Poeti romeni in Italia

Come accade in altri paesi latino-europei, l’Italia non è stata tra le mete preferite dagli intellettuali romeni, essendo, a partire dai primi anni del 2000 e fino a quattro-cinque anni fa, più una meta per chi lascia il proprio paese per ragioni economiche. Forse è per questo che neanche i poeti romeni, più o meno talentuosi, sono una presenza molto visibile nel panorama letterario italiano. «I libri stranieri passano spesso e volentieri attraverso bandi», mi disse circa dieci anni fa un noto editore italiano (e si riferiva ai «libri stranieri» di autori residenti in Italia da molti anni), anche se personalmente conosco autori notati dalle case editrici e invitati a pubblicare i loro libri. Diverso è il caso di Ofelia Prodan: esordisce a Bucarest nel 2007, svolge la sua carriera poetica in Romania, poi, nel 2019, compie il suo «esordio editoriale italiano» da Bucarest, con la raccolta poetica Elegie allucinogene, e nel 2020, dopo un viaggio di due settimane, a causa dello scoppio della pandemia di Covid, il suo volo di ritorno in Romania viene cancellato e lei rimane – inizialmente, quindi, costretta dalle circostanze, poi per libera e irrevocabile scelta – in Italia, dove vive tuttora, e dove nel 2023 esce il suo Periodicamente ricicliamo cliché. Tutti gli altri autori presi in considerazione per questa selezione hanno pubblicato il loro primo libro in Italia dopo averci vissuto per anni. Senza essere totalmente esaustivo nella mia scelta (non sono riuscito, per esempio, a contattare Livia Claudia Bazu), ho selezionato alcune poesie di undici autori romeni che vivono e hanno pubblicato libri in Italia. Seguendo l’ordine cronologico di pubblicazione del loro primo libro nel paese d’adozione, le poetesse e i poeti qui antologizzati sono: Elisabeta Petrescu (2010), Florentina Nita (2016), Lidia Popa (2016), Alexandra Firiță (2017), Daniela Lupi (2017), Ofelia Prodan (2019), Stefan Mocanu (2019), Elena Ana Circei (2020), Lucia Ileana Pop (2020), Ramona Paraiala (2021) ed Edmond Neagoe (2024).
Oltre a essere un invito alla lettura, questa iniziativa è anche una sfida rivolta ai lettori affinché scelgano da soli almeno una poetessa o un poeta romeno di cui seguire da ora in poi il percorso letterario. Ed è, spero, un possibile punto di partenza per chi volesse approfondire l'argomento nell'ambito dei propri studi universitari. (Daniel D. Marin)

 

Elisabeta Petrescu, nata a Galați, è una poetessa e drammaturga romena naturalizzata italiana. Nella terra d’origine ha pubblicato le sue poesie su riviste e raccolte. Dal 1998 in Italia sceglie di seguire un percorso di studi indirizzati alla ricerca interiore che affinano una sua nuova stagione poetica. Pubblicazioni in lingua italiana: Splendere è cantare (Mimesis, 2010), Marinaio di nuova poesia (Pacini Fazzi Editore, 2017), Ionescamente. Io ne esco come? (Edizioni Ensemble, 2019), Le chiare veggenze di un Pinocchio. Metamorfosi degli insegnamenti di Confucio nel bel paese con lodi (Mimesis, 2020), Vidi antidivi (Edizioni Ensemble, 2021), Begole sull’ego di un Pinocchio. Machiavelli trattato bis-trattato (FVE Editori, 2021), Oltre il campo mentale (Transeuropa, 2022). Fa parte dei 140 autori che hanno contribuito al progetto letterario AA. VV. Décaméron 2020. Projet collaboratif au temps du confinement. Lire, rêver, écrire, vivre… (Albiana, Ajaccio) premiato nel dicembre 2020 in Francia da Livres Hebdo. Coautrice del Dizionario essenziale di counseling relazionale e personologico (Montag, 2012). Pubblica su www.enciclopediadelledonne.it.
«Riservato ai lettori interessati ai varchi meditativi, allo zelo interiore sprigionato da un rigoroso percorso poetico Oltre il campo mentale è itinerario di condotte, pieghe astoriche, sviluppi percettivi, direzioni imperanti. I versi incidono geometrie intonate che invogliano il liquidare di pastoie accidentali. Il disagio non è il tiranno opprimente, ma apparente accomodamento che cela la radice di una nuova prospettiva.» (sinossi)

