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I vincitori del Premio Strega e le traduzioni romene
Continua in questo numero la nostra ampia analisi concernente la ricezione degli autori della letteratura italiana in Romania, a partire dal database Scrittori italiani tradotti in romeno: 1990-2022, creato e a cura di Afrodita Carmen Cionchin. Il database offre in prima assoluta un quadro d’insieme sugli autori italiani pubblicati in Romania nel periodo 1990-2022, con tutti i titoli del Catalogo della Biblioteca Nazionale romena e in tutti i settori culturali, dalla letteratura alla filosofia, alla storia, all’economia ecc. .
In questo studio ripercorriamo la storia recente del Premio Strega, per seguire la fortuna che hanno avuto in Romania i vincitori degli ultimi dieci anni. Lo Strega è il premio letterario più prestigioso d’Italia e la vittoria segna spesso un punto di svolta nella carriera di uno scrittore, aprendo importanti prospettive di riconoscimento anche a livello internazionale.
Il Premio Strega e i vincitori del 2021 e 2022
Fondato nel 1947 da Maria e Goffredo Bellonci con il contributo di Guido Alberti (titolare della ditta che tuttora produce il Liquore Strega), il Premio Strega viene assegnato annualmente a un libro di narrativa italiana pubblicato nel periodo compreso tra il 1° marzo dell’anno precedente e il 28 febbraio dell’anno in corso. La giuria è composta da 400 Amici della domenica (il nucleo storico dei votanti), 200 giurati all’estero, 40 lettori forti selezionati dalle librerie indipendenti italiane e 20 voti collettivi attribuiti da scuole, università, biblioteche e circoli di lettura.
In ciò che segue prendiamo in esame i vincitori dal 2010 al 2020, tenendo conto del fatto che ci vuole in media più di un anno per vedere pubblicata la traduzione di un libro. Per i vincitori dello Strega 2022, Mario Desiati (n. 1977, Locorotondo), scrittore, poeta e giornalista, con Spatriati (Einaudi, 2021), e dello Strega 2021, Emanuele Trevi con Due vite (Neri Pozza, 2020), biografia degli scrittori Rocco Carbone e Pia Pera, bisognerà ancora aspettare l’auspicabile traduzione romena.
Di Emanuele Trevi (n. 1964, Roma), critico letterario e scrittore, è già stato tradotto il romanzo Qualcosa di scritto. La vita quasi vera di un incontro con Pier Paolo Pasolini (Ponte alle Grazie, 2012), che venne nominato nella cinquina del Premio Strega 2012, arrivando secondo per soli due punti. Qualcosa di scritto è anche stato vincitore dell’European Union Prize for Literature 2013. Il libro romeno si intitola Ceva scris, trad. Geanina Tivdă (Ed. Vellant, 2018).
I vincitori dal 2010 al 2020
Antonio Pennacchi (1950-2021, Latina), scrittore diventato celebre per aver raccontato, nei suoi romanzi, l’impresa della bonifica dell’Agro Pontino e la vita e le condizioni lavorative dei coloni, tra tutti Canale Mussolini (Mondadori, 2010), con cui vinse il Premio Strega 2010, è presente in romeno solo con alcuni estratti pubblicati sulla rivista «Hyperion» di Botoşani, a cura di Dragoş Cojocaru: Canalul Mussolini (estratto nel n. 7-8-9/2011, pp. 131-137) e Canalul Mussolini (secondo estratto, n. 10-11-12/2011, pp. 147-156).
Edoardo Nesi (n. 1964, Prato), scrittore, traduttore e regista, vincitore del Premio Strega 2011 con Storia della mia gente (Bompiani, 2010), ispirato all’esperienza imprenditoriale dell’autore nato in una famiglia di imprenditori tessili, è anch’egli presente in romeno solo con un estratto del suo romanzo, Povestea familiei mele, pubblicato sulla rivista «Mozaicul» di Craiova, n. 10/2011, pp. 19-20, a cura di Marin Budică.
