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Intervista all’artista Roberto Sgarbossa, a cura Maurizio Vitiello
Roberto Sgarbossa è nato a Padova nel 1956. Frequenta l’Istituto statale d’arte «Pietro Selvatico» di Padova dove si diploma. Nel 1982, fonda l’Atelier di Ricerca con Roberto Bordin e Luciano Cardin, dove esperimenta nuovi modi di verifica dei materiali e delle dinamiche, valutandone le diverse possibilità d’inserimento nella comunicazione artistica. Nel 2001 entra a far parte del gruppo di operatori visivi di Verifica 8+1 di Mestre-Venezia. Nel 2002, con Guglielmo Costanzo e Renato De Santi, fonda «GenerAzione». Nel 2020, coinvolge un gruppo di operatori visivi al progetto «C.O.N.V.I.D.», realizzando mostre virtuali che analizzano l’operatività degli artisti che spaziano dall’arte cinetico-programmata, al minimalismo e all’arte concettuale. Svolge inoltre l’attività di promotore culturale, collaborando alla realizzazione di eventi e mostre d’arte contemporanea. Ha esposto in Italia e all’estero, sue opere si trovano in collezioni pubbliche e private.
È difficile concretizzare opere in diverse discipline operative, oggi?
Personalmente, non trovo difficoltà. Penso di riuscirci. In più di quarant’anni di attività artistica mi sono sempre confrontato con il presente e con ciò che mi circonda.
Vuoi trasferirti a Parigi, Londra, N.Y.?
Forse, nel passato questa scelta ha dato frutti interessanti, tenendo presente che non esistevano i mezzi di comunicazione attuali. Se, poi, la scelta è imposta dal mercato, allora, si deve prendere una decisione. Bisogna essere preparati a vivere la cultura del paese ospitante, accettarne le abitudini e il modo di vivere.
Quali progetti vorresti sviluppare nel 2024 e dove è con chi?
Alcuni progetti hanno preso forma con il gruppo che ho fondato, che si chiama C.O.N.V.I.D. acronimo di «Confrontare Opere Necessita Visione Informazione Dibattito». Stiamo portando il nostro modo di operare in Italia e, attualmente, siamo in Giappone.
La stampa ti ha seguito ultimamente?
La stampa spesso latita, le pagine della cultura portano solo segnalazioni. È presente nelle grosse manifestazioni oppure in modo sporadico solo per riempire lo spazio, penso che a volte siano notizie segnalate.
Hai partecipato a fiere d’arte?
Negli anni ‘80, agli inizi del mio percorso, tramite un gallerista di Brescia. È una cosa che coinvolge il mercato, se c’è presenza è dovuta dalla galleria con cui hai dei rapporti.
Credi che l’arte andrà avanti su canoni e codici?
Canonizzare e codificare, direi che l’arte continuerà a evolversi. Il mercato pure. La confusione potrebbe nascere quando diventa economia, quando diventa operazione finanziaria. Allora, diventa oggetto cult e non sempre, a mio modesto parere, deve essere per forza canonizzata o codificata.
Attualmente il mercato dell’arte è florido?
Se intendiamo come quantità direi di sì, se si intende di qualità allora qualche dubbio potrebbe nascere. Il mercato dell’arte crea ricchezza, in alcuni casi economica e in altri intellettuale. Con difficoltà vanno di pari passo.
Perché l’arte va avanti nonostante alti livelli di epidemie e stati di guerra?
Sarebbe da rispondere perché chi si ferma è perduto. Chi è un operatore visivo o come diceva Giulio Carlo Argan operatore di immagine ha il bisogno di continuare il suo percorso, indagando e cercando di porre all’attenzione di un pubblico la sua interpretazione artistica.
Vedi la tua città nel contesto attendibile nel circuito dell’arte contemporanea?
La mia città vive buona programmazione culturale, che rende la città vivace da questo punto di vista. Si potrebbe fare sempre qualcosa in più e osare nelle proposte. Essendo una città universitaria c’è la possibilità a mio parere, di integrare diversi linguaggi.
Il tuo prossimo obiettivo espositivo?
Credendo fortemente nel confronto collettivo, i prossimi appuntamenti mi vedranno con il gruppo a diffondere il nostro linguaggio artistico, che tratta il campo percettivo nella città di Roma e nel territorio veneziano, a Mirano.
A cura di Maurizio Vitiello
(n. 10, ottobre 2024, anno XIV)
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