Raffinata-mente

Hai impedito i miei ricordi
e dietro la lavagna
ho inumato ‘l pianto
paura intonata alla vergogna,
scialbi pensieri infiltrati
nell’anima sospesa
di bambina.
In lune ai parchi stagni
e stazioni,
stanano trama di un ragno
galantuomo
in minutaglia oscura,
le guerre traghettate
da giochi su sfuocati corridoi.
Le sublimate prescrizioni a gocce
veline barricate in baruffa
sovvertono lo zaino con cimeli.
Fra onde macchinose
e faticati flutti,
tra anelati anelli,
incubi stretti
in aggettanti rocce
spunta sagace e latente
senza licenze o verdetti
fortuito e fatidico
l’aguzzo salvagente!

 

Acido lancio

Corrodo me dal sogno
di diletta irrealtà.
È come gioco a campana
su nubi.
Non ho certezza
dello scalo empireo
o del sobbalzo
delle conchiglie trepide
con-turbanti.
Ma sussulto nell’aria,
nessun laccio all’ingegno,
sulle creste rocciose
flessa
talora riflessa.
Acido lancio
mi gocciola
a terra.

 

Il nome mio

Mi poso
nei pressi del tallone emotivo
crani al guinzaglio accodati.
Prudente il cosmo,
corsie a triangolo falsan la marcia
di pencolante razza
verso porte segrete.
Disaccordate talee,
afflitte le chiavi
rendono sterili
gli oracoli
i concimi
talune comete.
Implora l’azzardo!
Fatti cullare dal tuo padrone
con cime fosforose
forforosi tentacoli
di zoppi capelli.
La siccità zampilla tra rovi
e spine,
pegno sponsale in letargo.
Un nido bellico
nel mio grembo spoglio
con ogni vertebra
germoglia
scettro e liturgo
il nome
mio.

(da Oltre il campo mentale, Transeuropa, 2022)

 

Florentina Nita, poetessa e traduttrice, è nata a Tămășeni, un paese vicino alla città di Roman, e dal 2000 vive in Italia, a Brescia. Collabora con associazioni socioculturali nella realizzazione di vari incontri interculturali romeno-italiani, presentazioni di libri, eventi omaggiali a Milano, Torino, Brescia, Cremona e Roma. Contribuisce con testi in tutte le edizioni dell’annuario Impronte culturali romene in Italia edito dal Centro Culturale Italo-Romeno di Milano. Scrive per passione, nella lingua materna e in italiano, più propensa per lo stile classico, in contrasto con le tendenze postmoderniste. L’impronta della preparazione tecnica si ritrova nel rigore e la preferenza per le forme fisse nella poesia (sonetto, rondello). E l’autrice del libro Strisce di carta / Fâșii de hârti” (Genesi Editrice, 2016) e la curatrice dell’antologia bilingue Inflorescenze. Poeti romeni in Italia. Antologia di poesia contemporanea (Rediviva Edizioni, 2019). Ha tradotto in romeno la pièce teatrale Donna Giovanna di Menotti Lerro, del volume L’ingannatrice di Salerno (Ed. Zona, 2016).
«La poesia di Florentina Nita ci incanta con un monologo interiore dove piccoli e grandi frammenti di vita danno luogo a considerazioni sull’esistere che si tingono ora di tristezza ora di rimpianto. Le piccole liriche si susseguono, immergendoci in un clima malinconico, che attraversa i pensieri di coloro che hanno già vissuto molte esperienze. Forse gli studi scientifici hanno lasciato in Florentina un’immagine più ampia dello spazio, un’idea più pura del tempo, un’idea più limpida della luce. Nelle sue composizioni serpeggiano le tracce di un mondo più luminoso, al quale Lei aspira, ritrovandone l’immagine proprio nella poesia che sembra concederle la possibilità di realtà alternativa.» (Patrizia Serra)

