Eugen Ciucă ‘ritorna’ a Pontelongo con il busto «Dante pensante»

A Eugen Ciucă fu conferita la cittadinanza onoraria del Comune di Pontelongo (provincia di Padova) nel lontano 1966, grazie al suo immenso talento, ma anche all’amicizia che lo legava al dottore della mutua dello stesso comune, il dottor Livio Zanolini, italiano di nome e romeno d’animo. Una delle sue opere era stata comprata dal signor Silvio Zatti, noto imprenditore del territorio. La famiglia Zatti ha donato il busto al comune e domenica 28 aprile, il sindaco Roberto Franco, «Il nostro sindaco» come lo chiamava Livio Zanolini con affetto, ha chiamato in primis i cento romeni residenti a Pontelongo, la loro rappresentante che è la sorella del pittore Nelu Pascu, insieme alla famiglia Zatti al completo, la rappresentante del Consolato onorario di Romania ad Asolo (Treviso), la segretaria del dottor Mario Moretti Polegato, la signora Silvia Timis, e la sottoscritta in veste di rappresentante della nostra rivista «Orizzonti culturali italo-romeni» per parlare dell’opera del grande scultore romeno, una rappresentanza della Banca Commerciale Veneta, il grande collezionista e amico dell’artista, il signor Gustavo Baron e la signora Nataly, tutto il consiglio comunale del Comune di Pontelongo molto rappresentato al femminile, le assessore Sofia Borile, Sara Berto, Silvia Selvagnin, la vicesindaca Flavia Morazzi e tutti i cittadini di Pontelongo, per partecipare alla svelatura del busto piazzato in un posto d’onore tra l’antica villa veneta che rappresenta la sede del Comune e la barchessa che funge da ufficio postale e centro prelievi. Una domenica piena di significati. L’opera di un noto scultore romeno, cittadino onorario di Pontelongo in quel 1968, ritornava a casa. Eravamo lì tutti emozionati e curiosi di vedere il restauro meraviglioso per mano di Antonello Medea. Il grande collezionista Gustavo Baron, insieme alla moglie Natalia, era amico e mecenate di Eugen Ciucă e con Gian Luigi Bertaggia hanno fortemente voluto il ritorno dell’opera a Pontelongo.  La generosità degli Zatti ha reso ciò possibile e su tutto e tutti alleggiava lo spirito del «nostro dottore», così chiamavano gli abitanti più anziani di Pontelongo il dottor Livio Zanolini, attraverso il sentito messaggio letto dalla moglie Rosy Zanolini. È stato letto anche il messaggio dell’Istituto Romeno di Cultura di Venezia e del direttore Cristian Luca. Per me è stato facile allora, in tale contesto, parlare dell’opera del grande scultore romeno-italo-americano Eugen Ciucă.
Eugen Ciucă è descritto dall’Enciclopedia Italiana Treccani con queste parole: «Scultore romeno (Miluan, Cluj, 1913 - New York 2005). Ha studiato alla Scuola di Belle Arti di Bucarest. Le sue sculture, che risentono molto dell'arte popolare rumena, presentano una vivace tendenza all'astrazione. Tra le sue opere, la Colonna festiva (1964) nel parco di Herăstrău di Bucarest”.
Wikipedia lo descrive in maniera più completa:
Eugen Ciucă (27 febbraio 1913 - 26 settembre 2005) è stato un artista rumeno-americano noto per le sue sculture monumentali, i dipinti vivaci e i disegni di delicate figure femminili. Trascorse gli anni di maggior successo della sua carriera in Italia, dove creò molte opere ispirate alla Divina Commedia e al suo autore Dante Alighieri . L'arte di Ciucă è stata esposta in quasi 100 mostre in tutta Europa e negli Stati Uniti. Nato nel villaggio di Miluani, nella contea di Sălaj,  studiò Economia all'Università di Cluj (1934-1938) e successivamente frequentò l'Accademia di Belle Arti di Bucarest (1942–1946) e l'Istituto Pedagogico dell'Università di Bucarest (1945-1947). Durante la Seconda guerra mondiale prestò servizio come ufficiale militare e creò un monumento agli eroi dell'esercito rumeno a Piešťany, in Slovacchia (Agli eroi – 1946). Dopo la guerra, Ciucă aprì uno studio a Bucarest, dove lavorò fino a quando lasciò la Romania nel 1968. Insegnò anche disegno anatomico all'Università di Bucarest e fu direttore dello Studio d'arte di scultura monumentale del Fondul Plastic, UAP, Bucarest (1958– 1960). Tenne la prima mostra all'aperto romena in Calea Victoriei (1957) e progettò La Colonna festiva (1964), un monumento in cemento e pietra alto 20 m che si trova nel Parco Herăstrău, Bucarest. La sua importante mostra romena alla SalaDalles (1965), che coincideva con il 700° anniversario della nascita di Dante, portò a Ciucă notorietà e riconoscimento internazionale. Nel 1967 fu invitato a Padova per realizzare il Monumento a Dante a Pontelongo. Poco dopo tenne due mostre personali a Padova e Roma e fu un importante espositore al Palazzo Al Valentino di Torino. L'anno successivo rappresentò la Romania al Simposio Internazionale di Scultura Forma Viva in Jugoslavia (ora Slovenia) con la scultura in legno ispirata all'arte popolare rumena, La Colonna