Alessandro Piperno (n. 1972, Roma), vincitore nel 2012 con Inseparabili. Il fuoco amico dei ricordi (Mondadori, 2012), che narra la storia dei fratelli Filippo e Samuel Pontecorvo, è presente in Romania non con questo libro, ma con la traduzione del suo romanzo di esordio, Con le peggiori intenzioni (Mondadori, 2005), Premio Campiello Opera Prima 2005, epopea dei Sonnino, ricca famiglia di ebrei romani, dai tempi eroici dello sfrenato nonno Bepy, nell’immediato dopoguerra, ai giorni assai meno grandiosi dello sgangherato nipote Daniel. Il libro romeno si intitola Cu cele mai rele intenţii, trad. Dragoş Cojocaru (Ed. Humanitas Fiction, 2008, collana «Raftul Denisei»).
Walter Siti (n. 1947, Modena), scrittore, critico letterario e saggista, Premio Strega 2013 con Resistere non serve a niente (Rizzoli, 2012), finzione che indaga quella che viene comunemente definita «zona grigia» tra l’alta finanza e la criminalità, non è ancora stato tradotto in romeno.
Francesco Piccolo (n. 1964, Caserta), scrittore, sceneggiatore e autore televisivo, è vincitore del Premio Strega 2014 con Il desiderio di essere come tutti (Einaudi, 2013), che è insieme il romanzo della sinistra italiana e un racconto di formazione individuale e collettiva. È presente in romeno solo con un estratto del suo romanzo, Dorinţa de a fi ca toţi, pubblicato sulla rivista «Mozaicul» di Craiova, n. 11-12/2014, pp. 22-23, a cura di Marin Budică.
Nicola Lagioia (n. 1973, Bari), scrittore e conduttore radiofonico italiano, direttore del Salone internazionale del libro di Torino dal 2017, ha vinto nel 2015 sia il Premio Strega sia il Premio Mondello con La ferocia (Einaudi, 2014), un potente romanzo che mette in mostra gli aspetti più disumani dell’uomo, ma anche le sfumature positive. In traduzione romena c’è anche in questo caso un estratto del suo romanzo, Ferocitatea, pubblicato sulla rivista «Mozaicul» di Craiova, n. 11/2015, p. 19, a cura di Marin Budică.
Sempre con un estratto è presente il romanzo Riportando tutto a casa (Einaudi, 2009), che si è aggiudicato il Premio Vittorini, il Premio Volponi e il Premio Viareggio-Rèpaci per la narrativa: Readucând tot acasă, pubblicato sulla rivista «Ramuri» di Craiova, n. 3/2011, p. 20, a cura di Marin Budică.
Edoardo Albinati (n. 1956, Roma), scrittore, traduttore e sceneggiatore,è vincitore del Premio Strega 2016 con La scuola cattolica (Rizzoli, 2016), un romanzo di grandi dimensioni (1.294 pagine) che cerca di fare i conti con gli atti e le ideologie di quella generazione diventata adulta negli anni Settanta tra crisi dei valori borghesi ed esplosione della violenza non solo politica, un romanzo dell’io, metà Bildungsroman e metà memoir scritto a mo’ di diario. Il romanzo aspetta ancora di essere tradotto in romeno.
Paolo Cognetti, un caso letterario internazionale
Nel 2017 vince Paolo Cognetti (n. 1978, Milano), uno degli scrittori più apprezzati dalla critica e amati dai lettori, con Le otto montagne (Einaudi, 2016), un potente romanzo di formazione che racconta l’amicizia tra due ragazzini, il cittadino Pietro, il protagonista, e il montanaro Bruno, e il loro rapporto con il mondo della montagna durante le estati della loro vita. La storia offre numerosi spunti di riflessione soprattutto nella sfera dei rapporti interpersonalie ci fa riscoprire l’amore per la montagna e per paesaggi grandiosi che incantano con il loro silenzio e la loro bellezza. Il romanzo è un omaggio dichiarato a Primo Levi e a un suo racconto, Ferro, a cui l’autore si è ispirato.
Con Le otto montagne ci troviamo di fronte a un bestseller che, già nel novembre del 2017, era stato tradotto in 35 lingue. Dopo aver vinto in Italia il Premio Strega e il Premio Strega Giovani 2017, ha ottenuto in Francia il prestigioso Prix Médicis Étranger e in Inghilterra l’English Pen Translates 2017. Sempre nel 2017 esce anche l’edizione romena con il titolo Cei opt munți, trad. di Cerasela Barbone (Ed. Polirom, Iaşi), ristampato nel 2019.
