Gheorghe Fikl, l'artista fantasioso che dipinge per Carlo d'Inghilterra

«Tutto ha avuto inizio a Bucarest, alla Galeria Posibilă, dove ho “sprigionato la vita”», mi aveva confessato recentemente l'artista Gheorghe Fikl, quando finalmente l'avevo incontrato dopo numerosi tentativi.
All’inizio dell’anno mi trovavo a New York e sono entrata in una galleria d'arte a Soho. Ho chiesto se avessero mai esposto opere di qualche artista romeno. Mi hanno detto di no, ma che avrebbero voluto esporre le opere di Gheorghe Fikl, uno straordinario artista romeno. Ho avuto un sussulto, soprattutto perché Gheorghe Fikl è di Timisoara, come me. Me ne sono andata sorridendo, la mia città ha artisti famosi e apprezzati nel mondo. Tornata a Timisoara dopo la mia gita americana, ho cercato Gheorghe Fikl. Volevo conoscerlo e raccontagli l'episodio di New York. Dopotutto, mi era venuto il batticuore senza neanche averlo mai incontrato. Poi, ho visto i suoi lavori. Un altro sussulto. Più forte, molto più forte. L'arte di Fikl non lascia indifferenti. L'impatto, prima di tutto visivo, con dettagli straordinari, sovrapposizioni scioccanti e opulenti decorazioni barocche; poi l'impatto simbolico per suggerire una profonda lotta interiore.

«Le sue composizioni sono quasi sempre equilibrate, con un'immagine centrale, che rappresenta un animale, rivolta verso uno sfondo simmetrico. La figura al centro è illuminata con drammaticità da un'unica fonte di luce proveniente dall'alto, quasi a richiamare una produzione teatrale. I suoi lavori sembrano davvero estrapolati dal teatro, suggerendo un dramma complesso che viene rivelato in ogni dipinto.
Si possono paragonare a opere funeste, create attraverso la pittura. L’uso predominante del rosso e del nero fissa il tono dei drammi entusiasti che sicuramente abitano la mente di Fikl. I suoi dipinti caldi e bui devono essere grandi. Le dimensioni devono lasciare spazio non solo per le pennellate intense, ma anche per l'imponente iconografia, e ciò grazie alla teatralità che ne deriva. Esiste qualcosa di quasi pagano nell'approfondimento primario e carnale dei dipinti. Essi sono iconografici: composizione centrale, con i dettagli eccessivi completamente eliminati. Soltanto gli indicatori celati dell'opulenza e della venerazione sono creati con dolcezza. Prendiamo in considerazione un esempio, l'opera Taur violet, in cui il toro viene contornato, come se rappresentasse una pittura rupestre. Sulla base di secoli di connotazioni e associazioni, in questo dipinto il toro richiama il suo simbolismo intrinseco: la fecondità, la virilità maschile, lo spirito guerriero. Il toro non è un semplice toro, si tratta di Taurus, un simbolo complesso, venerato per secoli e considerato il talismano del potere e dell'azione. Sia in Taur cu cortina che in Taur violet queste creature bovine posano con profonda consapevolezza della loro immensità e del rispetto che incutono.
Come il toro, anche gli altri animali intorno ai quali Fikl gravita suggeriscono una moltitudine di simboli. Ogni animale porta con sé la storia di un mito. L'ariete di Oi cu caldelabru posa come in un ritratto biblico, consapevole del suo status di animale sacrificale. Il gregge di pecore di Turmă şi candelabru è quasi fonico. Le pecore, gli unici animali a guardarci direttamente negli occhi e non di lato, conservano una composizione figurativa lineare, molto importante per Fikl», scrive Chen Tamir dopo l'esposizione tenutasi a New York alla Solo Show Slag Gallery, New York Labyrinth (2 aprile – 9 maggio 2009).

Ma ogni volta che lo cercavo, Gheorghe Fikl era fuori città. A Bruxelles, Lussemburgo, Parigi, Socolari... Lo scorso mese mi ha invitata a visitare la Casa dell'artista a Socolari, dalle parti di Cheile Nerei, un posto molto bello e isolato, là dove si è ritirato per lavorare.