Arcaica (1968). Spinto dal crescente successo internazionale e dalle difficoltà e dalla mancanza di opportunità nella Romania comunista, Ciucă lasciò la sua terra natale nel 1968. Si trasferì prima a Venezia, dove aprì uno studio e continuò a partecipare a numerose mostre individuali e collettive. Il suo lavoro è stato ampiamente ricercato da molti collezionisti privati. Ciucă diventò cittadino statunitense nel 1975, due anni dopo aver stabilito una residenza e uno studio a Long Island, New York. Un anno dopo, durante i festeggiamenti dedicati al Bicentenario della Rivoluzione Americana, la sua scultura, Armonia Universale, fu esposta alla Casa Bianca Washington DC ed è ora conservata nella collezione del Gerald R. Ford Museum. Nel 1976 una serie di 220 dipinti e sculture di Ciucă interamente dedicati a Dante Alighieri furono esposti per quattro mesi presso la tomba del poeta nel Chiostro Di Dante a Ravenna. Continuò a lavorare e viaggiare tra l'Italia e gli Stati Uniti per molti anni. Nel 1984 trasferì la sua residenza newyorkese a Jackson Heights, nel Queens e la sua residenza italiana nella frazione di Capriccio (Comune di Vigonza, prov. Di Padova). Si ritirò definitivamente a Jackson Heights nel 1989, dove continuò a lavorare nonostante la vecchiaia. Ciucă era un artista prolifico il cui lavoro, descritto sia come folcloristico che moderno, utilizza un gran numero di tecniche e materiali. Maestro nella scultura del marmo policromo, del granito, del legno, dell’onice, della ceramica, del bronzo, del rame e del mosaico, ha anche realizzato numerosi dipinti – molti su vetro – oltre ad acquerelli, acqueforti e disegni. Nel corso della sua carriera, durata più di mezzo secolo, Ciucă ha esplorato diversi temi e concetti. Attraverso il suo lavoro, ha unito elementi dell'arte popolare rumena con il concetto più contemporaneo di quarta dimensione dell'arte, in cui l'artista fornisce un'espressione visiva per sentimenti come l’ottimismo, la curiosità, il rimorso o la paura. Gran parte dell'arte di Ciucă è stata dedicata a Dante Alighieri e alla Divina Commedia. Ispirato dalla bellezza della musa di Dante, Beatrice, ha creato innumerevoli sculture, dipinti e disegni raffiguranti la delicata figura femminile che sarebbe diventata il suo marchio di fabbrica. Oltre a diverse sculture monumentali che rappresentano il poeta, Ciucă ha creato una serie di dipinti intitolati La Divina Commedia in 600 immagini.
Le collezioni museali che contengono le sue opere sono: Museo Nazionale d'Arte Contemporanea, Bucarest, Romania, 5 teste in marmo policromo; Museo Militare Nazionale, Romania, Bucarest, Traiano (busto monumentale); Galleria Nazionale Ungherese, Budapest, Ungheria; Figura con fiore; Museo d'Arte Moderna, Lubiana, Slovenia, Il Volo; Arsenale Veneziano, Venezia, Italia, Dante Alighieri (testa monumentale); Casa di Beethoven, Bonn, Germania, Sinfonia di Beethoven. 
I suoi monumenti sono: Confine, 1943, Università di Medicina e Farmacia Carol Davila, Bucarest, Romania, altezza: 224 cm; To The Heroes, 1946, Piešťany, Cecoslovacchia, altezza 700 cm; Statue sportive per lo stadio, 1950, Bucarest, Romania; La Colonna festiva, 1964, Parco Herăstrău, Bucarest, Romania, altezza: 18 m;  il Musicista Enesco, 1966, Slobozia, Romania; Dante Alighieri, 1967, Pontelongo, Padova, Italia, altezza: 8 m; La Colonna arcaica, 1968, Kostanjevica na Krki, Slovenia, altezza: 9 m (legno);  Monumento ai Partigiani, 1968, Kostanjevica na Krki, Slovenia, altezza: 8 m (legno e pietra); Il Monumento agli Eroi, 1972, Mira, Oriago, Italia; Dante (busto monumentale), 1974, Municipio di Capriccio, Padova, Italia; Universal Harmony, 1976, Casa Bianca, Washington DC, USA (attualmente nella collezione del Gerald R. Ford Museum); Dante, 1976, Museo Centro Dantesco, Ravenna, Italia (rame martellato). 
I Premi e risultati:  Primo Premio, Concorso di sculture sportive monumentali, 1952, Bucarest, Romania; Cittadino Onorario di Pontelongo, 1968, Padova, Italia; Medaglia d'Oro, Concorso Internazionale Congiunto al Centro Internazionale di Cultura di Jesolo-Lido, 1971, Venezia, Italia; Cittadino Onorario di Mira, 1971, Mira-Venezia, Italia; Accademico Associato dell'Accademia Tiberiana, 1973, Roma, Italia; Pergamena di Ringraziamento offerta dal Comune di Ravenna per La Divina Commedia in immagini, 1976, Ravenna, Italia; Medaglia d'Oro Tetradramma D'Oro offerta dall'Accademia Tiberiana, 1977, Roma, Italia; Premio Cornice d'Oro arte-cultura-informazione – Cronaca '77 per il contributo all'elevazione sociale dell'umanità, 1977, Roma, Italia; Membro onorario della Mark Twain Society, 1977 e 1978, Kirkwood, Missouri, USA; Nominato Distinguished Mid-Atlantic Artist dall’Università del Delaware, 1980, Newark, USA; Nominato Membro dell'Associazione Internazionale d'Arte, UNESCO-Parigi, 1981, Parigi, Francia.