Proiezioni

Te ne vai.
Un vettore isotropo
genera in lontananza
uno spazio inerte.
Punto fermo, la mia esistenza
si sta avvitando
nel senso delle ore
rimaste a scorrere,
deserte.
Dovrei rifare
o ampliare
la misura della pazienza
il ritmo cardiaco
la visione in lontananza
che mi proietta
sotto un altro orizzonte
la tua mancanza.

 

Relatività

attenti
più veloci della luce
i nostri pensieri
continuano ad inseguirsi
sui sentieri
mentre i passi
rimangono indietro
in controluce
inerti
e così lenti
lenti
lenti…

 

Insonnie mute

Voler gridare
ma senza voce restare,
dimenticare
quando non ce la puoi fare,
addormentarsi
mentre sveglio ti tengono
i rimpianti,
incamminarsi
con tutte le vie chiuse davanti.

 

Archetipo

Contenere l’aspirazione
per quanto lontano fuggire vorrei.
La concettualizzazione
mi ha pugnalato l’anima.
Con il dolore massacrante nella coscienza
continuerò l’avanzata.
E semmai qualcuno mi chiamasse
io non guarderò indietro,
io non guarderò,
io no,
mantenendo la fermezza.
Perché non puoi sapere mai
dove si nasconde,
perversa,
l’incertezza.

(da Strisce di carta / Fâșii de hârtie”, Genesi Editrice, 2016)

 

Lidia Popa è nata a Piatra Șoimului e dal 2002 vive, scrive e lavora a Roma. Esordisce editorialmente in italiano nel 2016 con il libro Punto differente (essere) (Aletti Editore; Terzo classificato al Premio Letterario Internazionale Corona 2017). Hanno fatto seguito altri 5 libri di poesia tra cui due in Italia, Nell'antro dei miei pensieri (Dacia) (Aletti Editore, 2016; opera scelta per la pubblicazione in seguito a una Selezione Opere Inedite organizzata nel 2015 da Aletti Editore e Rivista Orizzonti) e Anfora di cielo (Divinafollia Edizioni, 2017). È stata pubblicata in più di cinquanta antologie e riviste internazionali, cartacee e online, e i suoi lavori letterari sono tradotti in altre lingue. È membro della Federazione Unitaria Italiana Scrittori (FUIS) e dell’Unione Ispanomondiale Scrittori (UHE), Perú. È fondatrice del gruppo letterario «Lido dell'anima» e gestisce le pubblicazioni on line e un premio internazionale che fanno riferimento al gruppo. Amministra e fa parte del consiglio direttivo del gruppo letterario Poetry and Literature World Vision (PLWV) di Bangladesh. Fa parte delle redazioni delle riviste «Condeierul diasporei» (Austria), «Claviaturi» (Romania) e «Consulta delle Donne» (Italia). È attiva in numerosi gruppi letterari per farsi conoscere nel mondo internazionale della letteratura.
«La poesia di Lidia Popa è matura, i suoi valori sono visibili, le sue parole sono assolutamente fuori dalle righe della omologazione della poesia di accademia, non è un caso che Lidia sia di madre lingua e di cultura romena, questo è, a mio avviso, un vantaggio perché la spinge verso un linguaggio e una metaforologia estranee ai linguaggi poetici massivi e omologati in vigore in Italia da alcuni decenni.» (Giorgio Linguaglossa)

 

Un diamante tra i sassi

(ad Alda Merini)

