«Una storia ciociara». Versi di Mihai Cezar Popescu

Mihai Cezar Popescu, noto medico e poeta, ci propone una serie di poesie scritte in italiano. Nato nella città di Piteşti (Argeş), il 19 agosto 1954, ha seguito i corsi della Facoltà di Medicina di Bucarest, laureandosi nel 1978.  È specialista di medicina interna, primario, dirigente di vari reparti e ospedali romeni. La sua attività clinica è sempre stata affiancata da quella didattico-universitaria. Ha pubblicato più di 200 lavori scientifici in riviste romene ed estere. Ha personalmente organizzato più di 20 convegni nazionali e internazionali. Nel 1991 è nominato visiting professor presso la Facoltà di Medicina di Perugia (Italia).
Come poeta ha iniziato giovanissimo nella rivista «Phoenix» (1970). Ha pubblicato i volumi: Poeme (2002), Crochiuri (poesia e prosa breve, 2004), El (romanzo, 2006), Însemnări volatile (2014), Visuri departe (2016), Ferestre-fântâni (2017), Ricordati di me, Italia (Ed. Dell’Ariete, Milano, 2018), Dialoguri cu viaţa (saggi, 2020), Muzeul viu (2021).
Ha tradotto prosa e poesia italiana moderna di noti autori quali Franco Galiano, Gino Pastega, Giorgio Boca, Francesco Silvestri, Ugo Stefanutti, Alessandro Zanon ecc.
Ha fondato nel 1997 la rivista di cultura «Logos». È inoltre editore principale della rivista «Fontana di Kos» della Società dei Medici Pubblicisti e Scrittori di Romania.


Bertuccio mio (lamento siculo)

Filiberto!
Ahimè, Filiberto, figlio di una puttana
Tu mi hai rotto l’anima
Quando te ne sei andato
Là,
Lontano,
In America maledetta,
Sogno di ricchezza.
Tu non te ne sei accorto
Che pure il suo nome
Richiama l’amarezza
E la morte.
Una notte fonda
Ti circondava
Quando il colpo della pistola malvagia
Ti lasciò sul petto
Una rosa fatale.
Mi hai lasciato sola
Pregando San Nilo al Mercurio
Di vendicare
Una volta per sempre
Il mio straziante dolore.

 

Una storia ciociara

Lo chiamavano
Testa di montone
Semplicemente perché
Severo
Era un gigante ciociaro
Che parlava poco
Mentre dirigeva ogni giorno
Greggi malinconiche di grassi montoni/
Buona anima,
Severo aiutava tutti.
Un giorno s’innamorò perdutamente
Di Mena
Figlia bella e tranquilla
Un po’ fantasiosa
Di Gaetano,
Mendicante di Campobasso.
La morte la portò via
Un giorno gelido di gennaio
Proprio tre giorni prima del matrimonio.
Ancora oggi
Nel silenzio dei boschi
Nei pressi di Frosinone
Si sente il pianto
Come un ruggito
Di Severo
E il suo richiamo
Di vendetta.

 

Savino

Quant’è bella Grisolia
Savino mio!
I tuoi capelli rossi
Accesi dal fuoco d’autunno
Spento
Dal vento dei cedri
Benedetto.
Le lacrime del ritrovo
Scorrono nei bicchieri.
“L’America ci ha fatto ritornare
Savi
Insieme al vino nostro
Bello e corposo!”
Si sente il richiamo
Dal rione di pietra
Nella notte fonda.

 

A Te, Signore!

Indegno sono
Di ringraziarTi,
O Signore!
E anche quando prego
Lo faccio con paura
Di disturbare l’armonia
Con qualche accento,
Qualche ala di farfalla
Con il fruscio
Del mio respiro
Uscito dal profondo
Della mia impurezza.


Mihai Cezar Popescu
(n. 12, dicembre 2022, anno XII)