Arrivederci alla Biennale d’Arte di Venezia, edizione 2019 La tradizione vuole che l'idea di istituire un’Esposizione biennale artistica nazionale a Venezia venisse in 1893 all’allora Sindaco di Venezia Riccardo Selvatico. Lui, che sarebbe diventato anche il primo Presidente della Biennale, e un gruppo di amici stavano seduti in Piazza San Marco, a un tavolo dell’elegante Caffè Florian, il primo coffee shop europeo. Il 30 aprile 1895, viene inaugurata la I Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, alla presenza dei Regnanti d'Italia Umberto I e Margherita di Savoia. 224.000 visitatori nel 1895. Oltre 615.000 ingressi nell'edizione del 2017, nonostante il numero di turisti a Venezia fosse stato molto più alto nel 2017 rispetto a cento anni prima. Eccoci arrivati a novembre del 2019, nell'ultimo mese della 58a Mostra Internazionale d'Arte della Biennale di Venezia. Quasi 124 anni di ininterrotta storia. Perché dico quasi? «Nel periodo 1916-1918, a causa della Prima guerra mondiale, la Biennale non si tiene» e «a seguito dello scoppio della Seconda guerra mondiale, nel settembre 1942 l'attività della Biennale si interrompe. L'ultima edizione dell'Esposizione d'Arte ha luogo nel 1942 e riprende nel 1948. Nel settembre del 1943, Cinecittà si insedia ai Giardini di Castello, utilizzando i padiglioni come teatri di posa (Cinevillaggio), e vi resta fino all'aprile del 1945. La Mostra del Cinema è sospesa nel 1943-45 e riprende nel 1946 (The Southerner di Jean Renoir ottiene da una giuria di giornalisti la segnalazione come miglior film). Musica e Teatro riprendono nel 1947». Quanto dolore si nasconde in queste informazioni statistiche! Più di 15.000.000 di uomini persero la vita durante la Prima guerra mondiale, e più di 60.000.000 durante la Seconda guerra mondiale. Chissà quanti di loro ebbero la possibilità di visitare le Mostre della Biennale magari una volta. Mentre, in condizioni di pace, i «tempi interessanti» dovrebbero infatti essere piacevoli, non così si sentono nella guerra. Neanche la Biennale di Venezia (r)esiste a Venezia in condizioni di guerra. Unfinished Conversations on the Weight of Absence/Conversazioni aperte sul peso dell'assenza, è il titolo scelto da Belu Simion Făinaru, Dan Mihălțianu e Miklós Onucsán, i tre artisti che rappresentano Romania alla Biennale nel 2019, che mi ha ispirato a soffermarmi sul fatto che la Biennale è stata praticamente chiusa per anni durante la Prima e la Seconda guerra mondiale. Assente, per forza, dagli orizzonti culturali internazionali, nonostante alcuni degli spazi espositivi fossero fisicamente lì. Una gradevole passeggiata nei Giardini Biennale dal Padiglione Nazionale della Russia, edificato nel 1914, ai Padiglioni Nazionali della Germania e dell'Ungheria, entrambi del 1909, non era più possibile in quei anni... «May you live» è questa la prima parte del titolo-augurio. Cioè, possiate voi vivere per godervi degli interessanti tempi futuri, dai quali visitare Venezia e la sua Biennale è parte integrante, anche così si potrebbe interpretare la scelta di Rugoff, che a modo suo continua il titolo Viva Arte Viva dell’Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia di due anni fa, la 57a, curata da Christine Macel. I miei consigli per la Biennale di quest’anno? A parte le Mostre nei Padiglioni Nazionali ai Giardini e Arsenale, ci sono molte Mostre interessanti sparse per la Città. A proposito dell’Arsenale, non perdete l'occasione di andare a vederci le monumentali sculture Building Bridges di Lorenzo Quinn. Entusiasmante è anche la Mostra collettiva Dysfunctional, che abbina con virtuosità architettura, arte, artigianato e interior design, integrando temporaneamente opere moderne nella Collezione permanente della Galleria Giorgio Franchetti alla Ca’ d’Oro, uno dei più bei palazzi gotici veneziani. Una volta arrivati in Campo San Fantin, destinazione turistica preferita soprattutto per il Gran Teatro La Fenice che si trova qui, vi invito a visitare l’Ateneo Veneto dove fu allestita la Mostra installazione Library of exile, la seconda parte di Psalm del britannico Edmund De Waal. Da visitare anche la Sinagoga Canton, nel Ghetto di Venezia, ospitante la prima parte della Mostra. Scoprire Il Talmud come se fosse una mappa, la mappa di Venezia in questo caso, che meraviglia! Ricordiamoci che fu proprio Venezia per prima in Europa a pubblicare un'edizione del Talmud agli inizi del Cinquecento e che, purtroppo, sempre a Venezia, il Talmud fu distrutto in Piazza San Marco nel 1553. Grazie, Giuseppe Balzano (Beit Venezia) e Sergio Pesce per l'invito alla lettura nella libreria degli scrittori in esilio costruita da De Waal.
Ioana Eliad |