Dopo tutte queste descrizioni così complete, cosa si può dire ancora su Eugen Ciucă?
Come sempre, si può dire tanto dal punto di vista della sua origine e del legame con la Patria natia, del modo in cui l’arte tradizionale popolare della sua Transilvania ha influito sulla sua visione del mondo e non per ultimo, attraverso questi legami, si può capire la connessione con lo scultore di origine romena naturalizzato francese, Constantin Brâncuși.
Il legame è evidente, non solo dalla comunanza con il modello della Colonna, Festiva per Ciucă, e dell’infinito per Brâncuși, ma soprattutto la comune formazione ‘sotterranea’: la partenza dalle forme scultoree dell’arte popolare romena e la tradizione mitologica del folclore romeno preservato dal mondo contadino. Sia Ciucă che Brâncuși  si erano formati in un ambiente culturale romeno fiorente, molto legato al mondo artistico europeo, ma soltanto loro e altri pochi faranno il salto di qualità nel superare le Accademie, il sistema dei valori del bello tradizionale e portare nell’Arte un’aria nuova che sa di rivoluzione, di forme primordiali che partono dal folclore, ma arrivano agli archetipi primordiali, alla forma mentis della crescita verso l’alto, verso il sublime ma con le radici ben impiantate nella terra amara dei contadini e del duro lavoro e della fatica. Oggi queste forme modulari inventate dai due scultori romeni sembrano a noi famigliari. L’industria del design ne ha fatto una loro chiave di successo e ha popolato il nostro mondo di sedie, tavoli, moduli copiati su quelle forme all’infinito, per l’appunto. Ma il messaggio originario che questi artisti ci hanno trasmesso si è perso nel mondo globalizzato, dove “fare cassa” è la cosa più importante, e trasmettere il sapere viene dopo, è secondario come traguardo. Se vogliamo dare un senso a un monumento pubblico, dobbiamo riavvicinarci all’universo intellettuale di chi l’ha creato.


