Vivere lo spazio. Appia e Colombo Il Novecento è stato segnato da notevoli cambiamenti culturali: avanguardie storiche, surrealismo, neorealismo, arte cinetica, arte povera… Ma pure in questo turbinio di cambiamenti è possibile scorgere, nella trama delle opere d’arte, le fila di ciò che è stato prima. Il passato, a volte in modo conscio, a volte no, è un pozzo a cui gli artisti hanno attinto. L’arte nasce dal rapporto che l’uomo intesse con la realtà che lo circonda, e tende per questo a gravitare attorno a dei temi e delle forme comuni. Nodi cruciali come il rapporto tra il corpo e lo spazio, o anche lo spazio e il tempo, continuano quindi a essere ricercati, e le differenze riscontrabili nei risultati sono dovute al contesto in cui le teorie sono formulate e le opere prodotte. Il confronto tra artisti di epoche diverse, come Adolphe Appia e Gianni Colombo, si rivela quindi non come un astruso esercizio di ricerca, ma come un’occasione utile ad analizzare l’evoluzione dell’arte nello scorrere del tempo. Adolphe Appia nasce a Ginevra nel 1862. Figlio di uno dei fondatori della Croce Rossa, cresce in una famiglia di forte fede calvinista, ed è un ragazzo timido, balbuziente, che trova sollievo solo nel canto. La famiglia osteggia la sua inclinazione artistica, e infatti Appia ha l’occasione di vedere uno spettacolo teatrale per la prima volta solo a sedici anni, rimanendone folgorato. Già durante gli anni di formazione trascorsi presso il collegio di Vevey (cioè tra il 1872 e il 1879), si era imbattuto nel pensiero di Taine, restandone affascinato e condividendo l’idea che il fine dell’opera d’arte sia manifestare dei caratteri essenziali e salienti. Prosegue poi la sua formazione musicale a Parigi, Lipsia e Dresda. Gianni Colombo invece nasce nel 1937 a Milano, in una famiglia di imprenditori milanesi. In casa, le inclinazioni artistiche erano accettate e anzi incoraggiate: la madre suona il pianoforte, e Gianni ne prende lezioni da Lucio Lattuada. Inoltre, Gianni non è stato l’unico a perseguire una carriera creativa: il fratello maggiore, Cesare (in arte Joe), è stato un designer noto per la sua sperimentalità. Tra Appia e Colombo ci sono quindi delle differenze lampanti. Innanzitutto, il contesto storico – Appia tra la fine del XIX secolo e l’inizio del XX, Colombo nel secondo Novecento – e familiare. Per quanto riguarda la loro produzione, Appia è principalmente un teorico, e il suo ambito di interesse è la scenografia teatrale e il rapporto degli attori/cantanti con essa; Colombo, invece, è un artista, e le sue opere mirano all’interazione e al coinvolgimento del pubblico. In entrambi, però, sono centrali il corpo e la fruibilità dello spazio, inteso come mezzo per creare la verità scenica in Appia, e come mezzo per attivare una riflessione in Colombo. Ma soprattutto il filo che lega queste due figure è la loro volontà di mettere in discussione la società a loro contemporanea. Le scenografie di Appia, con le loro linee pulite, nette, che mettono in risalto il corpo umano, si discostano dalle scenografie naturaliste dell’epoca, facendo dell’astrazione un mezzo per evocare i sentimenti dei personaggi in modo diretto, senza perdersi in inutili orpelli e decorazioni. Gli ambienti di Colombo, invece, usano elementi imprevisti e non convenzionali per sfidare le abitudini dell’uomo moderno, mettere in crisi le mnemoniche e prevedibili regole di organizzazione della realtà per portarlo a riflettere sulla crisi della quotidianità borghese. Entrambi creano spazi emotivi ed espressivi apparentemente semplici, che diventano terreno fertile per una riflessione che va oltre l’immediata fruizione dell’oggetto artistico. Non sarebbe corretto definire l’opera di Colombo come un semplice derivato delle idee scenografiche di Appia: non ci sono studi che attestino un rapporto diretto tra queste, e le differenze riscontrabili evidenziano l’originalità di Colombo. Tuttavia, è innegabile che l’opera di Appia abbia influenzato il mondo della scenografia teatrale – fatto, questo, osservabile anche solo andando a teatro e vedendo il massiccio uso che ancora oggi si fa dei praticabili – e che questa influenza si sia quindi potuta facilmente estendere ad altri ambiti. Benedetta Carrara Bibliografia Appia; Marotti (a cura di), Attore musica e scena, Feltrinelli, Milano, 1975 Gariboldi, Gualdoni; Gianni Colombo, Studio Gariboldi, Milano, 2010 Jacques-Dalcroze; Di Segni-Jaffé (a cura di); Il ritmo, la musica, l’educazione, EDT srl, Torino, 2008 Marotti, La scena di Adolphe Appia, Cappelli Editore, Rocca San Casciano, 1966 Meloni, Gianni Colombo. La modulazione dello spazio, Postmedia srl, Milano, 2022 Meneguzzo; Gianni Colombo, per un nuovo concetto di campo, catalogo della mostra di Suzzara (13 marzo-17 aprile 1983), Paolini, Mantova, 1983 Scotini, Gianni Colombo. Il dispositivo dello spazio dal catalogo della mostra a Castello Rivoli (Torino), Skira, Milano, 2010 Manifesto del gruppo T: http://www.archiviovarisco.it/esposizioni/miriorama-gruppo-t/ Archivio Gianni Colombo: https://www.archiviogiannicolombo.org/ Archivio Gianni Colombo, Bariestesia: https://www.archiviogiannicolombo.org/portfolio/bariestesia/ Video sulla mostra L’ultimo ambiente di Gianni Colombo: https://www.youtube.com/watch?v=DQUwullvxXU&ab_channel=AarteInvernizzi Video attraversamento delle topoestesie: https://www.youtube.com/watch?v=WiMVsDwB1Oc&ab_channel=legendaryhearts Video sugli ambienti: https://www.youtube.com/watch?v=8TnKKQgb8rE&ab_channel=HausKonstruktiv Video sulla mostra a Castello Rivoli: https://www.youtube.com/watch?v=WjOlCvZcC70&ab_channel=YouTorino Video intervista ad Anceschi, membro del Gruppo T: https://www.youtube.com/watch?v=8_qPcYcnIQ0&ab_channel=StefaniaGaudiosi |