero fissati in tale riunione. Inoltre, la Romania aveva dichiarato la sua neutralità in merito al conflitto nei Balcani e a livello diplomatico questo le avrebbe consentito di agire liberamente in sostegno dell’'organizzazione patriottica albanese nella lotta per la Dichiarazione di indipendenza [30]. In uno dei periodici dell’epoca, «Dimineața», alla domanda del giornalista N. Misirliu riguardo al perché avessero scelto Bucarest per un evento così importante, I. Qemail rispose:
«Întreaga Albanie are privirile ațintite spre România... Noi, albanezii, în toată istoria noastră, am fost atacați din toate părțile. Cred că a sosit momentul să ne spunem și noi pasul. Suntem siguri că guvernul român își va îndrepta privirile spre conferința noastră, iar în viitor nu va permite să ni se facă vreo nedreptate din partea vecinilor noștri, care urmăresc să rupă bucăți din teritoriul nostru». [31]
Durante la permanenza a Bucarest I. Qemali intraprese anche una serie di colloqui con personalità romene tra cui il ministro degli esteri Take Ionescu il quale lo rassicurò riguardo al sostegno della Romania nell'azione storica che gli albanesi stavano intraprendendo per proclamare l'indipendenza nazionale.
Per la Romania era importane che l’Albania divenisse uno Stato indipendente con tutti i suoi territori intatti in quanto all’interno della stessa viveva una cospicua minoranza romena, la quale condivideva insieme al popolo locale il dramma del destino dello Stato albanese e il timore del suo spezzettamento tra gli Stati confinanti. Il governo romeno era molto attento al destino di tale minoranza e la via più sicura per garantire alla stessa il rispetto dei propri diritti era quello di fare in modo che rimanesse all’interno dei confini dello Stato albanese e che quest’ultimo ottenesse l’indipendenza.
A qualche giorno di distanza dalla riunione di Bucarest, con il raduno di rappresentanti di tutte le comunità albanesi in esilio, il 28 novembre del 1912 venne proclamata a Valona l’indipendenza dello Stato albanese. Il rito di proclamazione è stato accompagnato dalla musica di Ciprian Porumbescu, diffusa dalla comunità di Bucarest e tanto amata da tutto il popolo albanese, al punto da adottarlo come inno nazionale.
A livello internazionale il riconoscimento dell’indipendenza albanese non fu una cosa facile. A sostegno di un simile evento si presentava solo la Romania la quale nel memorandum inviato alla Conferenza di Londra tramite il delegato Nicolae Mișu [32] a marzo del 1913, dichiarava di cogliere con piacere la formazione di uno Stato albanese indipendente [33]. La Romania è stata l’unico paese che parlava di indipendenza in un periodo in cui le grandi potenze prendevano in considerazione solo l’opzione di autonomia per lo Stato albanese.
Dopo un anno di lavori e negoziati, la Conferenza degli Ambasciatori di Londra riconosce l’indipendenza dello Stato albanese (anche se inizialmente sotto il protettorato internazionale), ma ridimensiona notevolmente i suoi territori.
La rivista romena «Ordinea» scriveva in merito alla questione albanese: «La nazione romena, con il suo spirito rivolto verso il nazionalismo e la libertà, si congratula con il Principato d’Albania. Con questo Principato ci unisce non solo la simpatia e una serie di eventi storici ma anche la presenza di una comunità di nazionalità romena che ha sofferto insieme a questo popolo nel territorio d’Albania l’occupazione e la schiavitù». [34]
In segno di amicizia e gratitudine per aver costituito nei decenni l’arena del movimento nazionalistico albanese garantendo alla comunità degli immigrati la libertà e il diritto di conservare e diffondere la propria lingua, la propria cultura, la propria fede attraverso l’istituzione della chiesa albanese e organizzare il movimento nazionalistico per l’indipendenza, il governo albanese mandò il primo telegramma ufficiale al governo romeno in cui lo informava della formazione del nuovo Stato albanese indipendente.
Anche in seguito a tale evento storico la comunità di Bucarest non cessò di lavorare per lo sviluppo della propria madrepatria. Su autorizzazione del governo romeno furono mandati in Albania innumerevoli documenti ufficiali, messi a disposizione della nuova classe dirigente albanese come prototipi da utilizzare nella formazione della nuova amministrazione statale.
