Bookcity Milano 2017, un resoconto dalla Romania Lo scorso novembre (16-19) si è tenuta a Milano la sesta edizione di Bookcity 2017, evento culturale di ampia portata dedicato al libro e alla lettura. Nato forse come risposta orgogliosa al Salone Internazionale del libro di Torino quando questo festeggiava la sua XXV edizione, l’evento milanese ne riprende la periodicità annuale, l’intento di focalizzare l’attenzione generale sul libro e sulla lettura, l’ubicazione tipo sistema solare (con un centro irradiante – a Torino il Lingotto, a Milano il Castello Sforzesco – e una moltitudine di satelliti piccoli e grandi, che sono librerie, sale di spettacolo, musei, piazze ecc.). La risposta contiene tuttavia alcune differenze con cui Milano intende sottolineare la sua individualità e la sua forza: mentre il salone torinese punta sull’universalità del fenomeno editoriale e della lettura ed è un privilegiato luogo di incontro e di dialogo dei produttori e dei professionisti del libro di tutta l’Italia e di tanti Paesi del mondo, fra di loro e con i lettori, il concorrente milanese, facendo esso pure appello a tutti i protagonisti del sistema editoriale, intende usarli – così si legge nel sito web degli organizzatori – «come motori e protagonisti dell’identità della città e delle sue trasformazioni nella storia passata, presente e futura» e intende «avere una dimensione metropolitana capace di aprirsi a una fruizione nazionale e internazionale» e, fra l’altro, di «dare visibilità a Milano come centro della produzione editoriale». L’iniziativa milanese «si inserisce negli eventi promossi dalla città di Milano per rinnovare la propria immagine e offerta culturale». È solo una differenza di visione che, oltre allo scopo pur sempre principale – la promozione della lettura e dei libri in un mondo che legge sempre di meno e sempre meno sui libri – incoraggia il sentimento di appartenenza a un luogo, cosa che andrebbe forse studiata da sociologi e politici. In questa sede invece, non posso che sottolineare l’importanza e l’utilità nel mondo di oggi dell’iniziativa e di lodarla per la sua estensione e varietà. Tale iniziativa è stata «voluta dal Comune di Milano» e dall’Associazione BookCity Milano che riunisce importanti fondazioni con contributi non indifferenti (Fondazione Corriere della Sera, Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Fondazione Scuola per Librai Umberto e Elisabetta Mauri); a queste si sono affiancate l’AIE (Associazione Italiana Editori), l’AIB (Associazione Italiana Biblioteche) e l’ALI (Associazione Librai Italiani), l’associazione Librerie Indipendenti di Milano e il Centro per il libro e la lettura. L’evento dura quattro giorni (di cui uno dedicato alle scuole), ma è, a detta degli organizzatori, il coronamento di una diffusa attività di promozione della lettura che si manifesta tutto l’anno, e in primis del progetto per le scuole realizzato in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per la Lombardia. Nei quattro giorni dell’evento di novembre si svolgono «incontri, presentazioni, dialoghi, letture ad alta voce, mostre, spettacoli, seminari sulle nuove pratiche di lettura, a partire da libri antichi, nuovi e nuovissimi, dalle raccolte e biblioteche storiche pubbliche e private, dalle pratiche della lettura come evento individuale, ma anche collettivo». Quest’anno la costellazione delle attività comprese nell’evento è stata articolata dagli organizzatori in più categorie con i loro luoghi dedicati: eventi tematici, nelle sedi della cultura e della vita sociale milanesi; eventi fuori luogo, che usano sedi non convenzionali e nuovi scenari sociali; eventi diffusi sul territorio, promossi e gestiti da diversi protagonisti della vita culturale cittadina (editori, librerie, biblioteche, istituzioni culturali e scolastiche); eventi in biblioteca; eventi laboratorio per ragazzi, bambini e famiglie. Come risulta anche da tali categorie, la caratteristica più importante di questa edizione e, secondo me, essenziale per il messaggio globale dell’evento, è stata la