Un tragico bilancio per la cinematografia romena

Tertulliano attesta nel II secolo d.C. che ogni anno i primi cristiani si radunavano per celebrare una messa in ricordo dei defunti proprio nel giorno in cui una o un componente della loro comunità era deceduto o deceduta: nella luce della fede, quel giorno diventava una vera e propria Dies Natalis, il giorno della nascita alla «vita senza fine». Nell'alba del Cristianesimo, questi incontri erano lungi dall’essere dei momenti di tristezza, dato che i fedeli avevano la certezza che, dopo una degna vita trascorsa in Terra, seguiva una meravigliosa vita eterna nei Cieli.

Proprio nel giorno del loro decesso o subito dopo, come se fosse ispirato a quest’antica tradizione e nonostante la distanza sociale imposta dallo stato di emergenza durante la pandemia da coronavirus, il presidente dell'Unione dei Cineasti della Romania, il prof. Laurenţiu Damian, ha trovato una soluzione provvisoria per chiamare a raccolta sulla sua pagina Facebook amici, colleghi, studenti, conoscenti, ammiratori e perfino sconosciuti, e rendere un omaggio ai valorosi cineasti, uomini e donne, che se ne sono andati negli ultimi mesi. Riproduciamo qui di seguito tre dei suoi commoventi omaggi. Il quarto è una doppia rievocazione in cui cerco di imitare un po’ lo stile inconfondibile del maestro Laurenţiu Damian.



Alice Mănoiu, critica cinematografica (22.08.1931 - 20.05.2020)

Laurenţiu Damian: Sulla tristezza e sulla solitudine... Alice Mănoiu

Sì. Anche lei se n’è andata! In realtà, se n’era andata già da tempo! Ci sono momenti, quando sei a casa, in cui pensi se sei stato importante in qualcosa per qualcuno, sfogli i tuoi articoli, vedi quanto è ingiallita la collezione della rivista «Cinema», che forma parte della tua vita... e non vuoi saperne più niente! Ricevi un premio, e anche Alice ne ha ricevuto uno, ma non è andata a ritirarlo. È quello che è successo a Eva (Sîrbu)... non voleva saperne più niente! Ha detto basta! Così sono andate le cose anche con Irina (Coroiu)!
Alice aveva uno stile di scrittura con cui accarezzava le frasi. Cronache calorose. Interviste in cui sempre scoprivamo qualcosa di diverso da quello che sapevamo su un attore o un regista. Come Eva! Come Irina! Andava ai festival che rimanevano scoperti: Catrinel (Ecaterina Oproiu) a Cannes, Adina (Darian) a Berlino, Mircea (Alexandrescu) aveva in programma Venezia, (Radu) Cosașu non si accodava, non era interessato ai festival, Irina andava a Montreal, partecipava anche a qualche festival teatrale, Rodica veniva in redazione lanciando un’occhiata di sussiego per vedere cos’era rimasto a disposizione... c’erano alcuni festival «minori» per Alice ed Eva. Alice era felice. A quel tempo, una cronaca significava molto. Ecco perché Alice ha sempre trovato qualcosa di buono in ogni film! Come Eva! Come Irina! Ma penso che per lei era arrivato un momento in cui la tristezza si espandeva come l'edera, copriva la stanza in cui si sedeva a leggere, ne era coperta perfino lei, un’edera che non aveva affatto quel suo verde intenso, ma era ingiallita come la collezione della rivista «Cinema»... che era in realtà la sua vita! Come pure per Eva! Come pure per Irina!



Dumitru Carabăț, sceneggiatore, professore universitario
(25.11.1932 - 13.05.2020)

Laurenţiu Damian: Cara...

Quando vedevo qualcuno che aveva vinto la Palma d'Oro, mi facevo da parte e mi appoggiavo al muro. Per me, quindi, il trofeo era qualcosa di astratto, non solo un ramo, era un piedistallo su cui stavano gli immortali! È diventato concreto solo per Cristian (Mungiu), quando ho toccato anch’io il suo trofeo, sfiorandone ogni sporgenza d’oro! Un tempo, quando si vedevano passare Mirel Ilieșiu, Gopo e Carabăț, si sentiva sussurrare: sono proprio loro! Oggi i trofei sono oggetti su cui si deposita la polvere! Chi ha una donna delle pulizie che viene a spolverarli, bene... altrimenti uno se li pulisce da solo o se li dimentica! Devi spolverare con cura certosina ogni foglia d’oro del ramo d'oro... Palme d’Or. Quando entravo a scuola, in corridoio sentivo odore di pipa! Tabacco di buona qualità. – È arrivato Carabat, mi dicevo, e mi avviavo subito verso la classe dove lui ci stava aspettando! Non era una lezione. Era uno spazio diventato cenacolo. Lì l’insegnante scomponeva i film in ritmemi, poi in sequenze, poi in fotogrammi, e raccontava storie... sia lui che noi eravamo affascinati dalla scuola italiana! Accanto a lui... una tavola di montaggio e una pipa! Prendeva la pipa, spandeva quell’odore seducente e raccontava... cioè saliva i gradini e raggiungeva un piedistallo! È così che lo vedevo io. È così che lo vedevano tutti!
Molte delle sceneggiature di Cara sono rimaste incompiute. Una di queste... Il sole e la luna!
Una volta l’ho visto triste... 
– Guarda,  questa sceneggiatura è mia, Il sole e la luna... i fratelli Taviani l’hanno usata prima di me per girare Padre Padrone...
Non parlava mai della sua vita, dei suoi drammi, non ci ha mai detto che a pagarla cara più di ogni altro per aver girato La ricostruzione era stato lui, no, lui parlava solo di film e spandeva quell’odore di pipa, tabacco di buona qualità... mentre noi fumavamo robaccia come: Populares - Superfinos negros, Herreo Upmann, Golden Deer, Carpați, Double Horses e, in occasioni speciali... Amerind Flavour, American Style e... Kent con stampato in cima al pacchetto un castello marroncino! Sì... e quel profumo di pipa!...
Dopo che Cara si è trasferito in una casa di riposo, e ora se n’è andato verso qualcosa o da nessuna parte... nell’aula con il tavolo da montaggio non si è più fumato!

