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Federico Fellini e Giuletta Masina, sposi per la pelle
Fellini e Masina, entrambi nati e cresciuti nel periodo fascista, hanno iniziato la loro carriera e si sono sposati in piena seconda guerra mondiale. Chi rivede oggi i film di Fellini – lo spettatore, pur non avendo la moglie attrice protagonista, godrà senz'altro anche dei suoi consigli – non dovrebbe tirarsi indietro e chiedersi perché Federico Fellini, noto per non aver fatto politica, non abbia mai preso apertamente posizione contro gli orrori nazi-fascisti, a meno che non si voglia vedere ne I clowns, film in cui i fascisti erano «i buffi e i matti», una satira del fascismo. «Federico Fellini (1920-1993) nasce poco prima della marcia su Roma, e cresce quando in Italia c’è il fascismo; è tra i fortunati che dal fascismo non hanno avuto gravi tragedie in famiglia, e quindi può conservare uno sguardo neutro», scrive Elémire Zola in un articolo pubblicato sul «Corriere della Sera». «Un modo di vedere che gli è stato spesso rimproverato, in vita, ma che è tutt’altro che un modo di tirarsi indietro o di non prendere posizione. (...) Ha incontrato da poco, nella sua infinita (e suppongo divertente) ricerca di volti e di corpi per i suoi film, un attore molto giovane che impiegherà spesso nei suoi film di quel periodo: Alvaro Vitali. Appena vede Alvaro Vitali, Fellini non resiste alla tentazione: lo veste da fascista. In divisa fascista, il futuro Pierino è da leggenda: già per conto suo Alvaro Vitali sembra uscito da una vignetta di Novello, ma col fez e la camicia nera diventa davvero irresistibile». Fellini considerava i fascisti carismatici? E Masina?
«Quando si conobbero lei, che aveva 21 anni, disse di lui: “Sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. È tutt’occhi, occhi profondi, inquieti, indagatori”. Lui, 22 anni, di lei, invece, afferma: “È un peperino piccolo piccolo, mi piace tanto, mi fa tanto ridere”. Insieme hanno trascorso mezzo secolo. Sia come marito e moglie, sia sul set. Sono Federico Fellini e Giulietta Masina. Il loro primo incontro, casuale – si legge nel libro Amori e Furori di Laura Laurenzi (Bur) – avviene all’Eiar, così si chiamava allora la Rai, che in quegli anni aveva sede in via delle Botteghe Oscure, proprio nel palazzone rosso che diventerà poi lo storico quartier generale del Pci». Accadeva nell'anno 1942, lui, giovanotto autore appena arrivato da Rimini a Roma, lei, giovane attrice arrivata dal bolognese, da San Giorgio in Piano, per creare Cico e Pallina nell'omonime seria di radiodrammi prodotta dall'EIAR.
Qualche settimana più tardi lui le telefona con la scusa di farsi dare una sua fotografia da sottoporre alla produzione di Vittorio Mussolini, figlio del Duce. «Cico e Pallina deve diventare un film – afferma il regista – chissà se la protagonista radiofonica ha la faccia adatta per il cinema, chissà se la ha la giusta fotogenia».
Il film non si è mai fatto, ma nove mesi dopo Federico e Giulia, anzi Giulietta, come la chiamò sempre il geniale regista, diventano marito e moglie. È il 30 giugno del 1943. E la cerimonia è molto sobria. Si sposano in casa in Via Luttezia 11. Lavorano insieme, anche se lei si vede diversamente dai ruoli che «è costretta» a interpretare ne Le notti di Cabiria, in Giulietta degli spiriti, in Ginger e Fred, ne La strada. Fra tanti contrasti, però Giulietta riesce a strappare a Charlie Chaplin un complimento. Il comico confessa nel ’66 al New York Times: «È l’attrice che ammiro di più». Un'attrice che iniziò la sua carriera da «buona fascista», altrimenti non l'avrebbe iniziata nel 1942, riceve un complimento da un noto attore comunista? Elogiare gli artisti meritevoli senza badare alla ripetuta mancanza di responsabilità etica degli stessi è non solo immorale, ma anche pericoloso. «Moglie premurosa, Giulietta è molto paziente con Federico che non si lascia sfuggire occasioni per flirtare con alcune attrici. La moglie perdona tante scappatelle, “Tanto – si diceva – poi ritorna sempre da me”. Dirà il sacerdote gesuita Angelo Arpa, amico del regista: “Bisogna ridimensionare i presunti innamoramenti di Fellini, che spesso nascevano dall’impossibilità per lui di tracciare un confine netto fra la realtà e la finzione scenica. Se il marito la tradì con il corpo, le fu fedele con il cuore”. Certamente Monsignore era a conoscenza di molti segreti: tocca a lui, durante la malattia del regista, confortare la settantaseienne Anna Giovannini, detta Paciocca, un’ex farmacista dalle forme tonde, che racconterà di essere stata la compagna segreta di Fellini e di aver diviso con lui, fra vari intervalli, trentasei anni di vita». Ebbero, dunque, Masina e Fellini un matrimonio felice, in arte e in vita? In un periodo in cui, in Italia, era quasi impossibile per una moglie aprire una causa di divorzio, nonostante le violenze subite dai mariti, fu veramente una libera scelta di Masina restare al fianco del marito ripetutamente infedele?
