Una compagnia giovane a bottega: Stivalaccio Teatro e «La Mandragola»

Stivalaccio Teatro, fondato nel 2007 da Michele Mori, Marco Zoppello, Anna De Franceschi e Sara Allevi, è una delle compagnie contemporanee più importanti nell’ambito della Commedia dell’Arte. Solo negli ultimi mesi, hanno fatto debuttare due nuove produzioni, tra cui La Mandragola – Facetissima Commedia dell’Arte, scritta e diretta da Mori e recitata dalla neonata Compagnia Giovane di Stivalaccio.

«Ho scelto il testo de La Mandragola perché mi rappresenta in quanto toscano», racconta Mori, mentre i tecnici finiscono di puntare le luci per lo spettacolo serale. Poco più in là, davanti a un palchetto di tre metri per tre, un gruppo di spettatori si prepara a vedere uno spettacolo di clownerie. Si sente, in sottofondo, della musica, inframmezzata da qualche risata. Mori continua: «È un testo che conosco bene: l’avevo studiato e ci avevo già lavorato, mi tornava facile aggrapparmi a ciò che conosco. Inoltre La Mandragola è la commedia perfetta, e quindi si presta a essere trasformata in uno spettacolo dell’Arte».
La Mandragola di Machiavelli, scritta nel 1518, è un classico della letteratura italiana, oltre che una tappa fondamentale di ogni programma scolastico: con arguzia, l’autore si beffa della società rinascimentale, della sua corruzione e ipocrisia. Nel testo, il giovane Callimaco ordisce, aiutato dal servo Siro e dall’amico Ligurio, un inganno ai danni di Messer Nicia, facoltoso uomo fiorentino che desidera ardentemente avere un figlio dalla bella e giovane moglie, Lucrezia. Tra travestimenti e una portentosa pozione di mandragola, Callimaco riesce a sedurre Lucrezia, che nonostante l’iniziale reticenza accoglie poi ben volentieri l’idea di avere un amante.
«La Mandragola», racconta Mori, «già di per sé contiene i personaggi della Commedia, perché Nicia altro non è che un Pantalone, Lucrezia e Callimaco sono l’Innamorata e l’Innamorato…». I personaggi, quindi, hanno subito modifiche più o meno sostanziali per rientrare nei ruoli tradizionali della Commedia: Siro e Ligurio, ad esempio, sono stati accorparti nella sola figura di Ligurio, che qui diventa «una sorta di Brighella, un Pulcinella napoletano ma un po’ più cattivo». La madre di Lucrezia, invece, viene sostituita da una servetta calabrese, Fiammetta, legata sentimentalmente a Ligurio ma fiera nel sostenere e giustificare il tradimento. Il ruolo di Fra’ Timoteo, il confessore che convince Lucrezia a bere la pozione e giacere con uno sconosciuto in modo da poter poi dare un erede al marito, viene invece affidato a un travestimento, grazie anche ai costumi di Licia Lucchese e alle maschere di Stefano Perocco da Meduna.
Michele Mori prosegue ammettendo che mentre scriveva il testo, «volevo quasi che diventasse una commedia del travestimento». Lo spettacolo, del resto, è un continuo avvilupparsi di trame e inganni, in una vicenda in cui niente è quel che sembra e la bugia è la vera protagonista. «In Italia uno dei testi più famosi è Pinocchio di Collodi: il richiamo qui non è così palese, così esplicito, ma la bugia, che è fondamentale nella storia di Pinocchio, è anche travestimento, e in questi travestimenti si rispecchia il doppio gioco dei personaggi».