Finalmente l'ho incontrato insieme ad Alina Lăţan, con cui sta preparando un progetto artistico complesso. Gheorghe Fikl è un artista completo. Pittura, musica e fotografia coesistono nel suo universo artistico. «Ho dei momenti in cui sento che la pittura non mi può completare del tutto. In quei momenti voglio una conferma immediata, quella sorta di risposta entusiasta e spontanea che si ottiene quando si suona dal vivo o si recita in una pièce teatrale. Per questo, quando suono, la musica arriva necessariamente come un completamento, anche se mi rendo conto che neanche essa, da sola, può darmi completa espressione. Perché l'immediata esplosione del successo, “vivere” le emozioni sublimi insieme al pubblico, è sempre effimero, colpisce e si dissolve gradualmente, mentre la comunicazione affettiva, anche se con effetto ritardato, si amplifica in modo costante, nel tempo, quando si tratta di pittura. Sembra che tutti noi avvertiamo quella nostalgia che arriva dopo l'ampiezza e la forza dell'arte primordiale rimasta intonsa» confessa l'artista.

La Casa dell'artista di Socolari è sia un atelier di pittura che un palcoscenico che ospita il pianoforte, la chitarra e l'impianto sonoro dell'artista; una casa dove l'arte può risuonare; la si sente e la si vede. La si vive. Mi ha colpita l'espressione di Gheorghe Fikl che ripete ogni volta che parla di Socolari: «Lì sprigiono la vita». La Casa dell'artista è sia uno spazio esterno che interno, atemporale.

Gli ho chiesto di raccontarmi della sua ultima esposizione ad Archita, l’8 giugno scorso, dopo la quale i suoi quadri (Taur violet în altar e Staul cu oii şi candelabru) sono arrivati a far parte della collezione privata del principe Carlo.

«D'estate mi trasferisco da Timisoara a Socolari, l'anno scorso ho ricevuto una telefonata da parte del Colonnello Michael Carrington. Mi ha detto qualcosa di Sua Altezza Reale il Principe del Galles, del fatto che aveva visto le mie opere e che volevano che li incontrassi. Ho chiesto un po' di volte: “Cosa? Come?”. Dopo di che ho aperto bene le orecchie. Ecco cosa volevano da me: il principe Carlo viene ogni anno in Romania, ha una zona preferita, Archita. È un posto che vuole promuovere, in cui vuole investire... Era interessante capire cosa c'entrassi io con quel posto. E per molto tempo non l'ho capito. Comunque, Sua Altezza Reale e Imperiale, l'Arciduca Andreas d’Asburgo-Lorena ha scoperto le mie opere durante un'esposizione, gli sono piaciute. Dall'Arciduca Andreas d’Asburgo-Lorena il catalogo con le mie creazioni è arrivato a Sua Altezza Reale il Principe Carlo. Anche a lui sono piaciute. Anche lui è un appassionato di arte, ha un master in belle arti… anche lui dipinge.

Mi è stato proposto di organizzare un'esposizione al Centro culturale Von Sternburg in occasione dell'arrivo del Principe Carlo ad Archita. Con la collaborazione della Fondazione Maria Nobrega, un'organizzazione molto influente presieduta dalla signora Elisabeth Nobrega de Araujo Tsakiroglou e dal Colonnello Michael R. Carrington, abbiamo organizzato questa esposizione.

Sono consapevole che in seguito a questa proposta si sono aperti molti orizzonti... Non riesco a immaginare come sia successo. Soltanto esponendo nelle gallerie non avrei mai potuto entrare in questo ambiente. È anche una questione di fortuna...», confessa l'artista.

«L'esposizione si trova ancora ad Archita, e il 7 settembre scorso ho organizzato un'altra esposizione a Târgu Mureş per il centenario della Casa della Cultura della città – un edificio secessionista con un'architettura fantastica. Non so se hai visto l'edificio, è stupendo. In quell’occasione è stato chiesto al Colonnello Michael Carrington di organizzare un ricevimento. Ovviamente, un'altra occasione per mostrare i miei lavori ad altri collezionisti interessati», aggiunge Fikl.
«Ho esposto anche i miei nuovi lavori, quelli che ho creato quest'estate a Socolari. L'esposizione doveva essere completa perché avevo dato via molti dei miei lavori. Vediamo quali altre proposte riceverò ancora», afferma Gheorghe Fikl, con l'entusiasmo dell'artista che vuole «sprigionare la vita».

