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Inedito. Da «Sessualità e società. Storia, religione e letteratura» di Andrei Oișteanu (II)
Pubblichiamo la traduzione del brano Sessualità e propaganda tratto dall'opera Sexualitate și societate. Istorie, religie și literatură di Andrei Oișteanu, Editura Polirom, Iași, 2016. Si tratta della seconda di una serie di traduzioni di brani estrapolati dall'opera, e qui proposti, che nascono dalla volontà di far conoscere, agli addetti ai lavori ma non solo, la genialità di uno scrittore e la particolarità di un’opera che non conosce ancora una sua versione italiana.
I riferimenti bibliografici ivi citati sono dell'autore e si riferiscono a rinvii all'interno del volume originale. Per le opere straniere di cui esiste un'edizione italiana, viene citata quest'ultima.
Sessualità e propaganda
In altri tempi, la sessualità è stata utilizzata semplicemente come un’arma di propaganda ideologica. Per esempio, credo che bisogna guardare con alcune riserve all’informazione ricevuta dallo storico latino Lattanzio (250-325) secondo cui l’imperatore Massimo Daia (305-313) avrebbe introdotto a Roma lo ius primae noctis. Alcuni storici romani del IV secolo hanno concepito le loro opere dalle posizioni cristiane degli apologetici, cercando di screditare gli imperatori non cristiani e soprattutto quelli cristianofobici, che hanno perseguitato i cristiani durante il loro dominio. È, per esempio, il caso degli storici Lattanzio (De mortibus persecutorum, 314-316), Aurelio Vittore (De vita et moribus imperatorum romanorum, cca 360). Nelle loro opere, gli imperatori precedenti a Costantino il Grande (quello che ha fatto del cristianesimo una religione legale, nel 313, attraverso l'Editto di Milano) erano presentati come barbari e immorali, dal momento che praticavano riti sacrificali sanguinosi e consuetudini sessuali perverse. Per screditare, ad esempio, l’imperatore Galerio (305-311), promotore delle politiche anticristiane condotte da Diocleziano, Lattanzio sosteneva che la madre di Galerio, Romula, non era una donna romana. Era una «straniera», una barbara di origini geto-dace, «una donna al di là del Danubio», una sacerdotessa «adoratrice delle divinità dei monti» (erat mater eius deorum montium cultrix [1]), una «donna molto superstiziosa, che offriva quasi ogni giorno banchetti in onore degli dei [dei monti]» (De mortibus persecutorum 9, 1-2 e 11, 1) (12, pp. 60-65 [1]). A sua volta, lo storico Aurelio Vittore sosteneva che la sacerdotessa Romula, madre dell’imperatore Galerio, si accoppiava sessualmente con un drago (matrem compressam dracone). Lo storico romano raccontava che l’imperatore Galerio si vantava del fatto di essere, come anche Alessandro Magno, il frutto di tali relazioni erotiche anormali, un «Alexander redivivus» (80, pp. 230-233 [2]). Anche Eusebio di Cesarea ha presentato Galerio come il principale fautore delle politiche anticristiane condotte da Roma alla fine del III e all’inizio del IV secolo. (Historia Ecclesiastica 8, 16, 2e De Vita Constantini 1, 56-58).
Come già detto, sembra che anche gli illuministi francesi abbiano amplificato per motivi propagandistici l'abuso da parte dei nobili del droit du seigneur. La presentazione amplificata di questo privilegio signorile, molto impopolare all'epoca, era il modo più efficace per screditare la nobiltà francese e l'Ancien Régime agli occhi della gente comune. Per la commedia Le nozze di Figaro (1781), Beaumarchais ha avuto un buon maestro: Voltaire stesso. Nel 1762, il filosofo francese aveva composto la commedia Le droit du seigneur, mentre nel 1764 affrontò con chiarezza l’argomentonel Dizionario filosofico. Non a caso, nell’articolo «Padrone» dal Dizionario, Voltaire presentava una «leggenda indiana», rendendola una parabola piena di significati illuministi, anche se ricollocata in uno spazio esotico. Quando un «gigante di diritto divino» ha raggiunto «il signore degli indiani», egli ha adoperato il suo diritto signorile ed «è andato a letto con le sue due sorelle». «Se avesse avuto una nipote carina, o una bisnipote», sarebbe andato a letto anche con lei. Quando il gigante è morto, suo figlio ha ereditato tutti i diritti, incluso quello di andare a letto «con tutte le ragazze» del regno. Alla fine, concludeva Voltaire, tutto il mondo «si è alleato contro di lui, è stato ucciso, e si è giunti alla repubblica». L’articolo di Voltaire termina con commenti politici pro repubblicani, anti dispotici e con la conclusione secondo cui «gli uomini nascono tutti uguali» (280, pp. 295-296 [3]). Il significato e il messaggio della parabola di Voltaire sono chiari, e questo solo 25 anni prima dello scoppio della Rivoluzione Francese.
