Alla memoria di Antonio Rizzo, amico della Romania

Ho avuto il piacere di presentare uno dei libri scritti da Antonio Rizzo, che ci ha lasciato il 2 novembre 2024 a 82 anni,, forse perché non voleva o non poteva lavorare più alla redazione di un altro suo «quaderno d’infanzia» (una metafora usata da lui per ricordarci che le gran belle cose della vita si apprendono all’età quando scopriamo il mondo in famiglia e a scuola).
Antonio è stata una persona speciale, un italiano stabilitosi in Romania, dove ha trovato, oltre ad alcune difficoltà di vario genere, tanto affetto e simpatia da parte degli italianisti che lo consideravano un dono divino perché, con la sua intelligenza, con la sua preparazione intellettuale, è riuscito a diffondere aspetti importanti della cultura e civiltà del suo paese.
Scrivere di Antonio al passato è difficile, perché è stato una presenza molto attiva nell’ambito dell’Associazione degli Italiani di Romania (RO.AS.IT.), della Società «Dante Alighieri», o «Cesare Pavese», ai convegni organizzati nelle biblioteche e università romene (Bucarest, Cluj-Napoca o Suceava), alle manifestazioni letterarie artistiche delle scuole con  insegnamento intensivo dell’italiano («Aldo Moro», «Dante Alighieri», «Ion Neculce»), scrivendo e  presentando libri, spettacoli di teatro e cinema, partecipando a mostre di pittura.
Lascio qui, come omaggio per il suo ultimo cammino questa volta nel mondo dell’aldilà, dove incontrerà gli spiriti eletti che ha tanto amato, alcune righe della presentazione che ho fatto al suo libro dedicato al capolavoro di Manzoni, I promessi sposi, da lui tanto apprezzato e ben conosciuto e ben commentato.
Sarà questo un fiore che spero lo possa accompagnare adesso in un posto dove credo che troverà finalmente la pace che voleva e che meritava tanto!  


ANTONIO RIZZO
Mi ricordo di un giorno di scuola
Quaderno 4
vi racconto il romanzo degli italiani:
I Promessi sposi
di Alessandro Manzoni


