GavoiFest 2019 o L’Isola delle Storie: un modo vincente di fare cultura Di tutti i festival letterari con cui l’Istituto Culturale Romeno di Venezia (l’IRCRU, Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia) ha stabilito negli anni fruttuose collaborazioni, il Festival letterario di Gavoi, borgo magico immerso nelle montagne della Barbagia di Ollolai, è senza dubbio uno fra gli eventi più ambiti e peculiari. Ambito perché fin dalla sua prima edizione, nel 2004, sedici anni fa, il festival (che fino alla terza edizione si è chiamato «Festival letterario della Sardegna in Barbagia a Gavoi») è riuscito a ritagliarsi uno spazio nel panorama degli eventi letterari, acquistando di anno in anno sempre più notorietà e prestigio, e diventando uno degli appuntamenti culturali estivi più originali a livello nazionale e internazionale; peculiare perché è un festival prodigioso, nel vero senso della parola: è il festival del miracolo organizzativo, della qualità degli ospiti, della varietà delle proposte letterarie e non, ma anche, e soprattutto, il miracolo di un piccolo centro urbano, a quasi ottocento metri sul livello del mare, sperduto fra le dolci pendici dei suoi monti, cui è abbarbicato gelosamente, un’oasi di verde e tranquillità, con le sue viuzze lastricate di pietra e le sue case e chiese antiche che sembrano quasi inchinarsi passandoci accanto, che ogni estate ferve di vita e di entusiasmo sotto un sole cocente, con il coinvolgimento della sua intera comunità e del territorio che come una sola persona, entusiasta e ospitale, si dedicano al “loro” festival. È la cultura che in tutte le sue espressioni galvanizza e cinge tutti nel suo abbraccio. Grazie alla collaborazione con l’IRCRU, a partire dal 2011 in ogni edizione del Festival di Gavoi è assicurata la partecipazione di un autore romeno. Il primo ad aver avuto questo onore è stato Lucian Dan Teodorovici, cui si sono avvicendati, da allora, in ordine cronologico, Dan Lungu, Ruxandra Cesereanu, Cezar Paul-Bădescu, Ana Blandiana, Mircea Cărtărescu, Liliana Nechita, Doina Ruști, e quest’anno, la poetessa Ofelia Prodan. Ofelia Prodan non poteva trovare riflettore migliore del festival di Gavoi, non solo per il privilegio di stare a contatto con un pubblico curioso, generoso e attento come quello che riempiva… «pînă la refuz» la piazzetta di Mesu Bidda, omonimo rione di Gavoi, sotto un’ombra ristoratrice, ai piedi di una suggestiva parete di granito, ma anche per la preziosa occasione di far conoscere la sua peculiare poesia con versi tratti, in questa occasione, dal suo primo volume tradotto in italiano (a cura di Mauro Barindi), Elegie allucinogene, uscito quest’anno per i tipi Forme Libere di Trento, che alla loro lettura hanno sortito un effetto di piacevole sorpresa in chi ascoltava per l’alchimia di “surrealismo reale” nascosto nei suoi versi, pubblico che le ha tributato generosi e sinceri applausi ed espressioni di apprezzamento, anche ore dopo l’evento, per le vie di Gavoi. L’appuntamento con Ofelia Prodan era inserito nella sezione «Altre prospettive», “in dialogo” con l’altro ospite, lo scrittore Stefano Sgambati, e il suo ultimo, e quinto, romanzo, La bambina ovunque, uscito per Mondadori. A moderare l’incontro c’era Ignazio Caruso, giovane professore di Lettere e collaboratore di festival e riviste letterarie, che ha saputo dirigere la conversazione con domande puntuali, inerenti sia a far conoscere gli autori, sia al contenuto dei rispettivi libri, aprendo finestre su due mondi, quello della poesia e della prosa, apparentemente distanti, che hanno dato vita a un vivace e dinamico duetto dialettico. Al termine è seguita la consueta sessione di autografi, occasione in cui autori e pubblico si scoprono a vicenda in frammenti di più intimo dialogo, come suggello finale di stima. In fine, non ci resta che aspettare con impazienza l’edizione 2020 del Festival di Gavoi, che ci regalerà senz’altro altri imperdibili appuntamenti letterari e di riflessione.
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