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Incanto di cielo e terra: le icone di Constantin Udroiu
«L’arte senza un obiettivo è un postulato illusorio che non accetto». Per fare un’affermazione di questo calibro bisogna aver contemplato a lungo la tavola di legno e, soprattutto, essere rimasti in grande silenzio, prima di dipingerla. L’autore contempla l’icona dentro di sé. Nel dipingerla, le dona la parola, una parola unica che ognuno riceve nell’istante in cui la contempla.
Constantin Udroiu, maestro romeno dell’arte bizantina, è stato molto di più di un affermato pittore di icone e di dipinti famosi in tutto il mondo: è stato un originale e autentico interprete della sua terra, la Romania, che vive nei colori delle sue opere e, soprattutto, nei vari cromatismi – caldi e freddi – che hanno segnato la sua vita: cultura, democrazia, prigionia, libertà.
L’occasione per ricordare il maestro Udroiu, scomparso il 24 marzo 2014, arriva dall’Abruzzo, precisamente dal paese di Paganica, alla cui parrocchia l’8 novembre scorso è stata donata, per volere esplicito del maestro prima della morte, l’icona raffigurante la «Madonna del terremoto». Constantin Udroiu l’aveva realizzata nel 2009, all’indomani del terremoto. Ma la splendida «Madonna del terremoto», per una serie d’impegni artistici, gli era rimasta nell’atelier in attesa di una buona occasione per consegnarla. La sua volontà è stata ora rispettata e per mano della moglie, Luisa Valmarin Udroiu, già docente di Filologia romanza all’Università di Roma La Sapienza, l’opera è stata donata al parroco di Paganica don Dionisio Rodriguez. La cerimonia di consegna si è svolta nella sala conferenze del Centro Pastorale di Paganica, nel corso della quale si è fatto ricordo dell’insigne pittore che già altre opere aveva donato alla comunità, tra queste il grande affresco realizzato nel 1990 nel Centro Civico. Dopo la benedizione dell’icona da parte del parroco, sono intervenuti Ugo de Paulis (L’amicizia di Constantin Udroiu per Paganica), Goffredo Palmerini (Constantin Udroiu, un grande artista. Vita e opere) e Luisa Valmarin (Le icone di Constantin Udroiu: suggestioni di un’arte singolare). Nel medesimo auditorium hanno trovato degna collocazione due affreschi – una Deposizione dalla Croce e una Resurrezione – realizzati nel 1988 da Constantin Udroiu per una famiglia paganichese e da questa donati l’8 gennaio 2000 alla parrocchia.
Constantin Udroiu era nato a Bucarest il 3 febbraio 1930. Intellettuale di spicco della Romania, ha insegnato all’Università di Bucarest fino al 1954, quando viene arrestato dal regime comunista per dissidenza politica. Testimone vivente dei princìpi di libertà e di democrazia, li paga a caro prezzo con una condanna a 22 anni di prigione, sofferti in dura carcerazione fino al 1964 (periodo, questo, che Udroiu definiva «vita non vissuta»). Dopo il XX Congresso del PCUS venne rilasciato a seguito del nuovo clima politico nei Paesi d’oltre cortina. Giunto in Italia per la sua prima mostra all’estero, nel 1971 a Sassari, inaugurata dall’allora Presidente della Camera Sandro Pertini, restò nel nostro Paese percorrendo in lungo e in largo le vie dell’arte bizantina, specie nel Meridione. Intensa la sua frequentazione dell’Europa – Svizzera, Francia, Spagna, Grecia, Olanda, Portogallo – dove ha portato con grande successo la sua produzione artistica ma anche la competenza accademica, in seminari e convegni promossi da prestigiosi atenei.
Grande maestro dell’arte bizantina, Constantin Udroiu è stato uno dei più fecondi artisti della diaspora romena che ha riservato, nella sua produzione, un luogo centrale all’icona bizantina e alla propria romenità. Tra le sue oltre 200 mostre personali, di cui moltissime in Italia, le più significative in altri Paesi sono state a Parigi, Lutry, Avignon, Amsterdam, Bordeaux, Carpentras, Atene, Barcellona, Lisbona e, e dopo la caduta del regime comunista in Romania, a Bucarest, Targoviste e Cluj-Napoca. Le sue opere sono esposte nei musei di molte città in Romania, Francia, Portogallo e Italia, e in numerose collezioni pubbliche e private in diversi Paesi del mondo. La Romania democratica lo ha risarcito con una rilevante considerazione artistica e personale, manifestata con la presenza dell’Ambasciatore in tutte le mostre che ha tenuto in Italia. Era membro del Senato dell’Accademia Internazionale d’Arte Moderna.
Da alcuni anni Constantin Udroiu si era trasferito da Roma in Sabina, a Passo Corese (Rieti) dove, in collaborazione con il Comune, aveva aperto la «Scuola Nikopeia», centro di formazione artistica senza scopi di lucro. Qui il maestro ha insegnato gratuitamente le tecniche pittoriche a una sessantina di allievi, fino alla scomparsa avvenuta a Roma lo scorso anno. Nel corso degli anni, Udroiu aveva stretto una lunga e feconda amicizia con la città dell’Aquila, dove aveva tenuto importanti esposizioni: la prima volta nel 1985, con la sua 99a mostra alla Sala Elephas del Castello Cinquecentesco, poi una mostra nel 1989 a Paganica per inaugurare il Centro Civico, una terza all’Aquila a Palazzo Antonelli Dragonetti, nel 2000, organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Regione Abruzzo. Sua la grande icona «Madonna dell’Amore», donata nel 1985 al sindaco Tullio de Rubeis, che ha illuminato con il suo oro zecchino la Sala della Giunta di Palazzo Margherita d’Austria nel 2009.
Nei confronti del Bizantino romeno, Constantin Udroiu così si esprimeva: «Lo considero come il principale punto di partenza per un pittore romeno». L’artista si è sempre sentito legato intimamente alla tradizione culturale del suo Paese, con un legame così intenso e autentico che ha segnato la memoria di chi lo ha apprezzato e stimato. Del suo tratto umano e del suo stile artistico così Luciana Stegagno Picchio, saggista, filologa e critica, scrive: «Constantin Udroiu è rumeno. Innestata sul robusto ceppo italico la sua innata latinitas ha dato frutto sapidi come solo certi privilegiati vitigni di trapianto sanno produrre in nuovi ricettivi terreni. È pittura figurativa, certo, ma di un figurativismo che ha la sua grammatica in cromie di base astratta, sperimentale, dove ciò che conta è sempre e solo il colore. Nel laboratorio-cenobio in cui Constantin lavora ogni giorno, in solitudine, come un monaco artigiano, c’è sempre un sottofondo musicale. E il quadro nasce come una partitura, con la nota alta dei gialli in primo piano, il legato degli azzurri-violetti all’orizzonte, il gioco intrico dei rami-violini a unificare il cielo e la terra in sinestesie cromaticomusicali. Per questo a chi voglia indicare le ascendenze e le influenze, i paragoni e le metafore vengono offerti ad ogni latitudine»
Madonna Icona su tavola dorata
Madonna del terremoto
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Resurrezione
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Deposizione dalla Croce |
Giacomo Ruggeri
(n. 12, dicembre 2015, anno V) | |