Zéno Bianu: «Poema dei gradi (Kaddish per Paul Celan)»
Pubblichiamo, nella traduzione di Giovanni Rotiroti, un ampio poema di Zéno Bianu dedicato a Paul Celan e intitolato Poema dei gradi (Kaddish per Paul Celan). Zéno Bianu è uno scrittore francese di origine romena. È nato a Parigi nel 1950 da madre francese e padre romeno, rifugiato politico. Il poema è tratto dal volume di Zéno Bianu, Le désespoir n’existe pas (La disperazione non esiste), Paris, Gallimard, 2010.
Fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
Paul Celan
Fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
dal primo all’ultimo respiro
la parola non ti appartiene
ferita
ferita
d’un dio in esilio
tu parli
con il sangue della voce più viva
della voce contro la morte
della voce per vuotare le tenebre
tu parli
nell’infinito parlante
schiudersi amoroso
schiudersi perpetuo
tu parli
fino alla felicità dell’opaco
fino alla forza dell’enigma
fino alle intime lacrime
fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
come se non si potesse
illuminare l’altro
se non attraverso la propria oscurità
tu vieni a risvegliare
la nostra carne di respiro
a dare alla luce
il verbo aperto
nel fondo degli infiniti
a sprofondarti
nella carne della lingua
a disseppellirla
come un’offerta
a ingoiare
le sue boccate di silenzio
vieni a dire
ciò che ci lascia senza voce
parlatore di silenzio
vieni
a scalare con altre estati
a captare il mondo
come una pentecoste continua
vieni a cercare
le mandorle
vieni a cercare le lucciole
nella notte delle parole
nella notte dei morti
parla
nel cuore di questa breccia
ove ci afferra il soffio bianco
fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
vieni a dire e ridire
il la
di un corpo vuoto e luminoso
che cammina agli angoli delle vie
che cammina agli angoli delle parole
a captare tutte le spirali
della vertigine
dal di dentro
al fuoco vivo
nel legno secco
al vivo del fuoco blu
nel più intimo sisma
nel silenzio tremolante
del tuo stupore
all’ascolto
del big bang incessante
della parola
vieni a
radunare
a convocare il mondo intero
all’interno d’una sola parola
fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
chiunque
mette la sua anima all’asta
su degli schermi fluttuanti
ma tu avanzi
con ciò che vede in noi
un segreto d’erranze
l’inaudito del canto
malgrado
i venti di ceneri sulla neve
un oracolo
nella foresta dei morti
ma tu avanzi
innumerabile e nudo
instancabilmente fedele
al tuo smarrimento
tu avanzi nel cuore della voce
vivente e viva
tu ami
tu semini
tutte le tue parole di riconoscimento
tu sei
Colui-Che-Non ha-Più-Niente
La-Grammatica-Dei-Fardelli
Il-Raccoglitore-Di-Polpe
tu sei
Il-Rassegnato-Popolato-D’uccelli
La Stella-Delle-Perdizioni
Il-Centro-Dei-Dolori-Pietrificati
tu sei
Il-Vivo-Del-Vento-Del-Volto
Il-Vento-Del-Volto-Della-Voce
La-Voce-Del-Volto-Della-Vita
fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
essa raccoglie le scintille
essa dice tutti i respiri
della tua camera-mondo
là dove ascolti senza tregua
ciò che dice Rabbi Nahman
scegliti un versetto
sì sceglilo per noi
leggilo bene
Leggilo più volte
ancora e ancora
martellalo alla porta
finché essa si apra per te
allora il tuo soffio
si veste di tutte le voci
allora
si veste di tutte le anime
poiché l’anima è il soffio
nient’altro
è il passaggio parlato in noi
l’apertura rigenerante
fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
là dove la tua scrittura
si apre in danza misteriosa
là dove diventa
la materia del tuo spirito
là dove tu fai vedere
qualcosa di più vivo
qualcosa
di più vivente di noi
là dove la tua scrittura
è attraversata da girasoli
una risonanza
degli inizi del mondo
là dove essa riattiva
dove respira a spirale
dove scende
lontano nella luce
e perché tu scendi
tu avanzi
e perché tu scendi
tu sprofondi
nella tua assoluta singolarità
tu avanzi
per raggiungere l’altro
diventando senza fine ciò che sei
tu avanzi
tra le vetrate delle dicerie
i ricordi a colpi d’ascia
il crollo dei tempi
tu avanzi
nell’estraneità stessa della lingua
non solo
per torcerle il collo
ma per considerarla
come una scienza dell’eccesso
un esercizio
di trasfigurazione
tu avanzi
per imbiancare i cuori anneriti
il tuo nome e la tua mano
