L’eredità armena di Eminescu secondo Arşavir Acterian

In una lettera dell’8 marzo 1975, Emil Cioran così scrive al suo amico Arşavir Acterian: «Hai letto quel libro voluminoso su Eminescu, che è apparso da voi [in Romania ndr]? Credi ancora nella sua ascendenza armena? La cosa non è da escludere, se pensiamo al suo aspetto fisico. Ho dimenticato su cosa ti basavi, quando sostenevi quest’idea».
Cioran si riferiva al breve intervento dal titolo Despre originea lui Mihail Eminescu, che Acterian pubblicò nelle riviste «Ideea Românească» (1935) e «Ani» (1936). L’autore – romeno di nascita ma di origine armena – pensava che la famiglia di Eminescu fosse imparentata con un mercante venuto dal paese caucasico, ed emigrato successivamente in Europa orientale. La minoranza armena ha dato al mondo culturale romeno nomi di grande rilievo, tanto nell’ambito della letteratura, della filosofia e della religione, quanto in quello delle scienze naturali. La stessa famiglia di Arşavir Acterian – la sorella Jeni e il fratello Haig – partecipò al fermento culturale della Bucarest degli anni ’30.
Una figura di massimo spessore fu certamente il filologo e orientalista Aram Frenkian (1898-1964), che dedicò diverse opere alla filosofia indiana e agli studi di comparatistica sulla riflessione orientale e il pensiero greco, la cui erudizione impressionò lo stesso Cioran («Se fosse vissuto in un paese “civilizzato”, oggi sarebbe un nome conosciuto in tutto il mondo»). Hagop Djololian Siruni (1890-1973) fu storico, orientalista e armenologo: a lui si deve la traduzione in armeno delle poesie di Eminescu. Nato in Turchia, decise in seguito – all’età di 32 anni – di stabilirsi in Romania, grazie all’aiuto e alla stima che gli tributò Nicolae Iorga. Così scrisse di lui il grande storico romeno: «Siruni è stato un erudito, un eminente orientalista e ottimo conoscitore della lingua turca. Un uomo la cui attività è stata di fondamentale importanza per chiarire alcuni aspetti poco noti del nostro passato, soprattutto riguardo alle nostre relazioni politiche, economiche e giuridiche con l’Impero Ottomano». Tra gli altri, occorre menzionare il moldavo, anch’egli di origine armena, Gheorghe Asachi (1788-1869) – la cui opera poetica include anche alcuni sonetti scritti in lingua italiana – e Spiru Haret (1851-1912), professore universitario a Bucarest e membro dell’Accademia di Romania.
Per quanto riguarda lo scenario contemporaneo, ricordiamo lo scrittore e saggista Bedros Horasangian – amico di Arşavir Acterian, di cui ha curato la prefazione al suo Diario – e il prosatore Ştefan Agopian. Da non dimenticare, inoltre, l’apprezzabile lavoro con cui la casa editrice Ararat diffonde la cultura della minoranza armena in Romania.

Di seguito presentiamo la traduzione di Despre originea lui Mihail Eminescu, testo ripubblicato ultimamente proprio dalle edizioni Ararat nel volume Eminescu văzut de armeni (2000). Il saggio di Acterian è un commento ad alcuni passaggi della biografia Viaţa lui Mihai Eminescu (Vita di Mihai Eminescu), scritta nel 1932 da George Călinescu: professore universitario e critico letterario, la cui formazione venne profondamente influenzata dall’insegnamento di Ramiro Ortiz, docente di lingua e letteratura italiana a Bucarest. Le righe che introducono e chiudono il testo di Acterian non sono opera dell’autore, bensì scritte dal comitato redazionale della rivista di cultura armena «Ani».



Sull’origine di Mihai Eminescu


È senz’altro naturale che riguardo alla vita e all’opera di un uomo, il quale ha riempito tutta la poesia romena, con lo splendore del suo spirito, venga a formarsi un’intera produzione letteraria, ed era del tutto ovvio che ogni fase della sua vita divenisse oggetto di disputa, in special modo la sua provenienza, di cui sono stati emessi così tanti pareri da alcuni decenni a questa parte. Secondo noi, non ha alcun senso ricercare con troppe pretese l’origine di un genio come Eminescu, il quale sintetizza l’anima di un intero popolo in ciò che ha di migliore. Il popolo romeno stesso vive e palpita nell’anima di Eminescu.
Di seguito, solo a titolo di informazione, riportiamo alcuni passaggi dall’articolo del nostro collaboratore Arşavir Acterian, pubblicato nel numero 5 – 10 di Ideea Românească, in merito all’origine armena di Eminescu, essendo anche noi d’accordo col nostro collega di come «non vi sia alcun dubbio che Mihai Eminescu è stato romeno dalla testa ai piedi, romeno senza macchia, romeno pulito». Gli armeni non possono che sentirsi orgogliosi se veramente esista una qualche traccia di sangue armeno nell’origine di Eminescu.

