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«The fact finder», un graphic novel che parla di immigrazione
The fact finder di Alex Bodea è un graphic novel edito da BeccoGiallo di Padova nel 2020, incentrato su temi esistenziali piuttosto complessi come l’immigrazione, l’estraneazione, la memoria familiare, gli stereotipi algoritmici e altri ancora. Accanto alla versione italiana, esiste anche una versione inglese di questo romanzo a fumetti.
L’autrice, Alex Bodea, classe 1981, nata in Romania e laureata all’Università di Arte e Design di Cluj-Napoca, vive attualmente in Germania, a Berlino, dove gestisce la galleria da lei fondata nel 2017, The Fact Finder, un project space dedicato ad artisti la cui attività si concentra sulla ricerca sul campo, sull’archiviazione, sull’indagine e sullo storytelling.
Alex Bodea lavora all’intersezione tra arte, reportage e narrazione visiva e il metodo da lei sviluppato lo ha chiamato, appunto, Fact-Finding (letteralmente, ‘scoprire fatti’). Nell’intervista pubblicata nell’edizione romena, sintetizza la sua pratica nelle seguenti parole chiave: «artista-testimone, ricerca/esperienza sul campo, micro dettaglio e allo stesso tempo bigger picture (quadro più ampio), cronaca, restituzione, comunicazione, missione conoscitiva, multitematismo (le osservazioni raccolte toccano temi estremamente variegati, enciclopedici si potrebbe dire, in direzione opposta all’ultra-specializzazione e alle nicchie che tendono a formarsi nell’arte contemporanea)».
Appassionata nel documentare aspetti dell’urbanità, come le dinamiche dello spazio pubblico, la tipologia dei passanti, le interazioni sociali, Alex Bodea utilizza un linguaggio composto da disegno e testo, nonché dalla narrazione orale e dalla performance. Nelle sue missioni di documentazione ha collaborato con istituzioni e associazioni come ICI Berlin-Institute for Cultural Inquiry, Gropius-Bau Berlin, HAU Berlin, Berliner Festspiele, Deutsche Oper, International Literature Festival Berlin, Museum for Communication Berlin, Museum Europäischer Kulturen Berlin (Germania), Art Encounters Foundation Timișoara (Romania), ENSA Bourges (Francia), Fondazione Serralves di Porto (Portogallo) e con numerosi artisti, scrittori e attori.
Il romanzo a fumetti The fact finder trae origine da questa pratica conoscitiva, in particolare «dal mio archivio di note visive» – come ci confessa l’autrice nell’intervista sopra citata, per poi continuare: «Ogni nota visiva è un micro-scenario, una narrazione molto condensata. Raccogliendo appunti visivi, ho iniziato a intravedere un possibile filo narrativo che li legasse in un contesto più ampio, in una storia. Dall’intero archivio, che contiene più di 1000 voci (ciascuna raccolta in luoghi e tempi diversi), ho selezionato 50 note visive che consideravo importanti, focalizzate su vari argomenti rilevanti in questo momento e, spero, per diverse generazioni.
La storia è nata da sé e ho iniziato a svilupparla incoraggiata da Alice Milani, la curatrice della sezione Rami della casa editrice BeccoGiallo di Padova, autrice di fumetti e graphic novel che avevo conosciuto qualche anno prima, durante una mobilità Erasmus a Liegi. Lei è anche la prima persona che ho visto creare fumetti, il grande pubblico poco sa di quanto sia laboriosa quest’arte che mette insieme il talento visivo con quello letterario e l’inventività tecnica, compreso il senso del design».
La storia è costruita sulla seguente premessa: in un mondo bombardato da informazioni visive come il nostro, cosa succederebbe se queste informazioni fossero colpite da un virus e iniziassero a cancellarsi e a scomparire? «Ho immaginato un fenomeno ottico chiamato Intrux – ci dice l’artista – simile a quei glitch che distorcono le immagini digitali. L’Intrux appare all’improvviso in più parti del mondo, coprendo oggetti e persone, apparentemente a caso, e si espande gradualmente, inghiottendo quanti più luoghi possibile e minacciando il mondo con la cancellazione della sua identità visiva».
Il protagonista è il signor Hesus, un improbabile eroe: un immigrato di mezza età con poche possibilità di integrazione nel paese di adozione, con scarse conoscenze della lingua locale, invisibile nella struttura sociale, ipocondriaco, misantropo, ma anche amante delle persone, egoista e altruista allo stesso tempo, con una vaga identità di genere (nonostante la titolatura di «signore»).
Per un fatto spiegato nel libro, Hesus diventa l’unico uomo in grado di leggere attraverso l’inceppamento degli Intrux, per scoprire i dettagli cancellati. Il signor Hesus diventa un indispensabile lettore di Intrux, sotto il nome di The Fact Finder. «Questi dettagli che scova sotto gli Intrux – ci spiega l’autrice – si ispirano alle 50 note visive selezionate, che ho disseminato nei sette quartieri della città in cui Hesus vive e che lui esplora per sette giorni, alla ricerca degli Intrux da leggere. Leggendo questi Intrux, non solo li decifra, ma comincia a narrare, per associazione, molteplici vicende della sua vita prima di emigrare, ramificando il libro come un’opera barocca, con storie nella storia».
In questa esplorazione urbana, il signor Hesus è accompagnato da un piccolo androide di seconda mano di nome Alois, una specie di assistente personale che lo aiuta a documentare le sue scoperte e tiene un blog su questa attività. Il blog diventa famoso, conquistando lettori che lasciano molti commenti, dai più generosi alle critiche più severe.
«Nel libro dedico una sezione abbastanza ampia a questi commenti, perché essi rappresentano in qualche modo il polso del mondo – aggiunge Alex Bodea. C’è poi un altro elemento importante: il governo di quel Paese sta lanciando un’applicazione che afferma di poter leggere gli Intrux, minacciando di rendere obsoleto il signor Hesus. Il nostro eroe lotta per la sopravvivenza, o forse impara a farne a meno: la storia ha un finale aperto. Al di là dei molteplici temi esplorati (l’esperienza della migrazione, gli effetti degli algoritmi sociali, i complessi problemi della comunicazione interculturale, la solitudine, la salute mentale, l’identità di genere, la memoria e la storia personale, l’appartenenza, l’irrilevanza e molto altro), ho concepito questo libro come uno spettacolo pieno di vita, ricco di eventi e di micro dettagli, una narrazione a montagne-russe in cui ti imbarchi e che ti fa innamorare».
A cura di Afrodita Carmen Cionchin
(n. 7-8, luglio-agosto 2021, anno XI)
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