Nel 1914, venne inserito all’Interno dell’istituto per lo Studio dell’Europa Sud-Orientale da parte dello storico Nicolae Iorga, un corso dal tema Albania e Romania. Rivolgendosi agli studenti romeni lo storico sottolineava che: «Un corso sulla storia dell'Albania non è raro o sorprendente qui a Bucarest, dove i collegamenti con il territorio albanese e il popolo che abita questo territorio, rappresentano uno dei rapporti più antichi del nostro paese… I nostri legami con gli albanesi non sono né nuovi, né sottili, né uniformi, ma molto antichi e iniziano ancora prima di specificare la nazionalità dell'uno o dell'altro, sono persistenti, vari e molto importanti sia per un popolo che per l'altro».[35]
Non era la prima volta che lo studioso romeno si occupava della questione albanese, egli aveva trattato con molta benevolenza la lotta del popolo albanese contro l’oppressione politica turca anche nei suoi libri precedenti: La Romania, i suoi vicini e la questione d’oriente (1912) e anche in La storia delle guerre balcaniche (1915) e durante le lezioni svolte all’interno dell’Istituto nel corso: Istoria statelor balcanice în epoca modernă, pubblicate in seguito in Vălenii de Munte, 1915.
L’avvio della Prima guerra mondiale però ha irrigidito i rapporti fra i due Stati. Non ci sono stati conflitti o scontri su interessi contrastanti, ma la guerra aveva cristallizzato uno stato di separazione.
Subito dopo la conclusione della guerra però la comunità di Bucarest venne mobilizzata con il principale scopo di far sì che durante la Conferenza di pace a Parigi all’Albania venisse riconosciuto il diritto di estendere i propri confini fino a racchiudere l’insieme dei territori abitati da albanesi al fine di far coincidere i confini statali con quelli etnici – secondo quanto stabilito dai 14 punti del Presidente Wilson [36]. A questo proposito, dato il pregresso sostegno, il comitato nazionale albanese inviò al primo ministro romeno dell’epoca, Take Ionescu, una lettera in cui chiedeva il sostegno del governo romeno in merito alla questione nazionale albanese:
«Gli albanesi ricordano con gratitudine e inesauribile simpatia il sostegno che il popolo romeno gli ha dato nei momenti più critici della propria storia. Solo il governo romeno ha sostenuto la nostra lotta per la libertà, per l’emancipazione e lo sviluppo nazionale… in seguito ad un quadro preciso che elenca in maniera fedele l’aiuto del governo romeno basato sui fatti e i documenti, la lettera segue …Oggi, dopo aver attraversato momenti difficili e bui, la Romania sta adempiendo alle sue aspirazioni nazionali, noi albanesi siamo lieti di congratularci personalmente con Sua Eccellenza, lo strenuo combattente della grande Romania, ed esprime la nostra profonda ammirazione. In questa occasione, il Comitato le chiede di avere la bontà di proteggere la giusta causa dell'Albania di fronte alle Grandi Potenze, per un’Albania più estesa di quella prevista dalla Conferenza degli Ambasciatori di Londra, un'Albania ricostruita entro i confini etnici, secondo il principio stabilito dal Presidente Wilson e da ciò che emerge dai documenti presentati dai delegati albanesi ... Sperando, Eccellenza, che alzerà la sua voce onorevole a favore della causa albanese alla Conferenza di pace, il Comitato la esorta ad accettare la sua gratitudine e la sua alta ammirazione». [37]
La Pace di Parigi non comportò significativi cambiamenti per l’Albania la quale conservò gli stessi confini stabiliti alla Conferenza di Londra, ma con la Romania i rapporti continuarono a intensificarsi ulteriormente in quanto che nel 1919 venne pubblicato il libro storico di Nicolae Iorga Brève histoire de l'Albanie in cuilo studioso si impegnò a presentare con fatti e documenti incontestabili la storia e la lotta degli albanesi per l’indipendenza, non solo come un omaggio al popolo albanese per i sacrifici fatti e i torti subiti ma anche per destare un senso di consapevolezza nell’opinione pubblica europea. Egli ha continuato a dare il suo contributo alla questione albanese anche negli anni a seguire pubblicando nel settimanale «Shqipëria e re – La nuova Albania» una serie di articoli riguardanti la storia dell’Albania.
Oggi, a più di un secolo di distanza dalla proclamazione dell’indipendenza, la storia si ripete (per certi versi). Ancora una volta nell’arena internazionale la Romania si schiera apertamente a favore dell’Albania sostenendo fortemente la sua domanda di adesione all’Unione europea e esattamente come un secolo fa si propone di mandare alla classe politica albanese il dossier di documenti adottati dal governo romeno riguardo alle proprie pratiche di adesione.
