Nadia Comăneci, la ginnasta che saltò le frontiere Da Nu se poate evada din istoria noastră, secondo volume della serie Cea mai frumoasă poveste (Curtea Veche, 2013), di Adrian Cioroianu, storico, giornalista, politico e saggista, professore presso la Facoltà di Storia dell’Università di Bucarest, attuale Ambasciatore della Romania presso l’UNESCO, Ida Libera Valicenti, ricercatrice in Storia della Romania, traduce in esclusiva il capitolo La ginnasta che saltò le frontiere – fuga all’estero di Nadia Comăneci (novembre 1989), che ricostruisce i retroscena di una evasione presaga, settimane dopo, della caduta di Ceaușescu.
Amici della storia, qualcuno di voi ricorda sicuramente l’autunno del 1989, soprattutto per i lavori dell’ultimo congresso, il XIV, del Partito Comunista Romeno, i quali si stavano svolgendo in quel periodo. In questa occasione, ignorando ciò che stesse accadendo nel blocco socialista, Nicolae Ceaușescu fu rieletto, all’unanimità e fra scrosci di applausi, Segretario generale del Partito. Ma una sorpresa per Ceaușescu stava per venire da dove non se lo sarebbe aspettato, da una giovane romena di 29 anni: o per meglio dire, la più nota romena di allora.
Nicolae Ceaușescu non ha fatto in tempo a gioire più di tanto della sua ultima vittoria. Il XIV Congresso del Partito unico della Romania, tenuto tra il 20 e il 24 novembre 1989, consacrò l’isolamento totale della Romania. La Romania socialista sembrava un pianeta solitario all’interno del sistema comunista, a cui la luce riformatrice del nuovo astro del Cremlino (di nome Michail Gorbačёv) non sembrava illuminare il cammino. Tuttavia, qualche giorno dopo il Congresso, la stampa internazionale fu sconvolta da una notizia giunta dalla Romania, pertanto vi propongo di riportare alla mente la fuga dal paese di Nadia Comăneci. Nell’autunno del 1989, Nadia Comăneci era come un fringuello in una gabbia d’oro. All’età di 29 anni, l’ex campionessa olimpionica era stipendiata dallo Stato romeno, e allo stesso tempo era sorvegliata a vista dagli organi della Securitate. Dagli ultimi anni Ottanta, non poté più lasciare la Romania, nonostante ricevesse numerosi inviti dall’estero. Al contempo, del tutto inedito nel contesto comunista, la Comăneci divenne oggetto di alcuni racconti mondani che si trasformarono in leggende urbane, come la presunta storia d’amore con il calciatore del Craiova Gheorghe Geolgău, dei primi anni ’80; le voci divennero così insistenti che il giornale Scânteia tineretului, che ospitava ogni settimana, di sabato, un dialogo di Nadia con i lettori (in realtà tenuto dal giornalista Horia Alexandrescu) tenne a smentire a un certo momento il pettegolezzo (qualcosa di insolito per la stampa di partito della Romania). La storia della fuga dal paese iniziò, quindi, la sera del 14 novembre 1989. In occasione di una festa di compleanno di un conoscente, un genere di festicciole molto apprezzate dai ragazzi nel fine settimana, Nadia conobbe un giovane cittadino americano di origine romena, di nome Constantin Panait. Questi andò via dalla Romania nel 1981, ma era rientrato a quel tempo, con un passaporto americano, per organizzare la fuga dal paese di alcuni conoscenti. Cogliendo bene le delusioni nella vita di Nadia, Panait le fece la sensazionale proposta di aiutarla a lasciare la Romania. Nadia si prese del tempo per pensarci, poi accettò. Dopo due settimane esatte da quell’incontro, nella mattinata di martedì 28 novembre 1989, la polizia di confine nella località Kiszombor in Ungheria ebbe la sorpresa di intercettare un gruppo di sette fuggiaschi romeni, tra i quali vi era anche la stella della ginnastica mondiale: Nadia Comăneci! Sulla fuga di Nadia sono fiorite, in questi 25 anni, centinaia o migliaia di racconti e versioni. L’argomento, in effetti, è più serio di quanto possa apparire, poiché non riguarda solo la celebre ginnasta, ma anche lo Stato da cui scappò. Alcuni personaggi (meglio dire personalità) della