Sulle ragioni di questo grande successo si è espresso anche l’autore, in una delle sue interviste: «Penso che ci sia qualcosa di universale in questo ritorno ai luoghi che abbiamo abbandonato con i boom economici, con la modernità, con quello che è successo un po’ in tutto il mondo occidentale dopo la Seconda guerra mondiale. È una storia che ci accomuna: la grande attrazione delle città, la fuga dalle montagne, dalle campagne, dalle province, in cerca di un modello di vita che sembrava l’unico modello vincente e che poteva andare bene per tutti. Oggi viviamo in un’epoca di crisi e di ritorno verso i luoghi abbandonati. Credo sia universale il bisogno di adottare modelli di vita diversi, nuovi, di ricominciare da un’altra parte. E questa è la montagna del mio romanzo, una montagna che può essere capita e amata anche da chi non ci è mai stato». A questo si aggiunge «il tema dell’amicizia, che forse è stato un po’ abbandonato dalla letteratura contemporanea. In particolare quello dell’amicizia tra uomini. Ecco, forse anche di questo c’era bisogno», conclude lo scrittore. [1]
Il successivo libro di Paolo Cognetti, Senza mai arrivare in cima. Viaggio in Himalaya (Einaudi, 2018) è un diario di viaggio che ci porta nel cuore della montagna nepalese. Ritroviamo anche qui i temi già affiorati nelle Otto montagne: la riflessione personale e spirituale, il rapporto con la natura e con gli altri, il rapporto dell’uomo con la modernità. Il libro è stato puntualmente tradotto in romeno con il titoloFără să ajungi vreodată în vîrf, trad. di Cerasela Barbone (Ed. Polirom, 2020).
Il caso di Cognetti fa vedere come lo Strega metta in moto una più larga azione di ‘recupero’ delle opere dell’autore vincitore pubblicate prima dell’assegnazione del premio, che vengono riportate alla ribalta per un «effetto di riverbero». È così che il suo primo libro dedicato alla montagna e pubblicato nel 2013, Il ragazzo selvatico. Quaderno di montagna (Terre di Mezzo) viene tradotto anche in romeno dopo il libro vincitore del Premio Strega 2017: Băiatul sălbatic: jurnal de munte, trad. di Corina Anton (Ed. Polirom, 2018). Su questo «effetto di riverbero», l’autore confessa in un’altra intervista: «Dopo Le otto montagne, il piccolo libro (Il ragazzo selvatico) è diventato grande perché in tanti a quel punto sono tornati a cercarlo», per poi continuare: «Scrivendolo ho scoperto che scrivere della montagna mi piaceva molto, mi veniva naturale e volevo continuare a farlo. Allora ho cominciato a pensare di passare dal diario al romanzo. In un certo senso, con il Ragazzo ho raccolto i materiali (la lingua, le persone, le storie) che ho poi usato nelle Otto montagne. Alcuni lettori – di solito i lettori forti – mi dicono ancora adesso che lo preferiscono all’altro e io ne sono contento, perché gli sono molto affezionato». [2] Il ragazzo selvatico è la storia della crisi esistenziale che ha portato l’autore a lasciare Milano e a trasferirsi per una lunga stagione in una baita in Valle d’Aosta, in cerca di un nuovo inizio.
Helena Janeczek, la vittoria di una donna
Nel 2018 è la volta di Helena Janeczek (n. 1964, Monaco di Baviera) con La ragazza con la Leica (Guanda, 2018), un libro che ha riscosso un ottimo successo di pubblico fin dalla sua uscita, avendo vinto anche il prestigioso Premio Bagutta. La scrittrice e giornalista tedesca naturalizzata italiana, che vive in Italia dal 1983, è l’undicesima donna vincitrice nel corso delle 76 edizioni del Premio Strega, a fronte di 65 uomini: per prima, nel 1957, Elsa Morante con L’isola di Arturo, seguita da Natalia Ginzburg (Lessico famigliare, 1963), Anna Maria Ortese (Poveri e semplici, 1967), Lalla Romano (Le parole tra noi leggere, 1969), Fausta Cialente (Le quattro ragazze Wieselberger, 1976), Maria Bellonci (Rinascimento privato, 1986), Mariateresa Di Lascia (Passaggio in ombra, 1995), Dacia Maraini (Buio, 1999), Margaret Mazzantini (Non ti muovere, 2002), Melania Mazzucco (Vita, 2003) e, dopo ben 15 anni, Helena Janeczek appunto.