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Non ci occuperemo del gran numero di ipotesi e di giudizi emessi, dai biografi di Eminescu, circa la sua origine. Tenteremo invece una piccola esegesi del testo inerente l’argomento, tratto dal libro Vita di Mihai Eminescu del signor G. Călinescu, scritto con una tale lucidità e ricco di suggestioni e stimoli. Occasione per fare un po’ di luce, lì dove il signor Călinescu ha creduto essere necessario lasciare spazio all’ambiguità.
Scopriamo così che i suoi amici chiamavano il poeta, sicuramente per scherzo, “il turco”. Questo dice qualcosa. Molto spesso gli armeni vengono apostrofati in tal modo. La confusione che si fa tra armeni e turchi è frequente tra i romeni, sia perché gli armeni come i turchi vengono da Oriente, sia perché quasi tutti gli armeni parlano turco. Gli amici di Eminescu erano probabilmente a conoscenza dell’origine orientale del poeta, chiamandolo “il turco”. Un soprannome del genere non nasce così, senza motivo.
Dopo aver escluso le ipotetiche e fantasiose origini turche, albanesi, svedesi, bulgare e rutene, il signor Călinescu aggiunge: «Più recente e apprezzabile è l’ipotesi di una discendenza polacca. Una famiglia Eminowicz originaria della Polonia, che conta due poeti (Ludwig Eminowicz e Roman Eminowicz, morto nell’Ottobre del 1920), ha ricostruito da non molto l’albero genealogico. Ha scoperto di trarre origine da Murad Eminowicz, commerciante armeno e cittadino di Leopoli, secondo quanto attesta un manoscritto del 1646 rinvenuto nella Bibliotcea Ossolinski. Costui era la persona più ricca della colonia di 82 famiglie armene di Leopoli, e la sua casa, nella strada armena, si stagliava orgogliosa tra quelle delle famiglie Gluskiewicz e Domozyski.
Rinnegamento della propria stirpe! Nel 1873 Eminescu passava per Cracovia, residenza del suo illustre parente di oggi, il dottor Vichentie Eminowicz, consigliere comunale e governante anche a Lemberg (Leopoli). Se il suo istinto ancestrale fosse stato ancora vivo, il poeta si sarebbe diretto verso la strada armena, e avrebbe contemplato a lungo, tra le abitazioni Gluszkiewicz e Domozyski, la nobile casa di suo bisnonno Murad Eminowicz. Al contrario, è indaffarato a fotografare la chiesa dei Movileşti e il ritratto di un funzionario di origini romene, divenuto grande cancelliere della Polonia».
Non so come possa significare un rinnegamento della propria origine, il fatto che Eminescu, passando per Cracovia, non abbia visitato i familiari. Quanto potevano interessare al poeta dei parenti cresciuti e vissuti in un’altra civiltà, in una cultura diversa rispetto alla sua? Che senso avrebbe avuto per Eminescu incontrare delle persone la cui parentela non era affatto certa?
Ci scusi dunque Eminescu che indaghiamo con indiscrezione sulla sua vita, rovistando nei cassetti e cercando di far luce sul mistero della sua tormentata esistenza, divenuta così venerabile dopo la sua morte. Diamo però la parola al suo illustre biografo Călinescu, il quale riferisce di alcune importanti relazioni della famiglia Eminowicz. «Più tardi veniamo a conoscenza dei discendenti – divenuti nobili – del ricco armeno. Una linea principale Eminowicz – Dolenga permane in Polonia, un’altra secondaria, Eminowicz – Emberg, appare in Podolia. Un qualche membro della famiglia sarebbe emigrato lì e si sarebbe legato attraverso un matrimonio col casato Emberg della Slesia, poiché un Petru Eminowicz di Podolia viene legittimato nel 1802, di fronte all’assemblea dei nobili, come discendente del succitato casato slesiano. Questo ramo si protrae fino in Bucovina e in Bessarabia, a Mohila, dove si dice che i suoi discendenti abbiano ancora oggi degli averi. Da esso trae origine senza alcun dubbio Mihai Eminescu, alzando a tre il numero dei poeti della nobile famiglia polacca. Coloro i quali sostengono questa parentela hanno notato, con molta perspicacia, che la maggior parte degli Eminowicz della Bucovina e della Bessarabia si chiama proprio Mihai. Ergo!
Qualcun altro, invece, basandosi su questa origine genealogica, è rimasto persuaso di un’altra verità. Se la menzionata famiglia polacca trasse origine dall’armeno Murad Eminowicz, dunque anche Mihai Eminescu sarebbe armeno. Ed eccoci di ritorno sulle sponde del Mar Caspio, nell’Asia enigmatica. Colui il quale, in nome degli antenati romeni, si scagliava pieno di indignazione contro i debosciati stranieri.

