Il maestro Aurel «Bebe» Ierulescu, architetto e scultore dell’arte contemporanea (1941-2023)

«Osservatore, dipende da te se ciò che vedi è una meraviglia o una tomba».

«A un certo punto della mia vita ho avuto una rivelazione folgorante pensando a colui che, attraversando la strada nei pressi dell’Arco di Trionfo a Parigi, mi ha spiazzato per la sua straordinaria drammaticità: osservatore, dipende da te se ciò che vedi è una meraviglia o una tomba». Una frase straordinaria che lascia spazio al sogno, all’interpretazione, senza tuttavia rovinare alcunché. E tu come vedi le cose? Cos’è importante per te? È questa la domanda che sta in fondo a tutto e che ciascuno conserva nel proprio cuore».
Una vita intera – quella di Aurel Ierulescu – dedicata all’arte e alle sue forme, ai materiali, alle tecniche, alla ricerca continua della perfezione e dell’armonia. L’incontro con la sua umanità emoziona e fa riflettere allo stesso tempo. Entrare nel suo spazio creativo che racchiude tutta l’essenza artistica ed esistenziale della sua produzione, offre a ognuno un’esperienza di grande fascino. Le sue opere non hanno nulla da invidiare a contemporanei e predecessori.

Aurel Ierulescu mi accoglie nella sua casa-atelier con entusiasmo e calore lasciandomi esplorare ogni singolo oggetto e ogni angolo del suo universo. Commuove la storia di questo artista: ne emerge tutta la fragilità dell’uomo che cova ancora un desiderio di fecondità creativa che solo lo scorrere veloce del tempo gli impedisce di realizzare.
La narrazione di Ierulescu prende le mosse dalla famiglia d’origine: «Sono nato a Bucarest nel 1941, mia madre era greco-cattolica e mio nonno fu, a Târgu Mureș, scultore di talento nelle chiese greco-cattoliche: proprio per questo motivo la mia famiglia è sempre stata molto legata alla tradizione di quella chiesa. Sono passato da un regime all’altro in maniera relativamente silenziosa in quanto, durante il regime di Ceaușescu, ho praticato la mia arte con il nome di arte decorativa, termine che all’epoca ci consentiva ampia libertà di espressione nell’ambito del nostro lavoro. Si trattò, per noi artisti, di un’autentica fortuna: grazie infatti a questo gioco di parole, ci veniva lasciato un minuscolo pertugio che ci consentiva di lavorare”.

Da questa sia pur limitata libertà di espressione, da manovrare tra l’altro con estrema cura per evitare qualsiasi tipo di problemi, prende avvio la carriera artistica di Ierulescu grazie anche all’incontro con un famoso accademico. «Ho conosciuto persone straordinarie come il rettore della Facoltà d’Arte e il rettore della Facoltà di Storia delle Arti, uomini di grande valore per la Romania di allora: sono stato sotto la loro ala protettiva. Appena terminata l’università di architettura nella mia cerchia di amicizie c’era una persona che aveva un legame diretto con il professore universitario Doicescu, circostanza che mi ha aiutato a entrare a far parte di quell’ambiente. Ho lavorato nella sua casa: aveva un atelier che mi ha consentito di avvicinarmi a lui: gli piaceva quello che realizzavo e mi ha lasciato lavorare lì insieme a un collega. Così, subito dopo aver terminato gli studi, ho potuto iniziare la mia attività. Una persona che mi ha aperto gli occhi riguardo a questo tipo di arte è stata una donna appartenente alla famiglia Doicescu; abbiamo collaborato per alcuni anni anche se poi le nostre strade hanno intrapreso percorsi individuali. Si chiamava Ada Ioanid ed era la moglie del rettore dell’Accademia delle Belle Arti di allora oltre che un’artista».
Prende così avvio una fase ricca di scoperte: materiali potenzialmente utili e scoperta di oggetti da creare e modellare.
«Ho iniziato – racconta Aurel – con la terra, una materia primordiale che ti accoglie: la modellavo e creavo oggetti che sapevo di poter usare a mio piacimento. Non credo di esagerare nel dire che per me la terra è stata una salvezza: la cuoci e la terra resta lì e tu puoi procedere utilizzando un altro materiale. Si è trattato, durante il mio lavoro, di un flusso di circostanze veramente favorevoli».

