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Sud, magia e dintorni
Un ‘classico’ dell’etnografia italiana è il saggio Sud e magia (1959), di Ernesto De Martino, incentrato su vari aspetti della magia cerimoniale lucana, sui rapporti tra le sopravvivenze magiche nel Meridione e la «forma egemonica di vita religiosa» (ovvero il cattolicesimo nelle sue varie «particolari accentuazioni magiche meridionali»), nonché sulla componente ‘antimagica’ che accompagna, più in generale, la nascita della modernità. Nella parte finale della sua Prefazione, l’etnologo napoletano menzionava che il materiale documentario alla base del libro era stato raccolto nel corso di ricerche sul campo condotte nel periodo 1950-1957, e che, in particolare, quello relativo al paragrafo Vita magica di Albano era stato «ricavato da una esplorazione in équipe cui collaborarono attivamente Emilio Servadio e Mario Pitzurra e che fu generosamente finanziata dalla Parapsychology Foundation di New York».
A quella ricerca, effettuata nel maggio del 1957, collaborarono dunque tre studiosi con formazioni diverse: l’antropologo Ernesto De Martino (coordinatore del gruppo che fece il viaggio, che comprendeva anche tre fotografi ringraziati alla fine della Prefazione), Emilio Servadio, noto psicoanalista e studioso di parapsicologia, e il medico igienista Mario Pitzurra, dell’Università di Perugia, che aveva svolto ricerche sulle tradizioni popolari magiche dell’Umbria.
Il corposo volume In viaggio con De Martino nella Lucania rurale tra magia e medicina popolare, (a cura di Biancamaria Puma, prefazione di Giovanni Pizza, Alpes Italia, Roma 2019, pp. 396) illumina e approfondisce ora con nuovi contributi quella esplorazione lucana, utilizzando materiali di Emilio Servadio finora inediti. L’importanza della loro scoperta è paragonata, da Giovanni Pizza che firma la Prefazione, a quella delle Lettere dal carcere di Antonio Gramsci, che vennero pubblicate solo nel 1999. Infatti, con la pubblicazione di questo volume non solo si ha la possibilità di ricostruire meglio, sulla base della nuova documentazione offerta, la spedizione scientifica del 1957 utilizzata in Sud e magia, ma viene sottratta «al rischio di oblio», osserva il prefatore, la memoria di Emilio Servadio (1904-1995), «figura di grande calibro scientifico e intellettuale, tra i padri fondatori della psicoanalisi in Italia e non solo».
Questo duplice merito del volume – frutto esso stesso di un lavoro a più mani – si coglie quando se ne osservi da vicino contenuto e articolazione.
Il materiale principale è un insieme di documenti provenienti dall’archivio di Servadio, riguardanti l’organizzazione e lo svolgimento del viaggio in Basilicata. Tale nucleo centrale è integrato da altri testi e gruppi di testi. All’ispirata Prefazione di Giovanni Pizza segue una breve Premessa della curatrice Biancamaria Puma, che ripercorre la genesi del volume e le persone che vi hanno contribuito, ciascuno con il suo ruolo specifico. Si apprende così, tra l’altro, che il lavoro nasce dalla collaborazione della dott.ssa Puma, psicoterapeuta allieva di Servadio, con l’ormai compianta antropologa Clara Gallini (alla cui memoria è dedicato il volume), specialista di Ernesto De Martino, del quale ha curato diverse opere, alcune nella collana a lui dedicata che dirigeva presso l’editrice Argo di Lecce; qui, come nel caso dei loro rispettivi maestri, si è partiti da una cooperazione transdisciplinare.
Nell’ampio saggio introduttivo firmato dalla curatrice viene tracciato un profilo biografico di Emilio Servadio, chiaro e ben documentato – corredato, in particolare, di numerosi materiali epistolari –, suddiviso in sei sezioni incentrate rispettivamente su: la sua formazione e, in particolare, il connubio tra psicoanalisi e parapsicologia (nota anche come metapsichica nei primi decenni del XX secolo); l’incontro con Ernesto De Martino; la Conferenza di Royaumont (Francia) del 1956, sotto gli auspici della Parapsychology Foundation, dove furono gettate le basi per la ricerca lucana e si svolse anche un celebre dibattito sulla realtà dei poteri magici, tra Ernesto De Martino e Mircea Eliade; il progetto e la preparazione del viaggio; il contesto e i luoghi dove si svolse la ricerca; le vicende ‘post-produzione’ e il mancato Report finale.