Federazione Romena di Ginnastica (i cui nomi al momento rimangono segreti) mi hanno detto che la fuga di Nadia Comăneci è stato il più grande segreto di Pulcinella di tutta la storia contemporanea dello sport romeno: tutti si aspettavano che Nadia fuggisse, e la domanda era “perché non è ancora andata via?” (in confronto ad altri sportivi illustri, come Ilie Năstase o Ion Țiriac, per i quali le frontiere furono molto più porose, ma è anche vero che, nel loro caso, ciò accadde negli anni ’70). Indiscutibilmente, Nadia Comăneci era un simbolo del regime e «l’attenzione» nei suoi confronti (anche da parte della Securitate) era certamente particolare. Circolano, inoltre, opinioni secondo cui fu la stessa Nadia a rifiutarsi di lasciare il paese tempo prima, nonostante i numerosi tentativi che le furono offerti dopo il 1976. Alcuni dicono che Nicu Ceaușescu sarebbe stato al corrente del gesto di Nadia del 1989, ma che avrebbe preferito lasciar correre (un segnale della sensazione di declino presente al livello dell’élite del tempo). Al momento non c’è nessuna prova della possibile complicità di Nicu Ceaușescu, ma dobbiamo ammettere che, ad oggi, a prevalere sono più le leggende che le prove che un giorno potrebbero venire a galla. Inoltre, i rapporti tra l’ex ginnasta e il rampollo della famiglia Ceaușescu non è molto chiara e forse è meglio che rimanga tale. Altri si spingono a dire che sia stato addirittura un gruppo di securisti a facilitare questa fuga, per preparare gli eventi che si susseguirono. Ma la verità potrebbe essere molto più semplice. Una verità che diede molti grattacapi a Nicolae Ceaușescu. Nadia Comăneci e il gruppo dei fuggiaschi di cui faceva parte oltrepassarono il confine con l’Ungheria, da qualche parte sopra Timișoara, nella notte tra il 27 e il 28 novembre 1989. Quelli che li aiutarono erano guide pagate da Constantin Panait. La notizia sulla fuga di Nadia fu data dalla Radio ungherese Kossuth, alle 8 di mattina del 28 novembre. Il giorno dopo, Panait uscì legalmente con la macchina dal Paese e raggiunse Nadia in un hotel della città magiara di Szeged, e da qui la portò in Austria, dove lei chiese asilo politico all’Ambasciata americana di Vienna. A partire dalla mattina del 30 novembre tutti i principali giornali e trasmissioni televisive del mondo riportavano la sensazionale notizia che Nadia Comăneci era fuggita dalla Romania di Nicolae Ceaușescu. La mattina del 2 dicembre Nadia giunse all’aeroporto «J.F. Kennedy» di New York. Per Nicolae Ceaușescu la notizia della fuga di Nadia fu un triplo colpo. Prima di tutto, Nadia era al tempo la donna più apprezzata e conosciuta della Romania. Secondo, era scappata proprio passando dall’Ungheria, e i giornalisti magiari si erano affrettati, con il consenso delle autorità, a precisare che Nadia provenisse in realtà da una famiglia di cattolici emigrati in Moldavia e che il suo vero nome fosse Nadia Kemenes; quindi la stella della ginnastica non era totalmente romena (una supposizione che Nadia smentì elegantemente). Infine, il terzo colpo per Ceaușescu fu l’incapacità della Securitate di prevedere questa evasione. Fu davvero incapacità, visto che parliamo di una delle donne della Romania più seguite dalla polizia in quegli anni? Forse, un giorno non troppo lontano, conosceremo più dettagli sulla fuga e anche sul personaggio, allo stesso modo poco noto, del coadiutore, Constantin Panait. La mattina del 2 dicembre 1989, giunta all’aeroporto di New York, Nadia Comăneci fu accolta da una calca di giornalisti – per niente sorpresa, del resto. Qualcuno le chiese se la sua fuga avesse potuto ledere Nicolae Ceaușescu. Nadia rispose «It’s not my business», ovvero «Questo non mi riguarda». La morale della nostra storia è che a volte anche le gabbie più sicure possono danneggiarsi – da sole o con interventi esterni. Dopo circa un mese, anche Nicolae Ceaușescu giunse nella sua gabbia, affatto dorata, di Târgoviște. Adrian Cioroianu |