I Bulgari con il collo grande, i greci con il naso sottile,
Questi tratti sono ereditati dal Romano
Tutti i greci e i bulgari sono nipoti di Traiano 

Prostrato dalla leggenda e dalla scienza biografica, è steso da nove nazioni contemporaneamente».

Comprendo molto bene il risentimento di Eminescu contro i forestieri. Ma i bulgari e i greci che ha schernito nei suoi versi, non sottintendono necessariamente anche gli armeni. Credo che il signor Călinescu, facendosi polemico e lirico, nel testo citato più sopra non sia del tutto coerente. Anche presupponendo che tra gli stranieri - di cui fa satira Eminescu - stabilitisi nell’ospitale e accogliente terra romena, possano essere annoverati gli armeni, è pur vero che costoro non vengono condannati – come tutti gli altri stranieri. Ad eccezione di chi non si lasci assimilare e si attivi, consapevolmente o meno, contro la volontà e l’ideale collettivo. Non sappiamo fino a che punto un Antim Ivireanu, un Asaki, un Conta, uno Spiru Haret possano essere considerati romeni, ma nella storia c’è sicuramente un gran numero di armeni qualunque che si sono fusi in modo totale nella popolazione romena. Certamente costoro non irritavano né indignavano l’autore della «Doina» e delle «Lettere». Il poeta e il giornalista Eminescu si sentiva così romeno – e non vi è alcun dubbio che lo fosse – al punto da denunciare e stigmatizzare con piena sincerità e virulenza i forestieri, chiunque essi fossero. Non so per quale ragione, il fatto di essere di origine straniera impedisca e vieti di sentirsi romeno. Siamo più flessibili di quanto si immaginano alcuni. Non è affatto impossibile – per alcuni di noi – liberarsi dal vincolo di una realtà, in modo da intuirne e approfondirne perfettamente un’altra.

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È certamente possibile che le supposizioni, circa l’origine armena di Eminescu, possano essere vere come del tutto gratuite. Ci sono cose che non si riescono ad accertare in modo definitivo e sicuro. Neanche facendo ricorso al dizionario Larousse (in 6 volumi), dove si scrive che Mihai Eminescu è stato un «poeta romeno, di una famiglia di origine armena», si è in grado di avvalorare qualcosa del genere, e neppure per mezzo dei documenti di famiglia del signor Vichentie Eminowicz di Cracovia, nei quali si parla anche di un legame di parentela tra la famiglia Eminowicz della Polonia e la Romania.
Non possiamo però proibirci di pensare che il primo Eminovic, segnalato negli scritti del nostro poeta, sia nato probabilmente nel 1736 – secondo quanto ci informa il signor Călinescu. Ma ci poniamo l’interrogativo: quanti tra i romeni della Bucovina e quelli di Călineşti-Cuparencu si chiamavano Eminovici, così da poter affermare in modo incontrovertibile l’impossibilità di un’origine armena di Eminescu? Una domanda simile e un po’ inopportuna, è chiedere quanti discendenti di Murad Eminowicz siano passati dalla Polonia in Bessarabia e in Russia (dove è nato anche un grande filologo armeno, Măgăridici Ermin). Non vedo perché, alcuni secoli prima, qualche membro avventuroso della famiglia polacca Eminowicz, deciso probabilmente a farla finita con il passato, non si fosse riparato dalla Bessarabia in Bucovina, o direttamente in Bucovina.
Oggi nessuno contesta lo spirito romeno di Eminescu. In passato, tuttavia, quando Eminescu lavorava nella redazione di «Timpul» per guadagnarsi da vivere, scrivendo quei lucidi articoli politici, infierendo contro la politica dei greci e dei bulgari che governavano il paese, il più grande poeta di questo popolo era spesso amareggiato dalle affermazioni rivoltegli con cattiveria dai suoi avversari di «Românul». Nel fuoco della polemica, a Mihai Eminescu viene attribuita una volta un’origine bulgara, un’altra una discendenza armena, un’altra ancora una ebraica.
Ecco quello che troviamo in un manoscritto del poeta (Academia Română 2264 fol. 210 verso); una nota pubblicata anche dal signor Murăraşu in un articolo tratto da «Prietenii Istoriei Literare» (1931):

Tutto ciò che è stato detto sulla mia origine sono solo bugie partorite da una fantasia malata, degna di un redattore di «Pseudo- Românul». A mio modo di vedere, l’unica supposizione, non vera, ma che possiede un’ombra di probabilità è di essere di origine armena; una cosa che non mi stupirebbe affatto, in quanto gli Armeni sono più antichi anche di Dragoş del Maramureş. Ma questa ipotesi è gratuita; si basa sul fatto che sono nativo di Botoşani, colonia armena dal tredicesimo secolo.




A cura e traduzione di Francesco Testa
(n. 9, settembre 2014, anno IV)