L’effetto a medio e lungo termine di tali scritti è stato enorme. Circa un secolo dopo la stesura del copione della commedia Le nozze di Figaro (1781),nell’immaginario collettivo francese ancora sopravviveva il pregiudizio che la commedia di Beaumarchais sarebbe stata né più né meno che «una delle cause della Rivoluzione [Francese]». Come in molti altri casi, avevamo a che fare con un prodotto mentale preconfezionato, con un «luogo comune», deriso da Gustave Flaubert nel suo Dizionario dei luoghi comuni. (180, pp.57 [4]). Così come ho già detto, probabilmente gli scrittori e i filosofi illuministi hanno esagerato, tuttavia non hanno inventato l’esistenza e la continuità della consuetudine sessuale detta le droit du seigneur. Del resto, le voci e le maldicenze popolari relative alla depravazione della regina Maria Antonietta, le sue relazioni extraconiugali, incestuose o lesbiche (mai chiaramente dimostrate) hanno avuto un loro ruolo nello scoppio della Rivoluzione Francese.
Osserviamo una piccola analogia (toutes proportions gardées) con la realtà romena della seconda metà del XIX secolo. Dopo la rivoluzione del 1848 nei Principati Romeni, i giovani boiari «progressisti» e gli intellettuali «cosmopoliti» formati in Occidente hanno sostenuto l'idea dell’emancipazione degli zingari, imputando (a giusta ragione) il fatto che i grandi latifondisti romeni usavano e abusavano dello ius primae noctis e di altri privilegi sessuali sulle giovani serve zingare. Sembra che una storia reale di questo tipo (l'esercizio del «diritto» sessuale del cancelliere Dimitrie Cantacuzino-Pașcanu su una serva zingarella e la storia tragica del figlio nato da questo accoppiamento) ha fatto traboccare il vaso, provocando e accelerando la ratifica da parte di Grigore Ghica Vodă del decreto di emancipazione dei servi della gleba in Moldavia il 23 dicembre 1855.
A metà del XX secolo, George Orwell ha intuito correttamente l'immensa forza di discredito sociopolitico insita nell’accusa della pratica dello ius primae noctis. Lo scrittore ha modernizzato il copione, aggiornandolo in qualche modo. Il signore feudale è stato sostituito dal padrone capitalista (altrettanto rapace), mentre il feudo del primo è stato sostituito con la fabbrica del secondo. Nella finzione politica 1984 (parte I, Cap.7), distopia pubblicata nel 1949, Big Brother introduce nella propaganda anticapitalista l'idea che «prima della gloriosa Rivoluzione» era in vigore lo «ius primae noctis […], legge secondo cui ogni capitalista aveva il diritto di andare a letto con qualunque donna lavorasse in una delle sue fabbriche». Così era scritto nei manuali di storia su cui gli allievi studiavano (22, p.5 [5]). Prima di Orwell, anche George Bernard Shaw aveva introdotto il «diritto della prima notte» nel suo libro sociopolitico Guida della donna intelligente al Socialismo e al Capitalismo (1928, poi riscritto e ripubblicato nel 1937).
Per l'uomo moderno, il tema del droit de cuissage ha acquisito – così come osserva Alain Boureau – tutte le caratteristiche negative della «medievalità» e della «barbarie». Molto idoneo, quindi, a essere utilizzato come un’arma nella propaganda politica negativa. Agli inizi degli anni Ottanta, per esempio, il segretario generale del Partito Comunista Francese, Georges Marchais, ha cercato di giustificare l’invasione dell’armata sovietica in Afghanistan sostenendo che i latifondisti afgani praticavano lo ius primae noctis (22, p.5 [6]). È significativo il fatto che questa giustificazione non è stata impiegata dalla stessa propaganda sovietica, ma da quella comunista francese (forse su consiglio «dei compagni di Mosca»), probabilmente basandosi sul fatto che questo tipo di accusa faceva parte più propriamente dell’immaginario storico culturale francese.
Ciò nonostante, nei territori meno modernizzati, tra la popolazione che operava ancora con una mentalità tradizionale, è sopravvissuta in qualche modo l’immagine positiva del leader iperpotente sessualmente. Si tratta dell’equazione che funziona anche nell’immaginario collettivo dell’antichità, dell'epoca feudale e premoderna: la potenza sessuale del leader era associata simbolicamente alla sua forza politica. La realtà spesso era distorta con leggende, molte volte create e diffuse dalla cricca del dittatore o dai suoi servizi segreti. Vedi il caso delle leggende sull’onnipotenza sessuale (harem, orge, guardie personali di sorveglianza formate da «amazzoni» etc.) di un dittatore dello stesso livello del sovietico Stalin, del libico Mu'ammar Gheddafi (699 [7]) o del nord-coreano Kim Jong-un.
