L’opera «Delirio a due» di Eugène Ionesco in tour in Italia

Delirio a due è una delle ultime opere di Eugène Ionesco, scritta nel 1970. Ionesco è stato uno degli autori più importanti del teatro dell’assurdo, un movimento che ha rivoluzionato il teatro del Novecento, influenzato dal pensiero esistenzialista e dalla riflessione sul senso della vita, della comunicazione e dell’alienazione dell’individuo. Le sue opere mettono in scena situazioni surreali, grottesche e paradossali per riflettere sul disordine della vita moderna e la difficoltà di comprendere se stessi e gli altri.
Ionesco nacque nel 1909 a Slatina, in Romania, da una famiglia di origine francese, ma si trasferì in Francia quando era ancora giovane. La sua formazione accademica lo portò inizialmente verso il campo della letteratura, ma fu l’incontro con il teatro e l’interesse per le sfide che la comunicazione umana poneva che lo spinsero a scrivere le sue opere.
Delirio a due è un'opera che ruota attorno a una coppia di persone, un uomo e una donna, che vivono in un mondo completamente isolato. La coppia, chiusa in una stanza senza riferimenti all’esterno, è l’unica fonte di contatto l’una per l’altro, ma il loro rapporto è basato su una comunicazione delirante, instabile e priva di un vero significato. L’uomo e la donna sembrano incapaci di comprendere i propri sentimenti, di raggiungere una connessione autentica, e si sprofondano in un ciclo di incomprensioni reciproche, in un costante flusso di parole e gesti privi di significato.
Ionesco, in quest’opera, non solo critica l’incapacità di comunicare nel contesto di una relazione personale, ma suggerisce anche una riflessione più ampia sullo stato dell’individuo nell’era contemporanea. La coppia sembra essere completamente estraniata dal mondo esterno, il che enfatizza l’assurdità della condizione umana: la difficoltà di trovare un senso alla vita, di stabilire connessioni genuine e di riuscire a comunicare in modo autentico.
Sin dalla sua creazione nel 1970, l’opera ha suscitato grande interesse nel panorama teatrale internazionale e italiano. In Italia, l’opera è stata messa in scena numerose volte, ogni volta adattata e interpretata con nuove sfumature che hanno cercato di rendere attuale la denuncia della solitudine e della difficoltà di comunicazione.

Le rappresentazioni in Italia

La prima rappresentazione italiana di Delirio a due risale agli anni immediatamente successivi alla pubblicazione del testo. La regia fu affidata a Franco Quadri, un nome di spicco del teatro italiano, che portò l’opera sul palcoscenico nel 1972. L’allestimento fu accolto con entusiasmo dalla critica per la sua capacità di mantenere la tensione surreale e simbolica dell’opera, pur adattandola al linguaggio teatrale italiano. La scenografia, pur essendo minimale, giocava sulla creazione di un’atmosfera claustrofobica, perfettamente in linea con l’intento di Ionesco di esprimere la condizione di isolamento dei due protagonisti.
Nel corso degli anni ‘80 e ‘90, Delirio a due venne messo in scena in numerosi teatri italiani, ma le interpretazioni cambiarono radicalmente, dando più risalto agli aspetti psicologici dei personaggi e alla loro relazione malata. Tra i registi più noti di queste produzioni si può ricordare Giorgio Strehler, che nel 1985 propose una versione dell’opera al Piccolo Teatro di Milano. La sua messa in scena si caratterizzò per l’intensità dei dialoghi e per la scelta di un tono più cupo, enfatizzando le contraddizioni e i conflitti interiori della coppia e mettendo in evidenza il carattere grottesco della loro interazione.
Nel corso degli anni ‘90, altre compagnie teatrali hanno portato l’opera nei maggiori teatri italiani, tra cui il Teatro Stabile di Torino e il Teatro delle Arti di Roma. Queste messe in scena si distinsero per la scelta di una scenografia più essenziale, spesso caratterizzata da un ambiente quasi astratto, con pochi oggetti scenici, che accentuavano il senso di desolazione e la tensione psicologica tra i personaggi.
Nel nuovo millennio, la produzione italiana di Delirio a due ha visto un forte ritorno alla contemporaneità, con registi e attori che si sono concentrati su aspetti più psicologici e filosofici dell’opera. Registi come Pippo Delbono, che nel 2003 ha messo in scena l’opera al Teatro dell’Elfo di Milano, hanno cercato di inserire una dimensione più umana e meno surrealista nel testo. In questa versione, l’atmosfera claustrofobica era ancora presente, ma veniva utilizzata una tecnica di recitazione più fisica, che faceva sentire il peso della solitudine sulla pelle degli attori.

Una delle versioni più recenti e significative di Delirio a due è quella messa in scena da Corrado Nuzzo e Maria Di Biase, adesso in tour al Teatro Stabile di Genova. La loro interpretazione ha aggiunto una forte componente di attualità, rendendo il testo non solo universale, ma particolarmente rilevante nel contesto della nostra epoca, caratterizzata dalla crescente alienazione e disconnessione interpersonale.
La loro messa in scena si distingue per una scelta stilistica contemporanea: un’ambientazione minimale, con pochi arredi e un uso sapiente delle luci per creare un’atmosfera sospesa e inquietante. Nuzzo e Di Biase hanno enfatizzato la dimensione psicologica dei protagonisti, concentrandosi sul loro rapporto di dipendenza e sul loro bisogno di affetto che però si trasforma in una forma di prigionia reciproca. Il loro lavoro di recitazione, particolarmente intimo e profondo, ha reso il testo ancora più potente, riuscendo a esprimere il disagio e la solitudine attraverso una recitazione fisica e verbale allo stesso tempo.
Il punto di forza delle diverse rappresentazioni italiane di Delirio a due è stato proprio quello di riuscire a portare l’opera di Ionesco al pubblico contemporaneo, enfatizzando gli aspetti più universali della solitudine, della difficoltà di comunicare e del delirio dell’isolamento. Se nelle prime messe in scena c’era una maggiore enfasi sul lato comico e grottesco dell’assurdo, con il passare del tempo il testo è stato letto più frequentemente come una denuncia sociale, un’analisi delle relazioni interpersonali moderne e della difficoltà di comprendere se stessi e l’altro.
Oggi, più che mai, la critica e il pubblico si trovano di fronte a un’opera che parla di un disagio psicologico che appare estremamente contemporaneo: l’alienazione delle persone, la difficoltà di esprimere emozioni genuine, e il paradosso di essere circondati da tecnologie di comunicazione ma incapaci di connettersi davvero con l’altro. L’adattamento e la rappresentazione de Delirio a due in Italia ha saputo cogliere queste dinamiche, rendendo il testo un punto di riflessione sulla nostra condizione attuale.

Ida Valicenti
(n. 2, febbraio 2025, anno XV)



NOTA
L’Accademia di Romania, in collaborazione con la Compagnia Progetto Miniera, ha ospitato nel periodo 13-15 settembre 2013 lo spettacolo Rinoceronti a Roma/Rinocerii la Roma di Thomas Otto Zinzi, ispirato all’opera di Eugène Ionesco.