Oltre alla documentazione l’ex primo ministro V. Ponta ha mostrato anche la piena disponibilità di mettere a disposizione del governo albanese la loro esperienza nelle procedure seguite durante i negoziati per l’adesione affinché anche l’Albania possa diventare quanto prima uno Stato membro dell’Unione europea [38].
Per questo e per tutti i motivi sopra citati è sopravvissuta da un secolo e si ricorda in quasi tutte le conferenze riguardanti i rapporti albano romeni la frase di Eqerem bej Libohova:
«Con la Romania ci unisce tutto e non ci divide niente… Conserviamo per la Romania, un tempo piccola ma oggi grande tutta la gratitudine e l’amore che abbiamo» 39].



Alda Kushi
(n. 7-8, luglio-agosto 2021, anno XI)





NOTE

1. La piccola Parigi del cuore è una denominazione che ha un duplice significato. Il richiamo della citta di Parigi ha come scopo elogiare la bellezza della capitale romena, mentre il termine che segue ‘del cuore’ è un modo per esprimere la dedizione e l’attaccamento della comunità albanese a questa città che l’ha accolta e ospitata per secoli e secoli senza cercare di assimilarla, ma al contrario, seguendola e aiutandola nell’affermazione della propria identità nazionale.
2. P. Cicko, Shoqëritë patriotike shqiptare – Ura miqësie midis dy popujve, in Lidhjet Kulturore dhe historike shqiptaro – romune, Universiteti «Fan S. Noli», Korçë, 2013 (P. Cicko, Le associazioni patriotiche albanesi – Ponte di amicizia tra i due popoli, in Rapporti culturali e storici albano-romeni, Università «Fan S. Noli», Korçë, 2013).
3. D. Tushi, Publiçistika dhe letërsia shqipe e pavarsisë në kontestin e lidhjeve shqiptaro-romune, ne Lidhjet Kulturore dhe historike shqiptaro-romune, Universiteti «Fan S. Noli», Korçë, 2013, (D. Tushi, La pubblicistica e la letteratura albanese dell’indipendenza nel contesto dei rapporti albano-romeni, in Rapporti culturali e storici albano-romeni, Università «Fan S. Noli», Korçë, 2013, p. 57-62).
4. N. Jorga, Byzance après Byzance, Association Internationale d’Études du Sud-Est Européen, Comité National Roumain, p. 163-181 ; S. Runciman The Great Church in captivity, ed. 3, 1985, p. 286-287, 341-343, 370.
5. P. Cernovodeanu, La famille Ghika, consultabile sul sito Le Site de la Famille Ghika.
6. Nonostante alcuni scrittori della sua biografia evidenzino Bucarest come il luogo di nascita di Elena Ghika, in una lettera inviata a un’amica, che lei inserisce nel primo volume della sua opera Les femmes en Orient, pubblicato a Zurigo nel 1859, scrive: «I was born on the shores of south Albania, not far from the Suli mountains, in the city of Parga….», si veda: F. da Haan, K. Dascalova, A. Loutfi (a cura di), Biographical Dictionary of Women's Movements and Feminisms in Central, eastern and south eastern Europe 19th and 20th centuries, CEU Press, Budapest, 2006, p.158
7. P. Cicko, Le associazioni patriotiche albanesi – Ponte di amicizia tra i due popoli, op., cit., p. 204-210, specif. p. 206.
8. L. Poradeci, Pubblicistica, vol. III, Tiranë 2010, p. 172.
9. P. Cicko, Le associazioni patriotiche albanesi – Ponte di amicizia tra i due popoli, op., cit., p. 206.
10. M. Dobrescu, Naum Veqilharxhi kujtohet në Rumani, Përkujtohet në Braila Naum Veqilharxhi në 170-vjetorin e daljes në dritë të abetares së parë shqipe, në Gazeta Shqip, 27 Qershor 2014, (M. Dobrescu, Si ricorda in Romania Naum Veqilharxhi, Si ricorda in Brăila Naum Veqilharxhi nel 170-esimo anniversario della pubblicazione del primo abbecedario in lingua albanese, in Giornale Shqip, 27 Giugno 2014).
11. D. Tushi, La pubblicistica e la letteratura albanese dell’indipendenza nel contesto dei rapporti albano-romeni, op., cit., p. 58-59.