 

Carmen Galin, attrice (14.03 1946 - 13.03 2020)

Laurenţiu Damian: C'era una canzone che faceva: Nessuno saprebbe che me ne sono andato... 

E poi continuava così: vedranno soltanto che non ci sono più! La canzone ora è cambiata: non si accorgeranno neppure che non ci sono più! La canzone parlava anche del cielo, del mondo e di un bosco... il cielo è su in alto, il mondo è vasto, com’è bello vedere il bosco tutto verde di foglie... Cioè il bosco è eterno! Noi no! Ci mettiamo a strillare quando veniamo a questo vasto mondo e poi emettiamo un sospiro quando ne usciamo, e non lo saprebbe nessuno... Se Dio mi desse un segno, forse me lo ha già dato, ma come faccio a saper qual è il mio? Gli direi: guarda che viene da Te una bellissima ragazza, ha i cappelli raccolti in testa, è salita al trapezio in un film, porta un sacchetto con dentro delle mele, le piacciono le illustrazioni con i fiori di campo... vedi, abbi cura di LEI! La riconoscerai perché ha imparato una canzone per Te. Una canzone che finisce così: dai, dai, sotto i fiori mi dondolai...  



L'oro del film e i transilvani: Mircea Mureşan e Mircea Sorin Moldovan

Mircea Sorin Moldovan, regista, attore (3.11.1936 - 8.04.2020)

Tanto diversi per stile e personalità, ritroviamo nelle opere dei cineasti Mircea Mureşan e Mircea Moldovan un umorismo vitale e un respiro epico, che spero ci tengano col vento in poppa in questi tempi di assedio per via della pandemia da coronavirus. «Il nipote di Păcală, colui che è svelto come un detto» era Moldovan. Proprio Păcală, in quanto questo era il cognome da nubile di sua madre, figlio unico di un sacerdote ortodosso. Un regista di Sibiu, l'altro di Blaj, vicini come età, entrambi hanno cominciato la loro carriera come attori. Personaggi di riferimento della storia della Romania sono stati elogiati nei loro film: Horea (Mureşan), rivoluzionari magiari e romeni della Rivoluzione del 1848, Pintea (Moldovan). «Da bambino, a 11 anni, sognava di fare un film dopo aver visto il classico Gunga Din, con Cary Grant e Joan Fontaine», leggiamo nella scheda biografica di Mircea Mureşan pubblicata dalla Rivista «All About Romanian Cinema» (AARC), che poi prosegue: «Si immaginava che le cornici di un dipinto appeso a una parete disegnassero un piccolo schermo, su cui accadevano molte storie che poteva seguire stando a letto». Due dei tanti progetti che Mircea Moldovan voleva realizzare erano un documentario dedicato alle vittime del campo di lavori forzati sul Canale Danubio-Mar Nero e un film ispirato ai romanzi di viaggio di Jules Verne. Su, nella soffitta della casa dei genitori di Blaj, aveva tenuto fino al 1984 un pacco di appunti per film che voleva realizzare, legato con lo spago.



Mircea Mureşan, regista, sceneggiatore, attore (11.11.1928 - 24.04.2020)

Le generazioni di cineasti prima e dopo la Rivoluzione dell'89 devono tantissimo ai Maestri Mureşan e Dumitru Carabăț, che sono coloro che hanno arricchito il palmares del cinema romeno con premi e partecipazioni al Festival Internazionale del Film di Cannes: Premio per l’Opera Prima a La rivolta, il film di Mircea Mureşan tratto dal romanzo omonimo di Liviu Rebreanu (1966), Premio per la Miglior Sceneggiatura a Codin, film diretto da Henri Colpi, ispirato al romanzo omonimo di Panait Istrati, con Carabat nella squadra degli sceneggiatori (1963). L'oro del film è il titolo di un importante volume di critica cinematografica di Florian Potra, del quale, quando è venuto a sapere che sarebbe diventato il mio professore universitario, mia madre mi disse, contentissima: «Vai a dirgli che sei figlia mia e di Mircea». Ho un solo padre io? Questa domanda, che non vuole creare nessun equivoco circa l'unicità della mia paternità naturale, è una forma di gratitudine professionale ed empatia rivolte a tutte le famiglie in lutto, scritta qui, in memoria di due Mircea scomparsi durante lo stato d'emergenza, che mi è stata ispirata dal ricordo di una conversazione con il professore Alberto Solesin, padre dell'unica italiana uccisa nell'attentato terroristico che fece 137 morti al Teatro Bataclan di Parigi nel novembre 2015, la biologa Valeria Solesin, Dottorato di Ricerca all'Università di Sorbona: «Ho solo un figlio io?» Mircea è un nome romeno che inizia per mir, che vuol dire pace in lingua russa. E così possano dunque riposare i nostri defunti. In pace.





A cura di Ioana Eliad
(n. 6, giugno 2020, anno X)