Ho rovesciato i dadi come bicchieri vuoti,
ho teso lo spago e nell’attesa ho imparato
a navigare tra due mondi: il mio e il tuo.
E le scoperte mi hanno aperto nuove strade.
Viuzze, vialetti che non pensavo di percorrere
fin quando di fronte mi è comparso un viale.
Era tutto mio, da costruire da capo in granito,
una pietra millenaria resistente alle intemperie
da percorre con carri armati. Non mi importa.
Quel dubbio diventerà solida
certezza perché la stabilità crea
un’impronta che si distingue nella
capacità di diventare unica,
durevole. Un diamante tra i sassi.

Roma, 10 ottobre 2016

 

Uno spiffero di poesia

Un giorno sereno ha bussato alla mia porta.
Ho aperto ed è entrata l’emozione 
dei miei pensieri in uno spiffero di poesia.
Odore in una goccia senza rima, 
sprovvista di regole si è seduta accanto,
E cortesemente mi ha chiesto  una
tazzina di ristretto caffè.
L’ho accontentata con un sorriso, fui
incantata dal volto sincero che mostrava, e
da allora mi accompagna sempre.
Dovunque vado mi abbraccia come
una sciarpa riscaldandomi il cuore.

Un giorno sereno ha bussato alla mia porta.
Ho aperto ed è entrata l’emozione dei
miei pensieri in uno spiffero di poesia.

 

Naufraga di te

Ti ho piegato nel cuore come un dono
da sfoggiare nella mia quotidianità
strappandoti a un crudele sogno,
naufrago nell’oceano dei desideri,
spinto dalla corrente del nord,
in lontani mari ghiacciati
di lucciole brulicanti
nel sottotetto
del mondo
blu.

 

Sono assente, non sono mia

Sono assente, non sono mia tra
le onde del pensiero obliquo, un
abbaglio di luce che vaga,
scintille della luna sul mare calmo
quando la tempesta si fa sentire.
Svanita nell’oceano possente, la
quiete scende in cristalli di ghiaccio
tra rami marmorei di palissandro.

Sono assente, non sono mia.
sulle corde di una musica celeste
che sussurra dietro il sipario calando
un arpeggio divino di corde d’arpa;
tra elfi e cespugli, una bianca civetta
cercando un nido concavo appartato
per riposare le ali e asciugare le piume
quando la notte scende sul Danubio.

(da Anfora di cielo, Divinafollia Edizioni, 2017)

 

Alexandra Firiță è nata a Slobozia Mândra, e dal 2007 vive nell’Oltrepo Pavese, attualmente a Broni. Esordisce editorialmente nel suo paese con la raccolta poetica Nostalgie (1998) a cui hanno fatto seguito altre numerose sillogi di versi, tra cui due edite in Italia, La mia poesia viene da lontano (2017, Libreria Editrice Urso, Avola) e I sogni delle pietre (Il Sextante, 2023). Nell’ottobre 2016 ha ricevuto il «Diploma di Eccellenza» per l’impegno incondizionato al mondo della cultura, assegnato dalla rivista Sud, Bolintin Vale, Romania. A  dicembre del 2018 le è stato conferito il premio «Donne che ce l’hanno fatta» presso l’Università di Pavia. Membro della Fondazione Culturale D. Bolintineanu (membro fondatore 1969, Associazione per la Cultura e la Tradizione Storica Bolintineanu, 2012) in Bolintin Vale, Romania, Unione Mondiale degli Scrittori Medici (2004), Movimento Letterario Poetas del Mundo, Cile (2018), Federazione Unitaria Scrittori Italiani - FUIS (2019).
«La poesia di Alexandra Firiță, ad una prima lettura, si presenta semplice e piana, per non dire umile, ma in filigrana è profonda e filosofica, densa di concetti che scandiscono un percorso di conoscenza, di intelligenza emotiva e di consapevolezza etica, resi con immagini quotidiane, talvolta sentimentali e apparentemente spontanee, corroborate da un forte senso dei richiami corporei e da potenti istinti lirici. In questo consiste principalmente la sua originalità. La capacità di coinvolgere il lettore, di farlo partecipe dei suoi pensieri, è un’altra parte integrante della cifra distintiva della Firita, che si inscrive nel suo coerente disegno di espressione artistica di un mondo interiore ricco, di vicende umane tristi e liete, di afflati cosmici, in altre parole di una vita vissuta senza risparmio.» (Sonia Sbolzan)