12. L. Topciu, Naim Frashëri – Modeluesi i vetëdijes poetike shqiptare, në Ars Poetica Nr. 12, Tetor 2008, p. 12, (L. Topciu, Naim Frashëri – Modelatore della consapevolezza poetica albanese, in Ars Poetica n. 12, ottobre 2008, p. 12).
13. In Romania: Rivista «Albanezul».
14. Nel 1906 le tre associazioni si unificarono formando un'unica associazione culturale dal nome Bashkimi (l’Unione), si veda: S. Skëndi, Zgjimi Kombëtar Shqiptar, Maluka, 2000, (S. Skëndi, Il risveglio nazionale albanese, Maluka, 2000, p. 144).
15. L. Poradeci, Publicistikë, Vepra III, Tiranë 2010, p. 77 (L. Poradeci, Pubblicistica, Opera III, Tirana, 2010, p. 77).
16.  S. Skëndi, Zgjimi Kombëtar Shqiptar, Maluka, 2000, (S. Skëndi, Il risveglio nazionale albanese, Maluka, 2000, p. 145).
17. K. Kyciky, Vёshtrim historik nё marrёdhёniet Shqiptaro-Rumune, Tiranё 1993, p. 23, (K. Kyciky, Uno sguardo storico nei rapporti Albano-Romeni, Tiranë, 1993, p. 23).
18. R.M. Burda, Nikolla Naço, një jetë për shkollat shqipe, vdiq i varfër e i vobekët, Tetova News, 29 Maj 2014, (R.M. Burda, Nikolla Naço, una vita per le scuole abanesi, ed è morto solo, Tetova News, 29 Maggio 2014).
19. Nel n. 18 del periodico «Albanezul» pubblicato nel 1888 Nikolla Naço scriveva: «In un tempo quando i figli dell’Albania stanno soffrendo smisuratamente, uomini nobili, signori della Romania, con un amore fraterno ci abbracciano, ci danno rifugio e ci sostengono moralmente ed economicamente affinché possiamo realizzare il nostro obiettivo». La Sublime Porta, che non vedeva di buon occhio le sue attività nazionalistiche, esercitava forti pressioni sul governo romeno affinché Naço venisse espulso dalla Romania. Il governo romeno, invece, che seguiva con simpatia e sosteneva attivamente le attività politiche della comunità albanese, non solo non lo ha espulso ma nel 1901 lo dichiara cittadino romeno attribuendogli tutti i diritti civili e politici corrispondenti a tale status.
20. J. Spaho, Ndikimi i poetëve modernë rumun në vëllimin “Psallme murgu” të Asdrenit, në Lidhjet Kulturore dhe historike shqiptaro-romune, Universiteti «Fan S. Noli», Korçë, 2013; (J. Spaho, L’influenza dei poeti romeni dell’età moderna nell’opera «Salmi di monaco» di Asdreni, in Rapporti culturali e storici albano-romeni, Università «Fan S. Noli», Korçë, 2013, p. 68-75. Si consulti anche: R. Qosja, Asdreni, jeta dhe vepra e tij, Tiranë, 2002, (R. Qosja, Asdreni, La vita e le opere, Tiranë, 2002).
21. N. Naço, Disa pika kontakti të rrëfimit të Mitrush Kutelit me letërsinë rumune, në Lidhjet Kulturore dhe historike shqiptaro – romune, Universiteti «Fan S. Noli», Korçë, 2013, (N. Naço, Alcuni punti d’incontro della narrazione di Mitrush Kuteli con la letteratura romena, in Rapporti culturali e storici albano-romeni, Università «Fan S. Noli», Korçë, 2013, p. 120-123.
22. R. Elsie, Albanian Letterature: A Short History, I.B. TAURIS, London, 2005, p.149.
23.  Dan Lazăr, Europa de Sud-Est în perioada contemporană: ideologii, lideri, naționalisme, Universitatea Alexandru Ioan Cuza, 2007, p. 16. Riguardo all’inno nazionale albanese si consulti anche: V. Tole, Edhe njė herė rreth himnit tonė kombėtar, 17 Nëntor 2014, (V. Tole, Ancora una volta intorno al nostro inno nazionale), 17 novembre 2014.
24. L. Poradeci. Vepra V, korrespondencë Lasgush Poradeci-Asdreni, albPAPER, Tiranë, 2012, p. 92, (L. Poradeci, Opera V, corrispondenza di Lasgush Poradeci e Asdreni, Tirana, 2012, p. 92).
