Quanti scrittori romeni sono stati pubblicati in Italia nel 2020

Nel tradizionale consuntivo di fine anno, l'«annus horribilis» delle librerie chiuse (poi riaperte, per fortuna), dei festival letterari sospesi, rinviati, cancellati… o confinati e fatti vivere, alcuni, ‘asetticamente’ in linea – fatto comunque positivo, una salutare boccata d’ossigeno per non essere annichiliti definitivamente dal virus – all'inizio del nuovo anno tiriamo le somme di tutto quanto è stato pubblicato in traduzione nel 2020 e registrato come sempre con puntualità nel nostro database Scrittori romeni in italiano.

Nel 2020 le messi sono meno abbondanti (solo 13 novità), l’avevamo anticipato nel resoconto del 2019: con il TPS, il programma di finanziamento per traduzioni di autori romeni messo a disposizione dall’Istituto Culturale Romeno di Bucarest in collaborazione con il Cennac (Centro Nazionale per il Libro), distribuito su due anni (2019-2020), il 2020 sarebbe stato un anno di pausa, i cui ‘frutti’ si sarebbero trasformati in volumi profumanti d’inchiostro solo nel 2021. In tal senso, dopo la pubblicazione in dicembre della lista dei progetti approvati dalla giuria esaminatrice riunitasi a fine novembre 2020, il 2021 sarà infatti un anno bello sostanzioso di traduzioni, in Italia come in altri paesi europei e del mondo (per un totale di 27 nazioni) dilettandoci nelle rispettive lingue con opere di autori classici e contemporanei, noti e consacrati, veri e propri punti di riferimento della letteratura romena.

Addentriamoci quindi in queste 13 novità e cominciamo con la saggistica, che presenta 5 volumi: due di filosofia/memorialistica: Cioran (La scuola di Pitagora, Napoli) e Nae Ionescu (Stamen Editore, Roma); il saggio «filosofico» e biografico su Cioran di Ion Vartic (Criterion, Milano) e quello su Rimbaud di Benjamin Fondane (Castelvecchi, Roma), e uno di storia: Mihail Dobre (Rubbettino, Soveria Mannelli - Catanzaro). Riconferma anche per quest’anno del grande interesse per il pensatore romeno originario di Răşinari (grazie all’infaticabile opera del ‘cioranista’ Antonio di Gennaro e a Mattia Luigi Pozzi), cui si accosta significativamente la pubblicazione più consistente in Italia dell’opera di Nae Ionescu, il discusso filosofo «vitalista» le cui idee tanto peso ebbero sul giovane Cioran come su altri intellettuali «ribelli» nella turbolenta Romania interbellica. L’altro filone di studi non meno ricco legato alla storia romena propone il saggio sulla Romania alla fine della Guerra fredda, nuovo prezioso tassello per comprendere le dinamiche di un paese preso negli ingranaggi della storia.

Passiamo alla letteratura cominciando con la poesia che nel 2020 ci regala 3 volumi: Mirela Duma (Pasquale Gnasso Editore, Aversa - Caserta), Darie Ducan (Granchiofarfalla Edizioni, Torino) e Mircea Ivănescu (Criterion Editrice, Milano): da un lato l’arte degli «haiku» in romeno della poetessa Mirela Duma – testo originale in triplice traduzione: francese, giapponese, italiano – e i versi di Darie Ducan, giovane poeta, nonché drammaturgo e critico letterario, con alle spalle già numerose raccolte poetiche; e dall’altro, un grande classico moderno, nella traduzione per le cure di Federico Donatiello e pubblicata da Criterion, la piccola, grande casa editrice milanese che si è assunta coraggiosamente, come Rediviva edizioni, la missione di divulgare la letteratura romena in Italia.    

In fine, la prosa, la parte più ricca e anche sorprendente per la varietà, con 5 volumi – nei generi più disparati: dal thriller ai racconti, dai classici ad autori rimasti nell’ombra fino alla narrativa contemporanea: Igor Bergler (Baldini+Castoldi, Milano); Sidonia Drăgușanu (Elliot Edizioni, Roma); Matila Costiescu Ghyka (Atlantide Edizioni, Roma); Ioana Pârvulescu (Voland, Roma) e Liviu Rebreanu (Rediviva edizioni, Milano). Partendo dal rocambolesco thriller di Igor Bergler, e passando all’immaginifica cornice d’epoca sospesa fra ricostruzione storica e fantasia del romanzo di Ioana Pârvulescu (puntuale, Voland è l’altra grande elargitrice di perle letterarie romene), fino al romanzo breve d’introspezione di uno scrittore «classico» del calibro di Liviu Rebreanu, meritano un cenno a parte due libri ‘outsider’: l’unico romanzo, tradotto dal francese, affresco di un’epoca giunta al crepuscolo, di Matila Costiescu Ghyka (1881-1965), intellettuale aristocratico, discendente della famiglia principesca dei Ghica, uomo erudito dalla biografia avventurosa, militare, diplomatico, ammirato da grandi nomi della cultura francese e romena (Proust, Valéry, Eliade…), e i racconti della prosatrice e drammaturga Sidonia Drăgușanu (1908-1971), esempio di letteratura al femminile, con ritratti di donne e uomini scritti con gusto, intelligenza e verve. In attesa del salutare exploit di traduzioni nel 2021, salutiamo quindi questo 2020 un po’ giù di tono, anche se non del tutto compromesso.



Mauro Barindi
(n. 1, gennaio 2021, anno XI)