Laureato in sociologia all’Università di Urbino e specializzatosi in semiotica e giornalismo – sociologie settoriali – e insegnante di strategie comunicative, Antonio Rizzo è uno studioso della lingua, ma anche della letteratura, cultura e civiltà italiana.
Appassionato di queste discipline e dedicato anche alla pittura – pittore pure lui, con diverse mostre di tele e disegni apprezzati dal pubblico e dai critici –, è arrivato, scrivendo sulla letteratura e sulle arti, egli stesso critico e storico.
Da tredici anni, da quando si è stabilito in Romania, come membro dell’Associazione degli Italiani di Romania (RO.AS.IT.), ha svolto una ricchissima attività di divulgatore culturale, tenendo delle conferenze e scrivendo certi libri che l’hanno fatto conosciuto anche nell’ambiente universitario.
Che cosa scrive Antonio Rizzo? Scrive libri sui libri, che non chiama né studi o saggi, né storie letterarie, ma semplicemente “Quaderni”, quaderni su momenti di spicco e su autori importantissimi della letteratura italiana, una delle più ricche del mondo, che ha prodotto correnti e movimenti culturali maggiori, tali l’Umanesimo ed il Rinascimento. Così, in solo cinque anni (tra il 2014 e il 2019) ha firmato quattro volumi (i già accennati «quaderni») intitolati:
Viaggio nella memoria attraverso le poesie imparate a scuola, 2014
Dante: Inferno in canti e terzine scelte, 2015
Poeti italiani fra tradizione e innovazione: dai Crepuscolari a Quasimodo e Ungaretti, 2016
Vi racconto il romanzo degli italiani: I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, 2019.
Quest’ultimo volume non è un semplice racconto del romanzo manzoniano, collocato accanto alle simili opere narrative dei più insigni scrittori universali – Honoré de Balzac, Victor Hugo e Lev Tolstoj –, ma una lezione di come leggerlo e capirlo, dato che vengono presentate tutte le condizioni storiche (socio-politiche e culturali) in cui si trovava non solo l’Italia, ma tutta l’Europa nel Seicento (il periodo in cui accade la trama dell’opera).
Se Umberto Eco ha rinarrato la storia di Renzo e Lucia, cioè il romanzo di Alessandro Manzoni, per i bambini (Casa editrice Curtea Veche, 2014), Antonio Rizzo rifà la famosa storia questa volta per gli adulti. E le sue spiegazioni sono chiare, esaurienti, pur se cariche di vario genere d’informazioni (sulla geografia della Lombardia e sull’architettura delle città come Milano, Bergamo o, specialmente, di Lecco, dove accade la più importate parte della storia dei protagonisti, sulle abitudini e costumi degli abitanti, sia in tempo di pace, che di sommossa, durante la carestia o durante la grave epidemia di peste. Vengono spiegate le leggi del tempo e le regole della chiesa e specialmente viene disegnato il quadro in cui l’Italia è passata dal dominio spagnolo e francese a quello austriaco, che porterà alle guerre e alle rivoluzioni prima della liberazione e dell’Unità nazionale del 1860.
Così, nel Proemio storico sono presentate l’Epoca di ambientazione del romanzo (la guerra dei Trent’anni), Il secolo XVII in Italia, La decadenza politica, economica e del costume e poi da Milano e Lombardia, tutta l’Italia.
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Dopo aver spiegato capitolo per capitolo perché Manzoni ha deciso di scrivere questa storia piena di eventi drammatici e di destini a volte tragici (la fine della Monaca di Monza o dei poveri milanesi uccisi per la falsa accusa di essere stati degli «untori» e poi tutti i morti di peste, e le altre vittime, ecc.), Antonio Rizzo aggiunge una specie di epilogo, accennando che «Manzoni, in trentotto capitoli del romanzo non aveva detto tutto», perché c’era ancora da dire tanto su una storia «che non poteva essere liquidata così, semplicemente» e ci parla della Storia della Colonna infame, testimonianza di un’epoca «sudicia e sfarzosa», che è stata presentata in un romanzo storico, sì, ma romantico, no. Perché il realismo di Manzoni ha fatto dei Promessi sposi un’opera pre-veristica in cui l’argomento, i personaggi (la Monaca di Monza - Marianna de Leyva y Marino e l’Innominato - Francesco Bernardino Visconti della famiglia di Brignano), le loro vicende, sono reali o almeno verosimili. Alessandro Manzoni ha criticato una società corrotta, piena di contraddizioni, di falso e di ingiustizia, cioè quella del Seicento, ma Antonio Rizzo rimanda molti dati e aspetti negativi alla contemporaneità che non è lontana dalla società di allora, anzi può essere ancora più piena di malvagità.
Oltre alla presentazione dei capitoli (alla trama, a qual è stato l’intento dell’autore nello sceglierlo e comporlo), Antonio Rizzo ci presenta le principali fonti storiche del libro manzoniano: Giuseppe Ripamonti, Alessandro Tadino, Melchiorre Gioia.
Dopo aver accennato al valore linguistico del romanzo, che è stato riscritto più volte e pubblicato in due edizioni (del 1827 e del 1840), per arrivare alla forma di un’opera scritta in «un milanese sciacquato nell’Arno», Antonio Rizzo ricorda il merito di Manzoni di aver contribuito alla questione della lingua come creatore di una nuova forma espressiva linguisticamente che, dopo il toscano fiorentino di Dante, Petrarca e Boccaccio, lo fece diventare il quarto padre della lingua italiana letteraria.
Sono tante le cose da dire, sia sul capolavoro manzoniano, sia su come l’ha ‘spiegato’ Rizzo, per farci godere una lettura «avvisata», come diceva Sartre.
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L’aggiunta delle pagine contenenti la biografia di Manzoni, le sue opere di poesia, teatro e narrativa, saggistica, storiografia, filosofia morale e linguistica, insieme alla microantologia in lingua italiana, comprendente i brani più famosi dell’opera, rende ancora più valoroso questo «quaderno». Sono poi da apprezzare le immagini, i quadri e le fotografie che ci fanno aver più chiari i paesaggi e i ritratti.
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In fine, dobbiamo ringraziare per la pubblicazione in Romania di un volume di storia e critica letteraria così importante (anche se riferito a un’opera unica e a un unico autore) la prof.ssa Ioana Grosaru, Presidente dell’Associazione degli Italiani di Romania (RO.AS.IT), che ha curato questa edizione.



Otilia Doroteea Borcia
(n. 12, dicembre 2024, anno XIV)