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«Punto differente (essere)», il debutto editoriale di Lidia Popa
Segnaliamo il debutto di Lidia Popa, nata nel 1964 in Romania e poi trasferitasi nel 2002 in Italia, a Roma, dove vive e lavora. Ha pubblicato versi in varie antologie ed ha partecipato a diversi concorsi letterari ottenendo premi e riconoscimenti. Nel 2015, in seguito ad una Selezione Opere Inedite organizzata da Aletti Editore e dalla Rivista «Orizzonti» di Villanova di Guidonia, Roma, è stata scelta per la pubblicazione di un'opera poetica. Cosi è nato il suo primo libro monografico dal titolo Punto differente (essere), pubblicato con Aletti Editore nel 2016 nella Collana «Gli emersi - Poesia». Come confessa l’autrice, «questo libro è una ricerca per conoscermi e ritrovarmi dentro di me dal punto di vista emozionale, come una proiezione di me stessa e “punto differente” del mio “essere”». Pubblichiamo una selezione di versi estratti dalla raccolta sopra citata.
Sognavo di essere
Da piccola sognavo di essere una ballerina.
Ascoltavo fino allo sfinimento Tchaikovsky.
Beffardo il destino, oggi le piroette
Che facevo nel Lago dei cigni
Sono il mio sogno incompiuto.
Mi è rimasto da fare solo
Lo schiaccianoci
Puntando sugli altri incompresi,
A migliaia in questo mondo
A caccia d'interessi.
Delusi o fessi,
Un contesto per inventarmi
Plasmando nuovi versi, firmati
Poeta «Cantando la Vita».
Per quelle come me
È vietato sognare
Il mondo è viscido
E fatto di troppo etere
In cui sfogare
Le inadempienze dell'animo.
Per quelle come me
È vietato andare oltre
Perché diventa un dirupo
In cui se sprofondi
Non ti può tirare nessuno
In superficie.
Per quelle come me
Una camminata nel bosco
Prima di andare al lavoro
Sarebbe la soluzione
Che equilibrasse
Le analisi del sangue.
Per quelle come me
Non esiste salvezza
Se non doni l'interesse
Per te stessa
E il mondo in cui crei,
Vivi o ami.
Quelle come me
Sono una piaga aperta
Per il mondo che
Non riconosce l'asociale
E alzeranno le mani
Per poi girare le spalle indifferenti.
Quelle come me
Dovrebbero pensare
Ai loro cari ogni volta
Che prenderanno decisioni
Che potrebbero cambiare
Molti destini.
Quelle come me
Non sono affatto sole
Hanno il mondo ai piedi
Ma hanno dimenticato di usarlo,
E magari non farsi usare
Come gli stracci usa e getta.
Quelle come me
Hanno un’unicità
Da rendere perplessa
Ogni anima che vaga
Alla ricerca dell’infinito
Per ritrovarlo dentro di sé.
Quelle
Quella sei tu.
Quella sono io.
Quelle siamo noi.
E andare oltre buon senso
Sarebbe la follia dei folli
Senza normale ritorno.
Sono come il tempo
Che ha bisogno di tempo
Per capire a chi donare l'anima.
Devo conoscere.
Devo meditare.
A chi vuole conoscermi, dico solo:
Abbi pazienza
Un giorno mi conoscerai
Di che pasta sono fatta.
Non sono una strega,
Sono nata nel momento sbagliato,
Senza permesso,
Senza l'amore pieno
Di chi mi ha concepito.
E cosi ho imparato
Che la fiducia ha il suo prezzo,
Perché ogni volta
L’ ho dovuta pagare
Come una multa salata.
Vivo il rimpianto di essere stata
Molto riservata,
Come una poltrona pesante,
Di cui non puoi dispensarti
Perché fa parte dell’arredamento.
Non appartengo
Non appartengo a me,
Sono del Mondo.
È lui il mio cuore.
I suoi battiti sono i miei.
Vivo delle sue emozioni,
Brividi di consapevolezza.
Sono uno schizzo d’acqua
In un mondo d’idee,
Un raggio impavido
Può scatenarmi come guerriera
Pronta a difendere il mio mondo.
Non appartengo a me
Sono la donna dell’Amore.
È lui l’unico desiderio.
Il suo sangue fluisce nel mio.
Vivo di baci e abbracci.
Brividi dell’attimo vissuto.
Dentro di me abita il mare.
Fiumi di pensieri
Mi scorrono nel sangue.
La mente abbonda di canti,
Come le nuvole
In un cielo di carta pesta
Dentro di me sono una tempesta.
Non appartengo a me
Sono del mio Amico.
È lui la mia anima.
Il suo respiro è il mio.
Vivo di magnetismo,
Brividi d’attrazione mentale.
Enigma è la sua anima per me
Scoprirla non è facile.
Sono il soffio di vento,
Sono la polvere nel deserto,
Sono la pioggia e il fango,
Non appartengo a me.
Sono
Sono il pittore sordo
Che dipinge il petalo di rosa,
Mentre cade sfiorando l’anima
Di un castello di vetro e plasma,
Che custodisce il tuo cuore
Con devozione per sempre.
Sono qui per risollevarti dal tuo ego,
Per portarti in un’oasi felice
Dove l’affetto non ti mancherà.
Sono il cavallo selvaggio nella steppa
Rincorro i miei sogni in libertà.
Sola, con una matita in tasca
Mi fermo quando ho voglia di scrivermi.
Respiro profondo dal mio io
Restituendo alla carta qualche pensiero
Macerato al lungo nella memoria
Dandogli un tocco di eternità,
Dalla saggezza ereditata
Come luce dell’anima.
Sono una lettera d’amore
Aperta e mai letta.
Un temporale scatenato
Da un passo leggero sulle nuvole.
Una sinfonia non finita
Nella giornata estiva impazzita.
Sono il desiderio di eternità.
Sono il papavero rosso
Nato selvaggio in un campo di grano,
Per guardare il cielo nella luce del giorno.
Il vento mi sfoglia i petali
Lasciandomi nudo a nutrire i semi,
Che maturando si espanderanno sulla terra
Per rinascere nella nuova vita a migliaia.
Sarò un campo di papaveri
In un mondo che pensa solo al «grano».
Lidia Popa
(n. 4, aprile 2016, anno VI) |
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