La ragazza con la Leica si inserisce nel filone delle opere di natura biografica, con la protagonista Gerda Taro, donna passata alla storia per essere stata la prima fotoreporter a morire in un teatro di guerra. L’autrice di origini ebraiche si è soffermata sulla figura di questa donna il cui vero cognome era Pohorylle, una ebrea nata a Stoccarda, da una famiglia facente parte dell’alta borghesia cittadina, e racconta la breve e intensa vita di questa giovane che nei primi anni ’30 del secolo scorso si ritrovò a battersi da subito contro i nazisti e a vivere a Parigi con un ragazzo ungherese di cui si era perdutamente innamorata. Il romanzo segue tutta la parabola umana della sua breve vita, conclusasi a soli 27 anni nel luglio del 1937, nella Spagna dilaniata dalla guerra civile al termine della quale il generale Franco instaurerà il regime che rimarrà in vita fino alla fine degli anni ’70 del secolo scorso.
Il libro è subito uscito anche in traduzione romena con il titolo Fata cu Leica, trad. di Liviu Ornea (Ed. Art, 2019).
Antonio Scurati e la sua trilogia sul fascismo e Mussolini
Il 2019 segna la vittoria di Antonio Scurati (n. 1969, Napoli), accademico, editorialista del Corriere della Sera e scrittore tradotto in tutto il mondo, con il monumentale M. Il figlio del secolo. Il romanzo di Mussolini, vol. 1 (Bompiani, 2018), un romanzo di oltre ottocento pagine, che apre la sua trilogia dedicata al fascismo e a Benito Mussolini. Questo primo volume, che si dipana dal 1919 al 1924 e si conclude con l’omicidio di Giacomo Matteotti, segue gli esordi e la progressiva affermazione del partito fascista e di Mussolini leader, tra poderose incursioni nella biografia di tante figure pro e contro il partito e una grande attenzione alla mentalità della folla. Il secondo volume, M. L’uomo della Provvidenza (Bompiani, 2020) racconta gli anni dal 1925 al 1932 in cui il regime di Mussolini si consolida.
Sul profondo significato del libro, Antonio Scurati afferma in un’intervista: «Questo mio romanzo su Mussolini è il mio massimo contributo all’antifascismo. Ne sono assolutamente convinto, altrimenti non lo avrei scritto. E sono altrettanto convinto che, a lettura ultimata, l’antifascismo verrà rafforzato nei lettori. Il fatto è che l’antifascismo Novecentesco non regge più ai tempi nuovi e, dunque, io credo, l’antifascismo va ripensato su nuove basi. Raccontare il fascismo, per la prima volta in un romanzo, attraverso i fascisti e senza pregiudiziali ideologiche, è il mio contributo alla rifondazione dell’antifascismo». [3]
M. Il figlio del secolo – in vetta alle classifiche per due anni consecutivi, vincitore del Premio Strega 2019, è uscito in romeno quest’anno con il titolo M. Fiul secolului, trad. di Bianca Paulevici (Ed. Litera, 2022).
Sandro Veronesi, due volte vincitore del Premio Strega
Nel 2020 è la volta di Sandro Veronesi, uno degli autori italiani contemporanei più noti e tradotti all’estero, scrittore e giornalista che, nella sua carriera già più che trentennale, ha vinto tutti i principali premi letterari italiani tra cui, unico autore insieme a Paolo Volponi, per ben due volte l’ambito Premio Strega. Del prestigioso premio, nel 2021 è stato anche presidente di giuria.
La vittoria dello Strega per Colibrì (La nave di Teseo, 2019) si unisce a quella del 2006 per Caos calmo (Bompiani, 2005).
Il bestseller Colibrì è un romanzo sul dolore e sulla forza struggente della vita, il cui protagonista, Marco Carrera – come il Pietro Paladini di Caos Calmo – è un personaggio talmente vivo e intenso da diventa compagno di viaggio nella vita del lettore. Il libro racconta la storia di quest’uomo, Marco Carrera, e dei suoi affanni per mantenere immobile la sua vita: proprio come quell’uccellino tropicale che riesce a stare immobile in volo grazie alla più frenetica attività delle ali, Carrera punta a eludere ogni cambiamento attraverso tutto ciò che fa, ma il mutamento è inarrestabile, anche se ogni tanto riusciamo a non percepirne l’imminenza.