Giulietta degli Spiriti
«Una volta, durante la lavorazione di Roma, una sera a fine lavorazione mentre all’imbrunire aspettavamo l’auto della produzione, gli avevo chiesto, sfidando la sua impazienza, a quale film fosse più affezionato», racconta Gianfranco Angelucci, co-sceneggiatore del film Intervista (1987). «Mi sorprese rispondendomi all’istante, senza esitare: Giulietta degli Spiriti». Il film, del 1965, era legato a un evento doloroso: alla fine delle riprese e prima che la pellicola fosse pronta per uscire nelle sale, il 29 giugno era morto lo psicanalista Ernst Bernhard, unico nume tutelare da lui riconosciuto. Ne teneva la fotografia appesa alla parete dietro la scrivania; Bernhard era il solo a cui il regista attribuiva una reale influenza sulla propria vita, lui che non ammetteva nessun maestro, nessuna ingerenza, neppure di Roberto Rossellini al quale assegnava a malapena la funzione di «pizzardone» per avergli indicato la strada da seguire.
Il film, si diceva, fu realizzato in un atteggiamento contrastante di Fellini e Giulietta. Ma a distanza di tempo l’attrice aveva aggiustato il tiro del suo giudizio, mettendo in evidenza con lucidità l’aspetto che in pochi colsero all’uscita della pellicola, forse perché il tema era troppo in anticipo per l’epoca – una costante delle opere di Fellini – e alla fine aveva cambiato idea con placata onestà, senza paura di smentirsi: «È un bel film, migliore di come lo trovavo vent’anni fa. C’è in ballo un problema come il matrimonio, che riguarda tutti. E la liberazione della donna, tirata fuori ben prima che se ne parlasse tanto. Delle donne Federico ha capito molte cose, e prima di altri, anche se il suo punto di vista resta maschile. Avrebbe dovuto raccontare i tormenti di Giulietta dalla parte di lei».Era per il marito un modo di chiedere perdono alla signora Fellini?
I due tanto diversi si completavano. Lui incline al mutismo. Lei entusiasta di ogni viaggio, lui inamovibile dal triangolo Margutta, Cinecittà, Fregene. Lei appassionata di prosa, lui di varietà. Lei fumatrice incallita da quando aveva sedici anni esiliata in un minuscolo fumoir, lui polemico spalancatore di finestre.
Hanno un bambino, che muore dodici giorni dopo la nascita. Per questo Giulietta diceva: «Non aver avuto figli ci ha fatto diventare figlio e figlia dell’altro, così ha voluto il destino». Un destino che li tiene uniti sino alla fine. Tanto che le due malattie che li portano alla morte esplodono parallele. Due agonie devastanti. Più lenta e dunque più straziante per lei, più rapida e violenta per Federico, che muore il 31 ottobre del ’93.
È lei a organizzare i funerali e la camera ardente nel Teatro Cinque di Cinecittà, il più grande d’Europa. Lei, ormai priva di forze, assiste alla cerimonia degli addii, il 3 novembre nella basilica di Santa Maria degli Angeli. Da quel giorno Giulietta comincia a spegnersi. Muore il 23 marzo del ’94 per una neoplasia ai polmoni.
È diventata famosa la scena al Dorothy Chandeler Pavillion quando Fellini, sei mesi prima di morire, riceve l’Oscar alla carriera. Di fronte a una Giulietta che piange a singhiozzi, dal palco e in mondovisione dice: «Giulietta, stop crying, stop crying. L’Oscar non appartiene a me, ma a Giulietta. È lei che devo ringraziare». E ancora: «Il nostro primo incontro io non me lo ricordo, perché in realtà io sono nato il giorno in cui ho visto Giulietta per la prima volta». Lei è stata seppellita con l’abito da sera di paillettes che indossava la notte degli Oscar. Tra le mani una foto di Federico sorridente e una rosa rossa.
Nel 2021 toccherà a Giuletta Masina essere ricordata per il suo Centenario dalla nascita. Mi auguro che si possa parlare in totale onestà di lei e della sua vita spesso tormentata di moglie e musa di Federico Fellini.
Ginger e Fred
Ioana Eliad
(n. 3, marzo 2020, anno X)
Il materiale raccolto è frutto di una ricerca di articoli pubblicati online negli ultimi 22 anni, tra cui quelli elencati qua sotto.
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https://www.articolo21.org/2020/02/i-fantasmi-sgargianti-di-giulietta/
https://www.amicidiromeo.com/storia-damore-tra-giulietta-masina-federico-fellini.html
https://www.ninconanco.it/fellini-e-il-fascismo/
https://www.msn.com/it-it/intrattenimento/fotogallery/tutte-le-donne-di-federico-fellini/ss-BBZ8AbP#image=15
https://ilbolive.unipd.it/it/news/fellini100-cinema-amore-spiegati-bambini
https://www.ilsole24ore.com/art/giulietta-e-federico-fellini-e-masina-raccontati-piu-giovani-AC8GwgCB?refresh_ce=1&fbclid=IwAR0f2bmTb7oWbqEa28SoVrqTdwjDOz4dxlKnu0NBXPvdjk_vxqmbs1H8Dwg
http://www.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-fa6756d1-7075-43b7-a787-84064b0e4a6d.html?fbclid=IwAR1W2hKNbS5_1Bu2_ppmkpD2GR6Ita8W8im9DhaTekAV-KUinOo7sYl48TI
http://www.quotidianoitalia.it/giulietta-masina-le-avventure-cico-pallina/?fbclid=IwAR0auNZWh3qatVfg4q-b515K5Ut_7sU6ZtiAsMch7cYmdFcRStbRjXyNz3g
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