Nel suo libro La Stella del Generalissimo, lo scrittore russo-americano Jurij Družnikov (1933-2008) parla del fatto che, alla fine degli anni Quaranta, lo sceicco del Kuwait avrebbe regalato a Stalin un harem con donne «di prima classe», cercando di soddisfare «la bizzarra tradizione russa del diritto della prima notte». Così come abbiamo visto, a questa «bizzarra tradizione russa» si riferisce anche Fëdor Dostoevskij nel romanzo L’adolescente (624, pp.15-17). Molto soddisfatto, il generalissimo Stalin avrebbe restituito allo sceicco un regalo simile, «per il rafforzamento delle relazioni di amicizia tra i due paesi» (49, pp.213-214 [9]). L’autore di questo libro, Družnikov, è specialista dei «miti contemporanei della Russia» (50 [10]). Non meraviglia il fatto che, nella mentalità collettiva russa, Il Grande Stalin, segretario generale del PCUS, il Generalissimo, «Guida dei popoli», voleva, forse, o anzi, doveva soddisfare decine e centinaia di donne.
Infine, nel libro scritto alla fine degli anni Novanta, Aleksandr Solženicyn – nel capitolo intitolato «Chiesa Ortodossa di questa epoca» – critica il modo in cui la società contemporanea russa e in particolare i mass-media post-sovietici presentano, con «un’insolenza senza limiti», il ruolo inasprito che avrebbe avuto nella società il Patriarcato cristiano-ortodosso. Lo ius primae noctis – scriveva l’Obšciaia Gazeta del 31 dicembre 1997, citata da Solženicyn – non sarebbe più stato un privilegio, evidentemente simbolico, del capo politico, del Presidente russo, bensì del Patriarcato. Simbolico o no, il «diritto» sessuale della prima notte rimaneva nell’immaginario collettivo un privilegio del vero capo, sia egli politico o religioso:
[Si è accordato] al Patriarcato il diritto
della prima notte; [perché] oggi non
ci guida Eltsin, ma [il Patriarca]
Alessio II (65, p.204 [11]).
Nel regime comunista dinastico della Romania, le leggende sulle imprese sessuali e le violenze (inclusa la storia dello stupro di Nadia Comăneci) (696 [12]) sono state incentrate sulla figura di Nicușor Ceaușescu, il figlio del dittatore. In gioventù, il principino agiva con una «banda» composta da altri figli di potenti comunisti. Della sua combriccola faceva parte anche il poeta di corte Corneliu Vadim Tudor. Essendo sociologo, C.V. Tudor – in seguito presidente del Partito Grande Romania [România Mare] – sapeva che la mitologia dell’onnipotenza sessuale aveva presa sulla gente semplice. Dunque, dopo il 1990, l'eterno candidato l’ha utilizzata a fini propagandistici nella sua campagna elettorale per la poltrona di presidente della Romania. Ecco alcune iperboli – che farebbero impallidire tutti i grandi sovrani antichi o medievali – emesse dal «tribuno» [C.V. Tudor] nel 2012:
Io, nella mia giovinezza, non conquistavo
le donne con fiori o regali, ma con il sesso.
Faccio sesso come lo facevano
anche gli antichi. Una donna, quando dovevo
conquistarla, in 10 minuti era
nuda come un verme. Ci sono stati giorni in cui
andavo a letto con tre donne al giorno,
talvolta con quattro. E non mi piaceva ripetermi.
Ho fatto sesso con quasi 1.000 femmine (697 [13]).
A cura di Valentina Elia
(n. 6, giugno 2020, anno X)
NOTE
[1] Lattanzio, Come muoiono i persecutori, traduzione e note a cura di Mario Spinelli, Città Nuova, Roma, 2005.
[2] Andrei Oișteanu, Ordine și Haos. Mit și magie în cultura tradițională românească, II edizione rivisitata, ampliata e illustrata, Edizione Polirom, Iași, 2013.
[3] Voltaire, Dizionario filosofico, a cura di Mario Bofantini, Einaudi, Torino, 2002
[4] Gustave Flaubert, Dizionario dei luoghi comuni, traduzione di Matteo Majorano, B.A.Graphics, Bari, 2011.
[5] Alain Boureau, The Lord's First Night: The Myth of The Droit de Cuissage, tradotto da Lydia G. Cochrane, Edizione Università di Chicago, Chicago-Londra, 1998. Edizione francese: Le droit de cuissage: La fabrication d'un mythe XIII-XX specie, Albin Michel, Parigi, 1995.
[6] ibidem.
[7] Annick Cojean, Les Proies: dans le harem de Kadhafi, Grasset & Fasquelle, Paris, 2012. Cfr. anche Mad Dog- Gaddafi's secret world, film documentario realizzato dalla BBC (2014).
[8] F.M. Dostoevskij, L’adolescente, introduzione di Fausto Malcovati; traduzione e note di Luigi Vittorio Nadai, Garzanti, Milano, 2007.
[9] , La stella del generalissimo, Barney, Siena, 2014.
[10] Jurij Družnikov, Contemporary Russian Myths: A Skeptical View of the Literary Past, Edizione Edwin Mellen, Lewiston, 1999.
[11] Aleksandr Isaevič Solženicyn, Rusia sub avalanșă, traduzione di Inna Cristea, Edizione Humanitas, Bucarest, 2000.
[12] «Nadia Comăneci violată de Nicu Ceaușescu».
[13] Corneliu Vadim Tudor: «În tinerețe m-am culcat cu peste 1.000 de femei, cu 3-4 pe zi chiar. Fax sex ca anticii».
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