La documentazione archivistica, a cura di B. Puma e Viviana Simonelli, forma la Parte Prima del volume, per un totale di centosessantacinque pagine, e comprende, oltre ai documenti relativi alla progettazione e organizzazione del viaggio, un questionario redatto da Servadio riguardante l’indagine pluridisciplinare sui guaritori lucani [1]; il diario, i taccuini (inediti) e la Relazione finale che integra gli appunti quotidiani; la trascrizione delle interviste fatte sul campo; infine, il Rapporto sulla spedizione in Lucania per lo studio dei maghi-guaritori (e la relativa versione inglese).
Senza dilungarci in questa sede su Emilio Servadio quale studioso di parapsicologia e discipline spirituali [2], vale la pena menzionare qui il ruolo fondamentale che svolse, presso la detta fondazione americana, ai fini del finanziamento che ottenne per la missione scientifica lucana. Un dettaglio non trascurabile, che si aggiunge alla reputazione scientifica e all’apertura culturale alla base dell’invito, da parte di De Martino, a partecipare alla ricerca in Basilicata.
La seconda parte del volume, più breve (quarantatré pagine) curata dalla dott.ssa Puma, è costituita da un capitolo denominato Memoriale di un'antropologia interiore: uno speciale incontro in Lucania. Si tratta di un ‘viaggio nel viaggio’, illustrato dal materiale di un fascicolo che riguarda l’incontro – seguito poi da un lungo epistolario – di Servadio con Teresina, una bambina lucana di sette anni che verrà seguita per anni, con affetto e generosità, finché – nel settembre del 1971 – lei diventerà sposa e madre felice.
Infine, nell’Appendice – la sezione del volume che precede gli indici dei luoghi e dei nomi citati, e la Bibliografia finale – sono opportunamente riproposti otto brevi scritti di Emilio Servadio sul tema dei maghi guaritori, usciti a ridosso della spedizione lucana su vari giornali italiani (cinque articoli) e in altri periodici, in momenti successivi (1959, 1963 e 1976).
In viaggio con De Martino è un volume che raccoglie una mole impressionante di documenti testuali e fotografie, provenienti in buona parte dall’Archivio Servadio di cui la curatrice è custode, e a cui è impossibile fare giustizia in questo spazio ristretto; allo stesso tempo, è un libro scorrevole e di gradevole lettura, anche per un pubblico ‘profano’.
Si tratta certamente di una importante novità editoriale sia per i cultori delle ricerche demo-etno-antropologiche italiane, sia per i lettori che seguono gli ambiti disciplinari dell’«oltre», studiati e divulgati da un autore ‘universale’ come Emilio Servadio.
Horia Corneliu Cicortaș
(n. 2, febbraio 2021, anno XI)
NOTE
[1] Il Questionario di Servadio concerneva l’opera dello «psicologo analiticamente orientato» al contempo «un buon parapsicologo», ed era affiancato da altri due questionari, appartenenti agli altri due studiosi (De Martino e Pitzurra): uno etnosociologico e sociologico, e l’altro medico. Il Questionario e la Relazione finale, a differenza degli altri materiali archivistici, non erano inediti, ma sono opportunamente inclusi in questa sezione del volume in quanto necessari per la ricostruzione della spedizione del ’57.
[2] Si veda a tal proposito, per un quadro d’insieme, il suo volume Passi sulla via iniziatica, seconda edizione ampliata, Edizioni Mediterranee, Roma 1988. Con Servadio, che aveva tra l’altro trascorso gli anni della seconda guerra mondiale in India, dove era riparato per sfuggire alle leggi razziali italiane, Mircea Eliade ebbe rapporti empatici, dovuti all’interesse comune per l’ambito metafisico e, in particolare, per la spiritualità orientale, ma anche al fatto che Servadio era politicamente una persona libera da irreggimentazioni o ideologie, il che non si può certamente dire nel caso di De Martino, con cui Eliade ebbe un rapporto più problematico. (Per i dettagli, cfr. in particolare Pietro Angelini, L’uomo sul tetto. Mircea Eliade e la “storia delle religioni”, Bollati Boringhieri, Torino 2001, soprattutto il cap. 4, Il rapporto con Ernesto de Martino, pp. 77-102, e i testi inclusi nell’Appendice, pp. 103-139).
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