Questa scoperta, così profondamente legata al mondo naturale, fa sì che l’artista trovi proprio in ciò che della natura lo colpisce, la fonte di ispirazione per le sue opere.
«Ho sentito che esistono forme naturali che posso essere utilizzate come stimolo per dar vita ad un oggetto d’arte: nella natura sono reperibili tutte le forme presenti nella realtà! Dipende, questo è chiaro, dalla creatività, dall’estro con cui sai sceglierle e interpretarle. Mi sono legato a queste possibilità e ho selezionato tutti quegli elementi che avevano a che fare con il mare come, ad esempio, le conchiglie e i pesci. L’acqua e il suo continuo movimento ti conducono in un certo tipo di mondo, un mondo che ti affascina». Alcune delle opere di Aurel infatti, oltre ai loro titoli, portano in sé l’essenza stessa del mare. L’artista arriva così a fondersi con quanto crea; va detto a questo punto che un ruolo fondamentale nella sua ricerca di equilibrio e perfezione lo giocano i materiali che utilizza.
«Fin dall’inizio – ci confida l’artista – ho avuto una padronanza della materia: lavorare con la terra, o con il vetro, era per me qualcosa di assolutamente naturale, come una sorta di gioco straordinario; e poiché ho potuto usare la materia nell’arte decorativa ne ho approfittato fin da subito. Non appena aprivo gli occhi, la mattina, avevo già in mente quello che avrei creato».

Fu questo il momento in cui gli si fece incontro un amico che gli propose di aprire una fabbrica. L’idea si concretizzerà nel 1994 e prenderà il nome di Tekart con sede a Bucarest.
Visitarla è come un tuffo nel passato, in un tempo che fatica a resistere nel presente frenetico in cui viviamo; un presente che tutto fagocita secondo una logica dettata solo dal mercato, dove ciò che conta non sono più l’arte di qualità di un artigiano artista insieme al pregio della sua esperienza, l’esperienza di chi da sempre lavora con gusto e passione grandi; di chi avrebbe preferito consegnare il proprio talento ai giovani  piuttosto che al Dio denaro e alla plastica sicuramente non biodegradabile.
È lo stesso Aurel a dichiararlo: «È ormai quasi impossibile allontanarsi dai cosiddetti pezzi unici, dalla piccola serie per andare verso la maxi produzione: significherebbe minimizzare ciò che realizziamo».
Aurel ricorda i primi passi mossi in quest’avventura: «A quel tempo lavoravo da solo e un giorno un amico artista è venuto a farmi visita chiedendomi, in forza della mia esperienza, dei consigli tecnici; in realtà la sua idea era di dar vita a un centro di produzione. Mi chiese di che cosa c’era bisogno… Gli risposi che occorreva gesso, cera, ceramica, metallo e quant’altro. È nata così l’idea originale: che cosa poter realizzare nel centro di produzione, quali tecnologie introdurre; l’opera infatti funzionava grazie all’Unione degli Artisti Plastici. Siamo partiti così: con quanto avevamo ricevuto in dotazione; lo slancio mio, per certi versi più moderno in quanto conoscevo i macchinari, mi ha consentito anche di farli funzionare».
Sono anni importanti, questi, per la fabbrica che collabora con le più prestigiose istituzioni della Romania: Aurel e il suo entourage sono tra i pochi, se non addirittura gli unici, nel paese, a realizzare stemmi, insegne, trofei - non ultimo il noto Cerbul de Aur – busti, statue, bracciali, fibbie e tanto altro. Non trascurabile il fatto che Aurel partecipa persino alla restaurazione della sala Kalinderu e della cattedrale cattolica San Giuseppe (Sfântul Iosif) di Bucarest. Un altro aspetto di rilievo è la stima che numerosi artisti romeni di fama nazionale e internazionale nutrono nei suoi confronti tanto da affidare ad Aurel la realizzazione delle loro sculture.

