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Un ricordo di Mario Andrea Rigoni: Loretta Marcon, Gregorio Piaia, Michel Orcel
In ricordo del professor Mario Andrea Rigoni, illustre studioso dell’opera di Leopardi, docente di Letteratura italiana all’Università di Udine e professore emerito in quella di Padova (dove si era anche laureato), nonché narratore, autore di aforismi e poeta, raccogliamo le testimonianze di cordoglio per la sua scomparsa, avvenuta il 15 ottobre 2021 dopo una lunga malattia, degli studiosi che lo hanno conosciuto: Loretta Marcon, saggista e sua allieva, Gregorio Piaia, professore emerito di Storia della filosofia dell'Università di Padova, e Michel Orcel, scrittore e italianista francese, suo traduttore.
In apertura del nostro Speciale alla memoria di Mario Andrea Rigoni, l’intervista realizzata nel 2012 in cui il professore evoca il suo incontro e l’amicizia con il filosofo romeno emigrato in Francia, uno dei più grandi pensatori del Novecento.
Loretta Marcon, saggista
Ho appreso con doloroso sconcerto la notizia della scomparsa del prof. Mario Andrea Rigoni, esimio leopardista. Mi permetto di esprimere un ricordo personale, pur cosciente di essere ai margini delle sue alte conoscenze culturali e accademiche, e mi avvicino alla sua figura, in totale umiltà, rammentando, insieme alla sua presenza, quegli scambi letterari e personali (questi ultimi non frequenti), che hanno pur costituito qualcosa di prezioso nell’ultimo quarto di secolo della mia esistenza.
Un rapporto iniziato dallo studio dei suoi Saggi sul pensiero leopardiano (1985), una raccolta che rappresentò per me un ‘libro-finestra’. Muovevo i primi passi nella sterminata opera critica su Leopardi cercando la strada per iniziare la mia prima tesi di laurea e quel libro fu davvero un raggio di luce, proprio per il suo essere originale e così diverso da innumerevoli altre opere pur pregevoli. In quelle pagine ritrovavo, come una rivelazione, quegli stessi pensieri che cercavo di riordinare mentre si affastellavano nella mia mente in un magma ancora indistinto. Rigoni divenne per me ‘il Maestro’!
Nel 1998, anno del bicentenario leopardiano, lo conobbi personalmente sentendomi di colpo ‘discepola’ devota. Letta la mia tesi, all’epoca piuttosto innovativa, quindi pubblicata, il professore suggerì il mio nome alla Facoltà di Lettere per una collaborazione al Convegno internazionale che si sarebbe svolto a Padova e a Venezia (Leopardi e l’età romantica, 6-8 maggio1998), e che avrebbe compreso anche una Mostra bibliografica Leopardi e la cultura veneta (Padova 7-31 maggio).
Ho sempre considerato quell’evento come il vero inizio del mio percorso leopardiano e Mario Andrea Rigoni rimane quindi collegato a un momento fondamentale della mia vita.
Il Convegno che si svolse successivamente a Recanati fu evento grandioso e degno di nota. Il 29 giugno 1998, genetliaco del Poeta, fu coronato da una cena di gala che la compianta contessa Anna Leopardi offrì a tutti gli studiosi. La figura del prof. Rigoni, alta ed elegante, si muoveva nelle sale di Palazzo Leopardi, affollate dai tanti relatori, e la sua presenza appariva perfettamente inserita, quasi di diritto, in quella preziosa cornice evocativa.
Tra noi vi furono poi altri contatti telefonici e qualche invio, da parte mia, di quanto andavo pubblicando.
Lo rividi nel 2015, nell’androne di Palazzo Maldura, sede del Dipartimento di Lettere dell’Università di Padova, quando, iscritta al mio terzo corso di laurea, gli chiesi informazioni sulle sue nuove lezioni che stavano allora incominciando e che intendevo frequentare. Sorridendo, non mi volle in aula perché, mi disse: «Io la considero una collega».
Durante l’ultimo colloquio nel suo studio padovano, avvenuto nel 2017, raccolsi una ‘confidenza’: il suo rammarico che tanti, troppi scrivessero su Leopardi senza portare nulla di veramente innovativo. Da sempre egli sosteneva che per scrivere un saggio fosse necessaria l’originalità dell’idea o della scoperta.
Alla fine di quel colloquio, colui che ho sempre considerato come uno dei miei Maestri, mi donò qualche parola preziosa che mi confortò non poco di alcune inevitabili amarezze: «Almeno lei cerca sempre qualcosa di diverso e di nuovo».
