Il «Diario» di Mihail Sebastian, pubblicato in Italia

Nel novembre 2024, presso l’editore Castelvecchi, è apparsa la traduzione italiana del celebre Diario di Mihail Sebastian, in un’edizione attesa da tempo. Il volume, pubblicato in diverse lingue straniere (francese, inglese, tedesco, spagnolo, svedese, olandese, ungherese e polacco) è curato, tradotto e prefato da Mauro Barindi e Horia Corneliu Cicortaș.
Sebastian è stato una delle figure emblematiche del modernismo letterario romeno, facendo parte della famosa generazione del ’27, cosiddetta “giovane”, assieme ad altri nomi illustri quali Mircea Eliade, Emil Cioran, Eugen Ionescu, Mircea Vulcănescu, Constantin Noica e molti altri. Come anche altri della sua generazione, Sebastian si è formato sotto la guida del professor Nae Ionescu, che lo notò al tempo dell’esame di maturità a Brăila e gli aprì successivamente, a Bucarest, la via alla collaborazione a periodici culturali e politici del tempo. Fino alla sua prematura scomparsa, nel tragico incidente stradale del 1945, Sebastian ha scritto, oltre a un’enorme produzione pubblicistica, diversi romanzi: Frammenti di un taccuino ritrovato (1932), Donne (1933), Da duemila anni… (1934), La città delle acacie (1935) e L’incidente (1940), come anche delle pièce teatrali, alcune rappresentate mentre Sebastian era in vita, altre in seguito alla morte dell’autore (Il gioco delle vacanze, Stella senza nome, L’ultima ora, L’isola). Alcuni di questi romanzi e testi teatrali sono stati tradotti fin dagli anni ’40 e ’50 in italiano, così come riferiscono i due curatori nei testi di accompagnamento al Diario. È seguita poi un’assenza di molti decenni, condizionata dalla distorsione ideologica dell’epoca della dittatura comunista, fino alla pubblicazione, nel 1996, dell’edizione Humanitas del Diario degli anni 1935-1944: in seguito a questo avvenimento editoriale, Sebastian è stato riscoperto e tradotto, compreso in Italia, sebbene con un certo ritardo rispetto ad altri paesi [1].
Un posto a parte nella produzione letteraria di Sebastian spetta alla pubblicazione, negli anni ’30, dei volumi Da duemila anni… e Come sono diventato un huligano (quest’ultimo inedito in italiano), in cui sono descritti l’atmosfera dell’epoca interbellica e i disordini antisemiti degli anni prima e durante la seconda guerra mondiale. Essendo di origine ebraica, ma appartenendo alla cultura romena per formazione, lingua e rapporti con gli altri autori, Sebastian occupa una posizione a sé stante nel paesaggio della letteratura romena interbellica. Il Diario illustra la posizione dell’intellettuale che, fedele a un personaggio controverso e politicamente coinvolto (Nae Ionescu), senza aderire però a un determinato partito o a un progetto politico specifico, finisce per essere schiacciato dalle lotte di potere. Inoltre, la sua esistenza – di uomo e scrittore romeno di origine ebraica – è sempre più concretamente minacciata, con l’affermazione del nazismo in Europa prima e durante la seconda guerra mondiale, compreso nella Romania dei governi antisemiti Goga-Cuza, Antonescu-Sima, ecc. Dopo la morte di Sebastian e l’instaurazione del regime comunista in Romania, le opere letterarie dell’autore vennero ripubblicate in patria, e dalla pubblicistica furono selezioni e raccolti in alcune antologie quegli articoli che non creavano problemi. Un momento di svolta, come ricordavo sopra, è stato rappresentato appunto dalla pubblicazione del Diario. Alcuni frammenti di questo diario degli anni 1935-1944 sono stati pubblicati nel 1972, nella rivista israeliana di lingua romena «Toladot», come piattaforma per nuovi attacchi contro Mircea Eliade, per via dei suoi trascorsi politici (la vicinanza a Nae Ionescu e la simpatia per la Guardia di Ferro, negli anni 1937-1938). Dopo il 1996, le speculazioni e le supposizioni “senza testo” sono state sostituite da una valanga di reazioni e di polemiche nel mondo culturale romeno – indizio, di fatto, dell’imponenza di quest’opera unica. La sua apparizione ha rappresentato un avvenimento, specialmente negli ambienti letterari e universitari romeni, trattandosi di un diario dal valore di documento letterario, ma anche di testimonianza storica. Di fatto, il Diario è il testo più conosciuto e commentato di Sebastian.
Essendo al contempo un diario di creazione, un diario amoroso, uno musicale, ma soprattutto – a partire dal 1937 e sempre più negli anni della seconda guerra mondiale – un diario politico, egli offre ai suoi lettori di tutto il mondo la possibilità di contemplare un affresco vivo, con luci e ombre, del periodo interbellico romeno. Grazie al suo modo sincero di vedere le cose e le persone, sforzandosi di essere quanto più oggettivo possibile e di evitare gli eccessi del soggettivismo, Sebastian offre un’immagine ancora poco nota, della prospettiva di una minoranza – quella ebraica – politicamente oppressa, degli sconvolgimenti sociali, politici e ideologici negli anni prima e durante la guerra. Come dimostra il numero delle recensioni, delle discussioni, degli studi e degli articoli che ha occasionato, il Diario è diventato un testo indispensabile per la conoscenza del modernismo letterario e, in un senso più ampio, della modernità romena, costituendo una solida base nella sua reinterpretazione critica (come viene praticata attualmente, sulla scia della Scuola di Francoforte e del decostruttivismo francese).
Da un altro punto di vista, il Diario di Sebastian è quello di un moralista di ispirazione francese, con un acuto senso dell’osservazione psicologica, uno spirito moderatamente scettico che verifica in concreto l’inconsistenza degli io individuali allorché le passioni e gli interessi diventano divergenti e persino conflittuali. In tale prospettiva, la presente opera possiede il carattere di una continua rivelazione, sebbene sia sotto il segno del negativo e l’atmosfera dominante sia piuttosto cupa. La pubblicazione dell’edizione italiana è in grado di contribuire alla definizione di un’immagine più chiara del modernismo romeno, di un fascismo ai margini dell’Europa, ma sollevando una questione etico-esistenziale dalle valenze umane universali e atemporali.


Gabriel Badea
(n. 2, febbraio 2025, anno XV)


Il libro è stato pubblicato attraverso il programma 
Translation & Publication Support Programme, finanziato dall’Istituto Culturale Romeno di Bucarest.



NOTE

[1] Oltre all’Introduzione a quattro mani di Barindi e Cicortaș (Tra storia e letteratura: il “caso” del Diario di Sebastian, pp. 5-21), che offre un quadro panoramico di orientamento per il lettore italiano, altre informazioni riguardo a queste questioni sono fornite nelle note a piè di pagina, come anche nella bibliografia finale che precede l’Indice dei nomi. I romanzi di Sebastian pubblicati recentemente in Italia sono: Da duemila anni (Fazi, Roma, 2018), Donne. Seguito dai Frammenti di un taccuino ritrovato (Mimesis, Milano, 2023), La città delle acacie (Besa Muci, Nardò, 2023). A differenza di queste tre opere, tradotte per la prima volta in italiano, il romanzo L’incidente (Bordeaux Edizioni, Roma, 2024), apparso praticamente insieme all’edizione italiana del Diario,rappresenta la versione riveduta della vecchia traduzione del 1945 (stampata dall’editrice La Caravella di Roma, che, tra l’altro, aveva pubblicato anche la prima versione italiana del romanzo eliadiano Maitreyi,col titolo Passione a Calcutta).