L’artista non appare quasi mai in pubblico, fatto salvo per l’occasione di qualche mostra o esposizione. Si è reso inoltre disponibile nei confronti di quanti gli hanno chiesto un contributo senza mai farsene un vanto o pubblicizzare i suoi interventi. Una persona umile, potremmo dire di un'altra epoca, con una sensibilità artistica che sorprende, incuriosisce ed è in grado di contagiare. 
«Senza una convinzione forte dentro, certo non avrei resistito a tutto quanto mi accadeva intorno».
Saranno decisivi per Aurel i viaggi all’estero, viaggi che in qualche modo ritroviamo nelle sue opere come lui stesso testimonia: «nonostante fosse difficile uscire dalla Romania, ho visitato diversi paesi. Il viaggio in Italia credo mi abbia lasciato il maggior numero di ricordi! Ho raggiunto l’estrema punta dello stivale. Mi rammento bene di ciò che ho visto viaggiando: strutture di mura e di rocce che possedevano proprie forme scultoree… Le ho ripescate tutte dalla memoria e le ho trasformate con orgoglio fino a portarle lì dove dovevano continuare ad esistere. Una volta scoperte queste strutture rocciose - penso ad esempio a quelle di Capri - l’artista Arnaldo Pomodoro ha rafforzato la mia convinzione e intuizione».

Un’opera tra le tante, che documenta le parole di Aurel, è intitolata Crystal e nasce proprio al suo rientro dall’Italia: «Avevo attraversato delle montagne che possedevano questa struttura, come fossero veri e propri canyon; per questo ho voluto lasciare impressa l’immagine potente della materia».
Aurel, oltre a Crystal, mi presenta alcune delle opere che si trovano nel suo studio: Cuplu/Coppia che rappresenta un uomo e una donna, all’apice della sintesi, stretti in una sorta di abbraccio. Echilibru/Equilibrio così chiamata perché si regge su di un unico punto di appoggio. Indragostiti/Innamorati, Fereastra/Finestra, Bou/Bue statua, quest’ultima, alla quale racconta di aver lavorato a lungo e di esservisi appassionato in maniera singolare. Scoica/Conchiglia, Floare de apa/Fiore d’acqua, Pom/Albero, Pasăre/Uccello la cui caratteristica è quella di modificarsi, a seconda delle differenti angolazioni da cui la di guarda.
Tra gli ultimi desideri che avrebbe voluto vedere realizzati ce n’è uno in particolare: «Mi piacerebbe, radunare per un tempo lunghissimo tutti quanti i miei lavori, salvaguardando il più possibile la loro intrinseca coerenza; vorrei insomma che non andassero dispersi, ma fossero custoditi per il loro effettivo valore. Non sarà cosa facile realizzare questo progetto, ma io continuo a sperare. Sono fiducioso: se qualcuno vorrà considerare le mie opere e crederà nel loro valore, allora saranno veramente protette». Auguriamo ad Aurel che il suo sogno possa davvero compiersi.
Una parte dei suoi lavori può considerarsi prettamente artistica: raccoglie infatti le sue opere d'arte, in prevalenza sculture. una aperta al pubblico, fatta di oggetti che si possono trovare in alcuni negozi di artisti o nei musei della Romania.



Bue


Uccello


Coppia



Innamorati




Il Cervo d'Oro




Crystal




Conchiglia




Finestra




Il maestro Aurel Ierulescu e Serafina Pastore, dicembre 2022



A cura di Serafina Pastore
(n. 12, dicembre 2023, anno XIII)