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Elogio della poesia
Io non scrivo per il mondo, io scrivo quello che il mondo mi suggerisce, i suoi colori, le sue contraddizioni, le sue speranze, i suoi perché che sono anche i miei.
E allora ciò significa che io scrivo soprattutto per me, perché ne ho abbastanza di autoritarismo, di violenza, di indifferenza, di nulla.
Su quel nulla che insudicia le nostre anime di generazione in generazione, senza mai cambiare registro, continuando imperterriti a pianificare guerre mentre parliamo di amore, senza mai farlo.
Perché l'amore, quello vero si fa allo specchio, ogni giorno che passa, per eludere il tempo e conservare la bellezza.
Noi siamo contemporaneamente il tempo e la bellezza e quando da bambini guardiamo le stelle nessuno ci spiega il presente, ma noi sappiamo che è lì con noi, perché siamo felici.
Il presente è il dono più grande, l'unico tempo che conti davvero.
Il presente è significativo, esiste, è spazio vitale e dobbiamo capirlo fino in fondo per non perdere tempo. E il tempo contiene amore, ci pensate, e noi distrattamente spesso buttiamo via le chiavi del tempo presente per restare nel passato, magari stretti allacciati a un conflitto, e per non pensarci l’unica soluzione è travestirci da personaggi famosi perché non ci basta essere semplicemente noi stessi, abitare i nostri sogni e insegnare la povertà ai nostri figli.
La povertà non è una cosa povera davvero, almeno non come certe vite spese dietro panieri di denari e basta, senza null’altro che ci faccia essere piuttosto che apparire, conoscere il valore della libertà, la stessa che io ho di scrivere o lasciare fogli bianchi, di parlare o tacere nella speranza che arrivi un tempo in cui i poeti tacciano, perché gli uomini hanno finalmente imparato a vivere, a vivere in pace, a entrare in risonanza e rispettarsi.
Come è difficile rispettare e rispettarsi, insolito non solo adesso nella contemporaneità, riconoscere e rispettare talenti migliori dei tuoi e fargli spazio.
Ma che dite, possiamo farcela a essere abbastanza sfrontati per non arrenderci alle inquietudini, per essere liberi di sbagliare, per avere il coraggio di dire no ai mercanti, per perdersi in quelle ore in cui gli eccessi fanno capolino nelle nostre esistenze e ritrovarsi in alcuni abbandoni liberatori.
Alla fine prendiamoci un po’ in giro, smettiamo di preoccuparci, magari prendiamo su un sorriso, a partire da un abbozzo di un ghigno e proviamo a tenerlo sul viso per iniziare la scalata ai nostri cuori.
Ma ci pensate, volerci bene e voler bene!
Così come fanno le Api coi fiori.
Che suggestione... la compagnia delle Api, che meraviglia!
Che dite, mi scuserà per questi puntini di sospensione l’amico Prof. Pazzaglia, che me li sconsigliava.
Rispondo alla domanda che avreste voluto farmi.
Davvero credete che può essermi utile la Poesia?
Sì, non c'è alcuna forma artistica meno sterile della poesia.
Leggete poesia ma fatelo con il sorriso della consapevolezza, la vita vera è partecipazione, è ricerca, è senso comune ma anche infine spirito di autenticità.
Antonio Lera
(n. 10, ottobre 2024, anno XIV)
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