Cinema Orizzonti: «Între chin şi amin», dalla poesia a un film memorabile di Toma Enache «Tuttavia, ciò che non è ancora universalmente riconosciuto è che l'arcipelago del gulag romeno fu un territorio di assoluto orrore, come non vi fu da nessun’altra parte dell'intera geografia del sistema penitenziario: la Prigione di Pitești». (Virgil Ierunca, frammento da Il Fenomeno Pitești) Tra il 1949 e il 1951, l'élite romena era in prigione o nei campi di lavoro forzato, non vi era famiglia dichiaratamente simpatizzante della monarchia che non avesse almeno un suo componente, un amico o un vicino torturato, deriso e perfino brutalmente ucciso dal sistema di oppressione stalinista. Dagli operai ai contadini, dai politici e dai soldati agli studenti, dai poliziotti ai magistrati e ai sacerdoti, un intero paese veniva represso dal «soviet supremo comunista». Re Michele I fu costretto dai bolscevichi a lasciare definitivamente il trono nel 1947, sotto la minaccia che 100 studenti sarebbero stati uccisi se non avesse abdicato. Alcune fonti parlano di 1.000 studenti arrestati. Chiunque fosse rimasto fedele al re era in pericolo di morte. Qualsiasi opinione critica nei confronti della dittatura sovietica poteva portare al doloroso annientamento del «nemico del popolo» che l'aveva espressa. Di tutti i metodi per piegare anche la più flebile resistenza umana, la «rieducazione» degli studenti e degli intellettuali nel Penitenziario di Pitești è stata una delle forme di tortura più terribili, paragonabili alle atrocità dei campi di sterminio nazifascista e dell'Inquisizione cattolica. Fra tormento e amen, il finale del poema L'arte del destino di Toma Enache diventa il titolo del primo lungometraggio che racconta come gli studenti romeni sono stati torturati, molti dei quali erano aromeni e cristiani ortodossi, per essere «rieducati» nel Penitenziario di Pitești tra 1949 e il 1951. Ho incontrato il regista poeta Toma Enache sulla terrazza del ristorante Green Hours in Calea Victoriei, poco dopo l'uscita dallo stato d'emergenza imposto dalla pandemia da coronavirus di questo anno e dopo che il suo film era stato distribuito su Netflix, raggiungendo in poco tempo un record di visualizzazioni. Ho cominciato a prendere appunti su ciò che mi stava raccontando; arrivati ai dettagli del suo conflitto con il Consiglio Nazionale della Cinematografia, che non gli ha accordato i finanziamenti per realizzare questo film e contro il quale ha vinto una causa per un altro progetto, mi ha chiesto di non scrivere nulla «a riguardo». Ho accettato di non entrare nei dettagli, pensando che sia giusto chiedere informazioni anche al CNC sul conflitto con un regista e produttore che ha realizzato un film sconvolgente con un finanziamento integralmente indipendente, una testimonianza su una parte della storia della Romania che deve essere svelata per intero, un film che merita in pieno i premi ottenuti nei festival internazionali. Come ha detto la giornalista Iulia Kelt, «è un film che ti colpisce, che ti lascia un nodo in gola e l’amaro in bocca. Parla di una parte della nostra storia che tendiamo a dimenticare, solo perché non l'abbiamo vissuta. Parla delle prigioni comuniste, dell'Esperimento Pitești, della sofferenza, della persecuzione e dell'odio.» «Monumentale... ti senti opprimere nel vero senso della parola, sia per la veridicità della storia, basata esclusivamente su fatti reali, sia per i problemi di coscienza che pone», afferma Doina Xifta, ex redattrice presso Radio Europa Libera. Secondo lo storico Filip Iorga, Fra tormento e amen «è un film emozionante, che annienta il tuo proprio angolo di torpore per portarti a riflettere in maniera empatica sull'inferno che il regime comunista aveva scatenato in Romania.» Dopo la visione del film, la scrittrice Ana Barton ha dichiarato: «È un film che tutti noi dovremmo vedere perché, se non stiamo attenti e non agiamo prontamente, quei tempi, con l'abominio della loro desolazione, possono tornare in qualsiasi momento. Due attori – e i loro ruoli – mi hanno particolarmente colpita: Constantin Cotimanis e Kira Hagi, una giovane attrice conosciuta finora solo perché è figlia di un padre molto famoso. Kira ha un ruolo importante, ha una straordinaria forza espressiva, è autentica nella sua partitura e trasforma il personaggio interpretato in un simbolo. Andate a vedere il film, fa male vederlo, ma deve farci male per tenerci sempre all’erta». Versi di Toma Enache che saranno inclusi nel volume di poesie Si addormentava distesa su tutte le sue poesie. / Sono andato a New York per scrivere una poesia, / Lei tace e aspetta come un mare preoccupato... / Non so più quanti anni ho, «Tutte le poesie saranno incluse nel volume che stai scrivendo? Perché l'hai chiamato L'amore come una tarma? ‘Molie’ in romeno si pronuncia, quasi, come ‘moglie’ in italiano. Ma le tarme non sono simpatiche a nessuno. Mangiucchiano i vestiti.», questo ho scritto a Toma Enache su Whatsapp dopo che lui gentilmente ci aveva dato il consenso, con mia grande gioia, per la pubblicazione di alcune poesie tratte dal suo volume in aromeno e romeno, L'amore come una tarma.
A cura di Ioana Eliad |