ascoltano la bocca del cuore
il tuo nome e la tua mano
si stendono nella fine dell’estate
il tuo nome e la tua mano
partono come una pallottola sparata sotto la pioggia
il tuo nome e la tua mano
cercano le mandorle che sognano
quelle del mandorlo interiore
quelle del mandorlo
che stende il cielo in noi
quelle del mandorlo-vento di notte
una vasta distesa di scrittura
che nessuno ha ancora calcato
ecco il prodigio
il prodigio
di ogni nuovo mattino
ecco il tuo inventario di resistenza
naufragio di vento erica delle paludi
ora vuota giorno dei morti
occhio verso il cielo per bacio d’infinito
coltello di cuore per nuvole d’estate
porta del mattino stella che striscia
labbra detriti cifra di mezzanotte
ecco la voce da cui
tu attingi per bere
d’istante in istante
tu divieni ciascuno di noi
tu dici
i nostri alberi sono feriti
tu dici
le nostre anime si disperdono in fiocchi
tu dici
non sogniamo più la vita completa
tu dici
riprendiamo il delta alla fonte
tu dici
il nostro fuoco non è più fulvo
tu dici
invadiamo l’avvenire
allora noi ti ascoltiamo
ti ascoltiamo
perché gli amanti dormono nella tua bocca
perché gli amanti girano
fino a rifare il giorno
perché gli amanti strofinano il mondo
con il canto dei morti
strofinano il mondo
con le loro parole invisibili
noi ti ascoltiamo
nella tua ostinazione a scrivere
ancora e sempre
anche dopo l’ultimo verso
dell’ultimo libro
quando le tue parole
prendono un gusto di fico metallico
noi ti ascoltiamo
risalendo la notte
noi ti ascoltiamo
e vediamo il movimento
di ogni ombra
di ogni pensiero
di ogni emozione
noi ti ascoltiamo
perché ti allontani dalla corrente
perché tu attraversi
l’infinita prima volta
perché c’è nelle tue parole
qualcosa d’immortale
fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
sulla linea di fondo
dei bordi dei precipizi
dove noi nasciamo veramente
nella liscivia
e il profumo delle immense notti
dove ogni naufragio
ci rende più vivi
i tuoi pugni di parole
sono pugni di terra
dei pugni di terra e di mano
un modo per denascere
e per rinascere
dei sorrisi aerati d’angoscia
dei fremiti di non risposta
dei rumori di passi nella nuca
poi all’improvviso
dei collage d’infinita giovinezza
poi all’improvviso
un corpo-spazio pullulante
poi all’improvviso
lo scarabeo nella felce
fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
la pioggia canta
stranamente
fino ai contrafforti del cuore
il coro
delle ombre sommerse
il coro delle ombre
in piedi sulla mappa del mondo
delle ombre che hanno perduto
il proprio cammino
delle ombre
che hanno perduto la propria voce
delle ombre che non sanno più
scalare il cielo
delle ombre con dei cocci sulla lingua
fa un tempo di febbre e d’ortiche
che dicono
il cuore liberato alle intemperie
il cuore
stanco da morire
stanco di attingere
alla penombra
non si vede neanche più l’inferno
che dicono
delle ombre dalle pupille immense
cerchiate da miniature
punteggiate da grani di speranza
che vorrebbero ancora
precipitare verso la vita
verrai tu verrai
luce che nuota
lontano, ben lontano dalle tane
colore d’amnesia
o d’acqua profonda
delle tane
aperte dalla notte
nella fuga lenta delle parole
delle ombre
che non vogliono più
nevicare sui propri passi
delle ombre che nessuna mano
conduce più
verso il toccare del tempo
fai saltare i bacini di luce
la parola fluttuante è al crepuscolo
una benda acceca l’orizzonte
le nuvole scoppieranno
ovunque
ci s’inquieta per te
mentre
tu ripeti i salmi
mentre li spezzi
con una tenerezza vibrante
per aprire le porte dell’anima
mentre li smantelli
per aprire le porte del cielo
ovunque ci si inquieta per te
di questa notte di nero veleno
che taglia la parola
di questi fiori di cenere
che fanno dormire i nomi
il nome dell’amore
il nome della vita
il nome delle radici
vieni
vieni
è tempo
vieni
con le tue vene aperte
in giovani lampi
vieni
a far correre i bambini
vieni a far ascoltare
il segno dei segni
vicino
più vicino
oltre ciò che fu
e ciò che sarà
sì
vieni a rovesciare il soffio
verso di noi
verso di noi
vieni a pronunciare
la tua benedizione
la rosa di nessuno è senza perché
la rosa di nessuno è senza perché
la rosa di nessuno è senza perché
(n. 2, febbraio 2013, anno III) |