Mani di vento

Tu che abiti il mio cuore come le stelle il ciel sereno
mi fai tingere il volto con gli arcobaleni
mi respiri d’un tratto così come fossi
una nebbia che scende senza paure
e s’impadronisce di strade, di passanti, di alberi
come un poema s’impossessa delle sue parole.
I miei pensieri altrove
altrove la tua ombra che ti sta cercando fra le stagioni.
Gli uccelli sono andati prima che arrivasse la neve
essi sanno seppellire le lontananze nelle loro graziose ali
essi sanno che il bianco ti fa diventare cieco
che il calore espulso col sangue non basta
per fare arrivare la primavera.
A te parlerei sottovoce con la dolcezza
di una tempesta che vuole sedurre la pallida Luna.
Mi tingerei di rosso purpureo come una regina
con le palpebre d’argento e mani di vento
e chiamerei ai quattro venti, ché i miei uccelli
portino te indietro.

 

Le acque turchine

Mai le gonne del mare furono
così vive, così diafane, così ricamate...
Quando riposavano sulla sabbia umida
adornata dalle conchiglie sparse dappertutto
le dita immaginarie della brezza
muovevano le nebbie traslucide e le nuvole
scendevano sulle onde in una folle danza.
Era l’ora in cui il cielo rubava il mare
e non sapevi più dove finisce il cielo
e non sapevi più dove inizia il mare.

Mai i nostri passi incatenati
in un lungo viaggio nel tempo smisero
il fermarsi alle porte dello sconosciuto.
Uno dietro all’altro sembravano sciogliersi nelle
acque del cielo, perdersi nelle nuvole del mare,
svanire in quella terra insaputa dove un’altra volta
Ulisse si lasciò ingannato dall’incanto delle Ninfe.

Era l’ora in cui il mare rubava il cielo
e non sapevi più se potevi fermare
il fremito del cuore impazzito di gioia
e non sapevi più se stessi volando nel cielo
o galleggiando sul mare.
Mai ho smesso di cercare la tua ombra
riflessa nelle le acque turchine
che a volte riposava sorridente vicino alle alghe
e cercavo di sfiorarla con le dita di fumo...

Mai le gonne del mare furono così ricamate...

 

Quel vento

Quel vento profumato di sale che sta sfiorando
con le mani d’aria le guance liquide del mare
non sa che ogni attimo il suo volto si screpola
e diventa un altro e un altro e scivola
nelle conchiglie e plasma misteriose ninfe.
Questo vento che tocca col suo animo
i silenzi del mare non sa che di notte
le ninfe vengono sulle rive
e abbracciate dalla Luna lasciano
le loro lacrime ai pescatori
per sedurli con la loro celeste bellezza
e scappano via all’alba per nascondersi
dentro le loro conchiglie
e diventano piccole desiderate perle
rotonde e pure collane rubate al mare
dai suoi nottambuli pescatori.
Questo vento ladro che fa parlare urlare gridare
il mare e sempre follemente innamorato
delle fruscianti onde, delle ricamate schiume.

Quel vento vagabondo che ruba i silenzi
non sa che nella sua solitudine il mare
raccoglie i suoi volti nelle piccole desiderate
amate perle e sogna essere la sposa
con le più belle collane del mondo.

