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Doina Condrea Derer: Dieci anni di fruttuosi risultati
Laureatasi presso l’Università «Universitatea de Vest» di Timișoara in Lettere classiche e Romeno (1997), studi poi integrati da quelli in Lingua e Letteratura italiana (2001), Afrodita Cionchin ha conseguito il dottorato presso l’Università di Bucarest nel 2005 con una tesi che, come metodo di trattazione, ha seguito un approccio diverso rispetto a quello consueto. Se, tradizionalmente, i temi proposti dagli italianisti vertevano in maniera puntuale su questioni di storia, di critica letteraria o di impostazione comparatistica, nel suo caso l’area di ricerca veniva sensibilmente allargata. Il titolo della dissertazione è Trieste e triestinità. Caratteri mitteleuropei della letteratura del Novecento/Trieste și triestinitate. Trăsăturile mitteleuropene ale literaturii din secolul XX, ma la prima parte è andata oltre la mera presentazione della documentazione raccolta, inglobando molte altre sfaccettature della città adriatica affiancate a quella più specificatamente letteraria. Come molti intellettuali del Banato, è probabile che l’interesse rivolto al porto situato nella zona di confine lungo l’Adriatico sia stato suscitato nell’allora dottoranda dallo status dei suoi stessi concittadini transfrontalieri e dalla posizione di Timișoara e Trieste, vere e proprie teste di ponte separate dalla distesa slava dell’ex Iugoslavia. Mi ci è voluto del tempo per superare le mie riserve sull’inaspettata estensione dei lidi che si approntava ad esplorare per la sua ricerca, che andavano oltre la storia letteraria stricto sensu. Infatti, non molto tempo dopo, anche un’altra italianista, Oana Boșca-Mălin, per esempio, si sarebbe occupata della narrativa italiana contemporanea da un’angolazione quasi ignorata fino a quel momento, ossia quella delle politiche editoriali volte a sostenere un loro ruolo culturale e, in quanto tali, un loro sbocco di mercato.
Pertanto, dopo molti anni durante i quali Afrodita Cionchin ha riportato brillanti successi come docente di livello universitario tanto a Timișoara come a Padova, non è stata una sorpresa per me vedere che si era orientata verso la pubblicistica, quando ha fondato la rivista «Orizzonti culturali italo-romeni/Orizonturi culturale italo-române». La qual cosa però non mi aveva sollevato da apprensioni ed emozioni, dato che il suo progetto si preannunciava come particolarmente ambizioso e perciò anche esposto a rischi. Trascorsi due lustri, non posso far altro che gioire del grande risultato da lei ottenuto. Da un lato la pluralità degli argomenti trattati, la solidità e la qualità dei materiali proposti in rete, mese dopo mese, e, dall’altro, la quantità dei collaboratori di diverse generazioni, fra cui nomi importanti della nostra intellettualità e della Penisola, costituiscono un biglietto da visita più che onorevole.
Posta a confronto con altre pubblicazioni affini, ciò che distingue la rivista sono, da un lato, il destinatario con cui entra in dialogo, che è un pubblico di lettori davvero amplissimo – composto non solo da specialisti, italiani (compresi anche i nostri emigranti stabiliti in Italia) e romeni – e, dall’altro, il peso notevole accordato in modo tanto significativo ad altri settori delle arti, accanto a quello prevalentemente letterario.
Esempi precedenti? Praticamente nessuno. Con cadenze diverse e una durata limitata, le riviste di italianistica pubblicate da alcuni centri universitari romeni, con o senza la collaborazione delle controparti italiane, non potevano permettersi uno spettro tematico tanto ampio, né hanno mai avuto un numero soddisfacente di fedeli lettori. La longeva e meritevole «Roma» (1921-1933), la prima, com’è noto, in ordine cronologico, fondata da Ramiro Ortiz per divulgare gli scrittori del proprio Paese natale e per stimolare i propri studenti di Bucarest, continuata poi da Alexandru Marcu con i più ambiziosi numeri, a livello scientifico, di «Studi italiani», recanti il sottotitolo «Roma. Nuova serie» (1934-1944), raggiungevano principalmente il pubblico della Capitale.
La singolarità (finora) dell’iniziativa pubblicistica in discussione come pure gli standard di valore assicurati dal generoso lavoro di un collettivo di redazione esperto vanno senz’altro riconosciuti, mentre Afrodita Cionchin deve essere congratulata per la temerità dell’iniziativa e per la professionalità con cui adempie agli obblighi che si è autoimposta.
Presentazione della revista al Bookfest Timişoara 2019
Doina Condrea Derer
Traduzione di Mauro Barindi
(n. 5, maggio 2020, anno X)
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