Riguardo alla prospettiva che questo libro apre sul mondo in cui viviamo, lo scrittore confessa in un’intervista: «Marco Carrera è uno di quegli uomini che si dannano per mantenere lo status quo nella propria vita. È ostile a tutti i cambiamenti. Impiega tutta la forza che possiede per opporre una massa critica di fronte al cambiamento e rimanere immobile con i suoi cari e la sua famiglia. Naturalmente è una battaglia persa, però è un buon nido dal quale far nascere l'uomo nuovo che verrà… Io sono un figlio del XX secolo e sono uno che incoraggia al cambiamento. Ho fiducia nel cambiamento. Adesso che siamo già un pezzo avanti nel XXI secolo, però, mi è capitato di mettermi a pensare a quanti cambiamenti sono sopravvenuti nella mia vita e nel mondo, e la maggior parte di essi è stata in peggio. Questo, in qualche modo, dà ragione a Marco». [4]
Il romanzoè stato subito pubblicato anche in traduzione romena: Colibri, trad. di Oana Boşca-Mălin e Cristina Gogianu (Ed. Litera, 2021), così come era prontamente uscito, a sua volta, il suo primo Premio Strega, con il titolo Haos calm, trad. di Diana Turculeţ (Ed. RAO, 2007).
Il romeno vanta una ricca serie di libri di Sandro Veronesi, che annovera anche XY, trad. di Graal Soft SRL (Ed. RAO, 2015) – la traduzione del romanzo XY edito da Fandango nel 2010, vincitore del Premio Flaiano 2011 e del Premio Superflaiano 2011. C’è poi Arde Troia, trad. di Cerasela Barbone (Ed. RAO, 2011) – la traduzione del romanzo Brucia Troia (Bompiani, 2007). In fine, Forța trecutului, trad. di Diana Turculeț (Ed. RAO, 2008) – la traduzione di La forza del passato (Bompiani, 2000), vincitore del premio Viareggio-Rèpaci 2000 e del premio Campiello 2000.
Conclusioni
Dal quadro presentato risulta che la pubblicazione romena dei libri vincitori del Premio Strega se la dividono i seguenti editori: Litera di Bucarest (con due titoli: Colibri di Sandro Veronesi, 2021, e M. Fiul secolului di Antonio Scurati, 2022), Ed. ART di Bucarest (con un titolo: Fata cu leica di Helena Janeczek, 2019), Polirom di Bucarest (con un titolo: Cei opt munți di Paolo Cognetti, 2019), RAO di Bucarest (con un titolo: Haos calm di Sandro Veronesi, 2007).
In uno sguardo d’insieme si può notare che i libri incentrati su specifiche realtà socio-politiche italiane non hanno particolarmente attirato l’attenzione degli editori romeni, fatta eccezione per Mussolini, il noto capo del governo italiano e Duce del Fascismo.
La nostra ricerca ha quindi evidenziato quanto è stato finora tradotto dall’opera dei vincitori del Premio Strega dal 2010 ad oggi, segnalando inoltre gli scrittori e i libri che aspettano ancora di essere tradotti.
Afrodita Carmen Cionchin
(n. 10, ottobre 2022, anno XII)
* Articolo pubblicato sulla rivista romena «Studii de Ştiinţă şi Cultură» edita dall’Università «Vasile Goldiş» di Arad,, vol. XVIII, n. 3/2022, pp. 121-127.
NOTE
1. Paolo Cognetti, intervista sul quotidiano culturale online “Letteratitudine” del 29 luglio 2017, a cura di Massimo Maugeri: https://letteratitudinenews.wordpress.com/2017/07/29/le-otto-montagne-le-ragioni-del-successo/.
2. L’autore racconta Il ragazzo selvatico, su Terre di mezzo editore del 21 ottobre 2019: https://www.terre.it/interviste/scrittori-illustratori/paolo-cognetti-racconta-il-ragazzo-selvatico/.
3. SCURATI, Antonio, Intervista su “Il libraio” del 12.09.2018, a cura di Gloria Ghioni,: https://www.illibraio.it/news/dautore/antonio-scurati-mussolini-877482/.
4. Sandro Veronesi, intervista su www.ibs.it, 2019: https://www.ibs.it/intervista-sandro-veronesi-ultimo-libro. |
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