ramificazione del progetto in sottoprogetti che si proponevano la sua diffusione totale, continua e capillare nella città e nel territorio: il «BookCity nelle scuole» e «nelle Università» con dibattiti e riflessioni sul mondo contemporaneo; lo «Speciale bimbi» con un programma ricco di letture e di attività per i più piccoli; il «BookCity Young» in collaborazione con tutto il sistema bibliotecario milanese, con tours e incontri nelle biblioteche; il «BookCity sociale» dedicato alla diffusione della lettura nelle fasce disagiate della popolazione, che ha coinvolto varie associazioni di volontari ma anche carceri e ospedali. Un esperimento interessantissimo nella stessa direzione è stata la maratona di lettura «Le voci della città», durata tutta la notte tra sabato 18 e domenica 19 novembre, dove attori, lettori volontari, artisti di vario genere e musicisti hanno letto o interpretato brani suggeriti da testi di Pier Paolo Pasolini. Tale carattere popolare e capillare si è manifestato sin dal primo momento, con l’inizio delle quattro giornate segnato dalla grande festa «BCM17 comincia in libreria», diffusa in decine di librerie di tutta la città, anteprima che presentava al gran pubblico i libri protagonisti dell’edizione; e poi, fra altre manifestazioni, è continuato con Il Festival delle Metropoli che per quattro giorni ha percorso i vari quartieri della città raccontando insieme ai cittadini le sue strade e le sue piazze – un’iniziativa simile a quella che da anni svolge con grande successo a Bucarest l’associazione ARCEN. Oltre a queste manifestazioni di massa, vari eventi puntuali sono stati dedicati a grandi personalità del mondo della cultura; e basta ricordare quello inaugurale, dedicato al famoso antropologo e etnologo Marc Augé, o quello di chiusura, che onorava la memoria e l’eredità culturale di Umberto Eco. La sintesi delle manifestazioni, come comunicato dagli organizzatori, è in cifre il seguente: più di 1.100 eventi, promossi da 430 soggetti tra editori, associazioni e fondazioni, più di 2.000 ospiti, 200 sedi (in tutti i quartieri di Milano e della Città Metropolitana); Bookcity Scuole ha lanciato 170 progetti presentati da 90 promotori che hanno coinvolto più di 1.200 classi di ogni ordine e grado; 89 sono stati gli incontri nelle Università; più di 175.000 lettori hanno partecipato alle numerose iniziative dell'edizione; il traffico sui social (Facebook, Twitter, Instagram) è cresciuto del 25% rispetto ai dati dell'ultima edizione. C’è dunque da sperare anche per il futuro. Senza avere (ancora) il respiro internazionale del Salone di Torino, quest’anno il Bookcity milanese non ha tuttavia ignorato le risorse straniere più accessibili, ossia gli istituti di cultura stranieri riuniti nell’EUNIC Milano (European national Institutes for Culture), rete creata nel 2008 per la sinergia dei PPaesi europei nella promozione e diffusione della cultura nel mondo. Nel quadro dell’EUNIC anche la Romania ha potuto far la sua parte nel progetto proposto dagli organizzatori, cioè «Le strade della fiaba europea», letture animate di fiabe provenienti da Più paesi europei, quali Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Germania, Polonia, Romania e Spagna. Il 18 novembre, presso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci di Milano, l’Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia – che, anno dopo anno, si distingue, fra l’altro, per le sue consistenti partecipazioni al Salone torinese – ha presentato, in collaborazione con DOdA design e insieme agli attori di PACTA dei Teatri e Ditta Gioco Fiaba, Il figlio di Aram di Sînziana Popescu. Il testo era tratto dall’edizione italiana del volume della stessa autrice, Il viaggio di Vlad nel Mondo-di-là pubblicato nel 2015 presso la casa editrice Mediamorphosis nella traduzione di Sara Salone, e presentato nello stesso anno al Salone Internazionale del libro di Torino. Della vivacità della performance e dell’interesse del pubblico danno prova le immagini pubblicate sul sito dell’Istituto, qui accessibili. Smaranda Bratu Elian |