Ana Blandiana e l’Italia, un legame d’affetto mai spezzato Particolarmente gradita e positiva, è giunta la notizia che Ana Blandiana è entrata nella cinquina (accanto alla spagnola Aixa de la Cruz, al bulgaro Georgi Gospodinov, al francese Hervé Le Tellier e alla tedesca Anne Weber) del Premio Strega Europeo 2021, arrivato alla sua ottava edizione (la manifestazione è nata nel 2014 in occasione del semestre di presidenza italiana del Consiglio dell’Unione Europea per diffondere la conoscenza di alcune tra le voci più originali e profonde della narrativa contemporanea nel vecchio continente), con il romanzo Applausi nel cassetto (Elliot, 2021), tradotto da una delle maggiori romeniste italiane, la prof.ssa Luisa Valmarin, novità editoriale a cui la nostra rivista ha dedicato un articolo proprio in occasione della sua pubblicazione a maggio. E va sottolineato, ovviamente, che è la prima volta che un nome così prestigioso della letteratura romena contemporanea concorre a questo ambìto premio, vetrina letteraria internazionale di prim’ordine. È una notizia gradita e positiva perché viene a rinsaldare nuovamente il forte legame d’affetto che da lunghi anni la poetessa e scrittrice romena intrattiene con l’Italia, a partire dai primi viaggi negli anni ’70 in coppia col marito Romulus Rusan, e che la selezione del suo romanzo in vista per questo importante appuntamento culturale suggella dopo i molti altri riconoscimenti e premi che le sono stati conferiti nel nostro paese in questi anni, oltre ai numerosi inviti a festival letterari e fiere del libro (primo fra tutti il Salone di Torino). In ordine di tempo, l’ultimo riconoscimento insignitole è stato quello della Fondazione Terzo Pilastro di Roma nell’ambito della XIV edizione della manifestazione internazionale «Ritratti di Poesia» nel febbraio 2020, e l’ultima manifestazione a cui è stata invitata si è svolta al Festival Dante Assoluto, nell’agosto 2021, in concomitanza con le celebrazioni dantesche organizzato dal Parco Archeologico del Colosseo. Partendo dal verso «Libertà va cercando, ch’è sì cara» del I Canto del Purgatorio, Ana Blandiana ha presentato al pubblico un saggio inedito, scritto per questa occasione e dedicato a Dante, la cui traduzione è stata curata dal prof. Bruno Mazzoni. A questo fulgido bilancio di presenze e onori, si affianca certamente anche la sua opera, poesia e prosa, tradotta in italiano, che «debutta» nel 1987 con il volume, ora introvabile, L’ora di sabbia, a cura di Adriana Mitescu (Bologna, Saval). Ma è nel 2004 con l’antologia poetica Un tempo gli alberi avevano occhi (Roma, Donzelli Editore), a cura di Bianca Maria Frabotta e Bruno Mazzoni, che si assicura l’attenzione e l’apprezzamento di un pubblico molto più vasto. A queste prime sillogi hanno fatto seguito le poesie di L’orologio senza ore (Roma, Elliot, 2018, trad. di Bruno Mazzoni), e di La mia patria A4 (Roma, Aracne, 2015, trad. di Mauro Barindi), poi i racconti fantastici curati dal compianto Marco Cugno, Progetti per il passato e altri racconti (Milano, Anfora, 2008), le prose di viaggio Il mondo sillaba per sillaba (Edizioni Saecula, 2012, trad. di Mauro Barindi), fino all’ultimo romanzo. Tuttavia, scorrendo il database della nostra rivista, scopriamo che la poetessa figura già antologizzata nel volume del 1967, Poeti romeni del dopoguerra, a cura di Mario De Micheli (Parma, Ugo Guanda Editore), mentre il suo primo testo narrativo in italiano, Imitazione di incubo (trad. di Anca Bratu e Maria Teresa Dinale), è stato pubblicato nel 1995 sulla rivista «il Racconto». Da questa parziale panoramica sulla sua opera in traduzione (la sua bibliografia più dettagliata accompagna questo scritto) emerge come sia l’editoria indipendente piccola e medio-piccola ad assicurare, seppur in ordine sparso (una manciata di editrici), un posto di riguardo in Italia a un’autrice dello spessore di Ana Blandiana, con tutte le limitazioni e le difficoltà note che questo settore presenta (limitate capacità di distribuzione e di presenza nelle librerie, infime risorse per la promozione degli autori, insicurezza economica, e via dicendo). Eppure, a una mia domanda in una intervista del 2012 rilasciata alla nostra rivista circa il ruolo di queste editrici ‘cenerentole’, Ana Blandiana rispondeva così: Ciò non significa che si debba perseverare nel relegare una grande poetessa nello spazio ristretto del ‘sottoscala’ editoriale italiano, perché non si contamini troppo con le leggi del profitto. Quanto si coglie nelle sue parole è che tra le «dimensioni ridotte» di queste realtà vive e presenti arde quel fuoco che attrae un pubblico sofisticato e attento, da cui può uscire un nome altisonante – si veda il caso della premio Nobel Louise Glück, pubblicata da una valente ma sconosciuta casa editrice di nicchia napoletana, ora acquisita da un editore molto più importante. Come traduttore, è stato un privilegio e una gioia poter confrontarmi, quando ne ho avuto l’occasione, che spero si ripeti in futuro, con la scrittura di Ana Blandiana; della sua poesia mi affascina la capacità di riuscire a racchiudere, con estrema semplicità ed eleganza, in poche parole, anche in una sola!, il suo universo più intimo, mentre della sua prosa assaporo con immenso piacere la persuasiva, calda forza argomentativa (penso ai suoi straordinari libri di memorie Fals tratat de manipulare – traduzione nel cassetto da cui spero, un giorno, uscirà… – e Soră lume). Per fare un esempio concreto di questo incontro ravvicinato con la sua lingua, cito una parola con cui mi sono incrociato scorrendo i suoi versi: «eres». Di fronte a esso vagavo con la mente tra un vocabolario e l’altro alla ricerca di un possibile corrispondente in italiano, che ancora non mi soddisfa e che probabilmente non troverò mai; o realia come «paiantă» e «mândrămărie», intraducibili nella misura in cui potrebbe essere intraducibile per un traduttore romeno un termine italiano profondamente intriso della cultura concreta o spirituale da cui è espresso. Per citare Eco, «dire quasi la stessa cosa» è entrare dalla finestra per uscire dalla porta. Sempre che se ne trovi la chiave…
Per concludere, compendiamo in due categorie – poesia e prosa – le opere di Ana Blandiana presenti in antologie, riviste, saggi o in volumi propri, così da rendere un servizio al lettore fornendogli un quadro completo e aggiornato delle sue creazioni letterarie tradotte in italiano.
Poeti romeni del dopoguerra, traduzione e presentazione di Mario De Micheli, Ugo Guanda Editore, Parma 1967;
Ana Blandiana, Imitazione di incubo, racconto, trad. a cura di Anca Bratu e Maria Teresa Dinale, in «il Racconto», n. 17/1995, pp. 130-140;
Mauro Barindi |