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Il museo e la mostra-tributo Fellini
Il 14 dicembre 2019, a Rimini, la città natale di Fellini, è stata inaugurata la rassegna-omaggio dedicata al Maestro, e rappresenta il primo evento di un lunghissimo e impressionante elenco di manifestazioni in occasione del centenario Fellini – che nacque il 20 gennaio 1920 –, che si svolgeranno lungo tutto il 2020. Infatti, la mostra ha un carattere itinerante e a metà aprile sarà trasferita a Roma (Palazzo Venezia), per poi oltrepassare i confini nazionali e arrivare a Berlino, Mosca e infine Los Angeles. Al termine di questo viaggio attorno al mondo, si spera che la mostra diventi permanente, come parte di quello che sarà il Museo Internazionale Federico Fellini, un progetto molto ambizioso, che, d'altronde, l’esposizione sta anticipando. Il futuro Museo Fellini è stato ideato e progettato da Studio Azzurro in collaborazione con la casa cinematografica Lumière. L’appuntamento del centenario sarà anche l’occasione per porre le fondamenta del Museo, mentre l’inaugurazione è prevista per la seconda metà di novembre. Il complesso museale non si ristringe a uno spazio unico, ma ruota intorno a tre poli: Castel Sismondo, Palazzo Valloni – sede del cinema Fulgor dove Fellini vide i primi film della sua infanzia – e l’area urbana della Piazza dei Sogni. Quindi, un museo che si annuncia lontano dal modello classico, avvicinandosi piuttosto all’immagine di un gigantesco set, che permetterà ai suoi visitatori di sentirsi come dentro un film di Fellini.
Inoltre, sempre a un set ci fa pensare anche il modo in cui è stata allestita la mostra, che al momento si può visitare a Castel Sismondo; è distribuita su quattordici sale e contiene moltissimi oggetti e materiali inediti da riscoprire, tutti veramente preziosi, come per esempio la primissima sceneggiatura di quello che poi sarebbe diventato Amarcord – allora intitolato Il borgo – oppure i moltissimi costumi usati per i suoi magici film. In più, la rassegna comprende la maggior parte dei costumi del film Roma, il cosiddetto «uccello amoroso» (il congegno meccanico che accompagnava in Casanova le prestazioni erotiche dell’avventuriero veneziano), nonché locandine e fotobuste, foto dai set di Fellini. Sulle pareti sono esposti anche i disegni preparatori di parte dei suoi film, quei disegni che servivano al regista per fissare le prime idee dei personaggi che avrebbero poi popolato i suoi capolavori, schizzi orientativi che venivano poi trasmessi ai suoi collaboratori. Ovviamente, in una mostra su Fellini non poteva mancare il Libro dei sogni, una specie di diario tenuto dal Maestro a partire dalla fine degli anni ’60 e fino all’agosto del 1990, dove, attraverso i disegni, descriveva fedelmente i suoi sogni e i suoi incubi notturni.
Capeggiata dal titolo Fellini 100 Genio immortale, è una la mostra poetica e nostalgica – come poetico e nostalgico era Fellini – fatta di grandi suggestioni, che raccoglie innumerevoli elementi e materiali inediti, il tutto ideato in tal maniera da poter restituire al pubblico l’immaginario felliniano. Tra le varie sezioni che la compongono, si ritrova anche quella allestita grazie al contributo del Fondo Nino Rota, il celebre compositore che ha collaborato con Fellini per le musiche di molti suoi film. In particolare, di questo generoso fondo, sarà esposta, per la prima volta, una serie di taccuini originali sui quali Rota appuntava le indicazioni del Maestro sulla musica che avrebbe dovuto accompagnare ed esaltare le sue scelte registiche. Inoltre, l’intera mostra è stata ideata e costruita attorno a tre nuclei di contenuti, nella cornice di un allestimento scenografico innovativo. Il primo nucleo racconta, tramite il filtro dell’immaginario cinematografico felliniano, la storia d’Italia a partire dagli anni Venti-Trenta per passare poi al dopoguerra e in fine agli anni Ottanta. Il secondo nucleo è dedicato al racconto dei compagni di viaggio del regista, reali, immaginari, collaboratori e no. Infine, il terzo nucleo sarà dedicato alla presentazione del progetto permanente di quello che sarà il Museo Internazionale Federico Fellini.
Castel Sismondo e Fellini
Sarebbe quasi inconcepibile che lo spazio in cui si svolge la mostra – e dove, poi, sarà allestito (in parte) il Museo Fellini – sia un luogo privo di una storia propria, uno scenario asettico, senza simboli. Proprio per questo, Castel Sismondo non rappresenta una scelta a caso. Il Condottiero Sigismondo Pandolfo Malatesta ne iniziò la costruzione il 20 marzo del 1437, penultimo mercoledì di quaresima, alle ore 18.48: giorno, ora e minuto – per la precisione – probabilmente erano fissati da un oroscopo predisposto con cura dagli astrologi di corte, e già tutti questi dettagli sembrano avere di per sé un’aura da scenografia felliniana. Ne proclamò la conclusione «ufficiale» nel 1446, ma in realtà vi si lavorava ancora nel 1454. Il castello fu concepito come palazzo e fortezza insieme, mentre oggi l’intero complesso di Castel Sismondo è noto come la Rocca Malatestiana. Ma non solo la storia particolare e l’immagine caratteristica hanno reso Castel Sismondo il luogo adeguato al futuro museo felliniano, c’è anche un episodio biografico, raccontato da Fellini durante un’intervista: «...Una volta, comunque, al bar di Raoul nacque la proposta di iniziare il nuovo anno nelle carceri. Avremmo portato, con la complicità dei secondini, che erano nostri amici, salsicce e panini ai detenuti, per mangiarli con loro. La Rocca, la prigione di Francesca, era, allora, piena di ladruncoli di sacchi di cemento e di ubriachi. Quel tozzo e tetro edificio m’è sempre rimasto in testa come una presenza nera nel ricordo della mia città...».
La Fondazione Fellini avrà la sua sede centrale nell’edificio che ospita anche il cinema Fulgor, posto emblematico per la biografia del regista, ma anche per alcune scene dei suoi film, un legame che ci fa ricordare da vicino la storia del protagonista di Nuovo Cinema Paradiso, un altro classico del cinema italiano. Nell’anno in cui celebriamo il Maestro del cinema italiano e un secolo dalla sua nascita, la mostra e il museo vogliono essere un regalo fatto a Fellini e alla sua gigantesca eredità culturale, ma, allo stesso tempo, un dono che lo stesso Fellini sembra fare al suo pubblico sparso ovunque.
Cristina Gogianu
(n. 3, marzo 2020, anno X)
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