Viorel Boldiş: «Ho radici romene e fare poesia in italiano è una specie d’innesto» In questo numero pubblichiamo un’inchiesta esclusiva sulla scrittura migrante romena in Italia, alla quale la nostra rivista dedica una sezione speciale e un database in costante aggiornamento. Abbiamo intervistato nove fra gli autori più attivi del momento, che rappresentano una realtà complessa e variegata: c’è chi scrive solo in italiano e chi scrive e pubblica in entrambe le lingue, c'è anche chi traduce libri romeni in italiano, c’è chi vive in Italia da più di vent’anni e chi è tornato a vivere in Romania dopo vent’anni oppure vive tra i due paesi. C’è chi scrive soprattutto poesia e chi predilige la narrativa. Quanto alla distribuzione di genere, la maggior parte sono donne.
Sono scrittore bilingue. Credo questa sia la migliore definizione per chi scrive abitualmente in due lingue. Che cosa differenzia uno scrittore «migrante» da uno «stanziale»? Essere scrittore è assolutamente incompatibile con essere stanziale. Siamo tutti migranti, chi più, chi meno, però non mi pare il caso di abbinare questo a uno scrittore come un appellativo. Quando hai cominciato a scrivere in italiano e perché? Ho cominciato a scrivere in italiano già dai primi mesi dopo il mio arrivo in Italia, nel 1995. Il perché è ovvio. Se invece mi chiedi quando ho cominciato a fare poesia in italiano, allora la risposta è diversa. La poesia nasce in ogni poeta dalle radici che ha, quindi, essendo le mie radici ben piantate nella lingua e nella cultura romena, fare poi poesia in italiano credo sia una specie d’innesto. Comunque, il processo è cominciato più o meno nel secondo hanno vissuto in Italia e non è mai finito. Quanti e quali libri hai finora pubblicato in italiano? Ho pubblicato i seguenti libri di poesia: Da solo nella fossa comune (Gedit Edizioni, Bologna, 2006, vincitore del premio Eks&Tra 2005); Rap...sodie migranti (Edizioni Centro Studi Tindari Patti, 2009); 150 grammi di poesia d'amore – 150 de grame de poesie de dragoste (bilingue, Edizioni Rediviva, Milano 2013). Poi, due libri illustrati per bambini: Sono partito dall’altra parte del libro per incontrarti – Amir (illustrazioni di Lucia Sforza, Sinnos, 2009) e Il Fazzoletto bianco (Topipittori, Milano, 2010), apparso anche in Brasilia: O lenço branco (Ed. Pequena Zahar, 2014). Quali sono i temi più ricorrenti nei tuoi scritti? Ho attraversato dei periodi che, naturalmente, hanno influenzato anche i miei scritti. Dalla migrazione all’amore, dal tempo ai temi sociali, dalla solitudine alla spiritualità. È stato difficile trovare un editore in Italia? Devo dire che non mi sono confrontato questo problema, forse perché i miei primi libri me li hanno pubblicati perché vincitori di concorsi letterari. Comunque, oggi con i soldi tutti possono pubblicare qualsiasi cosa. Hai partecipato a concorsi e festival letterari in Italia? Come promuovi i tuoi libri? All’inizio partecipavo ai concorsi letterari, poi sono stato invitato a tanti festival e a vari seminari sulla letteratura e poesia, sulle traduzioni ecc. Promuovo i miei libri solo quando sono invitato per delle presentazioni. Hai anche tradotto libri romeni in italiano? Se sì, quali? Libri no, poesie sì. La mia traduzione che reputo più importante è del poema Luceafărul di Eminescu. Da poco ho tradotto un testo teatrale di un autore romeno, Pascu Balaci, e sono alla ricerca di un editore in Italia. Si tratta di Il denaro non puzza, una commedia ambientata ai tempi dell’imperatore romano Vespasiano. Cos’è più complesso, secondo te, scrivere o tradurre in italiano? Sono due cose diverse ma allo stesso tempo complementari. Secondo me, bisogna saper scrivere per poter tradurre. Questo non vuol dire che tutti gli scrittori sanno anche tradurre. Fare il traduttore è un mestiere, e quando si tratta della poesia è qualcosa in più. Scrivi anche in romeno e pubblichi anche in Romania? Adesso scrivo quasi esclusivamente in romeno. In italiano scrivo ogni tanto qualche poesia, però traduco abbastanza dal romeno all’italiano. Cosa significa per te scrivere in italiano rispetto a scrivere in romeno? Tempo fa, a questa domanda ho dato una risposta che poi ha fatto strada. Per me scrivere in romeno e come fare l’amore, mentre scrivere in italiano è come fare sesso. Quali sono i tratti peculiari del tuo linguaggio? Inserisci nei tuoi scritti anche parole romene o voci dialettali della regione italiana in cui vivi? Il senso di solitudine ancestrale che permea tante delle mie poesie, e anche la circolarità del tempo. Ma, soprattutto, credo che quello che mi rappresenta di più è il linguaggio semplice con il quale riesco a esprimere e a creare emozioni. Pensi di tornare un giorno a vivere in Romania oppure lo hai già fatto? Vivo già tra la Romania e Italia. Quale potrebbe essere, secondo te, il ruolo e la funzione della scrittura nel frangente storico che stiamo vivendo? La letteratura dovrebbe riprendersi la sua funzione sociale, che ha abbandonato. Il fine primo e anche il più importante della letteratura è quello dell’educazione alla bellezza e alla pace. Perso questo, quel che rimane è insignificante, inutile, se non addirittura dannoso. Tu balli Balli a mezz'aria Né pace, né guerra ci provi Tu balli ancora e ancora, Tu balli e balli per me.
Autunno in Lombardia M'affiora della muffa sotto le ascelle Si sfogliano i faggi sull'altura... S'arruffa il cielo sui solchi della terra, Il muschio sulla pelle arrugginisce... Danza una foglia mentre cade Soffice e afoso l'autunno lombardo
A cura di Afrodita Carmen Cionchin |