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«Cercare catene nuove». Versi di Claudia Azzola in edizione bilingue
Presentiamo una selezione di versi della poetessa milanese Claudia Azzola in edizione bilingue, con la traduzione inglese inedita di Lyndon Davies, poeta e critico britannico che vive a Powys, nel Galles. Le poesie originali sono tratte dalla raccolta Il poema incessante, pubblicata per i tipi delle Edizioni Testuale a cura di Gio Ferri nel gennaio del 2007.
Neve
Fu in quegli inverni nella casa
tra tetti e stormi, fu neve,
la percepivo in me prima di vederla,
per il silenzio bianco che si crea,
rallentamento come di uno che si svena.
Poi, la visione dal basso, al finestrino.
La neve dei nonni che ci fa profeti
quando niente intorno è sordido.
Neve del papà che passava nell’androne:
era il passo del babbo che deve
andare via e gli altri ancora
stanno al dormire e non perire.
La pioggia della mamma passa
per il tintinnio di un bicchiere,
ha a che fare con la pancia,
ha a che fare con le ossa.
Neve è tutto un “vieni”, mai un “vai via”,
“parti”, no, vieni accanto a me,
come un genitore vero,
come il genitore che c’è sempre stato,
nel corridoio, nella stanza al buio,
al momento di svestirsi,
porgendo orecchio alle belle voci,
alle voci belle e convincenti;
tutto è calmo, tutto è nostro,
poi il silenzio del papà ci aiuta.
Snow
There, in those winters in the house
between the rooves and the flocks - the snow,
I felt it in myself before seeing it,
like a slow whitening silence gathering
as if in the flesh of one who has opened a vein.
Downstairs then, the vision at the little window:
snow of the old-ones which makes prophets of us,
where all is clean, nothing squalid anywhere.
Snow of the father, passing through the hall:
the unmistakable stride of the daddy
who must go away; the others are still
asleep somewhere, asleep not dying.
Then the mother passes like a shower of rain
tinkling, the tinkle-tinkle of a glass,
no doubt it has something to do with the bowels,
something to do with the bones. Snow is always
a “come here”, is never a “go away”,
“leave”, no, come close, closer to me,
like a true parent, as a parent should be,
like the true parent who has always been there,
in the corridor, in the room in the dark,
at the very moment of undressing,
listening out for the beautiful voices,
for the voices beautiful and convincing;
everything is calm, everything belongs to us,
then the white silence of the father helps us.
La pineta
Come staccavo la corteccia
dai pini, col trascorrere del giorno
in buio boreale, come fosse crosta
terrestre; la sostanza: indicibile.
Lasciarsi con un bacio alla gola;
non fu tradimento, solo
un girare più molle del vento:
sostanza immutabile degli amori;
lo stato del serpente,
una frustata nel folto dell’erba
e intanto il fluido umore
scriveva nel corpo il suo poema.
Il bacino alto la diga un fiato
di blu nell’ombra di una pineta
che solo io ricordo, una polla segreta.
Portavo sul dorso ogni lascito
umano e divino, vicenda scritta
a più mani, papiri usurati,
sostanza dei papiri: la memoria
di un padre dal passo falcato
(falco predatore della ragione)
e poi di ogni uomo amato.
The Pinewood
As I was stripping the bark
from the pines,
day passing into boreal darkness:
rind of the world; the substance of it, unsayable.
Parting with just a kiss to the throat
like that, that wasn’t a betrayal, that was only
the wind turning about more gently:
immutable substance of the affections;
serpent, lash in the grass, and all the while fluidities
of temperament writing their poem in the flesh.
The high basin the dam a breath
of blue in the shadow of a pinewood
I alone remember, a secret spring.
I was carrying on my back all legacies
human and divine, fate written
by many hands, worn-out papyri,
substance of the papyri: the memory
of a father - that predatory falcon of reason -
his step a scythe passing over the ground,
and then of every man ever loved by me.
Storie di ragazze
Storie di ragazze. I padri sorvegliavano.
Che sapevano i padri delle figlie,
donne dal tempo del piccolo corpo,
ci siamo di nuovo partorite
donne. Una fece l’aborto,
cambiò il modo di parlare,
una donna grande, sentivamo,
un individuo originale…
Il padre ha oggi cent’anni,
ha compreso delle cose, non quella.
Chi nasce con un grumo
il piede pesante alla radice,
non c’è nessun libero arbitrio,
solo lottare contro il sole nero,
chiedere voce, corpo, corpo sottile,
per non essere confusa al mondo,
e cercare catene nuove,
e a essere, donna, insostanziale.
Girl Talk
Girl-talk. The fathers watching over us.
What did the fathers know about their daughters?
Women in the time of the little body,
who’d have to give birth to ourselves a second time
as women. Once one of us had an abortion:
that changed her, the very nature of her speech –
a grown-up, a highly original individual
we thought…The father is a hundred years old
and he has understood many things, but not that.
Whoever is born to the burden of the blood-gout
heavy, feet weighing her down to the root,
can never really know the meaning of free-will,
all’s struggle, just endless struggle against a solar
darkness, questioning the voice, the body,
the subtle body, not to be confused
with the world, always on the lookout for new shackles:
to be – a woman, that insubstantial thing.
Le donne sono stanche
Le donne sono stanche:
sono abitate da amore
tigre che insegue, che viola foreste.
Le donne sono state via millenni.
Il sangue se lo sono format
goccia a goccia anno su anno,
il ventre se lo sono portato
con sapere d’affetto e affanno.
Sazia di umori, abitata da amore
bello come un mondo nuovo
caduto ai tuoi piedi.
The Women Are Worn Out
The women are worn out,
inhabited by love,
that tiger which pursues, which violates forests.
The women have been away
millennia. Blood formed
drop by drop year by year,
they carried their wombs
with the wisdom of affection and anxiety. Sated
by passions, possessed, inhabited by a love
beautiful like a new world
fallen at your feet.
Versi di Claudia Azzola
Traduzione inglese Lyndon Davies
(n. 1, gennaio 2012, anno II)
* Le poesie in lingua italiana originale sono tratte dalla raccolta Il poema incessante, Supplemento a Testuale, rivista di critica della poesia contemporanea. N. 40-41, gennaio 2007
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