La costruzione di uno spettacolo di Commedia, poi, non può prescindere dalle capacità e dalle caratteristiche degli attori. Come racconta Mori: «La Commedia dell’Arte è un teatro d’attore: noi [gli attori di Stivalaccio, n.d.A.] non riusciamo a scrivere senza prima sapere chi sono gli attori e cosa possono dare in scena. Poi, in base a quello si costruisce lo spettacolo». I membri della Compagnia Giovane di Stivalaccio, fondata e messa alla prova con La Mandragola, hanno infatti contribuito alla delineazione dei caratteri in scena. Proprio per questo, il Pantalone che calca questa scena, interpretato da Elia Zanella, è più giovane ed energico, pur calzando la celebre maschera dal naso aquilino, mantenendo la caratteristica avarizia e frustrazione sessuale. Zanella, Daniela Piccolo e Pierdomenico Simone, interpreti dei due servi, hanno aiutato il regista nella traduzione dei dialoghi rispettivamente in veneziano, napoletano e calabrese, attingendo al loro patrimonio linguistico personale e familiare. Pierdomenico Simone, che ha collaborato a diverse produzioni di Stivalaccio Teatro e che Mori definisce scherzosamente il capocomico ‘cane da guardia’, si è anche occupato dell’arrangiamento delle canzoni popolari che puntellano la messa in scena, e nelle quali brillano Elisabetta Raimondi Lucchetti (che interpreta Lucrezia, l’amante dall’animo fino) e Francesco Lunardi (ovvero Callimaco, l’amante meschino e chitarrista dello spettacolo).

Il processo di riscrittura, però, non ha coinvolto solo i personaggi, ma anche la struttura stessa dello spettacolo. «La Commedia ha determinate dinamiche: qualcuno potrà storcere il naso nel vedere i tagli e le modifiche che ho fatto...», commenta Mori. «Ho cercato di ripetere un po’ le dinamiche che tanta fortuna ci hanno portato con l’Arlecchino Furioso (per chi l’ha visto). Nella Commedia ci sono duelli, acrobazie, lazzi; La Mandragola è invece molto lineare. E per questo ho cercato di aggiungere questi elementi, creando la scena del viaggio in aeroplano, che è un momento di teatro di figura, e costruendo una prima parte ambientata in Francia, a cui nel testo si allude soltanto».
Nello spirito della Commedia dell’Arte, lo spettacolo è costellato di rimandi alla tradizione teatrale: in diversi punti, il personaggio di Callimaco cita testi di autori fiorenti come Cavalcanti e Dante Alighieri; Fiammetta, invece, attinge a piene mani dal repertorio shakespeariano, in particolare dal Sogno di una notte di mezza estate e dall’Otello. «Quando si scrive commedia si fa come i vecchi comici dell’arte», spiega Mori, «si prende il proprio zibaldone e si prova a vedere se alcune scene o monologhi posso essere riadattati per lo spettacolo. Ci si aggancia ai grandi autori. Chi sono io per riscrivere qualcosa che qualcuno ha detto meglio?»

Il metodo di lavoro di Stivalaccio riprende quello dei comici cinquecenteschi, senza riproporre pedissequamente stilemi inariditi dal tempo ma anzi rimodellando la tradizione a seconda delle necessità sceniche e lasciando respiro all’improvvisazione e al dialogo col pubblico, bersaglio e complice di scherzi e battute. Rigore e divertimento, infatti, sono le due componenti che Michele Mori ha iniziato a tramandare alla Compagnia Giovane, con una cura artigianale e lo spirito di un Maestro che accoglie la nuova generazione nella propria bottega.





Benedetta Carrara
(n. 9, settembre 2024, anno XIV)



Crediti

con
Pierdomenico Simone /Ligurio

e con gli attori e le attrici della Compagnia Giovani
Francesco Lunardi Callimaco
Elisabetta Raimondi Lucchetti in alternanza con Francesca Boldrin / Lucrezia
Daniela Piccolo /Fiammetta
Elia Zanella / Nicia

regia e canovaccio Michele Mori

scenografia e attrezzeria Alvise Romanzini

maschere Stefano Perocco di Meduna, Tullia Dalle Carbonare

costumi Licia Lucchese

disegno luci Matteo Pozzobon

coreografie acrobatiche Giulia Staccioli

arrangiamenti musicali Pierdomenico Simone

assistente alla regia Benedetta Carrara

foto di scena e trailer Serena Pea

responsabile di produzione e distribuzione Federico Corona

coordinamento Mary Salvatore

organizzazione Massimo Molin

amministrazione Ilaria Meda

visual e concept Caterina Zoppini

produzione Stivalaccio Teatro

Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=s9_1aPgul_8