Anche se riceve proposte da tutto il mondo per esporre le sue opere, Filk sceglie con molta attenzione le gallerie d'arte per i suoi lavori. Fino a oggi, fuori dalla Romania, ha esposto a New York (Slag Gallery) e Lussemburgo (Galerie Schortgen). «Ho esposto alla Slag Gallery a New York, ho avuto successo, ho venduto molti dei miei lavori, un bilancio positivo, l'unica pecca è che io non c'ero. È un po' lontano. Se fosse stato ora, forse ci sarei andato. Devi essere lì presente. Recentemente, durante l'esposizione a Lussemburgo a febbraio, mi hanno detto che non dovevo andare, i collezionisti non vengono al vernissage, vengono dopo. Sono andato comunque, è bene essere presente. Non puoi sapere chi incontri, il pubblico guarda l'esposizione con occhi diversi quando l'artista è presente. L'interazione è diretta. Ho letto l'articolo che hanno scritto a Lussemburgo dopo l'esposizione. Forse se non fossi stato presente, l'avrebbero scritto in maniera diversa». Se fossi andato anche a New York, ora non sarei qui. Le cose sarebbero andate diversamente», confessa Fikl.

Le cose sono «andate» bene per l'artista di Timisoara. Oggi Gheorghe Fikl lavora, insieme ad Alina Lăţan, a una serie di progetti che i due artisti vogliono esporre la prossima primavera.
«Ho alcuni quadri di grande impatto, quelli con quarti di carne, che trovo perfetti per una galleria a Berlino. Fino a ora ho ricevuto una proposta per esporre questa serie di lavori da parte di una galleria d'arte di Londra, la Marlborough. Io miro in alto con questa serie di quadri. Ho fatto centro con alcune gallerie di Parigi a febbraio, ma le circostanze hanno voluto che io dovessi scappare da Parigi... ma non sono scappato dalle gallerie. Sono scappato per poter ritornare più tranquillo...», confessa con un sorriso amaro.


«Vorrei ritornare a parlare della serie di lavori con quarti di carne, opere che mi fanno stare bene. Anche se a Lussemburgo ho sentito qualcuno che diceva che queste opere non si possono appendere in un soggiorno. La mia arte non è adatta al soggiorno, questo è vero. Ricordo come ho conosciuto Alina. Sono trascorsi già parecchi anni, era in occasione della presentazione del sua tesi di diploma, alla fine del liceo. Sono rimasto senza parole. Già allora avevo proposto ad Alina di lavorare insieme a un progetto; volevo che intervenisse nelle mie opere per curare l'aspetto dei costumi. Si tratta di una doppia creazione. Alina, come me, crea, dopo di che insieme ricreiamo tutta l'opera. Io ho già la serie di lavori con i quarti di carne inseriti in ambienti barocchi, e anche quelli con i tori che voglio esporre “live”. L'ispirazione l'ho avuta dal registra armeno Sergei Parajanov, di grande fama e talento. Per lui l'immagine filmata è pittura, staticità ma con movimenti molti lenti. Questo è ciò che io e Alina vogliamo fare: elementi della mia pittura che prendono vita. Vogliamo fare un quadro vivo», racconta Fikl.
«Una decorazione portata verso il costume teatrale, portata verso l'artista. Io faccio i costumi nel suo quadro. Porto i personaggi nel suo mondo, porto le maschere… il personaggio in carne e ossa», aggiunge Alina Lăţan.
«Ci sarà anche una scenografia. Ho già proposto il quadro per lo sfondo. Aspetto la proposta di Alina, voglio vedere come estrapola i personaggi dalla scena, dopo di che parleremo», dice Fikl.

Sia Alina che Gheorghe mi hanno confessato che il loro progetto verrà probabilmente esposto all'estero, anche se entrambi vorrebbero che l'esordio fosse in Romania, a Timişoara.
«Anche qui, nel nostro Paese, ci sono molti collezionisti che conoscono la mia arte. A Bucarest, per esempio, ho esposto dopo una pausa di cinque anni. E le cose sono andate meglio di prima. La Galeria Posibilă ha offerto un maggior coinvolgimento. L'anno scorso eravamo in tre a esporre le nostre opere. Solitamente espongo da solo, come ospite d'onore. Ho venduto due lavori, uno dei quali proprio a uno straordinario collezionista che ha fatto il mio nome a una galleria d'arte di Berlino. Non ho bisogno che siano in molti a comprare i miei lavori, l'importante è dove arrivano. Proprio recentemente ho chiesto a questo collezionista “Cosa hai fatto con il mio quadro? Ce l'hai ancora o l'hai messo dietro all'armadio?”, mi ha detto che il mio quadro fa parte della sua quotidianità. È molto bello sentire queste dichiarazioni... Ti rendi conto quanta responsabilità ho addosso?», racconta Fikl.