(da I sogni delle pietre, Il Sextante, 2023)

 

Daniela Lupi, nata a Orșova, nel 2003 arriva a Matera in cerca di lavoro. Nel 2008 inizia a studiare da autodidatta la pittura e decide di «raccontare» i suoi quadri in poesia e viceversa. Il 14 febbraio 2016 il suo quadro-poesia Stalking viene pubblicato all’interno di un articolo sul sito del Corriere della Sera. Nel 2017 vienne pubblicata la sua prima raccolta poetica, Viceversa /isreveciV (Dibuono Edizioni), nel 2021 Ti odio amore (Edizioni LuoghInteriori), e nel 2024 la silloge Rubick (Pegasus Edition; classificata seconda al Premio Letterario Internazionale Montefiore, 13^ Edizione, riceve come premio la pubblicazione del volume). Nel 2024 all’interno dell’evento «Libri in Terrazza», organizzato di Altrimedia Edizioni e la galleria d’arte Opera Arte&Arti, viene ospitata con la sua personale di pittura/poesia «Mondo in Diretta». Traduce diversi libri di poesia e prosa. Riceve numerosi premi in diversi concorsi di pittura e poesia.   
«Si può odiare l’amore? Si può avere contro l’amore risentimento o acredine? Pare di sì, se si è attraversato l’inferno insieme, se l’altro non ha avuto la sensibilità di comprendere la bellezza di un rapporto che doveva essere soltanto dolcezza e felicità ed è invece diventato strascico insopportabile. Daniela Lupi ha il dono innato della spontaneità. Le parole di Daniela non sono mai scontate, mai tautologiche, e racchiudono densamente il sentimento che le anima. Evidente che non siamo dinanzi a testi di sperimentazione, d’avanguardia, ma a testi che cercano di sintetizzare la potenza interiore che sa indorare il mondo. E la voce resta limpida, fresca e spontanea, e così tutti possono agevolmente abbeverarsi alla fonte del suo sentire, alla magia del suo amore dentro un odio che è tutto amore, dentro un amore che è tutto odio.» (Dante Maffia)

Alter ego

Il mio alter ego è impertinente,
ride in faccia alla gente
che lui crede sia
meno credente.

Il mio alter ego è paranoico,
pensa che la sua metà lo ami
ma lei è come lui, strana,
gioca con l’amore
e poi si allontana.

Il mio alter ego è un analfabeta emotivo,
freddo e incosciente
e pensa che tutto gli si debba
incondizionatamente.

Lo lascerò solo
e abbandonato a se stesso,
forse un giorno capirà
che è tutto perso.

15/09/17

 

Bianco

Bianco
foglio,
mente o lamenti frustrati,
scommesse perdenti
di vite bruciate.

Lampade
ammassate su un
tavolo vuoto
all’angolo della
storia, quella senza
finale
e se
c’è, è
banale.

Il bianco puro
ha reso il sangue
bicolore, lutto, nel mio
amore.
Spento tu,
sole.

Bianco.

03/11/2017

 

Fossa dei leoni

Fossa comune - l’anima è
piena di amori dispersi, di giorni
vissuti, cieli coperti di sogni
che svaniscono.

L’universo non mi dà tregua,
m’implora a non mollare la parola,
la parola che sembra svanita nella
nebbia delle chiacchiere amare.

Vivere nella fossa dei
leoni circondato dai colori
mi salva,
non ho
nulla,
a parte te, pennello,
l’unico a essere
vero.

30/12/2015

 

Rinascita

Non mi manchi,
è strano questo
sentimento mai provato
fino adesso,
mi riempie del sapore dolce della libertà,
rilascia il profumo della semplicità.

Νon mi manchi,
anche se la casa è
vuota il ricordo è vago,
fumo che si
disperde nella mia
mente.

Νon mi manchi,
l’anima ha sciolto le catene,
sta assaporando la
solitudine, e finalmente sola
… si adora.

12/01/17

(da Ti odio amore, Edizioni LuoghInteriori, 2021)


A cura di Daniel D. Marin
(n. 2, febbraio 2025, anno XV)