Il ‘suo’ Leopardi è sempre stato anche il ‘mio’ Leopardi!
Gregorio Piaia, professore emerito di Storia della filosofia dell'Università di Padova
Conobbi Mario verso la metà degli anni Ottanta, quando lui insegnava all’Università di Udine e io all’Università di Verona. Abitavamo entrambi in quel di Montebelluna, uniti da un comune destino: avevamo sposato una ragazza di quelle parti, Luisa (Mario) e Giuliana (Gregorio). Giuliana fu anche insegnante di Alberto, il figlio di Luisa e Mario, quando frequentava la Scuola media di Biadene. Mario e io diventammo poi colleghi all’Università di Padova, ove a suo tempo ci eravamo laureati. Insegnavamo discipline diverse (Mario letteratura italiana, io storia della filosofia), ma Giacomo Leopardi fece subito da trait d’union fra noi due. Nonostante fossimo dissimili come carattere, o forse proprio per questo, nei nostri frequenti incontri sul treno fra Montebelluna e Padova ci sentivamo perfettamente a nostro agio. Ho sempre apprezzato in Mario il suo porsi al di sopra delle controversie ideologiche e politiche, nonché accademiche, e la sua fine sensibilità estetica, che unita all’attenzione filologica lo rendeva capace di comprendere a fondo (e far comprendere agli altri) posizioni culturali assai differenti fra loro.
Mario non era solo un appassionato ricercatore della bellezza: dietro il bello egli cercava e intravedeva il vero. Era uno spirito libero, disincantato e ironico come il suo Leopardi (e come Emil Cioran, suo grande amico), ma al tempo stesso curioso e aperto alla conoscenza, quella che i Greci chiamavano gnosis. Ricordo che un giorno, mentre parlavamo del più e del meno seduti al tavolino di un caffè a Montebelluna, mi pose una domanda a bruciapelo: «Ma tu ci credi all’aldilà?...». Mario sapeva che sono credente praticante, ma nelle nostre conversazioni non avevamo mai toccato temi così intimi. La domanda mi prese alla sprovvista, in mezzo al chiacchiericcio della caffetteria e al profumo delle brioches appena sfornate, che a Mario piaceva tanto. Ci pensai su un attimo, poi me la cavai con una sorta di aforisma, ben sapendo che Mario era un appassionato cultore di questo genere letterario: «Mah, sai…, la fede è l’altra faccia del dubbio, e il dubbio è l’altra faccia delle fede... In questo mondo non esiste la fede assoluta, priva di dubbi, ma non esiste neppure il dubbio assoluto…». Credo che ora il nostro Mario riesca a cogliere la bellezza e la verità meglio di tutti noi. Arrivederci, caro Mario, e che il Signore sia con noi tutti.
Michel Orcel, scrittore e italianista francese
Questa mattina si è spento il nostro amico Mario Andrea Rigoni. Notizia terribile per me, a cui ero legato da un'amicizia antichissima, molto affettuosa e tenace fin dal nostro incontro a Parigi negli anni '80, attorno a Georges Roditi e Cioran, sotto il segno di Leopardi. Grande specialista del poeta romantico italiano (di cui aveva completamente rinnovato la lettura), Mario Rigoni aveva fino a poco tempo fa occupato la cattedra di Letteratura italiana all'Università di Padova, dove aveva organizzato importanti convegni internazionali.
Accademico ma anche scrittore di grande talento, dalla prosa classica e graffiante, aveva pubblicato aforismi, saggi, racconti. Sono stato il suo traduttore in Francia, fin dalle Variations sur l'Impossible (L'Alphée, 1986). La malattia aveva provocato in Mario Rigoni una sorta di febbre creativa che da uno o due anni si esprimeva sotto forma di poemi gnomici, con un tono del tutto singolare nel quadro della poesia contemporanea. La sua prima raccolta, Colloques avec mon démon, che ho tradotto qualche mese fa, sarà pubblicata presso l’editrice Ambo Arcades la prossima primavera; una seconda raccolta, che raccoglierà le poesie inedite della fine, uscirà qualche mese dopo. Rivolgiamo i nostri più fervidi pensieri a Luisa Poloni, sua moglie, e ad Alberto Rigoni, loro figlio.
(Traduzione dal francese di Mauro Barindi)
A cura di Afrodita Carmen Cionchin
(n. 11, novembre 2021, anno IX)
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