Ho chiesto a Gheorghe Fikl come lavora. Ora che conoscevo l'importanza dello stato interiore ed esteriore dell'artista, volevo scoprire come si crea un'opera dal punto di vista tecnico e pratico.
«Già dopo la mia prima esposizione a Bucarest ho iniziato ad avere molti ammiratori, per cui lavoravo su commissione. Ma questo non mi lasciava spazio d'espressione. Ora è diverso. Ora creo una serie di lavori, e se qualcuno è interessato compra quello che offro. Offro quello che ho, e ho trasmesso ai collezionisti d'arte la capacità di rallegrarsi di quello che possono comprare, creato in base alla mia percezione artistica.
Io lavoro per me. Se riesco a vendere, questa è un'altra storia. Sono contento che la mia opera arrivi là dove la sincerità artistica viene apprezzata. Ecco come lavoro.
Dal punto di vista tecnico? Scatto fotografie, e quando sono nello stato d'animo giusto le compongo con Photoshop. Questo processo può durare anche due, se non addirittura sei mesi; lavoro con i cromatismi, con le composizioni... Ho una serie di composizioni che devo dipingere. Se ne avrò voglia. Devo avere un certo stato mentale per ritornare su un'opera e per esprimermi nuovamente attraverso la pittura. Solitamente inizio tre, quattro lavori, ne finisco due e gli altri rimangono per dopo... Il processo artistico dura anni, durante i quali inizio altri lavori, e io sono diverso, come artista. Creo soltanto così, soltanto quando sono nelle condizioni di farlo».

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Lo stato di cui l'artista parla non è estraneo alla famiglia Fikl. La casa dell'artista ha conosciuto episodi simili. «L'origine delle sue diverse capacità oppure delle sue preferenze per alcune preoccupazioni umane sono da ricondurre alle tradizioni della sua famiglia e alla cerchia in cui si è formato. Sono da ricondurre ad alcuni avi, come il bisnonno dell'artista, che frequentò le scuole di Vienna durante l'Impero Asburgico, portando avanti la propria istruzione soltanto per essere in grado di capire meglio il suo settore, senza rimanere insensibile ai valori culturali e artistici del suo tempo. Tornato in patria, si è fatto una famiglia dando grande importanza non soltanto ai valori morali ma anche a quelli artistico-spirituali. E durante gli anni, questi valori sono stati trasmessi alla prole. È interessante notare alcune somiglianze fisiche, a volte sbalorditive, che pur non trasmettendosi a ogni generazione, rappresentano un tratto inconfondibile della famiglia. Si vedono nella figura dell’ussaro, uno dei discendenti della famiglia, la cui foto viene conservata in un album di famiglia vecchio più di un secolo. La sua mano e le sue dita sono identiche a quelle dell’artista. E si racconta che questo ussaro si dilettasse con la pittura, ma che probabilmente abbia venduto i suoi delicati ritratti ai musei che più lo ispiravano. Il talento dell'artista, però, è da ricondursi per lo più al nonno materno, morto giovane durante la seconda guerra mondiale, ma che ha lasciato alcuni dipinti a olio».

La foto lo coglie in un momento sereno, mentre lavora con il cavalletto in giardino. C'è chi racconta che durante i bombardamenti rassicurasse gli animi con immagini fiabesche, schizzi effimeri fatti con gesso colorato sul muro del giardino. Quando invece non dipingeva, era un grande violinista e fotografo, qualità lasciate in eredità a Fikl, anche se non si sono mai conosciuti. Ovviamente il carattere e le abilità individuali non si possono spiegare soltanto con i valori ereditati; la creazione di un artista non può essere chiarita soltanto attraverso la sua psicologia individuale, dato che la sua spiritualità viene sottoposta a una continua trasformazione, oscillando tra la pietas e il carnale. L'artista esprime sempre lo spirito del tempo in cui vive.

Che ne sia consapevole o meno, è il portavoce della sua epoca. Plasma i valori e il carattere della sua epoca, che a loro volta plasmano lui stesso. Tutto quello che può fare, nel limite della sua libertà artistica, nel limite della sua consapevolezza e conoscenza della contemporaneità, è offrire quello che di meglio ha, di più autentico. E non c'è nulla di più autentico delle sue opere!» (Klara Fikl)



Oana Grimacovschi
Traduzione dal romeno di Elena Levarda

(n. 10, ottobre 2013, anno III)