25. V. Tole, Edhe njė herė rreth himnit tonė kombėtar, 17 Nëntor 2014, op. cit..
26.  Giornale «Dita», 19 Giugno 2016, reperibile sul sito: http://www.gazetadita.al/wp-content/uploads/2015/12/1-.jpg, La tabella e reperibile anche sul sito del Giornale romeno «Adevarul».
27. L’Albania combatteva già una guerra contro l’Impero Ottomano ed era decisa a conquistare la propria indipendenza dallo stesso.
28. Colui che in seguito divenne anche il primo ministro dell’Albania indipendente.
29. I. Teodorescu, Coloniile albaneze din România. România și statul albanez 1912-1914, in Asociația Liga Albanezilor din România, Comunitate, NR. 16 - Iulie 2018.
30. K. Naska, Ismail Qemali, rrugëtimi drejt Bukureshtit për Pavarësinë, (Ismail Qemali, la via verso Bucarest per l’indipendenza), Gazeta Shqip, 28.11.2012.
31. L. Teodorescu, Coloniile albaneze din România. România și statul albanez 1912-1914, in Asociația Liga Albanezilor din România, Comunitate, NR. 16 - Iulie 2018. Si veda anche: Buri, Cauza albanezilor. Interviul nostru cu Ismail Kemal Bey. -Poporul albanez faţă de evenimentele din Balcani. -Revendicările acestui popor. -Toate privirile albanezilor sunt aţintite la noi -Un congres la Bucureşti, in Seara, III, nr. 997, 23 1912.10.p. 3; Stoica Lascu, Independenţa Albaniei (28 noiembrie 1912) – în câteva interviuri contemporane, in Liviu Miloiu (ed.), România în relaţiile internaţionale: diplomaţie, minorităţi, istorie. In Honorem Ion Calafeteanu (Universitatea Valahia, Târgoviște. Facultatea de Ştiinţe Umaniste. Centrul pentru Cercetarea Istoriei Relaţiilor Internaţionale Grigore Gafencu), Editura Cetatea de Scaun, Târgovişte, 2010, p. 82-83.
32. Delegato della Romania a Londra (1913).
33. Sipas, Dokumenta Diplomatike. Ngjarjet e Gadishullit Ballkanik. Veprimtaria e Rumanisë (shtator 1912 – gusht
1913)Librin Jeshil, Bukuresht, 1913 fq. 122.
34. Albania autonomă, Ordinea, V, nr. 1. 434, 20.11.1912, p. 1.
35. N. Iorga, Romania e Albania, Lezione di inaugurazione dell’Istituto per gli Studi dell’Europa Sud-Orientale, il 31 ianuarie 1915, reperibile in: Vălenii de Munte, 1915, p. 3-4. Si veda anche: D. Busha, Dijëari Nicolae Iorga, Luftëtar konsekuent për ringjalljen dhe pavarësine e Shqipërisë (Lo studioso Nicolae Iorga, un lottatore constante per la rinascita e l’indipendenza dell’Albania) in Rapporti culturali e storici albano-romeni, Università «Fan S. Noli», Korçë, 2013, p. 154-157.
36. Sui 14 punti di Wilson si consulti: Unione generale insegnanti italiani, I 14 Punti di Wilson, Università Luigi Bocconi, 1918; G. Meligrana, Woodrow Wilson alla Conferenza di Parigi, Il Primo Antiamericanismo, MGE, Tropea, 2010.
37. K. Kyçyku, Shqiptarët e Rumanisë (Gli albanesi della Romania), in Një komb, 19.04.2018.
38. Deklarata e përbashkët për media e dy kryeministrave, Rumania, mbështetje konkrete për Shqipërinë në rrugën e integrimit europian, (Dichiarazione congiunta per i media dei due Primi Ministri: La Romania, un sostegno concreto all’Albania nel suo percorso verso l’integrazione europea), pubblicato nel sito ufficiale del Consiglio dei Ministri il 18.04. 2014.
39. M. Dobrescu. Shtypi rumun midis dy luftrave botërore per Mbretin Ahmet Zogu dhe Shqipërinë e viteve ’30 (La stampa romena tra le due guerre mondiali sul Re Ahmet Zogu e l’Albania degli anni ’30), in Rapporti culturali e storici albano-romeni, Università «Fan S. Noli», Korçë, 2013, p. 202-203.