Eugen Ciucă, Colonna Festiva, parco Herăstrău, Bucarest

Cosa volevano simbolizzare le colonne? Nel folclore romeno i soldati morti senza conoscere il mistero del matrimonio, giovani, dovevano, anche se morti, contrarre una sorta di «matrimonio» mistico officiato dalla comunità, perché le loro anime potessero, in questo modo, scalare la colonna come una via verso l’Alto e andarsene in pace nell’Aldilà. Brâncuși a Târgu Jiu realizza un complesso di tre sculture che reiteravano le usanze popolari della messa d’addio dell’anima dei soldati romeni morti nella Prima guerra mondiale, dove la Colonna è l’ultima delle tre: prima c’è il Tavolo del silenzio, tondo come se ne trovano ancora oggi nelle case di una volta e nei musei della cultura contadina, tavolo su cui si consuma il pasto della commemorazione; segue la Porta del bacio, un’altra ripetizione di un disegno che rappresenta l’uomo e la donna come due parti di un insieme primordiale che si scambiano un tenero bacio, e soltanto dopo aver mangiato e amato, l’anima del giovane defunto soldato potrà lasciare questo mondo per salire al Cielo.
Non è casuale anche il primo lavoro di scultura monumentale di Eugen Ciucă sia la Colonna Festiva del parco Herăstrău di Bucarest, che si rifà al monumento dedicato ai soldati romeni caduti in Cecoslovacchia. Due monumenti dedicati ai soldati romeni caduti nella Prima e nella Seconda guerra mondiale. La Colonna dell’Infinito e la Colonna Festiva sono come due scale per le anime dei defunti, due motivi tradizionali romeni stilizzati e perfezionati da cui è stato eliminato ogni decoro, il superfluo, e si avvicinano a una specie di forma primaria, che l’uomo da sempre ha immaginato come un trampolino verso l’Eternità.
La vicinanza con il grande maestro si vede nelle teste realizzate da Eugen Ciucă. La testa è reclinata di lato, come nella Musa dormiente di Brâncuși, le forme mosse, appena percettibili come levigate dal tempo nella pietra, dai tratti somatici di una divinità assopita nell’immortalità, i meravigliosi piedestalli che alzano l’opera all’altezza del nostro sguardo come una messa in posa, un’Erma, un’offerta dell’artista in dialogo vivo con il visitatore, il legame con la terra e con la comunità rispettosa delle tradizioni e del folclore, delle leggende e delle usanze del posto, tutto parla nel linguaggio che accomuna Eugen Ciucă a Constantin Brancuşi.

Se devo trovare soltanto un motivo per sottolineare la necessità di rimettere al suo posto come opera pubblica la testa di Dante pensante di Eugen Ciucă a Pontelongo, quel motivo è il legame mantenuto dal dottor Livio Zanolini, scomparso il 17 dicembre di un anno fa, medico «della mutua» per trent’anni a Pontelongo, con la comunità di Pontelongo e il suo ruolo di formatore di coscienze oltre che di curatore dei corpi, portando a Pontelongo artisti romeni che lui stimava e ospitava a casa perché fuggiti dalla dittatura e viandanti per il mondo. Uno di loro è stato lo scultore Eugen Ciucă, personalità di spicco dell’arte romena negli anni della formazione, italiana e di maturità, per diventare poi anche americano nella massima realizzazione della sua vocazione.
Come vediamo, il club dei danteschi, degli innamorati della cultura italiana all’estero e degli artisti romeni che hanno rappresentato questo grande Maestro è ristretto. Ancor di più, gli educatori di una volta delle piccole realtà, i medici come il dottor Zanolini e la sua comitiva di scultori, artisti, romeni o italiani, sono sempre di meno. Diamo importanza a queste personalità che hanno fatto sì che il livello culturale di una comunità crescesse negli anni del boom economico italiano e che aiutano ancora oggi l’integrazione del centinaio di romeni residenti a Pontelongo, fieri che nel centro del paese ci sia una statua opera di un altro romeno come loro e che, si spera, contribuisca alla tolleranza da parte degli italiani verso le sempre più crescenti minoranze di oggi e soprattutto che questi casi diventino parte della  realtà e non solo delle  vuote parole. Il sindaco Roberto Franco ha insistito in special modo a voler invitare la comunità romena all’evento, con un’attenzione che oggi non è data per scontato ed è sempre più rara rispetto a un tempo.
Tornando a Eugen Ciucă, soltanto la biografia di questo grande artista ci invoglia a pensare alla «globalità» che ha sempre avuto l’amore per Dante, padre della lingua e della patria del “sì” nel mondo, anche quando di Dante si parlava e si parla tuttora nell’ambiente italiano, come in quello romeno o anglosassone, che hanno amato Dante come Padre della Letteratura. Possiamo affermare che Dante ha influenzato tutti, da Thomas Eliot a Erza Pound, da Eugenio Montale fino agli scultori romeni come Eugen Ciucă, che ha voluto fare di Dante la figura centrale da omaggiare con la sua opera e simbolo dell’italianità nel mondo. Il copricapo del sommo poeta fluttuante nel vento come lo era l’uomo futurista di Boccioni raffigurato sulla moneta da venti centesimi ci portano in un futuro, speriamo, di pace, dopo aver visto l’Inferno dell’Europa e delle sue guerre, delle dittature e della mancanza di democrazia e dei nostri diritti. Speriamo che l’erma di Dante ci indichi, pensante come è, la strada per andare verso un futuro meno carico di incognite. 




Dante pensante


Liana Corina Tucu
(n. 6, giugno 2024, anno XIV)